Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 5 - 15 marzo 1902

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 125 L'OPERADI MILLERAND DI A. LA VY (1) Io credo che dei gruppi socialisti in ritardo discutano ancora «il caso Millerand ! • Doveva un s0cialista accettare di essere ministro, in compagnia di altri capi del partito repubblicano, per difendere la repubblica minacciata? Discussione che a forza di prolungarsi, è diventata oziosa e quasi puramente storica. È veramente un pò tardi per rimettere sul tappeto una questione che i Congressi nazionali e internazionali non hanno osato risolvere con la negativa. Non si tratta dunque più che di apprezzare l' uso che que<;to ministro ha fatto, da quasi tre anni, della parte cli potere a lui affidata. Ora un socialista al potere, in un ministero borghese, non è il socialismo al potere. È evidentissimo che il ministro, così accampato in pieno territorio nemico, non era solo, ma aveva da contare coi suoi vicini, che egli era necessariamente solidale con essi, che doveva guadagnare, o meglio domare, delle Camere poco favorevoli alle rivendicazioni operaie. In queste condizioni, fa meraviglia che, malgrado gli attacchi che venivano da destra e da sinistra, malgrado le resistenze dei vecchi adoratori del laissez {aire, malgrado le gelosie e le perfidie dei partigiani del tutto o niente, un'opera considerevole si sia potuta compiere durante quel che la storia della terza repubblica francese chiamerà « il lungo ministero ». Ehi certo Millerand non ha, da solo, operato la Rivoluzione sociale. Una società non si rivolta come un guanto. Non è in tre anni, come non è in tre mesi, che si cambia da capo a fondo la costitur,ione economica di un popolo.Nel 1848,i socialisti non mancavano di terminare i loro discorsi profetizzando per la fine dell'anno un cataclisma spaventevole da cui il mondo nuovo uscirebbejin un'gran mare di luce. Vane predizioni dell'Apocalisse! La Francia ha messo un mezzo secolo a realizzare una piccola parte del loro ideale, a tradurre in riforme la rivoluzione sempre annunziata, ma sempre differita. Ed è stato ancora con delle riforme parziali che Millerand ha dovuto procedere. Vuol dire questo un abbandono dell'Idea? Io vorrei sapere come si potrebbe correggere la minima parte di un' organizr,azione qualunque, se non si concepisse da prima qualche cosa cli superiore alla realtà esistente; come si potesse migliorare ciò che è, se non si avesse per huiclarlo una veduta più o meno chiara di ciò che deve essere. Ma aspettando che tutto il pensiero socialista entri nei fatti, sarebbe colpevole verso l'umanità l'uomo che, potendo diminuire le sofferenze dei diseredati e alleggerire i carichi che pesano sulle loro spalle, sdegnasse di portare questo sollievo immediato al dolore (i) Societé notivelle de librairc et d'cdition - Paris. umano, sotto pretesto che resteranno ancora dopo ciò molti mali da guarire. Sarebbe colpevole verso il suo partito il socialista che, potendo avvicinare, fosse pure di up solo- passo, il proletariato alla sua emancipazione definitiva, sdegnasse di fargli attraversare questa parte della strada, sotto il pretesto ch'essa non è il termine del viaggio. Millerand l'ha compreso così, e, a suo rischio e pericolo, sicuro di essere accusato, vilipeso, calunniato, ha voluto dimostrare con dei fatti che il socialismo può essere pratico, se lo vuole, e che lungi da essere separato da un abisso dalla società attuale., è la vera mèta dei principì posti dalla democrazia. L'esperienza valeva la pena di essere tentata. Il libro di Lavy ne è il processo verbale esatto, metodico e senza frasi. È in certo modo « un resoconto del mandato ministeriale • Vi si trovano riuniti i decreti che il ministro ha emanato :riel suo ministero, le leggi che ha fatto votare, i progetti che ha presentato per far regnare nel dominio economico al tempo stesso più giustizia e più attività. Il libro si divide in quattro parti. La prima contiene ciò che è stato deciso o proposto per migliorare le condizioni del lavoro, per far cooperare gli operai all'elaborazione e all' applicazione delle leggi che li concernono, per incoraggiarli ad associarsi e ad organizzarsi. Sembra che l'esempio abbia irradiato all'estero, testimoni queste constatazioni (pag. 251) che interessano particolarmente l' Italia, e di cui i vostri lettori potranno giudicare il fondamento: • In Italia, tra i progetti di leggi sociali che figurano nel programma del ministero Zanardelli, si nota la costituzione di una cassa di previdenza tc:a gli operai, la creazione di un consiglio superiore del lavoro, una legislazione protettrice più seria del lavoro delle donne e dei fanciulli, e delle modificazioni alla legge sugli infortuni del lavoro. L'on. Luzzati, ex-ministro delle Finanze, si adopra, con una grande attività, per creare nell' opinione pubblica una corrente favorevole alla cassa nazionale dei vecchi operai, che rappresenta, diceva egli recentemente, « uno dei grandi doveri del « paese verso i veterani del lavoro •. Di passaggio, è bene anche notare l'accoglienza eccellente fatta dalla stampa italiana all'idea del cittadino Millerand, d'istituire, cioè, per gli operai stranieri residenti in Francia, un regime di pensioni di cui l'applicazione sarebbe sul:Jordinata a delle misure di reciprocità a favore degli operai francesi residenti all'estero. È anche l'esempio della Francia e del Belgio che invoca l'on. Luzzatti nel suo rapporto alla commissione parlamentare italiana che si occupa di un progetto sulla creazione di un ufficio del lavoro. D'altra parte l'on. Baccelli, ministro del commercio del regno d'Italia, ha aperto nel novembre 1901, un'inchiesta generale sulle malattie professionali, ali◊ scopo di riunire dei materiali che elaboeerà una commissione special-- mente istituita per lo studio di questa questione.

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