Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 8 - 30 aprile 1902

RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE. SOCIALI Dfrettore: D.r NAPOLEONE C.OLAJANNI (Deputalo al Parla men lo) Esce in Roma il r 5 e il 30 d'ogni mese ITALI A: anno lire 6; semestre lire 3,50 - EST ERO: anno lire 8; semestre lire 4,50. Un nulllero separato Cent. 30 <»· Amministrazione : Via Campo Marzio N. 4.8. ROMA -~ AnnoVIII. - N. 8 Abbonalllento postale Roma,30 Aprile 1902 SO~~ARIO: Noi: Gli avvenimentie gli uomini: (La proposta di i11c/Ji«slpaarla111e11/arseull'esercizio delle ferrovie. - La f11rsa eletlorale di Milano. - L' Uuivrrsi/lÌ com111erciale « Luigi Bocconi "· - Le 111e111odrie'l3arrris: Sul proposito della swlen~a per le carte di Crispi. - La fine dell'idillio liberalisla in hig/Jillerra. - Nel 'llelgio e nella Russia). - La Hedazione: La salute del nostro Direttore. - On. Dott. Napoleon•! (;olajanni: Musolino, Cesare Lombroso e le Calabrie. - A1•tur•o Lah.-iola: I nuovi orizzonti del Socialismo. - .Jean l<'inot: L'lno-hiltcrra malata (Revtte des Revues). - i\la1•io PHo: Stelloncini letterari. - Rivista delle Riviste: •- Tripoli e il pr~f. Antonio Labriola (/;'dncazionepoliticri). - La società per gli studi della malaria e la campagna anti-malarica in Italia (Rivista 111oder11a). Bilanci cJn1unali (Stipendi e paghe agli impiegati comunali (Econo111isladi Firmze). - L'economia della Russia (Polilical Sciente Quarlerly). - 11 pericolo americano dal punto di vista tedesco (North .A.111ericaRneview). - Le condizioni del popolo in India. (Rrvù:w of Reviews). - Recensioni. - Illustrazioninel testo. Vedere avviso a pa~r- ~14. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI La proposta di inchiesta pat•lamcntarc sull'esercizio delle fe1•ro,,ie. - Mantenendo la promessa precedentemente fatta, diamo un sunto della relazione che accompagna la propo~ta d'inchiesta parlamentare presentata dagli onorevoli Pantano e Colajanni e presa ;in considerazione nella sedu'.a del 22 marzo. La relazione ricorcja che le convenzioni ferroviarie •del 1885, furono quasi imposte al paese come un provvedimento indispensabile al raggiungimento di queste 'immediate finalità: 1. Mettere lo Stato al coperto dei rischi o delle per- •dite eventuali cui sarebbe andato incontro coll'esercizio <direLLodelle ferrovie. .2. Assicurare una rilevante economia, al suo bilancio, ,col provvedere alla costruzione delle linee complementari pc! tramite o col concorso tecnico e finanziario delle Società esercenti: 3. Sottrarre il regime ferroviario all'immobilità e alle scosse salluarie - entrambe dannose all'economia nazionale - per imprimergli, mercé la oculata e vigile cointeressenza del capitale privalo, un impulso costante in armonia col movimento progressivo e coi crnscenli bisogni del paese. Diciassette anni di esperimento ci hanno dato, invece, i seguent.i risultati: 1. Le perdite finanziarie dello Stato in correlazione o in dipendenza dell'azienda ferroviaria, supe1·a1,o ogni pili triste previsione: gli sperali ristori si tramutarono in altretlanli sacrifici: 2. Le costruzioni, eseguile pel tramite delle Sol\ietà esercenti o da esse direttamente, divennero fornite d'illecili guadagni e causa di i1'reparabili iatture pel bilan- •cio dello Stato. 3, L'economia nazionale, inceppala nei suoi movimenti da una politica ferroviaria miope ed avara, che subordina ogni manifestazione collettiva della vita nazionale al prevalente tornaconto del capitale privato, anziché forza ed ausilio trovò nel nuovo ordinamento ferroviario il maggiore e più resistente ostacolo al suo progredire. L'ullima quistione dei ferrovieri col sacrifizio pecuniario i neon trato dallo Stato per risolverla, e il contestato diritto al governo di vigilare sull'intimo funzionamento dell'azienda ferroviaria nella quale é compartecipe, hanno segnato, infine, la bancarotta delle garanzie contratuali là dove gl'interessi dello Stato sono apparentemente collegati ma soslanzialmen le subordinati agi' interessi del capitalismo La relazione scende ad interessanti dettagli, e comincia dal segnalare che il tarlo iniziale delle convenzioni, risiede nella determinazione del prodotto lordo iniziale dell'esercizio che fu completamente sbagliato; le conseguenze di quest'errore furono disastrose pe1• lo Stato e benefiche per le Società. La compartecipazione al prodot• to ttltra iniziale venne meno allo SLato._Questo subi, fino al 1899, una perdita di 100 milioni. Inoltre, vennero meno i fondi per la Cassa per gli aumenti patrimoniali e i cosi detti fondi speciali, in guisa che a lutto dovette provvedere lo Stato con una iattura dai 2 a 300 milioni, come risulta dai documenti ufficiali. Né meno gravi per la Nazione furono le vicende delle tariffe che sono tanto connesse alla vita industriale, agricola e commerciale odierna. Le tariffe cimasero immobili, in continua dissonanza coi crescenti bisogni dell'economia nazionale, o non furono modificale se non quando lo Stato assunse su di sé lutti i rischi finanziari della riforma. Altri gravi inconvenienti vengono enumerali nella re• !azione, ma meritano di essere rilevati quelli che si riferiscono alle costruzioni affidate alle Società, sia a pre::zo fatto che a rimborso di spese. Su questo riguardo, se i danni dello Stato furono minori si dovette a Silvio Spaventa che per' mezzo del Cor.siglio di Stato fece naufragare alcuni scandalosi contratti. Giustamente la relazione si ferma a deplorare la man-

198 RIVISTA POPOLARE DI POLI11CA, LETTERE E SCIENZJ;, SOCIALI canza del Sindacato finanziario da parte dello Stato sull'esercizio delle ferrovie: tale sindacato viene esercitato in Inghilterra e nell'America del Nord, dove le ferrovie appartengono ai privati: é una strana e dolorosa eccezione quella che presenta l'Italia dove lo Stato, -,ebbene sia in pari tempo proprietario delle ferrovie e compartecipe nel prodotto del loro esercizio, pure vede chiudere le porte degli uffici delle Società ferroviarie in faccia agl'lspettori governativi incaricali di verificare agli affetti della compartecipazione gli elementi contabili dell'azienda; e ciò che maggiormente deve umiliare cd offendere gli Italiani, é c1uesto: la inqualificabile ripulsa delle Società ferroviarie ha ricevuto la sanzione degli arbitri chiamati per legge a derimere ogni eventuale conflitto tra Io Stato e le Società esercenti. Infine la relazione dimostra la necessità della inchiesta invocala, poiché le due precedenti inchieste non poterono farci conoscere tutti quei dati di fatto, indispensabili per decidere sul regime ferroviario da adottare alla scadenza delle presenti convenzioni. Urge, infatti, cheJ,sia data una risposta concreta e completa ai seguenti punti interrogativi: 1. Quale è stato effettivamente per lo Stato il risullalo finanziario delle Convenzioni: é vero o non é vero quel che sì afferma, che cioè le Società abbiano saputo mascherare i loro elementi contabili in modo tale che la percentuale a cui ha diritto lo Stato sui prodotti dell'azienda é stata ed é inferiore al vero~ 2. Quale riperc~s.siQne h~ :ivuto questa condizione di <.le.sesulìe centinaia di milioni che lo Stato li.a dovuto e dovrà ancora sborsare per far fronte alle esigenze della Cassa per gli aumenti patrimoniali~ 3. In che modo la inqualificabile trascuranza dei più elementari doveri nella manutenzione delle strade, del materiale rotabile e del materiale mobile, ha costretto lo Stato a dovervi rimettere del suo un centinaio di milioni~ 4. Come si sono svolte le costruzioni ferroviarie affidate alle Società : quali i loro effetti finanziari sull'esercizio e la loro ripercussione sul bilancio dello Stato? 5. Data la eventualità di un nuovo periodo di esercizio privalo, come si potrebbe deter.minare· esattamente, nel 1905, il vero prodotto iniziale e stabilire i cakoli del successivo incremento - per commisurarlo alle graduali partecipazioni dello Stato sul prodotto ultra iniziale - senza conoscere quale sia stato effettivamente questo incremento e quali cause note ed ignote, intime ed estrinseche, lo abbiano influenzato in modo da mascherare i termini precisi di qualsiasi valutazione e previsione coscienziosa ed esatta 1 E non si correrebbe altrimenti il rischio di ripetere, sotto altri" forme, gli errori del primo ventennio in cui il falso calcoio del prodotto iniziale é costato allo Stato centinaia di milioni~ Lo stesso dicasi per i fondi di riserva e la Cassa per gli 11umenti patrimoniali che in caso di esercizio privalo non potranno non proseguire ad alimentarsi dei contributi percentuali sul prodotto del! 'esercizio. Ma ha vvi di più. Lo Stato per riscattare molte linee concesse all'industria privata, é tenuto per legge, a te-- nore dei patti contrattuali, a commisurare il cor!!penso dovuto alle Società con,:essionarie in base ai prodotti netti dell'esercizio di un ultimo periodo convenzionale. La necessità di questi riscatti potrà affacciarsi più presto che non si creda, in conseguenza del nuovo regime ferroviario che andrà ad inaugurarsi. Se Io Stato non si mette in condizioni di poter valutare quale sia esattamente il reddito netto di quelle linee, quanti milioni andranno miseramente, ciecamente perduti nel baratro del riscatto ? Necessità quindi assoluta per noi di leggere chiaramente nelle aziende ferroviarie e di provocare, 'occorrendo, in tempo utile, speciali provvedimenti legislativi di preveggenza e di tutela; imitando in ciò la Svizzera che per sottrarsi all'alea derivante dalla clausola di un eventuale riscatto delle sue ferrovie, volle colla legge del 1895 mettersi in grado di penet1·are in tempo debito, con occhio vigile e mano di ferro, nell'intima funzione delle amministrazioqi ferroviarie; e così si apparecchia al riscatto con 111visione chiara degl'impegni reali cui andrà incontro, senza sorprese dolorose ed irreparabili. In fine se le Società nulla hanno da nascondere, perché ravvolgendosi nel mistero, si rifiutano a sottoporre allo Stato, che ne ha diritto, l'esame dei loro elementi contabili~ Vi sono delle responsabilità da accertare, degli errori o delle colpe da riparare, degli ammonimenti di cui far tesoro? Ebbene I la sola inchiesta parlamentare può metterli in luce. • •• : Incontrerà questa inchiesta il favore e l'appoggio della Camera1 I suoi proponenti non si son fatta la minima illusione intorno agli ostacoli cui essa andrà incontro/data e prevista la formidabile rete di interessi multiformi che va a colpire o II turbare, e che non possono non reagire in mille modi per paralizzarla. E le prime avvisaglie sono eloquenti. Quel che però, da un altro punto di vista, ci addolora profondamente, é il vedere come la Estrema Sinistra non abbia ancora compreso abbastanza l'entità della proposta nell'iulel'esse del paese, specialmente la parte socialista che in ciò si é lasciata impressionare dall'atteggiamento cont,·ario dell'on. Nofri; atteggiamento di cui ancora si ignorano le ragioni,· e che dirà nella prossima adunanza plenaria del!' Estrema Sinistra. Intanto, come effetto pratico, si è avuta la prevalenza negli uffici della Camera di commissari o avversi o incerti. All'ultim'o1·a é sopravvenuta la notizia impressionante della disdetta anticipata delle Convenzioni per parte delle Società ferroviarie; disdella che, malgrado le denegazioni per parte dell' on. NicoliQi, sottosegretario di Stato al Ministero dei Lavori Pubblici, esiste virtualmente allo stato di aperta minaccia nel!' attitudine assunta dalle Società verso il Governo. Non essendo ora più in tempo di commentarla - perché al momento di andare iu macchina - ce ne occuperem,) nel prossimo numero. Diciamo solo intanto che essa autorizza a far suppone che si tratti di un'abile manovra intesa a fuorviare l'opinione pubbli~a, e proba bilmente a paralizzare l'inchiesta parlamentare, La farsa elettorale di l\1ilano. - Nel numero precetlente abbiamo severamente giudicalo i repubblicani che scelsero Pietro Calcagno come candidato nel V Collegio cli Milano, per contrapporlo a Filippo Turati: non meritano parole meno aspre i socialisti dello stesso collegio, che dopo avere assunto l'impegno di pagare una <!ambiale, non tennero In parola. L'on. Turati qualificò come una truffa la designazione della candidatura Calcagno fatta dai repubblicani; ma egli, pur protestando in un modo sconveniente e violentissimo contro il brigantaggio dei repubblicani, dichiarò che non voleva passare sul corpo di una vittima dal domicilio coatto ec\ accettò la candidatura Calca$no. LI\

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 199 Federazione Socialista che rappresenta la fine-,fleur del socialismo italiano, si dichiarò di accordo col Turati, e promise di sostenere la candidaturn Calcagno. A misura che si avvicinava il giorno delle elezioni, intanto si accreditava la voce che Filippo Turati sarebbe pas,ato sul corpo del coatto. Manifesl,i di ferrovieri, di democratici e di socialisti, all'ultima ora, tolsero ogni dubbio in proposi!o, Lo scrutinio del giorno 20 confermò il fatto, e circa 3000 votant,i furono per Turati; circa 800 - cioè quelli esclusivi dei repubblicani - per Calcagno. r1uale ha voluto dare:la prova al giornale ufficiale del partito, che in quanto a slealtà socialisti ci tengono ad assicu1·arsi il primato. L'U,:ilvc1•sltà Commerciale:" Luigi Bocc9ni ,, - Segnaliamo con vivo compiacimento una istituzione che va a sorgere in Milano per iniziativa generosa del signor Ferrlinando Bocconi. Questi ebbe la disgrazia di perdere il figlio Luigi ad Abba Carima. Ha voluto ricordarne nobilmente la memoria in Milano e in tutta l'Italia In tempi civili: Questi[sono::;:bagni_;;caJdiche si fanoo;a scopo di cura rinforznnte:negli .... ammazzatoi. Vi è entralo or ora anche lo Zio Sam .... e speriamo che l'Ualia non abbia mai a mettervi piede. Quali furono i motivi gravi che indussero i socialisti a contradirsi vergognos&mente a pochi giorni di distanza f Nè noi, né altri riesce ad intravvederli; il pretesto accampato da qual~uno di non voler fare il gioco dei monarchici, é semplicemente grottesco, e i 400 voti racimolati dalla candidatura Borelli ne danno la misura. Noi non vogliamo fare ingiuria a Filippo Turati, enunciando il sospetto che egli abbia avuto mano nella :farsa indecente che si rapprese!1lò in Milano il 20 aprile, ma é innegabile che la responsabilità della medesima nca<:le· tutta quanta sul partito socialista milanese, il (Fischietto di Torino). con una isLituzione che riuscirà di lustro alla Capitale morale e di giovamento alla Nazione. Il Bocconi ha destinato la somma, veramente ingente pel nostro paese, di un milione di ìire per una Università Commerciale che sarà inaugurata tra non guari in apposito ed elegante edificio. , li programma del nuovo istituto é staio redatto dall'egregio dottor Leopoldo Sabbatini, antico Segretario della Camera di Commercio di Milano ed ora segretario generale della Federazione ltaliana delle Camere di Commercio. L'Università Commerciale 1 come è ,,tata conce-

200 RIVISTA POPOLA.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI pita, non sarà un duplicato delle Scuole Supel'iori Commerciali, le quali hanno inte:iti esclusivamente professionali; ma invece mirerà alla diffusione della cultura scientifica commerciale, a simiglianza di ciò che già si fa in Germania e negli Stati Uniti. È perciò che il Dolt. Sabbatini accanto agl'insegnamenti tecnici ha messo opportunamente gran parte di quelle discipline che costituiscono il gruppo delle Scienze sociali. Tutto l'insegnamento sarà informato alla spirito moderno impregnato di criteri economici. Noi adempiamo al dover nostro segnalando all'ammirazione degl' italiani il Signor Ferdinando .Bocconi e mandando il nostro modesto plauso al dott. Sabbatini che ha saputo dare forma concreta lodevole all'idea generosa del fondatore. l,e memorie tli Bar1•as. (Sul proposito della sentenza per le carte di Crispi) - _La difesa del_lafigliuola di Crispi ha invocato la memoria di Paul Barras, i giudici di Napoli hanno risposto con una sequela di articoli del Codice e di sparsi ragionari, ed il signor Cancelliere della 1• Sezione del Tribunale Civile partenopeo ha pubblicata 1,na sentenza, per la quale ad un vecchio massone e senatore, prossimo a lasciare la sua vuota ed inutile tenda, in questa dolorosa terra, sarebbe lecito gabellare per documento di stato la prova infame di una coscienza venduta, o la spiegazione riparatrice di un avvenimento nazionale, e ad un umile travet, ad un umilissimo procuratore, sarebbe permesso di bruci~re e pubblicare ciò che il loro dubbio intelletto e la loro dubbia morale riterrebbero opportuno. li Tribunale però, nella sua infinita imparzialità, ha ritenuto che a codeste leggere operazioni dovesse assistere la figliuola di Cri,spi, ordinando che lanlo a lei quanto ai suoi rappresentami si bendassero gli occhi, e si comprimesse la bocca. I giudici poi che da buoni cr·isliani e da migliori cattolici, non banno mancalo di consultare il loro confessore ed il loro santo protettore, all'ultimo momento, hanno avuto dello scrupolo ed hanno cancellata la clausola esecutoria. Si dice che il Regio Avvocato erariale, assorto innanzi all'originale della sentenza, dopo aver contemplato la triste cancellatura, abbia sospiralo al portiere che aspettava la mancia : - Oh questi magistrali! - Dunq·ue, la sentenza è data. Anche per le carle di Paolo Barras ci fu una sentenza più umana e più giuridica, ci fu una védova che sdegnosamente scaraventò sul volto dei ministri reali l'arbitrio commesso, ci furono degli amici leali ed una stam- -pa liberale che si agitarono e crearono una agitazione vera e piena, -- ma le Memorie dell'ex DiretLore furono pubblicate dopo cinquanta anni. Ed in Francia ed in quell'epoca, al signor Saint Albin si scriveva: « - Cittadino, Barras lasciò le sue Memorie alla Na- « zione. Voi avete fra le mani i documenti più propri a « dimostrare come egli sia stato fedele ai suoi principi: « la Nazione aspetta, cittadino I - Ahimè, nella liberissima Italia quella decisa dal Tdbunale di Napoli è una bazzecola, che non può occupare ed interessare né un buon e timorato cittadino né un diligente e tranquillo deputalo. · ' L'on. Colajanni aveva presentata una interpellanza, la quale - c'è un Dio per i bricconi e per i ministri I - decadde per la malattia dell'on. deputato. Ci fu forse qualche altro rappresentante della nazione che-si preoccupò di quella interpellanza non svolta, che per lo meno, osò una timida interrogazione al Ministro per la cosi,ldetta Giustizia? Ma veniamo ad una domanda ancora più modesta: quale giornale seguace della formula zanardellianaprincipatum et libertas commentò la sentenza del Tribunale di Napoli? Ahime, principatum, si, libertas ... Oh vecchie, e vecchie formule del .quarantotto, solo per voi la senilità impotente può comandare ancora in questo paese, dove fiorisce l'arancio! Fummo i primi ad oc~uparci delle carte di Crispi ed esprimemmo liberamente le nostre vedute a la nostra opinione, i nostri dubbi e le nostre paure. Oggi torniamo sulla questione cui il pronunziato del tribunale non toglie il carattere eminentemente poli~ico. In fondo, se tutlo si fosse limitato alla controversia giuridica circa il di1·ilto del Govnno ad intervenire nella successione di un ex minisl1·0, e se la controversia si fosse agitala fra pa1·ti insospettabili noi ci saremmo mantenuti estranei nl dibattito. . Ma quando la successione di c·ui si discute è quella di Francesco Crispi. di un uomo cioè che riassume il periodo più burrascoso e più doloroso della vita pubblica italiana, quando molta gente già sospettata comincia ad agitarsi incomposta attorno a queste carle, quando un Governo osa riporre quella fiducia negala ad altri in alcune persone troppo significanti, quando nel giudizio queste persone accettano la richiesta governativa con entusiasmo, ed il Governo - felice lui - nella sua illegitlima domanda vien difeso oltre che dai suoi avvocati, dall'on. Gianturco e dal senatore Fusco e da altri, e quando il t.ribunale in una maniera più o merio lojolesca viene a secondaI"C lo scopo governativo, lo intervento della stampa veramente liberale si impone. E diciamo a questo punto che sinceramente abbiamo deplorato la condotta dell'on. Gianturco: che egli fosse spinto nella difesa assunta da interesse e simpatia per i suoi clienti non vogliamo, né dobbi~mo credere, per non fargli ingiuria. Sperava forse l'acuto professore di riacquistar simpatia e fiducia altrove perdut.a? In quanto -al senatore Fusco, noi comprendiamo perfettame11te il sentimento che muoveva e deve muovere un uomo la cui esiste1na è travagliala dallo spettro Conti, che minaccia oggi di rompere i sigilli e venir fuori dopo circa quindici an11i di silenziosa sepoltura. Ma noi rivolgiamo qualche categorica domanda al Governo presieduto dall'on. Zanardelli: è o no vero che trattative corsero per la compra in blocco delle carte di Crispi? È o no vero che il Ministero non voleva pagar~ più di 250.000 lire r È o no vero che l'attitudine della figliuola di Crispi ruppe il mercato? È o no vero che !'on. Zanardelli mandò ad offrire una identica somma, sdegnosamente respinta dalla !ìgliuola di C1·ispi, la r1uale non negava la restituzione di veri documenti di sLato, ma voleva costatarne sicuramente la natura e voleva essere arbifra del resto, dichiarando che avrebbe solo pubblicato ciò che poteva spiegare e giustificare la vita politica del padre? È o no vero che il Senatore Damiani abbia dichiarato che dalle carte di Crispi nessuno sarebbe stato colpito, che niente egli avrebbe rivelato r È o no vero che !'on. Presidente del Consiglio e 1'011. Ministro Guardasigilli non sapendo come batter ritirata, dissero che il Ministero doveva trattare con l'eredeuniversale?

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 201 Quesle domande la cui risposla per noi non ò dubbia, sarebbero sufficienti a dimostrare la gravità dolla faccenda. Vogliamo esser più chia1·i e più obbiettivi. Chi pot1·à negare che l'affare di Adua è per noi un mistero r Il mistero finanziario di lrallo in tratlo si svela per divenlare oscuro e per porgere occasione a qualche persona la quale aspi1·i alla nomina di· llappresentante presso la Cassa del Debito e9izian,,1 di giu11gere .... a destinazione. Il mislero politico viceversa si fa sempre più fillo. Primo Leci con due articoli nella aicista.'vfodcrna ha delto fin lroppo cd il Generale Mocenni nella Ricistci d'Italia ha messo la queslione in termini lali che un paese il quale si aequetasse e non imponesse la spiègw:rione delln {l'istc guerra sarebbe vile. F. costoro i cui nomi citiamo non 'l'olstoi e lo Czar. Il grande e il piccolo padre. (. \ssieite mi beurrc ùi Parigi). so110 uomini di parle: l'uno Capo dell'Uflicio Coloniale, l'altro Ministro della Gue1Ta ! Noi stessi avevamo lentalo di ricorrere allo Stilmann, i cui rapporli, in quell'epoca, con la Consulta sono uoti, riproducendo qualche brano del libro Fr((ncesco Cri.,pi; ma lo illustrissimo signor Procu1·alorc Generale di Roma riliene dannoso per le islilurioni palric l'argomento africano. Dunque r Non sapremo mai lullo l'interesse che il signor RaLtazzi ex ministro reale l1a avuto per le ilaliche faccende r non sapremo mai lulto il grazioso inleresse che molti genliluomini e gemildonne di corte hanno avuto per le patrie co3e '? Dunque, non sapremo mai se Baratie1·i ubbidì o comandò'? E di proposito vogliamo limitarci alla questione africana, la cui impo,·tanza è vitale per tulli, giacché, in fine, che ci siano stati dei deputali e senatori corrolli, che il denaro delle Banche 11011sia restato nelle lasche di coloro che sono stati dichiarati responsabili è cosa, se non nei particolari e nei nomi, è cosa diciamo, generalmente nola. • . . La sentenza del Tribunale, ha risoluto la questione. Ci sono i giudici di appello - si è dello. Ma se una speranza ogni onesto poteva concepire, solo la giovi11ezza, la moderni\à, il coraggio di un primo giudice potevano darla. Ed invece?. Ora, noi abbiamo già rivolto qualche domanda ali' on. Di Laurenzana. Gli chiedemmo di falli perché aveva ri· nunziato al mandalo che i! Governo gli aveva atlidato insieme col Damiani nella questione Crispi, e !'on. deputalo per Piedimonte Alife tacque. E noi tacemmo, perchò comprendemmo come fosse poco soddisfacente confessare che il Senatore Damiani - per mezzo del Senatore Pessina - aveva consiglialo Sfati Uniti, Inghilterra, eRussia. , - ~,,~ ,-_,-~·,::~J/.o~-·-- .loh11 1111II (1/iriuenclosi cttl(i Russiri): \'aLleoe, impostore, sono io soltanto il suo vero amico (degli Stati Unili). (Jo1wnal di Parigi). al Governo il ritil'O del suo compagno, troppo loquace. Ora, chiediamo all'on. Di Laurenzana: se egli, per parte del Senatore Damiani non abbia annunziato all'on. Guardasigilli che il Tribunale di Napoli non era favorevole alla tesi governativa, se !'on. Cocco-Ortu non abbia espresso qualche rimprovero per il Procuratore Generale di Napoli e non abbia promessi di mandare ordini. All'on. Guardasigilli poi ci permettiamo consigliare di non affidar certe missioni al suo Sollo-segretario, troppo nolo a Napoli .... Dopo tulio, povera magistratura e poveri giudici! Un inglese, parlando dell'!Lalia affermava che la condizione del nostro paese gli faceva ricordare l' Ancien R!;_qime. Facciamo ancora un passo ed arriviamo alla Conquète Jacobine. Ricordate, lellori, uno degli ullimi atti della Convenzione, la deliberazione di aITeslo per i Ventidue e per i Dodici? Come selvaggina sfinita erano slati i rappre• sentanti spinti nell'Assemblea - e le porte si erano

202 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI chiuse e le gallet·ie erano piene di san-culottes con le baionetLe innestale. Ed il paralitico Coutlwn dalla tribuna, dove era stato portato a braccia, ammoniva: « Citoyens, !es membres de la Convention doivenl éLre « mainlenant rassurés sui· leur liberté. Maintenant vous « recon11aissez que dans vos delibèrations, vous éles « libres ,>. Quanti di questi paralitici Couthon non van la l'Italia! E 1 ,H ,te nostrane libere istituzioni non si possono raf-ng,.. 11•ea quella Conven;;ione in deliberazione! (1) La tiuc tlell' idillio liber·ista iu lng·hilterra, - Le ultime imposte sul grano e sulla farina che il Cancelliere dello Scacchiere inglese Sir Hichs-Beach è sLHtocostretto a proporre al Parlamento per a tLt\nuare il dejicit colossale che ha pr·esentalo !"ultimo bilancio imperialista in seguilo alle follie scellerate del Sud-Africa, hanno sollevato vivissime discussioni, non tanto sollo l'aspetto politico, quanto sotto quello economico e per la lendènza tributaria che essa rappresenta. L'impressione e le discussioni fu1·onopiù vive nel paese che nella Camera dei Comuni, poiché in quel dazio doganale, di lire 6 per tonnellata sul grano e di lire 10 sulle farine, si sco1·ge dagli antichi e fanatici sostenitori del libero scambio, un primo passo nella via che dovrebbe condurre all'abbandono dei famosi principi di Cobden che per oltre cinquant'anni hanno imperalo quasi senza contrasto in Inghilterra. Non mancano gli ottimisti che, volendo teliel'Si fedeli al liberismo ed approvare in pa1·i tempo i r.uuvi dazi, osservano che questi uHirui non hanno importanza economica, ma rappresentano semplicemente degli espedienti fiscali resi necessari dalle esigenze del bilancio dello Stato. La tenuità del dazio, essi soggiungono, esclude qualunque caratlere protezionista del medesimo e la possibilità di produrre un rincarimento dei consumi più generali e più indispensabili. I veri liberisti rispondono che quei dazi, in apparenza fiscali, rappresentano una nuova tenden;;a che lede la glo1·iosa t1·adizione di Cobden; che i nuovi dazi imposti ogg,, per ragioni realmente fiscali ed in via temporanea, fluiranno col consolidarsi, coll'aumer,tarsi e col divenire dazi a carattere economico che indicheranno il vero ritorno al protezionismo. Noi non vogliamo fare i profeti sulla durata e sulla progressiva evoluzione dei nuovi dazi sul grano e sulle farine; ma non esitiamo a dichiarare che ci sembra che abbiano veramente ragione coloro i quali vedono in essi l'accenno ad una nuova tendenza in contradizione con la politica doganale che, dal 1846 al 1839, riuscì con Peel e Gladstone al trionfo completo delle teorie di Cobden. Le proposte in senso protezionista non mancarono mai in Inghillena, ma si fecero più vive quando le soffe1·enze dell' agricoltura divennero veramente straordinarie, quando la concorrenza della Germania e degli Stati-Uniti parve minacciosa. Si sa che l'imperialismo di Chamberlain nella sua completa esplicazione mira ad una specie di Zollverein dell'impero inglese che riuscirebbe alla difesa economica contro la produzione straniera. (1) All'ultimo momento ci si annllllzia che l'on. Damiani per la sua insanabile infermità abbia rinllllziato al doppio mandato. Conosciamo troppo l'uomo, ed aspettiamo una conferma prima di credere. Abele Damiani, mediocre intelligenza, uomo che vive di rancori per non essere arrivato, non rinunzierà al prezioso ufficio, per l'esercizio del quale già da tempo si ispirava nelle pagine di Louis Blancl Che la nuova tendenza intravista nei nuovi dazi doganali abbia la possibilità di consolidarsi e di svilupparsi ulteriormente, si deve desumere da ce1·te manifestazioni dello spirito pubblico in talune sfere, alle quali giustamente si allribuisce una eccezionale importanza. Tra queste manifestazioni, non volendo dare alcun peso agli interessali lamenti del Presidente dell'Associazione dell'Industria della seta, che si vorrebbe fol'lemen.te pro- .Lella, non possiamo però fare a meno di rilevare quelle che si sono avute da recente in seno della più autorevole società scientifica dell' lnghillerra: The Hoyal Statistica/ Society. Vi diedero occasione due interessantissime· letture, una di John Glowe1· fatta il 21 gennaio 1902, l'altra di Robert Giffen fatta il 18 marzo dell'istesso anno (1). Il Glower si occupò della statistica del tonnellaggio della decade 1891-1900 ( Tonnage Statics of the decade 1891-1900). Egli è un ottimista in quanto al moYimento commerciale della Gran Brellagna, di cui moslr-a la gl'8nde supremazia navale. Scorge un grave punto nero nella importazione delle sostanze ali111enla1·i; s1 preoccu!)a del pericolo che correrebbe I' lnghilleri·a nel caso di una guerra e della dipendenza della medesima dall'estero in quanto all'approvvigionamento del grano, cioè del pane quotidiano. Egli, perciò, si pone queste domande: I nostl'i governanti si possono dichiarare soddisfatti di una simile dipendenza\/ È egli possibile che i nostri uomini di Stato, di fronte ad un tale problema, rispondano semplicemente col solito laisser faire? « Non c'è dubbio, continua il Glo\\"er, le quistioni elettorali, dell'educazione, dell'abitazione, ecc, sono cose importanti; ma comparate con quelle della alimentazione, del pane giornaliero e dei tetTibili rischi della 101·0assenza o della lorn insufficienza di vengono del tulio insignificanti. La nostra presente posizione è il risultato diretto di leggi emanate in circostanze totalmente differenti dalle attuali; tali leggi rispondevano agli scopi della nazione in quel tempo, ma non si videro real:zzate le brillanti descrizioni di prosperità per la nostra propria agricoltura co11le quali esse furono promulgate. La nostra produzione rli grano è diminuita di una metà Jall'epoca in cui furono falle quelle leggi, mentre il nostro consumo si è raddoppiato. Tutte queste circostanze non indicano che è venuto il tempo di rivederle? Nuove occasioni impongono nuovi doveri ». Il Glower, nella discussione che seguì alla sua lettura, rispondendo a colo.r·oche avevano .mosso obbiezioni alla parte relativa all'approvvigionamento dei grani, osservò che il liberismo commerciale nel suo sorgere 11011aveva potuto tener conto delle presenti condizioni in cui si trova tale problema. I liberisti, infine, egli conchiudeva, dovrebbero ricordare che Sig Robert Peel prediceva che il risulrato di una politica di libero commercio sarebbe stato quello di un grande incremento nel valore della terra e di un grande miglioramento nella condizione degli agricoltori. Tutto ciò non si è verificato. L'altra manifestazione in favore della tendenza protezionista si ebbe nella discussione sulla lettura di Giffen relativa alla sloria finanziaria dell'Inghilterra dal 1861 al I901 (Financial Retrospect 1861-1901). li Giffen sottopose ai suoi uditori un quadro meraviglioso dei progressi compiuti dall'Inghilterra in quaranta anni, con la manifesta intenzione di attribuirli al trionfo del liberismo. Ma le sue affermazioni provocarono le osservazioni di Guilford Molesworth. Questi ricordò che (1) Queste due letture e le relative discussioni si trovano riprodotte nel numero del 31 marzo del Journal of the Royal Statilical Society.

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 203 l'Inghillerra con la politica protezionista aveva raggiunto una grandissima prosperità, tanto che Alison nella sua H istory oj lforope diceva non esservi esempio negli annali dell'umanità di una nazione che avesse fatto tali progressi nell'industria, nella ricchezza e nel numero degli abitanti. Infatti, durante i Lr·ent'anni seguiti alla battaglia di Waterloo la popolazione crebbe più della metà, le esportazioni si triplicarono, le importazioni raddoppiarono, si raddoppiò il naviglio e prosperò l'agricoltura. li Molesworth nega che il periodo tra il 1861 e il 1891 sia stato un periodo di grande e continua prosperità. Con l'introduzione del libe,·ismo commerciale in Inghilterra si ottenne questo risultHto: l'agrico'.tura venne rovinata e le altre industrie doverono lottare aspramente per l'esistenza. « I nostri mercati, egli continua, si contraggono e nessun'altro paese civilizzato ha adoltato il liberismo mostra che tra il 1870 e il 1880 col libero commercio le imposte aumentarono di oltre il 24 per cento, mentre negli Stati-Unili, nella stessa decade, diminuiro110 di circa il 10 010. La politica fiscale inglese, inoltre, pesando principalmente sui capitalisti o, in altre parl)le, sulle industrie, nuoce a queste ultime nella concorrenza che devono fare all'estero, e reagisce sulle classi lavoratrici con la riduzione dei salari e dell'occupazione. Ricorda in ultimo che su 170,000,000 di prodotti manifaturati e di generi alimentari importati nel 1900 in Inghilterra, non un centesimo venne pagato dai produttori stranieri di quegli articoli, come loro parte del peso delle imposte. Le industrie inglesi possono sostenere la concorrenza sotto tali condizioni di disuguaglianza~ Il sistema d'imposte, dirette dell'Inghilterra trasferisce sui cittadini inglesi quel peso che potrebbe essere caricato sui produttori Questioni politico-culinarie. - Strano!. .. E dire che tocca proprio a me il cucinare gli altrui pasticci, mentre non riesco:ancora a mettere assie1ne i miei. ... ma tutti invece hanno innalzato le loro tariffe. Anche le nostre colonie hanno adottato la politica di protezione. Innanzi all'evidenza, le Commissioni reali incaricate nel 1879, 1885 e 1893 di fare un'inchiesta sulla depressione delle nostre industrie, mostrarono che vi era una permanente e crescente depressione nell'industria, e specialmente nell'agricoltura inglese; quasi :1,000,000 di acri furono sottratti alla cult.ura del grano, e mentre la produzione dei cereali era diminuita cosi in Inghilterra; di altrettanto era progredita nei paesi protezionisti del continente. » Il Molesworth, dopo aver ricordato il grido di allarme di vVilliams e i 1·isultati della politica protezionista di Mac Kinley, e i maggiori progressi compiuti degli StatiUniti, desume la prova che é venuto il tempo della revisione della politica economica Inglese. Nel paragone é fatta là critica del sistema fributar'io inglese, e si di- (Fischietto di Torino). stranieri. - Nelle stessa discussione sulla lettura di Grilfen, ·il Powell considerò il discorso di Molesworth come un'antidolo all'ottimismo del primo. Lasciamo in considerazione dei nostri lettori il significato di queste discussioni. Esse insegnano che in Inghilterra si è sulla via del protezionismo, non solo per motivi fiscali, ma anche per ragioni economiche; e lutto induce a credere a nostro avviso, che la tendenza al protezionismo guadagnerà terreno a misura che si renderà più grave la <'oncorrenza industriale della Germania e degli Stati-Uniti. Nel Belgio e nella Russia. - Mentre nel Belgio, dopo la deliberazione della Camera dei Rappre.~entanti che con 84 voti contro 6<1h. a respinto la revisione della Costituzione .... a base di voto plurimo, si é arrestato i

204 RIVISTA. POPOLA.RE DI POLITJCA., LEITERE E SC.lE'NZE SOCIALJ movimento che - malgrado la preparazione non avvenuta - accennava a diventare rivoluzionario; mentre nel Belgio, ove le libertà di riunione, di associazioue, di stampa sono sancite dalla costituzione e volute da lutli i ciUadini, la lolla continuerà anco1·a per del tempo nel campo della pacifica propaganda : in Russia - ove ogni via legaJ·e é preclusa - le repressioni sanguinose non sono riuscile che a rendere più terribile e minaccioso '!Uel movimento rivoluzionario. Il ministro dell'internn Sjpiaguin, ch'era stato l'org:inizzatorc più feroce delle carnoficinc di popolo, è stato ucciso con cinque colpi di revolver da uno studente dell'Università di Kiew, Bradanacheff, che travestito da ufficiale é riuscito a penetrare nell'anticamera del ministro. Nella Finlandia aumenta ogni giorno il malcontento contro la russificazione, e quei pacifici cittadini, noti per la mitezza della loro indole, cominciano a comprendere le ragioni di una resistenza non passiva. A Helsingfors, il 18 aprile, in una dimostrazione di I 0,000 persone le truppe che fecero fuoco per disperde1'e la folla furono accolte a colpi di. revolver e sassate ed ebbero numerosi i feriti. Altri disordini sono avvenuti a Viborg a Tammerfors, ad Ebo-Bovcrneborg. Nei dintorni di Mosca regna una grave agitazione in seguito agli scioperi scoppiati in vari cotonifici e setifici per riduzioni di ore di lavoro e per aumenlo di salari. Gli scioperanti si sono divisi in numerose hbnde nei vari quartieri di Mosca e hanno rifiutato disperdersi, malgrado le intimidazioni della polizia, e molti poi si sono sparsi nelle campagne per ecci lare i contadini alla rivo Ila E nelle campagne i I movimento si allarga sempre più. Nel governo di Worwerk i contadini hanno costretto a ritirarsi le truppe inviate per fare e,eguire degli ordini di sfratto. A Tamboff i contadini spinti dalla fame hanno minacciato di dividersi le te1•re dei ricchi qualora non si provveda, e a Poltawa la polizia procedendo a perquisizioni nelle case dei contadini ha sequestrato numerosissimi scritti rivoluzionari. Intanto nell'esercito russo si accentuano le dimostrazioni di simpatia verso i rivoluzionari. Gli uffi~iali del reggimento di Tinenigask hanno espressa la loro indignazione perché vennero adoperati nelle repressioni, e quei della guarnigione di Kiew si unirono a quella protesta con una supplica al loro comandante perché li esoner·asse da quel basso servizio. Anche nelle caserme e sulle navi si sono operate perquisizioni, e la polizia ha trovato numerosi scritti rivoluzionari, specialmente di Tolstoi. Il nuovo ministro dell'Interwi De Plehve, chiamalo a succedere ali' ucciso Sjpiagiun, é un fanatico reazionario, - creatura del Santo Sinodo, - ma noi crediamo che data la situazione odierna della Russia non riuscirà arrestare per molto tempo il movimento ormai sempre più dilagante tra le classi colle e le cl;,ssi proleLarie, nonostante che di fronte ad esso, oltre i corpi or·ganizzati dello Stato - che pur troppo non dappertutto sono minati dai sovversivi - si sieno messi i sanfedisti russi della Ruskoje Sobranje, e i volontari poliziotti della società segreta dell'Ohrana i cui componenti, la maggior parte servi di case aristocratiche, si distinsero durante le ultime repressioni infierendo 0ontro i poveri feriti dallo knout e dalle nagaike. ~oi. ~& Pm• abbona1•s,l alla " lUVLSTA POPOLARE ,, manclcwe cm·toUna-vaylia ctl· l'On. Dr. BAPOL. OOLAJANNI. Roma. E' con vero piace,.e che annunciamo che il nostro Direttore va progressù,amente per quanto lentamente miglioranclo, tanto eta dar la quasi sicurezza che sict completamente sconginrato il pericolo cli' egli, dopo tante sofferenze, possct subire una terza operazione. Agli amici che continuamente domandano notizie cli lui, sentiti ringraziamenti da parte dell'infermo . e di tutli noi che ci auguriamo rivedere presto i suoi caratteri. LA RGDAZfONE M~solCi~eos,aLroem~roso eleCala~rie Innanzi alla Corte d'Assise cli l,ucca si svolge da alcuni giorni il processo contro Giuseppe Musolino. Il numero degli avvocati e dei testimoni, gl'incidenti già ~ollevati, !'intere samento del pubblico, la parte veramente straordinaria che il resoconto del processo prende in tutti i giornali d'Italia, non possono che destare la più [!enosa impresione nell'animo clegl'Italiaui che amano vedere ricondotta a più corretti procedimenti l'amministrazione della giustizia, e che vorrebbero vedei' promossa la buona educazione delle masse, e non favorito ed eccitato il loro pervertimento. Infatti, non si pnò negare che tutto l'apparato scenico, e tutte le condizioni sopra enunciate che accompagnano 'il processo, servono mirabilmente ad esaltare sino al parossismo la morbosa vanità del deliquente, a dare una specie cli pubblica sanzione alle leggende che si sono create sul brigante e a farne una specie di eroe; leggende che in forza del contagio psichico, possono suscitare disgraziati e numerosi imitatori in quelle classi e in quelle regioni nelle qual i esistono le condizioni opportune per la lorn genesi. II. Poche parole occorrono sull'individuo, sul delinquente, che sta innanzi ai giurati cli Lucca; ne occorrono cli più per conoscere ·come egli è divenuto qual'è, e quali le cause che lo generarono. Questo studio e que~ta ricerca hanno grande importanza sociale e morale, e giovano as~ai cli più che la esposizione della vita aneclottica del brigante. Meriterebbe certamente una esposizione più dettagliata q nel che si riferisce al primo delitto e alla prima condanna di Giuseppe .\[usolino; ma per evitare la ripetizione degli aneddoti, che a me sembra pernicio a, mi limiterò a dire che il .\Iusolino, [!er un colpo di rucile, i çui proiettili buçacono semplicemente una porta, e elle venne qualificato come omicidio mancato, fu condannato in Reggio cli Calabria .a ventun'anno e otto mesi di reclusione. Lasci~nclo eiaparte la recisa, continuata 1

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 205 atrern1azione del la propria innocenza, da parte dell'accusato, cerLo è che la sproporzione tra il reato attribuitogli e la condanna, appare straord ina1•iamen tc enorme. Giuseppe i\Iusolino, giurò cli vendicarsi di coloro che avevano direttamente od indirettamente contribuito a farlo condannare iniquamente; e mantenne la parola. Quali cause intrinseche sospinsero il bandito ùi Santo Stefano d'.\spromonte al primo reato, se pur egli ne fu realmente l'autore? Come e perchè egli riusci per tanti anni a tenern la campagna sfuggendo alle Interessa maggiormente conoscere ciò che il Professore di Torino ha scritto sull'ambiente sociale in cui è nato, è cresciuto ed ha agito Giuseppe :.\I uso lino. · .\nzitutto si rilevi che non è la prima volta che Cesare Lombroso si occupa della Calabria. La vide di sfuggita e visitandola da soldato nel 186:2. e sin d'allora pubblicò un opuscolo dal titolo: In Calabria . .\ trentasei anni di distanza, per per la mania delle esumazioni di certi editori, venne ristarn pata nel 1898 dal cav. Giannotta di Catania. Ma il Lomattive, insistenti ricerche della polizia e elci sol dati che gli clettero inutilmente la caccia~ A queste domande ha risposto i I Profes Ol'e Cesare Lom bro:o, in modo o cervcllotic0 o calunnioso per la Calabria. in un a1< ticolo pubblicato nella Nuora AntotofJia (L'ultimo brigante, 1° l'ebbrnio 1002). Disconlie popolari. bro. o sentì il dovere di aggiungere una prefazione nel la quale onestament~ confessava che quel lavoro vuole essere conside1·ato, più come 1·et1•0spett i vo che come attuale. Orbene, mentre nell'edizione del 1898, non si mod iffoano che alcune cifre e si lascia immutato il giudizio complessiva ulle Calabrie, nell' articolo della Nuova Antologia, a quarant'anni di distanza, si ripete c'iò che l' A. aveva scritto nella prima e nella seconda edizione de li' In Catabi•ia. E quello che è peggio. nell' articolo citato l'A. non tiene alcun conto dei dati recentissimi della statistica criminale, e arri va ad uua cl elle affermazioni più contrariealla ve1·ità che si pos ano riscontrarn ·i11uno ·crittore cl i cose socia! i. Infatti, egli afferma Non insisterò sullr note personali del .\lusolino date dal Lombroso in conformit.ì degl' insegnamenti della sua antropologia criminale : nel bl'igan te <'alabi-ese ha trornto l'ererl ità e non poteva 111ancare I' epilcssia. Non ho clementi per giudicare se realmente tra gli ascen• denti di il_[usolino ci ::;;ienostati dei delinquen t.i, nè sccn deri> ad una discu sione scientifica sulla epile.s~ia c sui rapporti Giù dal cerchio dcll'Alp1 f'ratlauto Lo slmniero gli siruardi rivolve. Vede i forti che mordon la polve 11 li conta con gioia crudel. col delitto: l'ho giù l'atto nel primo voi u 1110 ,lei le Socir>loyia cri,11i1Utle. Ignoro se il m0l'bo real111ente l'i sia nel l\Iu!<OIino, ma del 1·esto, ci sia o non ci sia, l'iò Ila scarsa importa.ma. L'<'Sistenza dell'epilessia nrl brigante ammc sa t.lal I.ombroso, dimostroroblJe soltanto ehe l\Iusol ino ò deg-110Licila celrbritù. -Xi• potrebbe dolersene, il ficl'O calabrc'c;e. cllr conw rpilettic·o si trove1·cbbe in e<·c,ìllentc cnrnt•ag-nia. Per Cesare Lombro ·o non sar,•bbc1·0 rpilcttki o LlegPnerati, Cri tof'oro Colombo e Tolstoi. "'apole01w I. e Giuseppe Mazzini e Alessandro Manzoni. ecc.? (l) (1) L'epilessia i11 Musolino viene ammessa dal!' illuslre profos- (Uomo di piefl'a di Milano). che gli omicidi, nelle Calabric, te,ulono act riumentare invece che s r<>Leonardo Bianchi. A me non intere :;a menomamente metterla it1 dubbio: ma la spiegazione della delit1quenza del brigante, dala dal Prof. Giuseppe 'ergi, è assai più logica ed accettabile. L'illu tre antropologo di Roma nega che i\Iusolioo sia un delinquente nalo - ,. per I.ombro o esso sarebbe ad un tempo un delinquenle nato ed un criminaloide - ma invece lo considera come un primitivo, e quindi ingenuo come un fanciullo e logico cnme 1111 uomo di tribù selvaggia. li Sergi dà una lunga dimostrazione della sua tesi. e protesla contro il Lombroso che l'epilessia ritiene essere la cau<a unica, o quasi, della delinquenza. Conchiude il suo bello articolo con quesle parole che vado indarno ripetendo da venti anni: • Pensiamo a rendere civili le popolazioni italiane che • ancora dormono nell<>barbarie, e allora potremo git1dicare più • !:'iustamenlc • (Giornrite d'Italia del 23 aprile 1902).

206 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ a diminuire. La verità è assolutamente tutt' altra: nelle tre provincie calabresi, nell' omicidio per l'appunto si constata, una notevolissima diminuzion~. Tra il 1879-83 e il 1896-98, fu del 30°{0 circa nella provincia di Reggio Calabria, del 35 in quella di Catanzaro e del 62 in quella di Cosenza. Dov'è la serietà e l'onestà scientifica quando nel trattare del più grave reato di una regione, di quel reato per l' aµpunto che somministra l'argomento all'articolo, si danno giuclizì in contradizione completa colla realtà? La sinistra impressione che si riceve da, questa affermazione in contraclizione stridente colla verità, viene aggravata da, una dimenticanza le cui conseguenze equivalgono perfettamente a quella della prima affermazione. Il Lom broso, in fatti, dice che non solo in Calabria aumentano gliomididi, ma anche i reati di lesione e di libidine. Ora. la veritù è questa: che non nella sola Calabria, ma in qun.si tutta l'Italia, quei reati sono in aumento. (l) Non si direbbe, quindi, tenendo conto della falsa affermazione e della cl imenticanza, che il Lombroso provi la voluttà della denigrazione della, Calabria? LCosì a me pare, e siccome il Professore dell'Ateneo torinese si atteggia da qualclle tempo a socialista, non mi sorpeenderebbe che quakhe socialista delle Calabl'ie lo ringraziassé· per la sua generosità ..... In uno studio del Lombroso sopra una regione del Mezzogiorno, non poteva mancare la constatazione della influenza della razza; perciò nella Nuova Antologia nel 1Q02 ripete ciò che arnrn già scritto nel 1862. Egli osserva che la popola- • zione di Calabria è intelligentissima, perché de- « riva da un misto di Romani, Greci e Fenici, • di cui serba traccia nella forma allungata del « cranio, nel dialetto, nei. canti, è audace, eroica, • desiderosa di. dominio sino alla prepotenza; ha « però nel seno una cifra non indiffer·ente cli « colonie albanesi e greclte, specialmente verso • la punta cl'Jtalia dove Musotino imr,erava, che « discendendo da popoli imbarberiti nel Medio • Evo, sono in uno stadio verainenlr> inferiore « di senso morale. • Non intendo riassumere qui, e in questa occasione, tutto ciò che si. seri ve , ora in forma grottesca, ora con sincerità ed entusiasmo, sull"assurdo pregiudizio della razza; era mio cloveee, però, riesaminare il problema in questo caso speciale, e perciò mi rivolsi a quanti potevano darmi informazioni esatte sulla composizione etnica della provincia di Reggio Calabria. Il chiaro signor Carbone Grio, da Reggio Calabria, cui per il primo m'indirizzai, escluse in modo assoluto la più lontana presenza di Albanesi in detta Provincia. Non contento di questo parere, volli riscontrare (') Nell'accennato articolo della Nuooa Antologia sono date queste cifre : furti per la Calabria, 405 per 100.000 abitanti; media per l'Italia 259; omicidi 25U per la Calabria, 105 media pc! Regno. Evidentemente, nelle cifre dell'omicidio c'è qualche errore di stampa; quelle dei furti si riferiscono ad una ventina di furti, e per la Calabria e per l'Italia sono assai più numerosi nell'ultimo decennio. ciò che ne dice uno scrittore che ha insistito sulla differenza delle razze in Italia. Il Pu llè, lo scrittore cui alludo, nel suo F'ro(Uo Antropologico dell'Italia (Firenze 1898, pag. 87) non fa cenno di un solo albanese nella provincia di Reggio Calabria. C'è un documento ufficiale più recente: una memoria del Dott. Raseri, pubblicata negli atti della Società Rom.a,ia di Afl,tropotogia (Yol. \'IlI, fase. 2°, 1901) sulle Persone di cittadinanza italiana che parlano abitualmente in famiglia. un iclioma straniero, secondo i risultati del censimento generale della popolazione, clel 9 febbraio 1001, dalla quale risulta che nella provincia di Reggio non si tront una sola famiglia che parli albanese. C'è, infine, un documento cui non potrà negar fede lo stesso Lom broso, e,l è il suo citato opuscolo: In Calabi·ia, (edizione del 1898). .\. pag. 39 sono enumerati i paesi della Calabria con popolazione albanese. e non v'è alcuno elle si trovi nella provincia cli Reggio, dove solamente a Bova, <'ondofui·i, Roccaforte del Greco, Roghudi e Palizzi vi sono 2434 famiglie che parlano l'idioma greco. A S. Stefano d'.\.spromonte, la patria cli 1\1:usolino, non vi sono 11èGreci, nè _\.lbanesi. Quello che valga, poi, l'influenza della razza albanese, lo dice ciò che abbiamo constatato sulla enorme diminuzione dell'omicidio in quella provincia ùi Cosenza, nella quale, più che altrove, sona numero:-;i gli. Albanesi che vi ammontano a molte migliaia (1). Rilen1.ti questi errori madornali sulla influenza che la razza avrebbe dovuto esercitare nella genesi del fenomeno Musolino, giova toccare della simpatia e cl ella sol i,larietà delle popolazioni calabresi verso il brigante. Il Lombroso, colla facilità ca-ratteristit:a a tutta la sua scuola nel trinciare sentenze paradossali, affen11a che :.Iusolino fu brigante, « per il consenso e la simpatia « di un popolo in cui la permanenza di sentimenti « barbari e il peso dell'ingi11stizia ;;;ociale educa a, « criteri e sentimenti. quasi selvaggi». Poscia aggiunge: « Se Musolino avesse visto in- • torno a sè il silenzio, la ripugnanza e l'ostilità, (l) ~li sto occupando della delinqueDza dei paesi albauesi in Italia, non bo ricevuto aurora i dati relativi alle provincie di Cosenza e di Potenza; ma dalla cortesia del Sostituto Procuratore Generale di Palermo, Cav. Pantaleone, ho ottenuti quelli di due dei paesi della provincia di Palermo che contengono la più alta cifra di popolazione che rarli !"idioma albanese. Piana dei Greci, con una popolazione totale di 8538 abitanti, ha 2100 famiglie sopra 212:i, che parlano albanese; Contessa Entellina. con una popolazione totale di 2646 abitanti, ha 589 famiglie sopra 717 che parlano albanese. Come si vede, sono questi due Teri centri di popolazione albanese. Ì\e) triennio 1896-98, dettero: Totale reati denunzi~ti Delitti contro il buon costume e J" orPictnci dei Gr·eei 220 Contesw Entellina 124 dine delle famiglie 2 2 Omicidi 2 4 LesiWli personali 29 H Furti 88 38 Rapine, ricatti, estorsioni 6 5 Truffe, frodi, ecc. 20 1 Per valutare al giusto la delinquenza di questi due paesi alba-

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