Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VIII - n. 2 - 30 gennaio 1902

50 RIVISTA POPOLARE DI POLlTICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI I Comuni che hanno un ,bilancio superiore alle lire 500000 sono 8l; e tra questi vi sono Roma, Napoli, Milano rispettivamente con un bilancio di L. 25.939.82:i, L. 21,008.019. L. 20.064.152. L'ultimo è Cosenza con L. 504.145. La importanza del bilancio pare che non sia sempre proporzionale alla importanza del Comune; un grande bilancio potrebbe indicare un'attività sociale elevata e lodevole; ma spesso in Italia indica una pessima amministrazione passata e presente. È il caso di Napoli, di Genova, il cui bilancio di oltre tredici milioni viene immediatamnete dopo quello di Milano. Vi sono 2448 Comuni con una entrata non superiore a L. 10000; fra 10 e <'0 mila ve ne sono 2356; fra 20 e 100 mila lire, 2990; 468 soltanto superano le lire 100 mila. "' Questi dati, osserva saviamente la relazione ufficiale, possono tornare utili per lo studio già tentato dei criteri di diversificazione dei Comuni per non assoggettare agli stessi oneri e alle medesime norme amministrative Enti d~fferentissimi per forza contributiva. Ecco condannata in un documento ufficiale la bestiale uniformità legislativa italiana! Con un bilancio di oltre 100000 lire vi sono 31 comuni sopra 1485 in Piemonte; 23 sopr·a 303 in Liguria; 31 .sopra 1893 in Lombardia; 42 sopra 792 nel Veneto; 44 sopra 323 nell'Emilia; 48 sopra 280 in Toscanai 24 sopra 249 nelle Marche; 14 sopra 152 nell'Umbria; 26 sopra. 226 nel Lazio; 10 sopra 454 nel- !' Abruzzo e Molise; 55 sopra 615 nella Campania; 44 sopra 236 nelle Puglie; 4 sopra 124 in Basilicata; 11 sopra 409 nelle Calabria; 52 sopra 357 in Sicilia; e 9 sopra 364 in Sardegna. Da queste cifre risulta che con maggior numero di comuni la Lombardia e il Phmonte hanno un numero relativamente minimo di grossi bilanci. La Sicilia con una popolazione di 3,529,226 abi tanti; il Piemonte di 3,326,311; la Lombardia di 4,278,188; il Veneto di 3,130,429; la Campania di 3,i<i2,378 hanno un numero di Comuni diversissimo. I grossi Comuni prevalgono in Sicilia e nel Mezzogiorno. La popolazione è molto meglio divisa in Piemonte e in Li11:uria,che altrove; ciò che ha una enorme influenza, non solo sul modo come risentono là pressione tributaria i contribuenti delle singole regioni; ma anche sullo sviluppo dell'agricoltura, sulla sicurezza pubblica, sulla delinquenza ec. Quante cose spiega la demografia ! Guardando nei bilanci complessivamente, in Italia si trova che sopra L. 467,790,349 di spese effettive quelle Jàcoltative si riducono soltanto a 54,901,070. li resto va compreso sulla categoria delle spese obbligatorie ordinarie e straordinarie. La cifra cosi meschina - circa la nona parte - della spesa facoltativa dice che la libertà di cui godono i nostri comuni è ancora più meschina: otto noni delle spese vengono loro imposte dallo Stato ! Tra le spese obbliyatorie ordinarie e straordinarie segnaliamo: gli oneri patrimoniali L. 81,308,311; le spese generali L. 90,654,133; la polizia locale e l' igiene L. 87,287,541; l'istruzione pubblica L. 66,298,888; le opere pubbliche L. 63,101,081; il culto L. 3,298,011 ecc. Se si pensa che la spesa per l'istruzione obbligatoria é tutta a carico dei Comuni si vede ch'essa è assolutamente inadeguata ai bisogni del paese ed allo spaventevole analfabetismo. Per la istruzione pubblica, nelle spese facoltatioe non figurano che L. 13,758,029 (ginnasi, scuole tecniche, di arti e me- ·BibliotecaGino Bianco stieri ec.) mentre la beneficenza occupa un posto assai elevato tra le stesse spese facoltative: lire 12,310,475, pochissimo al disotto della obbligatoria. E se fosse vera beneficenza non ce ne dorremmo ! Dal 1882 col sistema dei numeri indici, prendendo come 100 la spesa totale, si ridusse a 126,86 nel 1899; a 168,o0 la spesa per polizia ed igiene; a 151,01 gli oneri patrimoniali; a 149,54 per la pubblica istruzione; a 124,43 la pubblica beneficenza; a 1QS,60 le spese generali; a 118,74 la sicurezza pubblica e la giustizia; ed 84,51 le opere pubbliche; a 84,11 il culto. L'aumento totale sulle spese non è stato soverchio, come spesso si ripete, avendo di poco sorpassato il 25 010. Si noti che in questo aumento e' é quello degli oneri patrimoniali elevato; gl'interessi dei mutui passivi e dei- debiti diversi figurano per circa 54 milioni in tale capitolo. Fu assai più considerevole in Francia, dove da 427 milioni di entrate ordinarie, nel 1878, si arrivò a 751 - un aumento del 75 0(0 - nel 1897; ed anche in Inghilterra, il paese tanto spesso citato erroneamente dai liberisti, dove da meno di 30 milioni sterline nel 1868 si arrivò ad 83 milioni nel 1898, con un aumento del 181 Oto ! La spesa per polizia ed igiene è aumentata in modo confortante, e se ne sono visti i buoni risultati nella diminuzione della mortalità nel N° precedente della Rivista. Date le condizioni del mercuto del lavoro in Italia riesce dolorosa la diminuzione nelle spese per opere pubbliche, diminuzione che non é soltanto relativa ma assoluta: Lire 90.790.464 nel 1882; Lire 7t.i,727,335 nel 1899. Tali spese aumentarono sino al 1888, discesero sotto il punto di partenza dal 1895 in poi. Si noti che per l'applicazione del nuovo Codice Sanitario, promulgato nel 1889, le spese per opere pubbliche avrebbero dovuto aumentare. Nella distinzione tra spese obbligatorie e facoltative, in quanto alle regioni in generale, le ultime rappresenfan0 poco più di un decimo; lo superano sensibilmente l'Emilia, il Veneto, le Marche; piu dl tutte le regioni la Sicilia con 10,250,298 lire di spese facoltative sopra un totale di 46,929,335. Rimasero molto al disotto gli Abruzzi e la Basilicata. In or· dine decrescente e in cifra tonda l'amministrazione comunale costa per ogni abitante L. 30 nel Lazio, 25. in Liguria, 16 nell'Umbria, 15 nella Campania, 14 in Piemonte, in Toscana e nelle Marche, 13 in Lombardia, Sicilia ed Emilia, 12 nel Veneto, 1t nelle Puglie e in S'.lrdegna, 10 negli Abruzzi e Molise e 9 in Basilicata e Calabria. La presenza della Capitale e la rinnovazione edilizia spiega l'alta spesa del Lazio; rimane in parte inesplicabile quella della Liguria e dell'Umbria. Meno che altrove risponde, al bisogno dì trasformazione· in Basìlicata e nelle Calabrie (!). Per regione importa esaminare la spesa oer abitante per l'istruzione pubblica e per la pubblica beneficenza. Regione Istruzione Beneficenza Piemonte L. 3,33 L. 0,30 Liguria )) 3,93 )) 0,93 Lombardia )) 2,97 » 0,79 Veneto » 2,47 )) ·J.,,% Emilia >> 2,74 )) 1,17 - Toscana )) 1,96 » 1,67 (1) Come base di ripartizione è stata presa la popolazione de\ Censimento l\e\ febbrato I90~.

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