RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 217 un'artista, nel più schiello e più fond::unenlale ignifìcato della parola. Voglio di1·c,che il llbuo suo appug-a prima di tulto, <' assai finemente, i nostl'i sensi e la nostra fantasia; con una forma clettu e suggestiva,, con uno stile colorito e personale; poi, che inteJ"essa YiYamcnte la nostra intimità morale, facendoci um:1l'e, odiare, spasimare insieme coi suoi personaggi, tan lo che io, per esempio, ne fui come ossessionato por vari giorni; infine (non l'avevo accennato ancora, appunto pe1·chè Yolcvo dirlo mrglio e più accentuatamente per ultimo), che, volesse o no l'autrice farne l'essenza del suo romanzo, una rìlosolia pl'ofonda si prigiona, por me almeno, dalla tristezza delle co e che vi ·i na!'l'ano: cioè. d1e é l'ozio la f,rnte principale, so non esclusiva, dell'adullel'io sciocco, delJ'adullerio ingiustìfìcato, dell'adulterio da dilettunli, come questo cosi efficacemente fatto germogliare, rlorirc, e fruLtirìcare rovine, qui, sotto gli occhi nostri. La trita sentenza, stampata nel prin10 libro di lettura per le scuole elementari, é ancora il più alto portato e la più sicul'a sintesi di tutta la scienza della virtù e della folicità: l'ozio é il padre dei vizi. Fale che la donna, anche la donna, come l'uomo, lavori, si guadagni seriamente, attivamente, infaticabilmente il suo pane, puro e semplice, o condito di poco o mollo, povero o ricco companatico: o sarà forte od esperta, in temernta o buona, come OJnna Giulia, la gentildonna campagnuola, la massaia illuminata, la suocera provvidenza della giovane coppia; lasciato invece che la spo ina mangi e beYa e vesta e riposi a ufo, tra il pianoforte e il ricamo, il romanzo e la visita: e la noia vuota, e la sterile fantasticheria, la getternnno alla prima occasione fra lo b1·accia del primo sottotenente vanesio o del primo poetastro degl'nerato~chc le capiti per la casa. otto questo aspetto, quello di Jolanda è un romanzo profondamente morale. **~ Ma io ho, purtroppo, maggioro e più perfetta competenza, per giudicare c.lell'ultimo romanzo d'un'altra signora, mia antica conoscenza di lettore, Tommasina Guidi: poiché il romanzo (edito anch'esso dal Sandron a Palermo) é intitolato L'amore dei quarant'anni. .Meno scinlillantc per h forma, meno affascinante per la so tam.a, quest'altro libro si legge tuttavia volenti eri es o pure, o, in fondo, per J::t stessa ragiono: perchè anche la Guidi, come Jolanda, sebbene in modo affatto diverso, anzi appunto perchè in modo cliver o, cioè pe1·sonale, cioè inimitabile senza plagio smaccato, é un'nrLista; perchè ha uno stile suo, rinesso immediato ciel suo carattere estetico, morale, intellettuale: uno stile magari scorretto, talvolta, talaltra sciatto, ma per lo più assai efficace nella bonaria semplicità, nell'arguzia incisiva, non più, oramai, dida::;calico (il suo maggior difetto d'un tempo), né sen tcnzioso, né pedantesco. E qui pure la doppia passione, del cugino qua1·antenne, celibe e navigato, per la figliola giovanissima della cugina, flo1·idao ingenua, prima e dopo il matrimonio di lei col primo buon diavolo di giovanottone che le ·i pre'enta, o rii lei per lui, potrebbe e quasi dovrebbe condune al solito, al solitissimo adulterio, poichè Valentina non è punto innamorata di suo marito. Ma nel romanzo della Guidi i caratteri e le coscienze sono dive1·si, profon<lamen te diver i, da r1uelli immaginati da Jolancla: e diverso, quindi, anzi inverso, è il destino che se ne SYiluppa, e diversa; ma non opposta, anzi complementare, é la fìlosofìa che se ne trae: la IJUale,per mo, potrebbe condensarsi in queste semplici proposizioni: la gran maggioranza delle ragazze, oggi, compiono il passo pi11solenne o più decisivo della loro vita con una incredibile leggerezza, Msolutamcnle alla cieca,legandosiper::;empread uno qualsiasi, senza amarlo, senza conoscerlo, così, tan• to pe1· uscii· di minori là, in qualunque ma11iera e a qualunque costo; ma, e sono veramente oncste,_se trnvano nello sposo, se non altro. un galantuomo (giacché, se i tratta d'un ma calzone io giustirìco anche pienamente l'adullerio, !\Imeno finchò non sia sancita la facoltà del divorzio liberalorc1, esse serbano poi intemerata la fede giurata, anche a costo cli morire, mute e chiuse come urne sacre, d'amore pe1· un altr'uomo più bello, più poetico, più ideale; inrìne (tale é la radicalissima conclusione, non cli questo l'Omanzo soltanto, ma di quanli io ne abbia mai letti, e cli quante p1·oduzioni teatrali io abbia ascoltate, e di quanta vita io abbia vissuta e veduta e sentita vivere intorno a me), infine, il fatto é, che per le coppie naturalmente e sicuramente felici d'esse1·0 unite, ogni saniione religiosa o civile é affatto superflua; e per le altre, per tutte lo altre, per quelle che solo il caso ha congiunte, ripugnanti, inconsapevoli o indifferenti, o in cni l'amore dei sensi e della fantasia, non rinforzato d'intime o profonde affinità organiche, estetiche, sentimentali, intellettuali, ideali, può spegnersi al primo oflìo d'una nuova passione, od anche può sdoppiarsi e dividersi io fascini e in desideri diversi per più persone; per tutti costoro, dico, il malrimonio monogamo, indissoluhile, sacro, é un'istituzione assurda, crudele, e, sopratutto, inutile e inefficace: essi faranno, in onta a tutti i codici dello Stato e a tutti i sacJ"amenti della Chiesa, ciò che il loro temperamento o le loro passioni li trascineranno a rare, o conteranno con immeritati infiniti marti1•ii la loro vana cd artificiale virtù. *** Ho lotto anche il lerzo e maggior volume della ·toria e fisiologia dell'arte di r·iclere, di Tullo Massarani (editore Hoepli), quello relativo al mondo modemo: c'è dentro tutta la prodigio a clotkina de~li altri duo, più il fascino nuovo e l'attrattiva immediata dello cose contemporanee o quasi, che sono forse, ma certo paiono a noi, più Yaric, più calde, più inLense, più complesse, e perciù più affini alla maggior complessità nostra, che non le antiche. Alle disquisizioni pazienti ed allo classificazioni artirìciose dei dottrinari, alle formule oscuro ed alle astrusità. eteree degl' ideologi, di cui il Massarani adduce e commenta più saggi antitetici e inconcludenti nel breve epilogo del suo libro, egli ha preferito non contrappone od aggiungere un'altrn espressa teoria propria, quasi sin tesi e conclu ione dei lunghi studi e delle rnste letture che pur glie no avrebbero conferito il maggiore diritto e la competenza icura; ma semplicemente lasciare che la teoria stes a emerge . e da sé, come fiore dall'albero annoso, dalla storia del ridevole raccontata in tutta la sua molte volte secolare evoluzione, rafforzata eia frequentissime e tipiche citazioni ed esemplificazioni, costituenti una vera e propria e
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