Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 6 - 31 marzo 1902

JUVISTA. POPOLA.RE DI POLITICA., LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 165 questo sia affidato all'industria privala purché sia trascorso un quinquennio dall'alto della concessione. Figuriamoci cosa ne potrà seguire I Non parlo delle concessioni già avvenute, ma per le concessioni future quale impl"endilore privato vorrà arrischiare grossi capitali in un'impresa che se àarà buoni resultali sarà subilo municipal:zzata '? Mi ricordo lo strepitare che si é fallo in Inghilterra dai liberisti per la facoltà data aJle corporazioni locali di riscattare una concessione riguardante imprese eleLLriche, dopo il periodo di 21 anni. E il progetto Giolilli la riduce a 5 anni 1 A!Lro che ostacoli al libero sviluppo dell'indust1·ia futura ! Il progel to parla poi di utile dell'azienza da devolversi al bilancio comunale. Qui sta il pericolo maggiore della legge perché si o/Tre un'arma fiscale in mano dei 7000 comuni indebitati ed in callivissime condizioni finanzial'ie, e sarà il melodo migliore per continuare nel comodo sistema della t~ssazione insidiosa. In ciò il pericolo maggiore, e bisogna provvedere in q,,akhe modo ad ovviare l'inconveniente, se non si vuole che la futura leggè 1·appiesenti un mero organismo fiscale piulloslo che il tr·ionfo di un grande principio economico. Sebbene la buona riuscila di un'isliluzione all'estero non costituisca una valida ragione per propugnarne l'introdÙzione in altri ambienti in condizioni diver,;e, Lullavia é utile studiare quanto l'esperienza ha insegn11Lo in altri luoghi. È certo che noi potI"emmo ricavare tesori di politica economica studiando nel paese tipico delle municipalizzazione, l'Inghilterra, il movimento grandioso verso la produzione diretta municipale. Lo studio dell'ultima Relazione della Commissione parlamentare inglese sarebbe di un'importanza eccezionale Tale Commissione composta di 5 Lords e 5 membri della Camera dei Comuni, dal 22 maggio al 22 luglio 1900, t~neva ·15 sedute nelle quali interrogava 38 testimoni. Ritenendo poi che l'inchiesta non potesse essere esaurita prima della chiusura della sessione, la Commissione non veniva a conclusioni definitive, ma si limitava a riferire gl'interrogatori, C'.Jmprendenti 4408 questioni, e a riportare 25 appe11dici concernenti i fatti studiati. Gli uomini pratici ed i legislatori avrebbero molto da imparare non trascurando gli ammoniinenti che balzano fuori dai fatti e dal!a esperienza delle CO$e. (Giornate degli Economisti - Marzo). -o Privilegi ed abusi delle Cooperative. - Non é re<·-enle il tentativo, da parte della classe commerciante, di creare un'agitazione contro le cooper·ative, e ogni tanto si é avuto un risveglio di questa opposizione, con risultati, però, in generale negativi. La ragione dell'agitazione odierna starebbe nei privilegi ed abusi delle cooperative, privilegi di carallere fiscale specialmente, abusi nel senso che le cooperative di consumo hanno allargato la vendita al pubblico, anziché limitarla ai soci. Per quanto in Italia, le cooperative di consumo, salvo qualche rarissima eccezione, non sieno riuscite a ridurre sensibilmente i prezzi di vendita al minuto, e riescano a mala pena a resliluire il 3, il 5 o più per cento - mentre •]e cooperative più evolute inglesi, svizzere, francesi, tedesche dànno il 10, il 15 e più per cento - é certo però che un po' per ragioni economiche, un po' per ragioni d'ordine psichico, la cooperazione di consumo va prendendo qualche sviluppo, e si capisce che il commercio se ne impressioni. Ma si può parlare di privilegi ed abusi tali che il commercio possa temere dalle cooperative un danno veramente g1·ave~ L'obiettivo delle cooperative - ha scritto il consigliere Pepi della Camera di Commercio di Firenze - è la ricerca del minor costo a profitto del consumatore; il principio cui le cooperative s'occupano é quindi essenzialmente altruistico, e come tale dev'esser lasciato libero di generalizzarsi il più possibile, perché risponde pienamente al suo fine. Ma lasciando da parte ogni questione teorica, e venendo ai privilegi contro cui si reclama, si osserva che il codice di commercio vigente concede alle cooperative: 1° gratuità delle pubblicazioni degli atti costituti vi; 2° g,·atuità della pubblicazione dei bilanci e della situazione sul Bollettino delle Società per azioni; ;~•esenzione dalla tassa di bollo e registro per gli alti costitutivi e per quelli di ammissione e recesso dei soci; 4° esenzione dalla tassa di circolazione delle azioni, quando non abbiano un valore superiore a 100 lire e il capitale non superi le lire 50.000 5° esenzione dal pagamento della tassa sui consumi a quelle cooperative che nei Comuni aperti distribuiscono le merci fra i soci a scopo di beneficenza; 6° ·preferenza nella fo1·nitura delle Opere pie. Analizzando queste concessioni, la prima rappresenta un'economia, una volta tanto, di 100 o 200 lire; la seconda di 50 lire o più di bollo ogni ànno, la 3• it risparmio di poche lire; la 4" un risparmio, al massimo, di 300 li1·e annue; la 5', che potrebbe effettivamente rappresentare un discreto vantaggio, non é estesa a tutte le cooperative di consumo, ma a quelle soltanto che distri- . buiscono mer~i a scopo di beneficenza. Si dimentica però che la po~izione delle cooperative di fronte al Fisco é differente dal negoziante privato che non ha obbligo alcuno di dare puJ.blicità ai propri bilanci. Le cooperative sono colpite da alcune tas3e delle quali gli esercenti sono in pa1-te esoner11ti, come per esempio: la tassa sulla quota di utile posta in riserva con destmazione a fondo di riserva, la tassa sugli interessi passivi, la tassa sulle tangenti restituite agli acquirenti, la tassa snlle tangenti non ritirate, tassa camerale, tassa di bollo e registro se la società non è mutua , tassa di bollo per Lutti i libri se la società ha forma anonima o in accomandita. Bilanciali gli oneri con le spese, la differenza non é grandissima, tale da convincersi che gli articoli della legge costituiscano un vero e proprio privilegio o pro-. tezionismo a favore delle cooperat.ive. Qualunque sia il giudizio che si voglia dare sulla cooperazione, qualunque siano le speranze che in essa si ripongano, é certo che se qualche vantaggio può togliersi loro, esse vanno lasciate libere di regolarsi come credono di fronte ai non soci. Una restrizione al riguardo servirebbe per avvantaggiare le cooperative, accrescendone i soci e con ciò la loro potenzialità economica. Se abusi e privilegi vi sono 'è giustizia sopprimerli. La vittoria sarà così tanto più duratura e promettente per le cooperative, quanto più dipe11derà esclusivamente dalla virtù benefica dei loro principii. (Economista di Firenze. - 16 marzo). • Le nascite in Francia e la divisionedella proprietà della terra. La Societé de statistique di Parigi nell11 seduta del 15 Gennaio ha dato lettura di importanti memorie sulle relazioni esistenti tra le nascite e la divisione della terra in Francia. Vacher ha rammentato che egli aveva stabilito fino da 25 anni or sono che il numero delle nascite diminuisce regolarmente nei dipartimenti in cui la

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