Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 7 - 15 aprile 1902

RIVISTA PUPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 171 di una grandiosità che s'impone: è morale ed economico ad un tempo; è politico ed amministrativo. Non abbiamo la pretesa, nè ci sentiamo di affrontarlo intero, in queste poche pagine: ci limitiamo ad un solo dei suoi tanti aspetti: a quello economico. E diciamo espressamente problema del Mezzogiorno - comprese le isole - e non problema di Napoli, perché l'uno e l'altro sono due parti Llistinte di una stessa quistione. Nei recenti dibattiti troppo si è confuso e quasi identificato l'intero Mezzogiorno colla popolosa sua capitale. Sono invece, a nostro avviso, due problemi che, sotto l'aspetto mòrale, politico ed amministrativo, possono avere molti punti di contatto comuni; ma che si diversificano cli molto nel campo economico, a cui principalmente restringiamo le nostre brevi indagini. S'intende, però, che la prosperità di. Napoli rifluirebbe su tutto il Mezzodì, ma è assai più vero altresì, che il risorgimento delle provincie avrebbe un effetto ancora più benefico sulla stessa metropoli partenopea. Quindi il riscatto del Mezzogiorno e delle isole ci si affaccia come il primo e più vitale problema della vita economica presente. Non c'è dubbio: per consenso degli uomini più intelligenti che si sono occupati dell'importante questione (Fortunato, Sacchi, Lacava, Luzzatti, Sonnino, Cappelli ecc.) la base della questione meridionale è essenzialmente agricola; e dalle diverse analisi risulta che: 1° Il risorgimento economico dél Mezzogiorno si deve principalmente iniziare col ri$orgimento agrario di qnelle provincie; 2° L'agricoltura non vi può risorgere per l'assoluta deficienza del capitale circolante e d'esercizio ::id essa necessario; 3° La proprietà è schiacciata dallo ammontare e dall'elevatezza degl' interessi del debito ipotecario. Il risorgimento agrario del Mezzogiorno non si ottiene che per tre vie diverse: 1° Aumentare la quantità della produzione; 2° Migliorare la qualità dei prodotti; 3° Accrescere lo smercio all'interno e all'estero delle derrate :agrarie. Per ottenere questi scopi occorrono il capitale e l'istruzione. Così Sonnino riconosce che il maggior bisogno dell'agricoltura del Mezzogiorno consiste nel capitale d'esercizio circolante. Ma l'impiego del capitale dev'essere fatto in modo razionale, altrimenti si traduce in un disastro. A ciò provvede l'istruzione agraria, o per dir meglio col Jacini, la pratica e l'intelligenza illuminate e guidate dalla scienza. Capitale abbondante ed istruzione pratica sono due elementi indispensabili all'aumento della quantità della produzione agraria del Mezzogiorno. Ma bisogna pensare alla qualità. e allo smercio dei prodotti. A ciò provvede essenzialmente l'organizzazione eooperativa. L'organizzazione cooperati va è il più grande fatto dell'economia rurale moderna. Perciò Ferraris propone: le unioni agrarie, le stalle sociali, le società di lavoro, le latterie, le cantine e gli oleifici sociali, le società agr'umai·ie, le società orticole, i granai cooperativi, le società cli vendita e di esporta,;;ione all'estero. A tutto questo insieme d' istituti, relativo alla organizzazione e alla cooperazione agraria. s'informa il suo disegno di legge Della riforma agraria presentato alla C.:amera nello scorso anno, che mira sopratutto ad assicurare l'istruzione agraria, il credito agrario, l'organizzazione cooperativa e la preparazione ad una non lontana sistemazione e conversione a mite interesse del debito ipotecario italiano. Questo programma agrario esclude un programma cli lavori pubblici che altri crede più utile e più urgente? I due prngrammi non si escludono, ma si completano a vicenda. Sen:rn strade rota - bili, senza ferrovie è impossibile sviluppare la ricchezza anche agricola d'una regione. Lo Stato deve quindi prosegu iee la rete stradale e ferroviaria del Mezzogiorno, in ragione delle forze del bilancio ~ dell'utilità vera dei lavori richiesti. È tuttavia un grande errore il credere che i soli lavori pubblici bastino a promuovere, in modo decisivo, la ricchezza ed il benessere d'un paese. Coloro che lo promettono o lo affermano, ingannano le popolazioni. I lavori pubblici che precorrono troppo i bisogni reali di una regione, e clle non sono accompagnati da un !'orte risveglio agrario od industriale del paese, costituiscono soltanto un movimento fittizio e precario di danaro: non creano la ricchezza, la distruggo·no. >> L'on. Maggiorino Ferraris a queste paeole fa :;eguire una _viva descrizione della crisi cl1e sovraggiunge nelle regioni agrarie ai pochi anni di espansione artificiale durante i quali avvennero nel luogo le costruzioni ferroviarie, e conclude: « Coll'apertura della ferrovia la regione passa dal regime antico dell'economia patriarcale a quello moderno dell'economia industriale. È una traslazione benefica, ma che può solo compiersi dolorosamente attraverso a lente e lunghe sofferenze. Le antiche vie e gli antichi mezzi di trasporto cessano, spostando e rovinando una folla cli piccoli interessi. Un nugolo di viaggiatori di commercio invade il paese, ed i prodotti delle grandi fabbriche sch iacchiano le piccole industrie casalinghe ed indigene, che si mettono in crisi. Si stabiliscono relazioni dirette fra produttori e compratori, cosicchè decadono i me1'cati locali e vanno in rovina coloro elle sovr'essi vivevano. Le famiglie più agiate profittano della ferrovia per kasferirsi, almeno l' inverno, dal villaggio alla grande città. Soltanto. col lungo andare del tempo, i benefici della nuova ferrovia si fanno sentire; il che avviene a misura che si attivano nuove produzioni e nuovi commerci. Ma ad ogni apertura di ferrovie, la crisi è rapida ed intensa, perchè si svolge in breve spazio di tempo e si concentra in determinate categorie di persone: il benessere è lento e più diffuso, sopravviene più tardi ed è me.no avYertiw. La crisi della vita rurale è uno dei fenomeni più sicuri della costruzione di nuove ferrovie: o-

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