Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 8 - 30 aprile 1902

208 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIALJ sull'analfabetismo della Calabria, senza rilevare come il pregiudizio della razza, sia arrivato al inaximuin della sua manifestazione nel Professore Pullè, il quale per lo appunto attribuisce l' ignoranza meridionale alle ragion i etniche. Egli si ebbe a male che io altra volta gliene avessi mos,;o rimprovero, e per mezzo di un suo discepolo, nC'l Resto dPl Carlino cli Bologna (n. 31 del 1902), ha tentato di negare l'idea del rapporto da me attribuitogli tra razza ed analfabetismo. Le sue denC'gazieni sono destituite di fondamento; mostrano soltanto che egli si è ventito di ciò che altra volta ha scritto. Ma che io abbia avuto ragione nel rimprovero mossogli, si desume evidentemente dalle seguenti sue testuali parole che trascrivo dal citato Profilo Antropologico deU'Italia: « Nell'analfabetismo del Mezzogiorno, ùata la « meritata parte di colpa allo Stato ed alla ere- « dità storica, noi non possiaino a meno cli r·ico- « nosce1·e una parte di causa del 1,ialP all'indolr' « delta razza, consicle;·anclo la proporzione co- « stante e progressi-va che l'analfabetismo « segue in armonia con tutti gli altri dati psico• logici. » (pagina 118) (1). Il Lombroso, non ostante qualche inesatta interpretazione dei fatti, è meglio avvisato quando descrive le condizioni economiche e sociali della Calabria, seguendo ciò che sull'argomento hanno detto in varie epoche alcuni magistrati. Ed è così che _nell'articolo della Nuova Antologia. ripetendo ciò che aveva scritto nell' ln Calabi•ia, dice: « I proprietari, godendo enorme estensione ,li terre sdegnarono coltivarle intensivamente. l)i qui la povertà estrema degli agricoltori, l'idotti a meri strumenti cli lavoro, mai elevati a mezzadri. « Il grande proprietario o il suo agente, circondato dai suoi compari, esercita in molte vallate remote una tirannia pari a quella dell'antico barone. Circondato da un esercito di guardia,ni in pieno assetto cli guerra, sdegna discendere (,;crive Ruiz) fra le classi pornre, e così indirizzarle sulla (i) Il Pullè, con apparenia di maggiore ragione, si fa difendere dall'accusa di avere negato il genio artistico ai meridionali; ma mettendo in relazione tutto quanto egli scrive sulle differenze tra le razze del Kord e del Sud, si comprende come gli si abbia po• tuto attribuire il pensiero sopra accennato, che viene ribadito, e dalle parole sull'analfabetismo 111 armonia con tuUi gli altri dati psicologici, e da quest"altro brano che si legge a pag. 129 del suddetto profilo antropologico. « Noi non vorremmo quindi trarre conclusioni riguardanti la topotesia degli ingegni in Italia, fuorché in lin~e assai generali. La grande differenza numerica di prodotli segnalati dipende dalla parimenti grande differenrn di estensione e intensità di cultura fra le due parti della penisola nelll'epo::a moderna. Kon sappiamo quanta colpa di ciò spetti alle ragioni etni('he e fisiologiche e quanto alle ragioni storico-geografiche. Ciò in ordine alla quantità dell'opera intellettuale. In ordine alla attitudine ed al carattere, della intelligenza posson notarsi : nel genio dell'Italia superiore qualità più solide, energia aUuativa, iorma più plastica e concreta: ciò che lo rende pi(t alto alle arti figurative, agli studii positivi metodicamente disciplinati, alla consE-rvazionecontinuativa del patrimonio intellettuale .. Nel genio meridionale maggiore preco• cita, slancio più rapido ma meno misurato e conseguentemente più labile; minore resistenza alla azione disciplinata e continua, alla elaborazione intrinseca dei soggetti: più pronta obbedienza alle impressioni, all'attrattiva della parvenza e dello sfarzo dei colori. Al processo metodico e positivo della ricerca soverchia il più fa. cile volo della fantasia contemplativa ~. via cli progrnsso. Gli agricoltori, ridotti a mero strumento di lavoro, sono di un .·traordinal'io abbrutimento. « .\'ella vrepotenza dei « ricclti. sui poveri,,inutilmente protetti dalle ìeggi », - continua il procuratore ciel Re E. Ruiz, in un mirabile cli.- scorso inaugurale, che in altre sedi e tempi avrebbe procurato al I' oratore qualclte anno cli carcere per eccitamento all'odio di classe - tanto da noi si sa provvedere ai mali punendo chi li denuncia, che • si intende la forza e il percl1è del brigantaggio ammirato dal popolo, poicltè le sue violenze vendicavano altre « Yiolenze, altre ingiustizie, che l' autorib't non sape,·a reprimere ». « A <t uesto stato cl i cose, seri veva Oliva (Di- ,;corso inaugurale giuricl ico dell'anno 1896), creato dalla violazione delle più comuni leggi economiche, si aggiungano le prepotenze e \' iolenze usate dai ricchi, elle tutto potevano, sui poveri impotenti a sostenere i loro diritti, pur riconosciuti dalle leggi, e s'intenderà il perchè del brigantaggio rimasto leggendario, per le sue gesta feroci e generose ad un tempo, clte si ricordano dal popolo con accento di paura e di ammirazione. ricono-cenclo che tante stra,gi e saccheggi ri~pondernno ad al tre ingiustizie, clte l'autorità sociale non valeYa a reprimere. « Le condizioni sono tristi: ,-i ha la miseria più squallida degli agricoltor·i, disagi mal dissimulati. della media borghesia, clte vive del lavoro sul proprio e sul!' altrui podere; ricl'hczr.a di pochi, più o meno ingiustamente accumulata, e stupidamente l·onservata quasi infruttifera, con danno degli stessi Nababbi e iattura delle classi la,·oratrici, cui ,;i toglie, insieme col la varo, la sorgente della produzione, cioè della pro~perità pubblica. Di qui l' abbrutimento lol'O, clerivato dal non poter aspirare a sollerarsi con le forze proprie dalla mi eria elle le logora, quiiHli lo svolgersi in esse dC'lle tendenzC' crimino~e, per ~attrarsi a quel!:, che si tlice ingiustizia della sorte ed è-ingim~izia degli uomini >>. ,, l reati di ·angue - scrive Rui;,: - si legano ai patrimoni feudali, col bisogno di portar armi, necessitato dalla scan;a viabiliU, siccltè era un pericolo mettersi sull'uscio delle ca$e, clte, come le finestre, era munito di saettiere. Si aggiunga un reato come l'ingiuria, tutto effetto della legge: persone clrn rnnno in busca d' ingiurie, liete se possono farsi dare dell' a:,;ino o del villano, per ricavarne danaro. Per cui la legge, se è impotente -a •ìmpeclit·e reati, riesce però a crearne dei nuovi clte chiameremo ricatti giuridici alle spalle dei timidi •. E bene egli conclude, rilevando come « nel- « l'estrema punta d'Italia, quella in cui signo- « reggiava :.\Iusolino, vi sono luoghi resi qua:i « inaccessibili dai boschi e dalle montagne, e nei « quali mancano qua~i affatto la scuola, il gior- « nale e persino la strada; la moralità, perciò, vi « è ancora allo stadio primitivo, in cui tra de- « litto e azione, ri,:ordiamo il Jacinus latino, la « distanza non è grande, anzi l' uno si confonde

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