190 RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 1·eciproca corbellatura. torniamo con gli occhi al quadrante e con l'olfatto al cavolo che bolle in cucina. A me rammemo1·i lo slupe11do libro, co 'l sonar dei suoi versi vividi e pieni, l'amorosa leLLura e la dolce notte r·omana e il poeta che amo. • • • La Francesca (l'ho delLo altrove) è un passo da gigante dell'arte del d'Annu111-ioverso la lealralilà. Se l' « irnaginifico » non s'è ancora 1·isollo a dire addio alla gala di colo1·i e di concetti in quel eh' essa wagnel'Ìanamenle ritarda l'emozione Ll'agica ed alquanto sproporziona l'opera, già la fantasia, in viLLrice ondata, ha soppl'esso ne' personaggi e nei tipi l'io pertinace del poeta; ne li ha tersi, ne li ha 1·iscallali. Chi esitasse a riconoscere un tanto progresso, raffronti la figura tragica di Francesca, grandiosa nella sua schiellezza pa,,sionata, con altre di protagonisti di antecedenti tragedie d'annunziane, sminuile e talvùlta affogale dalla convenzionalità; raffronti Lra le accesso1·ie, pe1· esempio, u11a Sirenetta - poeticissimo scorcio, st1·anissimo personaggio, superflua pa1-Lecon le cameriste, co 'I giullare, con l'astrologo, co 'l mercatante, nitide fisonomie che stupendamente compiono il quadr·o storico e son partecipi, se non indispensabili, all'azione; raffronti, pe1· esempio, l'italianità ferma e colorita ( colorita dalla severa oggettivi là della rievocazione) che per tutta la Frarwesca s'affel'ma cli scena in scena, con la tentennante ellenicilà della Città Morta, ove lo sfondo archeologico e le passioni moderne duran troppo distinti, alieni ed alterni. E a chi nelle mie circoscrizioni quanto a teatralità scorgesse della lesina, 1·icordi Quintiliano che lo stesso Pomponio Secondo, principe di quanti tragici Ialini egli avea veduti, confessavano gli antichi essere assai poco tragico, e più risplendere per dotlr11ia e nitore. Difetto, codesto, ch'è d'allronde peculiare alla stessa indole italiana. Assumendo dall'Ellade materna idee e forme di letteratura e di filosofìa, e rinnovandosene lo spirito rustico e bellico, la patria italica che avea dalle colline etrusche espresso i fescennini e le atellane e dal mezzogiorno insulare e coloniale i mimi, accolse nelle braccia la comedia, lo prodigò alito sale vita: alla tragedia poco val.,e o niente valse. Si faccia pu1· questione, quanto all'antichità latina, di tragedie perdute e di comedie 1·i111asle: il tempo non é poi quel gran cieco che si vuole; certe conservazioni e distruzioni han la lol'O logica anch'esse. Logica o torlo, del l'esto, se il famoso e famelico dente del tempo ci fnrò i poemi tragici di E11nio - notevoli forse pe1· Ct'epi1a11te a1·dilezza di massime - e di Livio Andl'Onico e di Pacuvio e cl' Azzio e di Cassio Parmense e di Vario e di Pollione e di Cinna e d'Ovidio e di Q. Cicerone e di Mece11ate e ('luc:;;Laper arguta olezion dell' ~ulore) d'Augusto: 11011forse, fuo1·i degl'imilalori umanisti e dei li'agici francesi che (t ltinsel'O in Seneca a piene mani, la Cl'ilica è qua.,;i u11a11ime nel condannnne le tragedie rillesse e ba,·oi:che, ove il pathos tespico è sur1·ogato da 1:1ostruose pinture e da Lirate truculente'? E il lealro vivo italiano, qua11do 11011 fu comico, oltre le sacrn 1·app1·ose11Lazionie i miste1·i - ch'eran liturgia in azione -, oltre la ca11111Lapolizia11esca d'Orfeo e oltre le favole pastorali, non andò. Cl,i rammenta più, se 11011 a titolo di documenti o d'imµopolari rifacimo11li, la Sofonisba del Trissino o la Me,·ope del Torelli, l'Orbecclw del Gi1·aldi o la Semiran,ide del Manfredi, la Rosmunda del H.ucellai o l'Astianatte del Grallarolo, e, con tulle le polemiche suscita lesi intorno, la stessa Canace di Sperone Speroni'? Da Albertino Mussalo giù giù agli ullimi t1·agici del seicento, il drama è academico o retorico; teatrale, di rado. Rialzò il capo nel secol seguente, àopo gli esempii stranieri e sollo lo sprone della sorella Musica: e a canto al melodramma, co 'I Maffei e con l'abate Conti, albeggiò il miraco'o di Vitlol'io Alfieri, che la vitalità del suo teatro irrobusl'I della prop1·ia soggettività volitiva e irruente, co11Linuato con val'ia fortuna dai classicisti e dai romantici . Data dunque codesta idiosincrasia tragica di noslra ::;enlc - su 'I cui merito e su 'I cui perchè mi astengo dal formarmi - si capisce quanto l'iniziativa del d'Annunzio sia, in sua audacia, magnanima; si spiega che le bellezze d'una sua rappresentazione drammatica sieno bellezze estrinseche alla struttura schematica di essa; e s'intende perchè il lettore sia più dello spellalore idoneo a guslade. Come tragedia, la Francesca innova poco o punto le circostanze dantesche e boccaccesche, in una parola tradizionali : il congegno intimo della favola, nella sua p1·imilività, non pure nulla aggiunge a' racconti del poeta del 11ovellalore e dei cronisti, ma a pena si distingue, sarei per dire (e il quinto alto mi da1·ebbe ragione), da quelli d'un qualunque fallo d'amo1·e vendicalo. Ma come fascinosamenle, co 'l dramma palpitante e sanguinoso, convengono la !il'ica e la novella in un bell'insieme romanzesco! Enti-ambe conferiscono alle persone vampa di vita, all'ambiente loro vCJ·iLà d'arto, alle une e all'a!Lro un supe1·bo involucro di visione. Straordinal'iameulc opulenta la lingua (e le perdoniamo i radi sfoggi in cataloghi dotti) italicamenle prella; stupendamente docile agl;inni agl'impeli allo paci. Del eommiato in terzine ho dello più sopra: l"autore promette con esso, tornando co 'I secolo decimoquinto a' signo1·i di Rimini, la tragedia di Sigismondo Malatesta l'avventuriero che tenne corte di lellerala milizia (la' leLLeratu1·a milit.are 11011è peste sollanlo de' nostri Lempi I) e cozzò con Pio IL Della canzone a Eleonora Duse, che sta in fronte al libro sfida d'un forte e insurl'ezioue 01·gogliosa, vorrei dire ades~o con molla eco e cong1·atulazione di me pugnace selvaggio. Ma non serve: a' piagnoni, a' lividi, agi' imbe1·bi del bel paese, clie nulla vogliono nulla cl'eano a 11ulla aspirano, permalosi ceusol'Ì ed enlusiasLi parasili, il poeta questa volta l'ha accoccala lui. NOTE SCIENTIFICHE Scienza e Filosofia Con q ue,;tv titolo è stata l'ipol'tata recente men te da più d'nn givrnalc nn'interessante lettera del 1 ,ror. A. Fagg-i tlèll'l'11ivrn,ità di Palermo sulla quale mi s0111brn opportuno rid1iamare l'attenzione dei !et.tori di questa Ri11islr1. Dopo a rnr ossenato che I' ltalia è forse, tra i paesi civili, quello in cui al pre,-cnte gli studi lilosofici sono [Jiù in <liscredito, il l!~aggi esprime rovinione elle la prtn(jipale causa cli (jiò sia da cercare nell'ingiustificabile separazione che i nostri ordinamenti universi.tari stabiliscono tra i corsi cl'inse••namento dedicati alle discipline s(jienti0che prnp~iamente dette e quelli nei quali i gioYani del la Pacol tà di lettere vengono preparati al conseguimento della laurea in filosofia. L'aver ta•
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