178 RIVISTA POPOU.RE Di POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI gnuno di noi ha avuto largo campo di studiarla in paese e fuori. » Tutto quello che egli dice viene meravigliosamente riprovato dalle condizioni della Basilicata; la quale, nonostante le sue o/ardine, da molti anni in qua decade rapidamente e in proporzioni davvero allarmanti. Ciò crediamo che dimostrerà tra non guari in un suo studio Francesco Nitti. Al Mezzogiorno, evitando la ripercussione delle imposte che deriva dalle spese ferroviarie, si arreca maggiore gion1mento consacrando i 500 milioni cti ferrovie in 500 milioni cli capitale circolante e di credito agrario, ed anche cli un rniliéuclo. 8i avrà: aumento cli benessere locale per l'aumentata produzione, e miglioramento delle c0nclizioni del pubblico erario che possono consentire cosi una ulteriore diminuzione delle imposte. Con Giustino Fortunato si deve concord1,re perfettamente che nella riduzione delle imposte consbte uno dei mezzi più efficaci per Yenfre in sollieYo del Mezzogiorno. Con ciò, ripetiamo, non si escludono le costruzioni di nuove ferrovie, e sopratutto cli maggiori strade rotabili. Si domanda ,oltanto che si proceda con prudenza, a gradi, ed in ragione dei mezzi del bilancio e delle forze economiche del paese. ::'\on si dimentichi inoltre che noi abbiamo fatto ben poco per sviluppare la produzione agraria del Mezzogiorno nella misura massima consentita dallo stato attuale della viabilità e dei mezzi di trasporto· attuali. L'aumento della produzione agraria specialmente granaria troverà il suo collocamento nella stessa Italia, che paga annualmente all'estero dai 126 ai 200 milioni per importazione di grano. Nel i\'lezzogiorno, all'antica agt·icoltuca depauperante e povera si deve sostituire un sistema di coltura mo derna. Dagli esperimenti dell"on. Guicciarclini. 1•isulta che il prodotto aumentò da 12 a 22 quintali per ettaro, e che dedotta ogni. spesa dipendente dal concime chimico si ebbe un utile netto di .L66 a 317 lire per ettaro, secondo gli appezzamenti. Questi risulbti sono stati confermati da altri esperimenti. altrove. Bisogna, però, non dimenticare che tutti i mezzi relati vi all'intensificazione della coltura non si potranno adottare di un tratto e clovunque. La loro applicazione non può farsi che a gradi, sia sopra lo stesso podere, sia sopra un maggior numero cli poderi, di anno in anno. A poco a poco un'onda benefica di progresso si diffonderà di campo in campo, di valle in valle, ed i.l sorriso cli una crescente agiatezza rallegrerà ad un tempo i proprietari e i contadini. Siamo adunque in presenza cli un problema complesso, cosicchè ingannano se stessi ed il Mezzogiorno coloro i quali credono che tutto consista nell'aprire qua e là qualche piccola Banca locale, che distribuisca creclito a qualche consorzio agrario che venda concimi! Sono buone intenzioni, di scarso e lento effetto pratico, f[ uando, coll'abuso del credito e coll'impiego irrazionale dei concimi chimici., non conducano a rovine e dolori, non ignoti al Mezzogiorno e ad altre parti d'Italia. Occorre invece un'azione costante, progressiva, intelligente ed organica: un'azione che abbia chiarezza cli propositi, potenza di mezzi, continuità di sforzi. In caso di verso, l' insuccesso si associa presto allo sconforto ed alla sofferenza morale e materiale. La sola coltura intensiva del grano, nel Mezzogiorno e nelle isole, richiede un capitale superiore a 100 milioni, senza tener conto di quanto esige il progresso delle altre culture. " Il miglioramento agrario del Mezzogiorno non rimarrebbe a solo vantaggio di quella regione, ma si riverbererebbe sull'Italia intéra. In un primo momento le provincie meridionali acquisterebbero nel Settentrione, aratri, strumenti d'ogni genere, macchine, concimi chimici necessari ad una più intensiva produzione di grano: in un secondo momento i proprietari e i contadini del Mezzogiorno, resi più agiati, acquisteranno sempre nel Settentrione tutti quei prodotti industriali richiesti dall'inalzato tenore della loro esistenza. Tra l'agricoltura del Mezzogiorno e l'industria del nord si stabilirebbe la più meravigliosa solidarieU d'interessi. La prosperità agricola del Mezzogiorno aitiva la fabbrica del nord e la maggi.ore attività industriale del Settentrione ticerca i prodotti agricoli del sud. Arrivato a questo punto lo scrittore così riassume il suo pensiero: La quistione meridionale è un problema complesso: in piccola parte è problema doganale; ma sbagliano coloro i quali sperano molto in una trasformazione di tariffe e nel miglioramento dei trattati di commercio. La quistione meridionale è in piccola parte probleina di lavori vubbtici; questi potranno formare la gioia ùi. alcuni sindaci. e la fortuna di pochi grassi appaltatori, ma lasceranno povere le regiom che tali ;:i ttual mente sono. La qui.stione meridionale è in piccola varte problema industriale, poi.ché al Mezzogiorno mancano le migliori condizioni. per lo sviluppo delle industrie che, del resto, non sorgono e non s' improvvisano per decreto reale. La quistione meridionale è in molta parte problema eclucativo; la miseria è la compagna necessaria dell'ignoranza, e l'ignoranza è massima nel Mezzogiorno. La quistione meridionale è in buona parte problema amministrativo, e non sarà risoluta sino a quando in Italia non si creino un'amministrazione ed una giustizi.a affatto indipendente dalla politica e dalla influenza governativa, sino a tanto che non si ritorni alle antiche tradizioni per cui si inviavano nel Mezzogiorn0 e nelle isole i migliori funzionari. La quistione meridionale, infine, è in parte vroblema tributario; la diminuzione delle imposte sarebbe uno dei migliori benefici che il governo italiano potrebbe assicurare alle popolazioni, poìchè la pre.~sione tributaria, grave anche per le provincie del Settentrione, òiventa intollerabile per quelle più povere del Mezzogiorno. M.a gli sgravi tributari non sono possibili se si deve inaugurare una politica di spese.
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