/ RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 170 . .. Ed ora alle nostre considerazioni. Anzi tutto non possiamo consentire coll'on. Fer- . raris sulla importauza che egli accorda ad una relazione di Costantino Nigra sulle con,iizioni del Reame di Napoli prima del 1860. E di ci.ò ci occuperemo altra volta. Si.amo, invece, perfettamente d'accordo con lui sulla inopportunità d'indebolire oggi le industrie del Settentrione colla riforma delle tariffe doganali in senso liberista. Con questa riforma noi arrecheremmo grave danno diretto ai settentrionali senza arrecare alcun giovamento alle isole e al Mezzogiorno : e non solo a queste non arrecheremmo giovamento ma arrecheremmo anche non pic1;olo nocumento indiretto diminuendo la forza di acquisto e di consumo dei prodotti meridionali, nelle regioni del Nord. Queste idee, con coraggio e con decisione, svolse l'on. Colajanni in due discorsi sui trattati di commerci.o pronunziati in due ambienti politico-economici del tutto diversi. e cioè nel settembre 1901 a Milano su invito dei repubblicani locali, e nel febbraio 1002 in Napoli ad iniziativa dell'Associazione fra i Commercianti e gl'Industriali. Ed il nostro accordo continua completo, su quanto egli dice relativamente alla importanza ecl utilità <li alcuni lavori pubblici nel Mezzogiorno. Se poi dovessimo riassumere in poche parole le nostre critiche, diremmo che lo stupendo articolo dell' on. Ferraris, pecca per soverchio ottimismo. E' soverchio, ad esempio, l'ottimismo del Ferraris nel giudicare sui risultati che si otterranno nel Mezzogiorno e nelle isole dalla coltura intensiva dei cereali. Egli dimentica che nel Mezzogiorno e nelle isole le condizioni del suolo e del clima sono tali da neutralizzare parecchi benefici che altrove si ottengono dai concimi chimici e da tutta la coltura intensirn. ~el Mezzogiorno e nelle isole. sotto questo aspetto c'è mo! to e molto da fare come rilevasi nel libro dtll'on. Colajanni: Per l'Economio Nazionale e pel dazio sul grano; ma i risu I tati che se ne possono ottenere sono ben !on tani da quelli esposti dal Guicciarclini, dal Gatti, dal Virgili, dal Guerci, ecc. ecc. In quel libro a questo proposito citansi i dati degli esperimenti ciel Giglio! i fatti nelle zone più adatte dell'Italia meridionale: nella Campania felice. i aggiunge altresì che il capitale circolante necessario a questa coltura intensiva dovrebbe essere di molto superiore ai 100 milioni di lire, e si avverte pure che alcune aziende della Francia hanno avuto bisogno di 1000 lire per ettaro di capitale circolante, ottenendosi un aumento di prodotto netto molto meschino; però dal punto di vista sociale ciò che interessa maggiormente è l'aumento del prodotto lordo. Ad ogni modo chi ci dù questi 100 milioni necessari per la intensificazione delle colture? In Genr1ania dove i! governo ha voluto fare sul serio, ha dato 62 milioni di marchi alla ca;;sa pel credito agrario. E in Italid? Kon è minore rottimismo dell' on. Ferraris in quanto al vantaggio degli scambi di prodotti tra il Nord e il Sud. Ma per fare le parti giuste si dovrebbe tener presente che per molti prodotti agrari il Settentrione non è tributario del Mezzogiorno, ma è, anzi, un suo concorrente, come ad esempio, per i prodotti del caseificio; rli guisa che mentre il Sud rimane sempre tributario del ~orci per la maggior parte dei prodotti industriali, la indipendenza economica del Settentrione si afferma sempre di più pel minore bisogno che esso avverte dei prodotti agrari del Mezzogiorno. Ila ragione l'on. Ferraris accordando la mas:;ima importa.nza alla diffusione dell' istrnzione e specialmente di quella professionale; ma intanto lo stato italiano cla quarant'anni per l'istruzione ha speso meno dove maggiore era i I bisogno dell'i. truzione cioè nelle provincie meridionali. Nè 'meno esatta è la sua osseryazione che più che altro al ]\J ezzogiorno riuscirebbe al utare una diminuzione d'imposte. Questo bisogno risulta e\·i· dentissimo dalle cifre del le espropriazioni per inadempiuto pagamento d'imposto: essi sono spaventevoli nelle provincie de Mezzogiorno e nelle isole; esse sono invece insignificanti nel Settentrione. Ebbene che cosa ha fatto lo stato italiano per riparare' a questa stridente sperequazione 1 Ha diminuito le aliquote dell'imposta fondiaria precisamente nelle proYincie del Nord dove meno era urgente il provredimento. E ciò in e ecuzione dell'iniqui - simo articolo sull'acceleramento del catasto, consecrata nella più perniciosa delle leggi che è quella del 1 marzo 1880. Finalmente rileviamo che l'on. Ferraris si abbandona ad uno slancio veramente lirico ricot·tlanclo che « quara.nt' anni sono ornmai trascorsi ùacchè fra la simpatia e l'ammirazione dell'Europa, fra le rinnovate speeanze cli popolazioni poYere ed oppres e, Settentrione e Mezzogiorno, costituivano. colle Provincie centrali, l'unità nazionale. Era un patto fraterno d'amore e d'aiuto reciproco; era l'unione delle forze morali ed economiche di tutta una nazione, risoluta di risorgere a grandezza politica ed economica.• Ma il lirismo suo di fronte alla realtà da lui one:tamente consta.tata si dilegua con rapiùità vertiginosa. E proprio l'on. :Uag• giorino Ferraris, che constatata la incompleta politica economica dello Stato italiano, conchiucle: • Il ettentrione progredisce: il yfezzogiorno impoverisce! Questi gli effetti di un errore inrnlontario, ma fatale, della politica economica italiana. Questa l'amara verità! « Il Settentrione, dove esistono le condizioni natural i di un'economia ind~striale, trova nella politica e nella legislazione - esclusivamente industriale - dello Stato, i congegni economici e giuridici della sua espansione, e gradualmente risorge: il -Mezzogiorno, dove tn·e,·algono le condizioni natural i di un'economia rurale, non trova nella politica e nella legislazione - esclusivamente indu-
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