RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: D.r NAPOLEONE (:OLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALI A: anno lire 6; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8; semestre lire 4,50. Un nuinero separato Cent. 30 AnnoVIII. - N. 6 AbbonaJnento postale Roma,31Marzo1902 S01'lC1'il:ARIO: Noi: Gli avvenimentie gli uomini: - (L'inchiesta parlamentare sulle ferrovie. - Si ritorna alla Banca Romana. Colajanni e Giolitti. - Muletti e bovi inulesi. - il movimento rivoluzionario ùt Russia. - Ceci/ Rhodes, con ri· tratto.) - La Hetlazione: La salute dell'on~ Colajanni. - La Rivista: Le leghe, gli scioperi, i socialisti e la reazione. - G. Sorel: La Francia prima delle elezioni. - Dott.. A, Nataletti: La riforma delle società cooperative. - SperimentalismSoociale: (Il movimento del salario e del profitto nelle principali nazioni moderne). - Rivista delle Riviste: Scioperi, arbitrati e leghe. (Nuova Antologia). - Il progetto Giolitti sulla municipalizzazione. (Giornale degli Economisti). - Privilegi ed abusi delle Cooperative (Economista il-i Firenze). - Le nascite in Francia e la divisione della proprietà della terra. (Revue Scientijique). - L'americanizzazione dell'Inghilterra. (The Forum). - La Gran Brettagna e la Germania. (Contemporary Review). - Gli scandali dell'amministrazione militare inglese. (Review of Reviews). - Il prossimo abbandono del libero scambio. (Fortnightly Review). - Illustrazionni el testo. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI ~- L'inchiesta parlamentare sulle ferro,,ie. - La grande campagna politica ed economica sul nuovo regime ferroviario, che sarà combattuta nel Parlamento e nel paese per la soluzione del più poderoso problema che incombe oggi sulla viconsiderazione la importante proposta, che, al riaprirsi della Carnera, verrà dinanzi agli Uffici, in base alla relazione con cui i proponenti la illustreranno. Siccome ci proponiamo di dare nel prossimo numero un ampio e preciso riassunto di ta economica italiana, é stata per così dire aperta ufficialmente con la proposta di legge fatta dagli on. Pantano e Colajanni, per una inchiesta parlamentare sulle ferrovie. Dopo i fatti di Trieste. quella relazione, onde i nostri lettori possano farsi un'idea adeguata del problema che, una volta posto, dovrà essere chiarito in tutta la sua pienezza dinanzi alla coscienza pubblica, così· ci limitiamo oggi a quosti semplici appunti. L' inchiesta non si limita soltanto a con- · statare gli effetti del- !' esercizio ferroviario nei rapporti con lo Stato, ma si estende allresì alle costruzioni eseguite dalle Società esercenti per conto del Governo, a pre::::o f atto, a rimborso di spese o in altri modi fiduciarii, mascherati da complesse forme a-rnministrative, punto oscuro, in cui sono stati inghiotLiti, senza debito controllo, centinaia di milioni. L'inchiesta, in una parola, investe le parti più sostanziali delle Convenzioni ferroviarie, così rispetto Koerber, Presidente del Consiglio: Per la vostra provata avvedutezza e prudenza vi consegno la croce dell'ordine della Corona di ferro. Goess, Gocerrw,tore di Trieste: Soltanto una, Eccellenza I Eppure furono quindici i morti. (Neue Gluhlichter di Vienna). Giova però notare sin da ora come le difficoltà gravissime cui andrà incontro la soluzione dell'arduo problema, cominciarono a delinearsi fin dal primo istante; sia con la dichiarazione dell' on. Zanardelli - che si terrà fedele alla sua vecchia tesi dell'esercizio privalo, mentre tutt'intorno l'esercizio di Stato si affaccia dalle viscere stesse delle cose come una necessità nazionale - sia coll'opposizione platonica sì al bilancio dello Stato, che alle multiformi energie del paese: l\moe le altre vulnerate e depresse dal regime attuale. La Camera, dopo lo svolgimento che del progetto fece l'on. Pantano, a nome suo e dell'on. Colàjanni, prese in ma precisa fatta alla Camera dall'on. Carmine intorno alla opportunità d'una inchiesta parlamentare mentre é in corso una inchiesta governativa sul medesimo oggetto. Argomento questo facile a trarre in errore l'opinione pubblica, quando non si
142 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCJALI sappia che la Commissione governativa non ha il potere necessario per forzare le Società esercenti a far la luce sui loro elementi contabili, ciò che ne rende monca l'a• zione. Errore gravissimo, nel quale cadde lo stesso Aoanti riell'attenuare la importanza della proposta inchiesta parlamentare, il giorno dopo in cui aveva su di essa invece richiamato tutta l'allenzione dell'Estrema Sinistra. ij In una lottera pubblicata dallo stesso Aoanti l' onorevole Pantano, illustrando concisamente ma chiaramente il pensiero che lo guidò insieme all'on. Colajanni nel proporre la indagine parlament.are, dimostrò con piena evidenza come, senza la luce che da essa soltanto può venire, né paese, né Parlamento potranno a1Tronta1·e degnamente la soluzione del grave problema, fronteggiando l'azione dei grandi inleressi capitalistici coalizzali fra lot"O a danno dell'interesse pubblico. E ammoni, ccn franca e fraterna parola, i socialisti come sia condizione sine qua non, anche in questa prima mossa, l'unione del'.e forze popolari; perché un primo insuccesso potrebbe essere il preludio della sconfitta colletliva degli :nteressi del proletariato e di quelli dell'economia nazionale, e più tardi sarebbe vano ed inane ogni rimpianto. Il regime ferroviario cos1ituisce la spir,a dorsale di . tutto il movimento economico del paese. Dal suo presente ordinamento scaturisc:e la più gran pat·le delle nostre miserie presenti; dal suo ordinamento avvenire la possibilità di una vera e propria riscossa dell~ nostre energie produttive. Mettere a nudo la ragione e il perché di quelle miserie, significa tracciare !1,via luminosa del futuro, impedendo che nuoYe mistificazioni e nuovi mistificatori vengano a sfruttare le ultime preziose risorse della fortuna nazionale. A questo mira, senza veli e senza ipocl"Ìsie, la inchiesta parlamentare proposta dagli onorevoli Pantano e Colajanni, e per ciò stesso sa1·à ostacolata da ogni maniera d'insidio. Sta ai partili popolari, interpreti della coscienza pubblica, il sostenerla e il farla trionfare. Si rito1•na alla Hanca Uomana. Colajanni e Giolitti. - In questi giorni abbiamo assistito ad amen~ manifestazioni di premura sulla dignità, suUa corrette.::::a,salta logica, sul rispetto clelprogramma, ecc. ecc. della Estrema Sinistm, a proposito dell'attitudine da essa serbata verso il Ministero Zansrdelli-Giolitti. Gli amorevoli ammonimenti vennero e vengono, anzi fioccano, dalla parte dei moderali e dei reazionari che amano l'Estrema come il fumo negli occhi. Ma i moderati non si sono limitati ad occuparsi semplicemente dei gruppi, ma sono scesi financo ad individualizzare le accuse e i rimproveri. E gli é così che un famigerato giornale che accordò il suo appoggio non solo alla forca e ai forcaiuoli, ma anche agli uomini politici più incalliti nel vizio e disonestisimi nella vita pubblica e privata, non ha saputo mandar giù il fatto che l'on. Colajanni sia stato portato nella Giunta del bilancio dal ministero di cui fa parte l'on. Giolitti; e, togliendo occasione da questo fatto gli ha scaraventalo contro parecchie delle pagine da lui pubblicate nel libro Banche e Parlamento dopo la lotta t/Jte-à-t/Jte sostenuta nella quistione della Banca Romana. Incidentalmente avvertiamo il suddetto giornale che !'on. Colajanni era stato già eletto membro della Giunta del bilancio sotto il ministero Saracco, e che né allora né oggi egli ricercò l'onore o fece alcun passo per conseguirlo. Ciò avvertito, veniamo al sodo. Nulla !'on. Colajanni : ha da modificare di quanto scrisse sull'on. Giolitti dell'epoca della Banca Romana; anzi se la identica situazione si ripresentasse egli non mancherebbe di. riscri- . vere le stesse. cose che ebbe a scrivere in Banche e ' Parlamento. ! È bene però integrare il giudizio dell'on. Colajanni dato sull'uomo pubblico con quello dato sull'uomo privato; il giudizio sul protagonista P, quello sull'ambiente in cui e<iso agiva. Egli scriveva quanto appresso: « Dell'on. Giolitti é necessario intra_ttenersi a lungo; su di lui, per quanto possa riuscire increscioso, bisogna dire tutta intera e senza velami di sorta alcuna la verità. Bisogna dirl'a perché egli é l'onnipotente del momento attuale; peI"chè molto male ha fatto al proprio paese dal lato morale, politico ed economico; perché molto ancora pot1·à continuare a farne, data la sun grande vigoria, che s'impone semp1·e t1a i fiacchi, tPa gli imbelli >>. « L'on. Giolitli é la incarnazione, a mio modo di vedere, del doloroso contrasto che predomina in molli tra la vita pubblica e la vita privata. Nella Camera credo che una volta sola egli sia staio sincero nella pienezza del significato di tale parola; quando rizzatosi fieramente disse di sentirsi insospettato e insospettabile. Certamente egli riferivasi alla sua vita privata; e infatti per quanti nemici suoi, per ragioni ovvie, io abbia avvicinato o interrogato in va1·io modo, nessuno, proprio nessuno, accennò lonlanarnente alla sua disonestà come uomo privato. Tutti ne 1·i..:onobber-o e lodarono grandemente le virtù domestiche, l'affetto ai suoi, la modestia sua e dei suoi nelle abitudini tulle della vita, che non è ra1·a tra i scttcntr:onali, ma é spiccatissima nell'ou. Giolitti e sorpr~nde nei meridionali, che si conservano fastosi, del tutto spagnuoli, anche nella miseria ». « Disgraziatamente non può dirsi altrettanto dell'uomo pul,blico, del politico, dello statista. L'on, Giolitti sotto questo aspetto, cr<Jdo che sia uno dei più disonesti ministri che abbia avuto l'Italia. Spesse volte si paragonò !'on. Depretis a Roberto \Valpole; ma il paragone regge pure tra il Ministro inglese e l'attuale Presidente del Consiglio, salvo le dilTerenze che risultano dalla durala del polere, che non é ancora luuga per l'on. Giolitti» « Di Roberto \Valpùle scrisse nei suoi Saggi il Macauly: « Era uomo di buona pasta, il quale per trenta « anni non aveva veduto negli altri se non che il lato « peggiore della natura umana. Aveva somma pratica « della malizia della buona genle e della perfì_dia dell'o- « norevole ... ». · « In quanto a sé, era incorruttibile per· denaro. La sua « passione dominante era l'amore del potere; e l'accusa « più grave che gli si potesse fare era di non atJeremai a- « 1Jcttoscrupolo di sacrificare a questa passione gl'inte- « ressi clel suo paese ». « Dell'on. Giolitti cominciai a discorrere facendone il paragone con Roberto vValpole e continuandolo sin dove era consentito farlo, stabilendo tra loro la grande differenza di valore intellettuale. L'on. Giolitti, però, preso isolatamente, sarebbe un mostro, né si potrebbe spiegarne l'azione e la potenza se non lo si considerasse in rappor·to all'ambiente in cui vive ed agisce». « Di \Valpole scrisse lo stesso Macaulay : « é incon- « testabile, a nostro avviso, ch'egli esercitasse la corru- « zione su grande scala; ma può mettersi in dubbio se « meritasse tutte le invettive che su questo rapporto « gettaronsi contro di lui. Nessuno deoe censurarsi se- « oeramente per non essere superiore in virtù al secolo « suo ». « Continuando ii parallelo, francamente deoe ri-
RIVISTA POPOLARE bi POLITICA, LÉTTERÈ E SCIENZÈ SOCl,HJ 143 « conoscersi che l'ambiente parlamental'e italiano non e « migliore detl'on. Giolitti e per qualche riguardo gli ri- « mane al disotto » ( I). Al giornale moderato vorremmo osservar<', se ritenessimo cosa utile ed onesta il trovar complici, che egli invece di sorprendersi della nomina dell'on. Colajanni a membro della Giunta del bilancio, si dovrabbe meravigliare e nausearsi del fatto che un suo correligionario politico, qual'è !'on. Prinelti, segga accanto all'on. Giolitti nei banchi ministeriali. C_on qut>sto pò pò di difl'erenza: che !'on. Colajauni non attese il ritorno al potere dell'on. Giolitti per modificare il suo contegno verso di lui; egli inl"atti lo difese quando fallo il ministero Crispi si tentò di processarlo. L'on. Prinetti, invece, molti anni dopo del!' episodio della Banca Romana, gliela rimproverava in pien11.Camera. Ma que.;to, ripetiamo, non giustificherel.ibe 'ii nostro Diretlore se sconvenienza ci fosse nel suo recente operalo e nell'appoggio che sinora ha concesso al Ministero Zanardelli-Giolitti. C'è dell'altro e di meglio da rispondere: le pagine riprodotte pl'ovano che !'on. Col11janni sin dal 1893, durante la lotta asprissima e quasi personale combattutasi attorno alla Banca Romana, riconobbe che !'on. Giolitti nella vita privata era incensurabile e che gli errori e le colpe sue, in gran parte si spiegavano coll'ambiente. Dato ciò, é naturalP che non poteva, non doveva essere ostacolo alcuno ad una modificazione del giudizio sull'uomo politico quando i fatti posteriori l'avessero consigliata. versa l'Italia, non si può e non si deve negare che egli sia staio forse il solo uomo politico che da ministro non abbia brutalmente smentilo e rinnegato i propositi manifestati da deputato. Tutta la sua politica interna, n0n ostante Berra, non ostante altre deviazioni imputabili più ai rappresentanti della periferia che al potere ccn:rale, é stata informata a rispello della legge, a benevolenza verso le classi lavoratrici, a difesa dei principi democratici. · Oltre Berra - certamente episodio doloroso, non tanto pc! fallo in sé, quanto per le parole in difesa pronunziale in Senato - c'è la militarizzazione che costituisce un errore ed una colpa dt>ll'attuale ministero; colpa ed errore, a parer nostro, aggravati dai tentativi infelici di giustificazione, anzi che fatti perdonare dalla leale dichiarazione dell'nrrore commesso e dalla invocazione di un bill d'indennità. Ma per giudicare l'azione politica d'un uomo e d'un gabinetto, bisogna meltero nella bilancia da un lato il bene dall'altro il male. Il giudizio non potrà essere equo se non quando esso sarà conforme alla indicazione che viene dalla. discesa della bilancia dall'uno o dall'altro lato. Ed è perciò che anche senza ricorrere al111 oramai abusata paura del peggio, noi riteniamo che abbiano fatto opera onesta ed utile per gl'interessi del paese e della democrazia lutti quanti i deputati dell'Estrema èhe hanno prestato il loro appoggio al gabinetto Zanardelli-Giolitri. L'anno 1901-1902 ha cancellato i ricordi dell'anno 1892-93. ~ GZi abbonati che non hanno ancora rimesso l' fm.pcrto del loro abbonamento, sono pregati a spedire la ca-.:-tolina-vagZia con la maggiore possibile sollecitudine. ~ Ora. é doveroso 1·iconoscere che se ci è stato un uo, mo politico il quale abbia saputo preparare il suo ritorno al potere coi mezzi più corretti e dando affidamento della resipiscenz~ propria, '!Uesli è ]'on. Giolitti. L'attuale ministro per gl'Interni é rimasto per oltre otto anni al suo posto fermo come un macigno, studiando gli uomini e gli avvenimenti, correggendo i difetti che avevano potuto nuocergli nel primo suo ministero, elaborando un programma cho rappresenta una delle maggiori esplicazioni democratiche che si possano sperare nelle presenti condizioni della monarchia italiana; egli non ricorse alle subdole e laide macchinijzioni di corridoio per ritornare a palano B,·aschi, ma ·invece rialfo1 rò le redini del governo come conseguenza logica e nec, s-aria di una situazione parlamentare che in buona parte aveva saputo preparare. Nel 1892 !'on. Giolitti ottenne il ministero in seguito ad un voto pal'iamentare che mandò via il gabinetto di Rudinì, ma e1·a noto a tutti che nella preparazione di quel voto, gl'intrighi della corte e dei cortigiani, non erano stati estranei; ritornò al governo nel '1901 in condizioni che escludono completamente l'ombra del sospetto che procedimenti analoghi ai precedenti avessero potuto contribuire a mandar vill il ministero Saracco. Questi antecedenti stavano a provare che l'uomo del 1892 era mutato; e mutato in bene. Arrivalo al potere tenne fede al programma democratico che aveva ripetutamente svolto nella Camera e fuori come deputato? Tenendo conto delle circostanze eccezionali che altra- (1) Banche e Parlamento, Milano 1893, rag. 291-293-306. Tutto ciò ci dispensa dal rispondere ·agli amici dell'Italia del Popolo, i quali presi da invidia dall'attacco mosso contro !'on. Colajanni dai mod~rati, hanno voluto anch'essi rievocare il ricordo della Banca Romana e della parte presa dal nostro Direttore contro l'attuale rnrnistero pe1· gl'interni. A loro domandiamo : Perché i deputali repubblicani, che tengono fede al vangelo di Ancona, non si sono fatti vivi alla Camera per ~ombattere l'on. Giolitti in nome dei ricordi della Banca Romana? Ciò non fecero; anzi, uno dei loro, l'on. Dell'Acqua, sdegnato della pressione che veniva fatta sulla sua coscienza della rigida disciplina impregnata di apriorismi politici, all'indomani del voto, con fierezza e leallà che altamente l'onorano, sentì il dovere di uscirsene dal gruppo dei repubblicani intransigenti. Dell'altro potremmo aggiungere sui giudizi che i 1•epubblicani anconitani emettevano nei cori idoi, e che erano in contrasto colla loro incomprensibile astensione. Riproduciam0 in nota, come sintomatico, ciò che l'Al'- beiter-Zeitung di Vienna ha scritto sull'opera dell'onorevole Giolitti: « Un discorso .:ome quello rlell'on. Giolitti non si era mai inteso sinora da un baoco ministeriale. Non sono frasi brillanti come quelle del nostro Koerber; ma il suo linguaggio è quello di un uomo politico moderno. Giolitti espresse soltanto delle medesie verità. Quanto difficile è però rendere accessibili queste verità ai cervelli ministeriali I Giolitti intende il proletariato, questa classe operaia conscia della sua situazione; intende il suo significato e la sua potenza nello staio industriale ; apprezza questa potenza e vi fa ralcolo. Ciò distingue l'on. Giolitti dagli altri ministri i cni criteri sociali destano addirittura pietà. « L'on. Giolitti, osservando che chi disprezza l'appoggio delle
144 JUVISTA POPOL4.RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIAL! classi lavoratrici deve appoggiarsi agli ultramonlani .espresse una profonda verità. Quelle sue parole consta•arono invero eà& lo svi-. luppo della claS.1e lavoratrice corrisponde al progresso dell'umanità e che non v"è più sublime e migliore principio cli governo che promuovere questo sviluppo. Chi vuol governare contro la classe operaia è indubbiamente condannato a far lega coi reazionari e quindi alla repressione dello sviluppo sociale, ostacolando ogni ci Tile progresso >. Muletti e hovi inglesi. - Chi non ricorda il rumore che si fece in Italia al tempo della guerra d' Africa terminala ad Adua, pei muletti comprali e spediti nell'Eritrea\/ Non si mancò, allora, di notare - e si fece bene - che una famosa moglie di un più famoso ministro aveva avuto la sua parte nelle truffe perpetrate a danno dell'er1trio dello Stato. Si trattava di qualche centinaio di migliaia di lire e di muletti inservibili che si erano compral1 per buoni. I sapienti critici che sentono la volullà dell'auto-denigrazione, osse1·vavano che tali porcherie non potev,no avvenire che tra i latini e specialmente fra quelli del mezz.ogiorno d'Halia. I nostri lettori conoscono, per le numerose prove che ne abbiamo date, che Settentrionali ed Anglo-Sassoni, in quanto a porcherie di ·questo genere si distinguono dai Meridionali e dai latini, solo in questo: le fanno mollo più grosse, ein proporzioni tali che superano le categorie criminose e vengono considerate come semplici buoni affari. ·· Recenti discussioni nel Par-lamento inglese e la proposta d'inchiesta venuta da sir Campbell Bannerman sui contratti fatti dal governo per la guerra dell'Africa del Sud, ci hanno procurato - perché na~conderlo ~ - una vera soddisfazione. li capo dell'opposizione di S. M. ha denunziato scandali tali che quello dei muletti italiani, al paragone, diventa una vera inezia. Ne giudichino da questi due soli esempi; che togliamo da un giornale di Roma: < Un fornitore v,mdendo al governo tremilaseicento cavalli ungheresi ha realizzato un profitto di un milione e centomila franchi sopra due milioni e mezzo. I fornitori di carne gelata, sopra un capitale di undici milioni, hanno dato un dividendo del centociuquanla per cento ed inoltre hanno messo da parte un fondo di riserva di venticinque milioni. Profitti favolosi furono 1·ealizzati sopra i favolosi noli di trasporto. Una nuova industria é cresciuta durante la guerra, quella della resurrezione dei huoi. li sistema era semplicissimo. Quando gli animali esausti vengono abbandonati teoreticamente essi sono morti e gli appaltatori ne ricevono il prezzo. Viceversa poi essi vengono raccolti, fatti riposare, curare e nutr1ee a spese del governo e quindi rivenduti nuovamente al governo stesso. Alcuni animali sono così passali traverso lunghissimi cicli di esistenza. Sir H. Campbell-Bannaeman concluse che di fronte a tali fatti "quando si pensa che oltre t,-e miltal"di sono passali per le mani dei fornitori, un'inchiesta immediata si impone >. li signor Bro·drik, ministro del re d'Inghilterra, si oppose all'inchiesta come un ministro italiano, e pel momento la vinse. Ma in Inghilterra non spunta la mano inguantata di una signora per acchiappare la sua parte nella truffa colossale. Gli Anglo-Sassoni non hanno da rallegrarsene, poiché se ci rimane sconosciuto l'intervento di qualche donna, è notissimo però che tutta la famiglia del ministro Chamberlain, con cinismo sopraffino e degno delle raz::;e superiori, è stato dimostralo che ha avuto la parte del leone nelle forniture per la guerra d'Africa. Eppure J6e rimane sempre l'idolo intangibile ed inviolabile del popolo di Londra I Il movimento rivoluziona1·io in nussia. - Malgrado lo knout e !a nagaika, gli esili in Siberia, la pena di. morte, l'ignoranza delle masse, il governo di compressione di ogni libertà - che è l'ideale realizzato dei nostri sacerdoti della reazione senza intelligenza come senza cuore -, il movimento russo verso una grande rivoluzione si accentua ogni giorno di più e fa passi giganteschi. · Ieri erano gli studenti che si affratellavan0 coi professori e con gli operai in un movimento di protesta; oggi sono studenti, operai, che insieme ai contadini e con la solidarietà an.::he di molti ufficiali e soldati, levano più polente il grido di esecrazione contro il governo d-3!10Czar. A Pietroburgo l'occasione è stata la dimostrazione promossa da studenti ed operai per cÒmmemorare l'anniversario della morte della studentessa russa Vengerowa che, come Jacopo Ruffini nel 1831 in Piemonte, per sottrarsi alle lor'Lure fisiche e morali che le si infliggevano spietatamente nelle carceri, si suicidava cospargendosi le vesti .di petrolio e appiccandovi il fuoco. La polizia della capitale dell'impero aveva preso grandi misure di precauzione, aveva fatto lo .~foggio più provocante di forze, ma lutto inutile: quando gli studenti e gli operai giunsero in lunghissimo corteo con bandiere rosse spiegate e cantando inni rivoluzionari, furono accolti dalla folla, che andava scmp1·e più ingrossando, eon entusiastici hurra!t e con gridi di abbasso l'ar;solutisrnol che rompevano l'aria come acutissimi sibili. La repressione della polizia -fu addirittura selvaggia. I cosacchi percossero uomini, donne, vecchi, fanciulli a colpi di nagaika, il terribile scudiscio a punte metalliche; i plotoni di cavalleria caricarono la folla compattissima a I.rollo serralo, e menando sciabolale di taglio dove capitavano; e i dwornik - i servi delle famiglie aristocratiche, al-soldo della pulizia - infierirono ancora più viltnenle sui feriti. Le notizie che giungono dalle provincie non sono meno gravi, ma confortanti per chi ama la libertà. A Tuia i soldati rifiutarono di far fuoco sulla folla. A Mosca gli studenti per protestare contro l'intervento della pulizia nell'Università e per rispondere provocazione a provo~azione, violenza a violenza, intonando canzoni rivoluzionarie e inalberando bandiera rossa, distrussero tul;li i gabinelli di fisica e chimica, e scesero in piazza a far le barricate. Ventidue ufficiali si rifiutarono di dar ordine ai soldati di sparare sui ribelli. A Rostoff una colossale dimostrazione poté svolgersi tranquillamente per l'impotenza della pulizia a reprimerla. Nella piccola cillà di Poltava, durante la rappresentazione della Poten::;a delle tenebre di Tolstoi, scoppiò una grande dimostrazione in teatro al grido di Abbasso il despotismo /, e le centinaia di arrestati, riusciti a sollevare gli altri detenuti e a legare le guardie, uscirono dalle carceri abbattendo porle e finestre. ·A Odessa furono arrestati 1000 operai che nelle prigioni vennero frustati a sangue. Il movimento, confermato anche dal Messaggero dell'impero, si accentua anche maggiormente perché è dilagato ormai anche nelle campagne sinora tranquille, e ove va assumendo un carattere religioso, condotto com'è da un Mosè Todosienko il quale, dicendosi Mosè risuscitato, va predicand•) tra i contadini russi, che in cuore detestano !"ortodossia ufficiale, l'abolizione della religione di cui è capo lo Czar. È tutto l'immenso corpo della Russia che freme; è una
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 145 nazione che scossa dai martiri eroici P, dagli intellettuali affratellati con gli oscuri lavoratori, va lestandosi dal sonno di secoli di lunga ininterrotta oppressione; é la protesta collettiva che prende il posto della protesta individuale: oggi ancora il lampo, ma domani sarà la tempesta purificatrice. · * Cecil Rhodcs. - A Muizenberg, in una palazzina in riva al mare, ove si era ritirato per ria,-ersi di una lunga malattia, é morto Ceci! Rhodes che fu detto il « Napoleone del Capo», e che certo fu il simbolo vivente della tenacia anglo-sassone nella difesa di un'idea, an • che se basata sul falso e sulla viltà. Ceci! Rhodes non é '\'ero che· fosse venuto dal nulla. Figlio di un pastore protestante in ottime condizioni finanziarie, a 19 anni era mandato a K11roo, nella Colonia del Capo, per cul'arsi della tisi da cui era stato colpito. li clima caldo, asciutto e senza vento gli fecero ricuperare la salute, e a 23 anni egli ebbe la fermezza di volontà di tornare in Inghilterra a ricominciare gli studi. Laureatosi ad.Oxford ritornò definitivamente nella Colonia del Capo, dove ebbe la fortuna di comprare il terreno brillantifero della fattoria Beers, il primo anello della catena che lo condusse poi, con le miniere d'oro del Transwal, a riunire ur. patrimonio di 250 milioni, a dare il suo nome ad un territ~rio grande come sei volte l'Inghilterra e a sintetizzare l'idea imperialista « dal Capo al Cairo,> che pur troppo gli soppravviverà, e sarà una delle cause principali della decadenza del!' Inghilterra. Nel 1880, nella regione diamantifera del Sud-Africa non restavano che tre compagnie rivali. Dopo una lotta gigantesca, Ceci! Rhodes riusci a diventarne il padrone assoluto con un reddito di 3 milioni di sterline annue. Nel 1888, con un trattato col re negro Lobengula, otteneva il privilegio di coltiva1·e tutte le miniere del Mashonaland, e conternporaneamenlP- dal govemo inglese il diritto di colonizzare « la regione che si trova imme- « diatamente al nord del Bechuanaland e del Transwal, « e ali' ovest dei possedimenti portoghesi >> a cui egli dette, fondando la Chartered Company, il nome di Rhodesia. Sottoposti, più coll'audacia che con la forza, i Mataheles ribelli, in mezzo ai quali con tre suoi amici e due sole guide si recò a offrir la pace o la gue1·ra, da allora la sua fortuna percorse una parabola sempre ascendente, l'idea che il « territorio è tutto >> e che l'Africa dQvesse diventare Lulta inglese, fu sempre più suo pensiero ed azione, finché con la fallita incursione di 1000 uomini condotti da Jameson nel Transw&al - la quale mostrò la poca conoscenza in Ceci! Rhodes del nemico da combattere - e più che altro coi disastri sofferti persino dai 250,000 uomini mandati dall'Inghilterra contro le due repubbliche africane, la parabola discese e si chiuse con la morte di lui, che in questi ultimi tempi dovette cons·tatare che non sempre i colossali imperi possono schiacciare con la forza e con l'oro dei piccoli popoli, armati dall'Ideale e sprezzanti d'ogni pericolo. Sarebbe contrario al vero affermare che « la disgustosa smania del denaro » com'egli la chiamava, lo abbia spinto unicamente a provocare l'attuale guerra del Transwal. Non si può dire né avaro né venale un uomo che ha dato lo scorso anno 70,000 sterline di beneficenza, che non riuscendo a persuadere il pubblico e gli speculatori della utilità di una linea telegrafica la costruì quasi lulla a sue spese, che nell'interesse dell'agricoltura autorizzò il sµo amministratore ad un passivo di 25,000 franchi mensili nelle fattorie sperimentali, che ha dimostralo una generosità senza limiti cogli Uitlanders, che teneva la sua casa sempre aperta dando sempre da mangiare e da bere a chiunque si presentasse in qualunque ora del giorno. No, era l'ambizione pel trionfo di un'idea lungamente maturata e accare,,zata, che insieme al denaro che profolldeva, non gli faceva rispa1·- miare, né un lavoro incessaute, né i i,ericoli, quell'ambizione per la quale soltanto Ceci! Rhodes si può paragonarP- a Napoleone, col quale aveva comune l'audacia, il polere del fascino su quanti avvicinava, la bizzarra alternativa di traLLi generosi e di durezze, il disprezzo di tutto ciò che poteva sembrare sentimentale. Ma Ceci! Rhodes che lascia dietro di sé~ La bandiE,ra inglese nel disonore e nel ridicolo; il pianto soltanto dei fornitori militari, risuscilator·i di cavalli e di bovi, che perdono in lui uno dei principali fattori della guerra scellerata; il momentaneo pa1,ico delle Borse che temono un Krac sul mercato europeo; e il sollievo di tutte le anime generose innamorate di un sano Ideale che vedono con lui sparire uno dei più tenaci e terribili nemici del popolo eroe, che in Africa, da tre anni, compie contro il più colossale·e potente degli Imperi, un'epopea degna di essere cantate da un Omero. Nor. Ai numerosissi1ni amici eclabbonali che ce ne hanno domandato, ci af!reltiamo a clare notizie sulla salute 1'el nostro Di·rettore. Dopo dieci giorni di atroci so/fei·enze ed a scongiurare gravi pericoli che minacciavano la integrità dell'arto, il giorno :N, previa cloroformizzazione ritenuta indispensabile, quantunque ancora non si fosse manifestata Lasuppurazione, l'illustre professore Lupo, assistito clal dottor Rindone, praticò clue Lunghi e profondi tagli sul flemmone clella mano dPslra. Adesso tutto pare che proceda in regola e si spera evitare ulteriori, dolorose complicazioni. Ad ogni modo l' on. Colajanni ne avrà per un mese circa. Le sofferenze fisiche sono aggra-
146 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ vate da quelle momli derivanti dall'impossibilità di scrfoere. ~ Se1·va questo anche di avviso ai tanti ~he da lui attendono risposta. A tutti rivolgiamo in nome suo vivi e cordiali ringraziamenti. LA REDAZIONE. LeLeghgeli,scioperi, i socialeisltaireazione Non faremo tardivi commenti alla discussione che si chiuse col voto del 15 marzo. A noi, però, cialisti, e sopratutto tra i contadini e i ferrovieri, se si potè rimanere dolenti dell'ordine 'del giorno Bissolati, si è oggi altrettanto soddisfatti del voto parlamentare che lo distrusse. Di quella discussione noi, dopo quello che abbiamo scritto altra volta, non vogliamo rilevare oggi se non questo dato: I deputati socialisti, i quali non si trovavano nelle più favorevoli condizioni - e ciò spiega in gran parte la relativa loro tranquillità di fronte ai discorsi degli avversari -, quasi convinti che avevano qualcosa di grosso da farsi perdonare, con una insistenza rara smentirono più volte, e recisamente, le accuse dei I' I Boeri furono prima r.ispinti, ma i muli inglesi furono presi da tale panico, che furono inutili tutti gli sforzi per trattenerli. (Dai giornali inglesi). Ijmuli cosi:nefasti~alla gloria di John Bull non sono tutti al Transwaal. sarà lecito esprimere la compiacenza sincera che abbiam provato di fronte alla resipiscenza piena e completa del Gruppo parlamentare socialista che, come abbiamo rilevato nel numero precedente, venne a darci ragione delle osservazioni vivaci che provocò l'ordine del giorno Bissolati. Fuori del Parlamento, nella stampa setti manale socialista, non mancano le aspre censure sulla incertezza che genera la facile contraddizione del Gruppo parlamentare socialista. Ed è La Propaganda di Napoli, che in questo senso porta la nota più accentuata, come disgraziatamente ve l'ha ortata in ogni occasione in cui ha potuto affermare la propria intransigenza. Ma nella massa dei so- (Rire di Parigi).:: conservatori che nel movimento delle leghe e negli scioperi vollero vedere un contenuto politico. E pur troppo, le loro denegazioni corrispondevano alla verità, poichè è innegabile che i nostri contadini e i loro agitatori cli rango inferiore, non hanno nè idealità, nè finalità politiche. Ed è questo il male. La dissociazione della politica dalla economia, a lungo andare riesce sempre disastrosa; perciò diamo sincera lode all'on. Barzilai che, con raro senso di opportunità, rievocò le parole nobili di Giuseppe Mazzini sulla necessità di educare il popolo e sopratutto di non svilupparne il solo lato egoistico occupandosi delle sole ragioni del ventre• I socialisti, negando che nel movimento attuale
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 147 ci sia alcunchè di politico, hanno creduto certamente di rassicurare alcune coscienze dinastiche anzichè conservatrici; ma essi non sono menomamen te riusciti ad attenuare l'allarme che si. va facendo sempre più largo in ogni strato e in tutte le classi sociali del nostro paese, di fronte alle forme ed alla intensità dell'attuale movimento agrario e sociale. Noi abbiamo approvato incondizionatamente il Governo per l'attitudine sua ris1_.1etto all'azione delle Leghe cd agli scioperi; l'abbiamo approvato perchè siamo convinti che quest'attitudine sia rispondente non solo alla legge ed ai principii di libertà, ma anche rappresenti il metodo migliore, sia per impedire i mali derivanti dal conflitto tra lavoratori e proprietari, sia per atten uadi. Ma non possiamo con La risposta è di un semplicismo infantile: non si trasforma in un giorno o in un anno l'ordinamento politico e militare di uno Stato, anche quando i proprietari piccoli e medi esercitino·una adatta e continuata pressione. Ma se a questo si deve venire, non si rientra a tambour battant in quel campo della politica che i socialisti con tanto disprezzo vogliono disertare 1 E detto ciò sul la ragionevolena ed opportunità degli scioperi presenti., noi speriamo che vengano dimostrate esagerate o false addirittura tutte le notizie che il Giornale d'Italia da tanto tempo viene pubblicando sulle violenze commesse dalle Leghe e dagli scioperanti in ispregio della libertà individuale e della libertà del lavoro, nonchè le altre sulle pretese davvero esorbitanti e stravaganti accampate dai conaltrettanta espansione approvare i modi e la intensità dell' azione spiegata dalle Leghe promovendo, ùovunrrue hanno potuto, gli scioperi agra1'i. Certamente la condizione dei cuntad ini i tal iani è tra le più misere; era doveroso qualunque movimento che avesse miralo a risollevarli; questo miglioramento nella sorte dei lavoratori della terra, del resto, rappresentava la parte a loro dovuta dei benefizi che vengono al la agricoltura italiana clal dazio sul grano; ma in tutto bi-,ogna rispettare Ja misura ed aye1·c il senso ,lell'opportuniU. :'\on ern prndente dopo i primi benefici risult::tti ottenuti Lo elezioni in .Fraucia. tadini in alconi. luoghi. E tra le domande strava- . 1 ., • ganti, per non dir peggio, ~~o/ ;:i:__:;._, se fosse vera, dovremmo considerare quelle cli alcuni lavoratori i quali si rifiutano di lavorare, anche violando i patti precedentemente convenuti, e intanto vogliono conti. nuare a godersi l'abitazione della casa del pt·oprietario ! In quanto alle violenze denunziate,qualche cosa cl i vero certamen te c'è, e ce l'hanno con• fermato di.versi nostri amici del Veneto e del Polesine; ma siamo verò convinti che la maggi.or parte degli allarmi. e delle denunzie vengano cagionati dall'esercizio di· quello che gl' Inglesi chiamano ·-· CC/'- ~---- ..~:...a.,, .~~- lu nome dcll'or<linc Yi è uu accordo perfetto. (La ve1'ité pcw l' image di Roueu;. colle a 6·itazioni e co 6 li scioperi precedenti, rinnovarli senza dar tempo al consolidamento dei primi. Si doveva tener conto dell'elemento psicologico: ai proprietari si doveva accordare un po' di tempo a{linchè ess:i si fossero adattati alle conseguenze mor,,li ed economiche delle concessioni già fatte e non spaventarli c·on nuove domande, le quali giustamente dovevano far nascere il sospetto che le domande dei contadini ·arebbero cresciute in r:igione diretta di ciò che essi ottenevano. lnlìne era ed è- cosa umana e logica ricordare che in ltal ia se i lavoratori della terra stanno male, non si trovano su di un letto di rose i proprietari, specialmente i piccoli. e medi, dominati da quel terribile vampiro che è il fisco italiano. · Noi sappiamo che i socialisti hanno pronta la rìsposta :a' quest'ultima obiezione: costringano, essi dicono,~lo Stato a t?'asformarsi ed a prendere una parte rnollo minore di quella che attualmente prende del loro reddito. picheting , che da noi sembr,i una cosa enorme, mentre al di là della l\Ianica è diventato consuetudine. Di ft'on te alla situazione l'ispettiva dei proprieta,ri e dei contadini, quali saranno le conseguenze possibili del movimento attuale se esso non venisse corretto e moderato 1 Per rispondere a questa grave domanda noi possediamo già alcuni elementi di notevole importanza. Anzitutto dove i proprietari hanno qualche po' di resistenza si uniscono tra .loro e allo sciopero cominciano a contrapporre il locle-out. Non sarebbe male che i contadini e i socialisti ricordassero che gli scioperi delle più formidabili TradeUnions in Inghilterra falliscono oramai allo scopo, perchè gl'intraprendi.tori hanno già adottato la tattica degli operai. ed allo sciopero contrappongono lo sciopero. In questo modo fallì miseramente nel 1897 lo sciopero dei meccanici che costituì la così detta grande battaglia del lavoro, nella qua-
148 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETT&RE E SCIENZE SOCIALI le furono inutilmente sperperati ben dodici milioni di lire. I socialisti italiani fidano nella ignoranza, nella mancanza di solidarietà e nella impossibilità di resistere della maggior parte dei nostri proprietari. Ma essi non dovrebbero dimenticare che il bisogno è un grande propulsore; e i primi accenni, benchè indeterminati, benchè incerti e non organici della resistenza si hanno in diversi punti. È argomento fortissimo quello che si desume dalla poca forza di resistenza economica della proprietà che in gran parte è insita nell'industria agraria; ma anche sotto questo aspetto si deve considerare che se la rovina derivante dalla mancanza di un raccolto non può essere affrontata dai piccoli proprietari e da buona parte dei medi, la si può, invece, provocare anche dai grandi, e da un'altra parte dei medi proprietari. Le possibilità della mancanza di un raccolto agrario rappresenterebbe un grave danno per la economia nazionale, ma questo danno non si limiterebbe alle conseguenze immediate, e condurrebbe ad ulteriori e profonde trasformazioni delle quali pagherebbero le spese gli stessi lavoratori della terra. Infatti, come si rileva sia da un articolo del Prof. Masè Dari, sia dalle primizie ohe sono state pubblicate sulla inchiesta promossa dalla Società italiana degli agricoltori di Roma, pare che a grandi passi si vada verso queste solÙzioni: sostituzione delle macchine agli uomini dove ciò e possibile; ritorno a cultura estensiva,sovra tutto al prato quando non si può sostituire la macchina all'uomo; e infine scomparsa della proprietà piccola e media coll'arrotondamento della grande o colla formazione del latifondo. Queste conseguenze possibili e in parte in via di realizzazione, pare che non impensieriscano i socialisti settentrionali, qualcuno dei quali si è anche compiaciuto delle previsioni del Masè Dari. Noi comprenderemmo la loro esultanza se essi si facessero apertamente sostenitori della lllassima: tanto peggio tanto meglio; ma l'insieme della loro attitudine fa ritenere invece che essi la respingono o la intendano in un senso assai diverso da quello in cui primitivamente la intesero Marx ed Engels. . Noi non vogliamo credere che i contadini se si vedessero condotti a mal partito dagli stessi metodi da essi adoperati contro i proprietari uscirebbero dalla legalità abbandonandosi alla jacquerie: ma non esitiamo a dichiarare che se abbiamo qualche speranza di scongiurare tale esito disastroso nel Settentrione, lo speriamo meno nel Mezzogiorno, qualora vi si acuisse il conflitto fra contadini e proprietari. Di fronte a questa grave situazione ai socialisti che non si sono ubbriacati coi successi ottenuti, incombe il dovere di riparare, « di moderare le • pretese dei contadini, di farli astenere per qual- • che tempo da qualunque sciopero e da qualun- " que agitazione ». Chi detta queste linee non da oggi e nelle pre · senti contingenze, ma sin dal 1892 nell'Isola dette sinceri ed onesti ammoni.menti agli operai di non abusare dello sciopero. Questo ammonimento ha ripetuto qui stesso più volte senza speranza di raccogliere lodi nè di amici nè di avversari, e prima che i più focosi campioni del socialismo si convertissero al la ragione ed alla prudenza. A nessuno quindi potrà riuscire inatteso il nostro linguaggio. In quanto alle conseguenze politiche di questo movimento che può riuscire a tutto benefici0 della reazione, noi preferiamo lasciare la parola ad uno dei capi più autorevoli del socialismo settentrionale, che di recente ha detto: « Un ben grave dovere s'impone ai partiti popolari e al partito socia!ista: il dovere cl i sforzarsi ogni giorno - non soltanto nella fugace contingenza di un voto politico - a rassodare e migliorare la situazione che le forze reazionarie son congiurate ·ad abbattere. « Questo dovere il partito socialista non l'ha inteso ancora. Da un anno noi lavoriamo - come fossimo pagati per questo dai nemici più accaniti del proletariato italiano - a preparare il ritorno ùella reazione, ad allontanare e ad allarmare tutte quelle forze che avevano spianata la via al regime liberale. Già in una gran parte della pubblica opinione s'è - mercè nostra - radicata l'idea che l'esperimento democratico sia destinato a fallire che l'Italia non sia paese maturo per la li- ' bertà. Conquistato un regime liberale, abbiamo disciolto il fascio delle forze nostre e ci siamo rivoltati contro di esso, d'ogni fuscello facendo una trave, gonfiando ogni abuso od errore di un questore o di un prefetto, per gridare al tradimento, speculando su una sventura come Bena a profitto del demagogismo nostro, giurando che la libertà - nella quale gli operai e i contadini salivano alla storia - era poco più_ che un'illusione. I giannizzeri del dispotismo, rintuzzato ma non spento, non avevano che da aspettare per mietere le messi da noi coltivate. Come infatti può prosperare un regime ·democratico, dove le forze reazionarie lo insidiano da un lato gridandolo rivoluzionario, e le forze rivoluzionarie lo assalo-ono dal lato opposto 1 In cosiffatto conflitto o non v'è spazio dove possa assidersi e durare la libertà. • Se il voto dato ieri dai socialisti alla Camera vuol dire ch'essi hanno inteso tutto questo, non ci rimarrebbe che da formulare quest'augurio: che non sia troppo tardi! •> LA RIVISTA. )QQQQQQQ(Y'COCOCCPOCOOOCOOOCOOOOOCCCXOCO<:octY:OCCOXoaocooocoaooooo Ilnostrporemaigolai bbona Vecli avviso 'Ultima pag-ina l l
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 149 La Franciaprimadelleelezioni, (Coutiuuazione - Vedi N. precedente.) Ma per comprendere bene la storia contemporanea bisogna sempre ricordarsi che gli amici di Gambetta non differiscono dagli antichi bonapartisti, e che il loro dispre7.zo pei p1·egiudizi.va spesso fino al cinismo. Si è detto che durante il soggiorno dell'imperatore di Russia in.Frnncia, non si sia evitato ali' imperatrice il contatto ùi donne che sa-. rebbe stato conveni.ente di tenerle lontano; del resto le disgrazie coniugali del ministrn dei lavori pubblici Bauùin sono la farnia di Parigi. Ma sembra, poi, che lo Czar fosse al corrente rii molte più J..)articolarità che non ·i supponesse. È così che si spiega il bisogno di isolarsi ch'egli provava tanto spesso, e soJJrattutto cel'te singola1·i risposte che parevano indicare eh' egli .·tirnasse di trovarsi in cattiva compagnia (l). 11 tlisastro lli Tweebosck. - Che specie siui:;olare di mulo! - E' il prodotto mcestuoso del coniglio e della pecora: insomma il mulo - scusa, un animale chiamato a rendere dei grauùi servigi. (Rire di Parigi). L'esperienza del secondo Impero ha dimost,,ato che per governare facilmente la Feancia, non v'è niente di meglio che sprezzare ogni considerazione morale; ed è a causa cl i ciò che i partiti moderati sono così deboli da noi. In altri temJJi l'ignobile spedizione di Mitilene sarebbe bastata per far cadere un ministero; \Valdeck Rousseau ha creduto segnalare il successo ottenuto in questa occasione, come una delle tre grandi opere del suo governo, accanto al riavvicinamento italo-fra~cese e al viaggio dello czar in Francia! Ed egli in tal modo esprimern l'opinione di molti repubblicani: il Rappel che è sempre l'organo più caloroso delle nobili cause, aveva trovata ammirevole la poli.tica seguita in Oriente in favore di Tubini e Lorando. (~) Specialmente durante la visita al municipio di Reims. Lo C1,ar si condusse persino in modo provocante di fronte al governo francese, esigendo che il generale Boisdeffre gli facesse visita e si recasse nella cattedrale di Reims che i I cardinale Langenieux teneva a mostrargli. Questo cardinale è uu avversario deciso della Repubblica. La condotta di \Valdeck Rousseau, che si era tante voi te dei!.o di principì conservatori, ha sorpreso molte persone. Si dice ch'egli avesse molte ingiurie personali da vendicare: la signora Waldeck Rousseau non aveva sempre goduto nell'alta società parigina tutta la considerazione alla quale la sua grande posizione finanziaria avrebbe dovuto darle diritto (ma che certe avventure d'altri tempi non giustificavano agli occhi tiella aristoçrazia borghese), ed essa ha contribuito a trascinar suo marito nella via ch'egli ha seguito. Le circostanze in mezzo alle quali Ila dovuto costituil'e il mini -tero, lo forzarono a rompere con la maggioranza delle classi conservatrici, che si erano schierate contro la revi::;ione del processo Dreyfus. Egli doveva t1·ovarsi in lotta aperta con la Chie:a che aveva marciato compatta contro la revisione. In )!.,rancia appena ci si urta con la Chiesa, è impossibile di re. tare sul terreno della Uua. se1)arazione necessaria. ~ VBllQ , !'" M ruuu~v ,0/\UHE ~:- "fc.>PÈ~lfl ~ JI A -. ·l j Ecco altre <lue piccole indiane che bisogna separare se non si vuole che muoiano tutte e cl ue. (Republique illustré di Parigi). moderazione: tutti i governi conservatori in con• flilto con la Chiesa sono vinti certamente ; ma ogni governo éhe lusinghi le passioni anti-reliligiose, che disprezzi apertamente i pregiudizì morali della borghesia, e che si dia delle arie un pò demagogiche, riesce in questa guerra. Dal momento che la ricca borghesia era ostile al ministero non vi era cl1e un l?artito da prendere, (arte paura, seg11endo la ricetta del secondo Impero. Waldeck Rousseau ha mostrato tanta arte quanta i ministri bonapartisti, nel far marciare lo spelt1·o rosso: quando la borghesia sembrava ribelle, egli era l'amico degli operai e permetteva loro di rare delle manifestazioni che avevano un aspetto un po' rivoluzionario ; poi, quando ha ceeduto che gli operai rivoluzionari potessero diventa1·e pericolosi, egli ha colpito forte e rapidamente. Negli ultimi anni de.I secondo Impero il governo aveva sovvenzionato dei giornaletti socialisti; alla festa del Trionfo della Repubblica, Wal- "'
150 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE B SCIENZE SOCIALI deck Rousseau ha permesso lo spiegamento delle bandiere rosse, perché aveva bisogno di far paura alla borghesia tremante. Nel 1884 Waldeck Rousseau aveva fatto votare una legge sui sindacati professionali, con la speranza di or;ianizzare le corporazioni operaie sotto il con troll o del suo partito ; ali ora i realisti non erano stati ancora vinti in un modo definitivo, come lo provarono le elezioni del 1885. Nel 1899 egli volle riprendere la stessa tattica e non ha ottenuto maggiori risultati; ma ciò dovette, sembra, alle impruùenze di certi amici di Millerand. I capi dei sindacati soffrivano nel. loro. amor proprio d'esser tenuti in disparte dai padroni che sdegnavano di discutere con essi; il ministro del Commercio prescrisse ai suoi funzionari di sentire il loro parere. Parecchi tra loro furono eh iamati nelle commissioni accanto arl altri finanzieri e grossi industriali; poiché i Consigli del lavoro dovevano soprattutto servire a dare ai rappresentanti dei sindacati l'idea eh' essi sono degl'i ausi.- lia1·i dell'amministrazione. Quando essi si trovarono alla stessa tavola del ministro, a fìanco dei direttori delle strade C'errate, molt-i tra loro credettero che unari voluzione sociale fosse stata fatta, e che un'era nuova si aprisse pei lavoratori. Da noi il prestigio dell'autorità è enorme, e si comprende come le abili adulazioni potrebbero condurre gli operai ad accettare il controllo ciel governo. I capi ciel partito socialista hanno una certa responsabilità in questa evoluzione, perché essi avevano spesso tenuto troppo in disparte gli uomini çlei sindacati. Bisognava dimostrare agli qperai che il governo é pieno di premura per loro; da noi le parole hanno un gran peso, e si trattava più di parlare di solidarietà che d'agire. Si sono dunque redatte delle leggi sociali, per dare agli operai un'idea vantaggiosa dei sentimenti che il governo pruorn per gli operai, piuttosto che in vista di esser loro utili. Sembra difficile che si arrivi mai a mettere in esecuzione i progetti votati dalla Camera sugli impiegati ferroviari e sul lavoro delle miniere; questi progetti non sono quelli che dovrebbero essere se si avesse sul serio il desiderio di migliorare le condizioni degli uomini che si pretende proteggere. Pare certo che parecchi deputati che hanno votato queste leggi facciano poi tutto quanto possono perchè il Senato non le voti. L'applicazione delle leggi operaie è stata diretta in modo da lusingare i sentimenti meno nobili della n3,tura umana: si é spinto gli operai a fare delle denuncie anonime, e un piccolo padrone non può pigliarsela con un operaio pigro senza essere esposto a delle inchieste. Io abito in una piccola città in cui s'imbianca una buona parte della biancheria di Parigi; quasi tutti i padroni sono degli antichi operai; io vedo tutti i giorni il mio vicino (elle è uno dei più grossi padroni della città) andare a lavorare in ciabatte e con le maniche ri m boccate. Il lavoro varia molto da un giorno all'altro e la limitazione della giornata cli lavoro non ha senso comune se si applica alla lettera; ebbene gl'ispettori si conducono come pazzi e mettano tutto in opera per colpit'e le più piccole infrazioni. li ministero del Commercio ha trasformato le leggi sociali in mezzi per perseguitare i padron.i. · Questa polizia molestatrice urta più i piccoli e medi padroni che i grandi industria] i; ed essa ha molto contribuito a sviluppare il nazionalismo nel piccolo mondo parigino; essa piace a molti operai, ma dà anche soddisfazione a tanti bassi istinti della natura umana ed è perciò che acquista una importanza politica e sociale di prim'ordine. Le passioni cattive dominano sempre l'uomo quan(lo esse non siano frenate da una fede ardente nel valore dei grandi principi morali. Quando gli operai sono sinceramente socialisti, non vedono nel loro padrone che un rappresentante del regime capitalistico e credono che le cose non · possano passare di versa mente; la loro osti I ità contro l'uomo si trasforma ed è ricoperta dal sentimento della lotta cli classe. La polizia industriale che il governo ha organizzato, tende a fare percorrere all'anima operaia una strada inversa: il sentimento nobile della lotta di classe si perde, ecl è rimpiazz<..1,lo dal sentimento vile d'imbestialire il ricco ; dal socialismo si passa alla demagogia. La demagogia, di cui vediamo tutti i giorni i peogr-essi, minaccia seriamente l'avvenire della Francia; l'interesse dei capitalisti sarebbe, oggi, che il movimento socialista potesse riprendere il suo corso, perché· il socialismo desidera ardentemente il progresso industriale che la demagogia tende a intralciare. Ma i grandi capitalisti hanno altri progetti : ai sindacati che si dànno l'etichetta socialista e che, sempre più, diventano delle forze politiche controllate dal governo della Difesa repubblicana, essi cercano opporre altri sindacati; ai rossi contrappongono i gialli. Io non credo molto temibili queste organizzazioni; i capi di questi sindacati sono generalmente degli imbroglioni che sfruttano i ricchi industriali; e pare anche che qualcuno tra loro abbia relazione con la polizia. Il resultato di. questo dualismo può essere previsto, credo con qualche certezza. I sindacati attuali, i cui capi diventano sempre più infeudati al governo, spariranno, e il campo diventerà libero per la riorganizzazione dei sindacati veramente socialisti. In attesa, bisogna passare pel' dei giorni cli pruove: gli operai intelligenti sono scoraggiati; le masse si lasciano condurre come delle pecore; i capi dei sindacati sono felici di esser trattati come dei signori dal ministro; e il ministero impiega i sindacati per far paura ai deputati moderati. Chi non vede quali servizi li abbiano resi i minatori con la loro minaccia di sciopero generale 1
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