118 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI porta specialtnrnte rilevare: che i mezzi rivoluziouar-i vi sono annunziali come possibilmente utili, ma non preferibili e non sistematici; che lo sciopero generale non può escludersi, ma deve essere consigliato con un grado elevatissimo di organizzazione, di educazioue e di solidarietà tra i proletari; che il partito socialista difende 11ellarepubblica un mezzo necessal'in di libera.:ione I' di educ~ione; ·che il socialismo 11 e.•seniialmente repubblicano:· si puo anche dire che esso ,; la stessa repubblica, poicM ,; la cstmsùme dellri repubblir·a al l'C{JimedPlla proprieti,, e del lavoro. Questa dichiaraiione di principi sembra scritta apposta come una lezione per certi socialisti italiani! Sulla qnistio111JMillemnd, che i leLtori della Rioista troveranno traLLata assai bene nell'articolo dell'illustre Georges Ranard, il Congresso votò quest'o1·dine del giorno: « Il Congresso, in es~cuzione della risoluzio11e volala « dal Congresso socialista internazionale di Parigi, sulla « partecipazione di uno o di più sociali~ti al potere l.,01·- « ghese, decide che a comi11ciA1·edalla prossimi\ legisl:i- « tura alcun socialista non potrà e11t1·are in una combi- « nazione ministeriale, sino a tanto che un nuovo Con- « gresso non avrà deciso diversamente "· Quest'ordine del giorno é un poco opportunistico,<' si risente della innuenza delle imminenti elezioni : si volle dare un contentino agli avversari di Millcrand, ed a quest'ultimo si permise di rimanere minist1·0 e socinlista sino all'apertura della Camera nuova! Nel programma di riforme,. che noi potremmo fai' noqt1·0 interamente, vogliamo notare quella, che f:òÌ rife1·isce alla soppressione della Prrsidenza della repubblica. Questa propost11 rimonta al 1848; allora fu avanzata da Jules Grevy. A noi sembra lo~ica. In una vera repubblica, che vuole vive1·e e non lasciarsi accoppare da un Cesare o da 11nBonaparte, la Presidenza è Stmpr1• pericolosa. Se poi vuolsi mantenere, allor11 bisogna 11cccttare il ,;istema preside11::iale Norcl-Americano, e 11011i! francese, in cui il Presidente dovrebhc esse,·c, come in una ve1·a Monarchia parlamentare, un j'ainrant,, una Lesta di legno. Pet• nna com111e11101•a:r.loof' di G. Mazzini. Un ~egno d4!i tempi. - La commemo1·azio11c del g1·nnde che riposa a Staglieno e che noi vogliamo, t1·a le tnnte di quest'nn110, segnalare ai nostri lettori, é quella fatta dn Edoardo Pantano a Firenze. La segnaliamo, non tanto pel valore intrinsl'CO del discorso, elevatissimo. e come il deputato pe1· Terni sa fare, ma per le circostanze caratlerisliche clip la p1·ecedettero ed accompagnano. Lasci11mo da parte il contegno, assai cortese, della stampa monarchica locale ve1·so l'oratore 1·epubblic1rno, le cui benemerenze oramai vengono 1·iconosciute anche dai suoi più accaniti avversari, e ricordiamo che il Municipio t:li Firenze per molti anni si 1·ifìutò ostinatamente a permettere che una lapide a Giuseppe Mazzini venisse posta in Santa Croce. Oggi il Municipio, benché in mano di monarchici, concede per la Commemorazione la storica sala de~ Cinquecento, ed interviene quasi al completo nelle persone dei suoi rappresentanti. Non é un segno eloquente dei tempi? Non é un segno che la figura radiosa di Giuseppe Mazzini comincia ad assumere di fronte agli italiani le proporzioni gigantesche che la storia gli ha assegnato f Notiamo ciò con sincero compiacimento, cd auguriamoci che venga presto il momento in cui gl'italiani onorino in ben alti·o modo la memoria del grande Genovese. Intanto, con vero piace1·e, dal discorso dell'amico Pautano, in cui venne lumeggiata con amore la dottrin11 economico-sociale del Maestro, riproduciamo la chiusa davvero inspirata : « Da lui che per 50 anni, lottò senia mai disperare, senza mai posare; che respinto, imprigionalo, tradito, non perdé mai né la fede, nè il coraggio: da lui elio fanciullo l:'bbe la virilità del pensiero e canuto la fìamma cd il fuoco della giovinezza; da lui traggan.:> la gioventù ed il proletariato italiano esempio e luce. Un'ora sol11 della sua vita di lotte e di sacrifici vale cento nnni d<'ll11 vita dei grandi uomini che si avviano verso l'immo1-t11lita col bollo ufficiale dello Stnto. A lui il nostro pc11siero; scaldiamoci all'ombra del suo sepolcro dove non dorme ma veglia. E 11oi lo 1·ivedrerno. « Noi lo rivedrP.mo nel giorno imma11cabil1'. in cui il popolo ila liano rivendicherà 11lla pat,·ia, la g .. 1111 madrn eomune, i suoi confìni sac1·i alla tradizione, al genio e alla lingua italiana (Applau~i .f m.r101·osi, gridu. di « ,·frn 'frieste »). « Lo 1·ivedremo il giorno in cui la bandiera che po1·t A scritto da un lato: Libertà, lavOl'fl, associa_;ioll(', e dall'altro: Patria e Umani/ii, S\·entolerà nelle valli d'ILali11, guida del popolo nell'c11•a suprema della sue rivenrlicaca1.ioni. Allo1·a i'r11le nubi d<J1l'uragano, fra le tempef:òte delle haLtap;lie, la sua fìµ;ura di apostolo e rii mart.i1·r, ro111pe11doi veli fu11eral'i si affaccierù ir-1·adi1,tadai nuovi nlbori sociali, in atto di raccogliere in sè tulti i dolo1·i, e tutte le i1·c pu1·ifìeatc, pe1· gel.tare fra le l11c1·ime n il sanp;uc dei coml,attcnti il g1·ido sup1·emo dell' amo1·e, dclln fr11tel'llitù e dell11giustizia sociale.» (Applausi p,.,._ lunga/i). Vitt,n·ia hoe1•a - l.01•d ì\l ◄•th11◄•n - Una mas◄ •ht>t•a cacl11f.a. - Da un pt"'1,,.onon ci occupiamo in questa parte della li.irista dell11 guel'l·a dl:'ll'Africa del Sud: non C<' ne siamo occupati pe1·clié 11011pos iamo nasconde1·c la noslra trisle convinzione sull'esito finale della 111cdesima. Date le condizioni dei contendenti; dato l'egoismo scellerato dei popoli cosidctt.i civili, n,rn c'è dubbio <'he i boeri 1·i111arranno schiacciati. Sono pochc migliaia, e pe1· quanto le truppe inglesi raccolte nelle taverne di Londra vogliano guadagnal'C il record della vigliaccheria, in ogni combattimento decine e centinaia dei primi rimangono sul campo; lo .~tock dei combattenti si esaurirà in un tempo più o meno lontano, nonostante l'e1·oismo, veramente supe1·umano, che i primi most1·ano in ogni Òccasione. li popolo boero non può rassomigliarsi che ad Anteo; ma E1·cole fìni1·à per istrozzarlo. E questa nosll-a conv:nzione non viene nemmeno scossa d11ll'ultima strepitosa vittoria boera di Tweebosch. Lot·d Methuen rimase prigioniero e ferito. I boeri avrébbero il diritto di fucilarlo per vendicare il loro Scheepers, che fu barbaramente torturalo dagli inglesi prima di essere fucilato, come ha denunziato Mac Neil alla Camera dei Comuni; speriamo, però, che lo tengono in ostaggio per impedi1·e che K1·uitzinge1· in,;ontri la stessa triste sorte di Schepers. In questa guerra c'é stato chi ha saputo acquistarsi una fama ugualmente grande, ma di genere ben diverso di quella dei boe1·i: il sunominato generale inglese lo1·d Methuen. Sin dal principio della campagna il suo nome è associato alle disfatte più segnalate dell'esercii.o inglese. Si può dire che egli sia il prediletto della sconfitta! Si tratta di una disgrazia 1 No. Cosi. è, pe1;ché cosi deve essere. Lord Metl1uen é un generale che ha fatto
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