Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 6 - 31 marzo 1902

142 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCJALI sappia che la Commissione governativa non ha il potere necessario per forzare le Società esercenti a far la luce sui loro elementi contabili, ciò che ne rende monca l'a• zione. Errore gravissimo, nel quale cadde lo stesso Aoanti riell'attenuare la importanza della proposta inchiesta parlamentare, il giorno dopo in cui aveva su di essa invece richiamato tutta l'allenzione dell'Estrema Sinistra. ij In una lottera pubblicata dallo stesso Aoanti l' onorevole Pantano, illustrando concisamente ma chiaramente il pensiero che lo guidò insieme all'on. Colajanni nel proporre la indagine parlament.are, dimostrò con piena evidenza come, senza la luce che da essa soltanto può venire, né paese, né Parlamento potranno a1Tronta1·e degnamente la soluzione del grave problema, fronteggiando l'azione dei grandi inleressi capitalistici coalizzali fra lot"O a danno dell'interesse pubblico. E ammoni, ccn franca e fraterna parola, i socialisti come sia condizione sine qua non, anche in questa prima mossa, l'unione del'.e forze popolari; perché un primo insuccesso potrebbe essere il preludio della sconfitta colletliva degli :nteressi del proletariato e di quelli dell'economia nazionale, e più tardi sarebbe vano ed inane ogni rimpianto. Il regime ferroviario cos1ituisce la spir,a dorsale di . tutto il movimento economico del paese. Dal suo presente ordinamento scaturisc:e la più gran pat·le delle nostre miserie presenti; dal suo ordinamento avvenire la possibilità di una vera e propria riscossa dell~ nostre energie produttive. Mettere a nudo la ragione e il perché di quelle miserie, significa tracciare !1,via luminosa del futuro, impedendo che nuoYe mistificazioni e nuovi mistificatori vengano a sfruttare le ultime preziose risorse della fortuna nazionale. A questo mira, senza veli e senza ipocl"Ìsie, la inchiesta parlamentare proposta dagli onorevoli Pantano e Colajanni, e per ciò stesso sa1·à ostacolata da ogni maniera d'insidio. Sta ai partili popolari, interpreti della coscienza pubblica, il sostenerla e il farla trionfare. Si rito1•na alla Hanca Uomana. Colajanni e Giolitti. - In questi giorni abbiamo assistito ad amen~ manifestazioni di premura sulla dignità, suUa corrette.::::a,salta logica, sul rispetto clelprogramma, ecc. ecc. della Estrema Sinistm, a proposito dell'attitudine da essa serbata verso il Ministero Zansrdelli-Giolitti. Gli amorevoli ammonimenti vennero e vengono, anzi fioccano, dalla parte dei moderali e dei reazionari che amano l'Estrema come il fumo negli occhi. Ma i moderati non si sono limitati ad occuparsi semplicemente dei gruppi, ma sono scesi financo ad individualizzare le accuse e i rimproveri. E gli é così che un famigerato giornale che accordò il suo appoggio non solo alla forca e ai forcaiuoli, ma anche agli uomini politici più incalliti nel vizio e disonestisimi nella vita pubblica e privata, non ha saputo mandar giù il fatto che l'on. Colajanni sia stato portato nella Giunta del bilancio dal ministero di cui fa parte l'on. Giolitti; e, togliendo occasione da questo fatto gli ha scaraventalo contro parecchie delle pagine da lui pubblicate nel libro Banche e Parlamento dopo la lotta t/Jte-à-t/Jte sostenuta nella quistione della Banca Romana. Incidentalmente avvertiamo il suddetto giornale che !'on. Colajanni era stato già eletto membro della Giunta del bilancio sotto il ministero Saracco, e che né allora né oggi egli ricercò l'onore o fece alcun passo per conseguirlo. Ciò avvertito, veniamo al sodo. Nulla !'on. Colajanni : ha da modificare di quanto scrisse sull'on. Giolitti dell'epoca della Banca Romana; anzi se la identica situazione si ripresentasse egli non mancherebbe di. riscri- . vere le stesse. cose che ebbe a scrivere in Banche e ' Parlamento. ! È bene però integrare il giudizio dell'on. Colajanni dato sull'uomo pubblico con quello dato sull'uomo privato; il giudizio sul protagonista P, quello sull'ambiente in cui e<iso agiva. Egli scriveva quanto appresso: « Dell'on. Giolitti é necessario intra_ttenersi a lungo; su di lui, per quanto possa riuscire increscioso, bisogna dire tutta intera e senza velami di sorta alcuna la verità. Bisogna dirl'a perché egli é l'onnipotente del momento attuale; peI"chè molto male ha fatto al proprio paese dal lato morale, politico ed economico; perché molto ancora pot1·à continuare a farne, data la sun grande vigoria, che s'impone semp1·e t1a i fiacchi, tPa gli imbelli >>. « L'on. Giolitli é la incarnazione, a mio modo di vedere, del doloroso contrasto che predomina in molli tra la vita pubblica e la vita privata. Nella Camera credo che una volta sola egli sia staio sincero nella pienezza del significato di tale parola; quando rizzatosi fieramente disse di sentirsi insospettato e insospettabile. Certamente egli riferivasi alla sua vita privata; e infatti per quanti nemici suoi, per ragioni ovvie, io abbia avvicinato o interrogato in va1·io modo, nessuno, proprio nessuno, accennò lonlanarnente alla sua disonestà come uomo privato. Tutti ne 1·i..:onobber-o e lodarono grandemente le virtù domestiche, l'affetto ai suoi, la modestia sua e dei suoi nelle abitudini tulle della vita, che non è ra1·a tra i scttcntr:onali, ma é spiccatissima nell'ou. Giolitti e sorpr~nde nei meridionali, che si conservano fastosi, del tutto spagnuoli, anche nella miseria ». « Disgraziatamente non può dirsi altrettanto dell'uomo pul,blico, del politico, dello statista. L'on, Giolitti sotto questo aspetto, cr<Jdo che sia uno dei più disonesti ministri che abbia avuto l'Italia. Spesse volte si paragonò !'on. Depretis a Roberto \Valpole; ma il paragone regge pure tra il Ministro inglese e l'attuale Presidente del Consiglio, salvo le dilTerenze che risultano dalla durala del polere, che non é ancora luuga per l'on. Giolitti» « Di Roberto \Valpùle scrisse nei suoi Saggi il Macauly: « Era uomo di buona pasta, il quale per trenta « anni non aveva veduto negli altri se non che il lato « peggiore della natura umana. Aveva somma pratica « della malizia della buona genle e della perfì_dia dell'o- « norevole ... ». · « In quanto a sé, era incorruttibile per· denaro. La sua « passione dominante era l'amore del potere; e l'accusa « più grave che gli si potesse fare era di non atJeremai a- « 1Jcttoscrupolo di sacrificare a questa passione gl'inte- « ressi clel suo paese ». « Dell'on. Giolitti cominciai a discorrere facendone il paragone con Roberto vValpole e continuandolo sin dove era consentito farlo, stabilendo tra loro la grande differenza di valore intellettuale. L'on. Giolitti, però, preso isolatamente, sarebbe un mostro, né si potrebbe spiegarne l'azione e la potenza se non lo si considerasse in rappor·to all'ambiente in cui vive ed agisce». « Di \Valpole scrisse lo stesso Macaulay : « é incon- « testabile, a nostro avviso, ch'egli esercitasse la corru- « zione su grande scala; ma può mettersi in dubbio se « meritasse tutte le invettive che su questo rapporto « gettaronsi contro di lui. Nessuno deoe censurarsi se- « oeramente per non essere superiore in virtù al secolo « suo ». « Continuando ii parallelo, francamente deoe ri-

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