RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: D.1.• NAPOLEONE C.O1..A.J~NNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALIA: anno lire 6; semestre lire 3,50 - ESTERO: anno lire 8; semestre li1e 4,50. Un nu1nero separato Cent. 30 AnnoVIII. - N. 2 Abbonam.ento postale Roma,30 Gennaio1902 SO.M:.M:ARIO: Noi: Gli avvenimentei gli uomini (Gli sgra'l:i-aggravi. - Un nuovo partito? - Ancora le carte di Crispi - L'imperialismo inr:lese. - Il 11u1rclieseIto, il pi,i gra11de statista rlel Giappone, con ritratto). - On. Prof. Angelo C<•lli: l'er la redenzione Jcll'Jtalia malarica. - I.a Rivista: I Borboni e i Sabaudi (.A proposito di Carlo Albe1"1o). - On. Dott. Napoleone Colajanni: La delinquenza italiana. - Y: Ri\·ista commerciale. - Sperimentalismopoliticosociale (La 'l•ita dei Comuni italiani). - RivistadelleRiviste: La criminalit:'t dei contadini (Nouvelle Rei•ue).-:- La parola alle statistiche a proposito degli scioperi. (Eronomista di Firenze). - Il vero giudice Lynch ( .Atlanlic M_01flhl,1~. - Per l'isolamento della Gcrmani:1 (.Va.lioual Ncvicw). - Per l'unione fra i cattolici (C11lt11ra Sociale). Lo spmto della _mafia (Forlnig/Jtly Newie-u). - Il pericolo bianco (.VineteeutlJ Cmtury). - La religione della nuova repubblica (l·ortJUgbtly Ncuiew). - Il partito realista in America (Europeen). - E' possibile l'invasione dcli' Ino-hiltcrra (Pali M all M agariue). - Recensionì. - lllustralioninel testo. "' GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI Gli sgravi-agg1•avi. - Il Senato del Regno, dopo u_na discussione relativamente lunga ha approvalo la riforma ti·ibutaria presentala dal ministero. La discussione ebbe un certo interesse per la chiara delineazione della tendenza conservatrice in fatto d' imposte, che rimarrà sempre nel limbo se non riesce ad affermarsi nella Camera dei Deputati. I Senatori avepiedi e non se ne vanno che i dazi sui farinacei, che erano i più odiosi, ma il beneficio della cui soppressionesarà poco sentito perché verrà neutralizzalo coll'intervento di altri coefficienti. Tutti gl'inconvenienti e tutta la manchevoìezza della riforma, prima che al Senato vennero segnalati nel111 Camera dei Deputati da oratori di varia parte politica'. · ma pochissimi proposero di respin- vano giusta ragione di allarmarsi della riforma presentata; poiché ammesso il principio della p1•o_qressioità nei tributi essi temo110 ehe più larghe applicazioni si potranno fare nell'avvenire. E noi ci auguriamo che si facciano, e che attraverso alla breccia aperta colla riforma Carcano-Di Broglio ne passino delle altre. · Nell'ammissione della pr·ogressioit<i per le tassa di successione e nello sgravio di alcuni consumi sta il lato buono della legge votata dal Senato dopo esserla stata dalla Camera dei Deputati; e la riforma vorrebbe indicare che si farà pagare di più a coloro che più hanno, e si leniranno i tormenti delle classi disagiate. Non si tratlerebbe quindi che di uno spostamento d'imposta e non di un vero sgrai ~~,.____/VV ® gerla .. ciò per motivi psicologici. Si , -;l'J,11vJc1"'"', j_,,,,,vl)..,_'1'111',:/-d"f,flle era tanto parlato di riforma tributa- ✓Pv r;"J 1.t vury ... <.,nv'(Ar1 (!(li ria, che una riforma purchessia s( I doveva votare ·se non volevasi di- ' --·?"li<E·-- i screditare ulteriormente il regime i A tutti coloro rappresentativo. -, Del resto, da La la impossibili là, a cui è scaduto l'abbonamento lo secondo i sostenitori di ogni grascorso anno, e che non si affret- dazione del regime monarchico coteranno a farci pervenire il l0ro slituzionale, di diminuire le spese dare al più presto possibile, sarà perché non si vuole sottrarre un presentata la ricentta, a mezzo centesimo all'insaziabilità del militarismo, era assolutamente impostale gravata di tutte le spese possibile che si procedesse ad una di -esazione, e della differenza vera e sensibile diminuzione nella proporzionale fra l'antico e il pressione tributaria. Né era del nuovo prezzo di abbonamento. pari possibile la gmnde l'iforma I' ' CY • - t - di cui cì oct!upammo nella Rivistq, ➔• ..., Ci11,1111ino- uizione •~ del 15 Maggio 1901 e che poscia ~....,...,,,,...- - ~.,,..~,,......----vv'V vio, di una diminuzione d'imposte. Ora la economia nazionale ha bisogno per isvolgersi vigorosamente, più che altro di un sensibile alleviamento nella pressione tributaria che la intristisce. Si aggiunga altresì cbe la trasformazione perturberà sensibilmente molti bilanci comunali senza arrecare un grande sollievo alle classi lavoratrici ed una facilitazione allo sviluppo delle indu · strie e degli scambi tra paese e paese, tra città e campagne. Le barriere e i dazi comunali restano in fu tradotta nel disegno che costò il portafoglio all'on. vVollemborg; perché la cessione ai Comuni di tutta la imposta fondiaria - circa 190 milioni all'anno - senza la contemporanea riduzione delle spese, apriva una larga falla nel bilancio delio Stato. Gli avanzi attuali sono meschini 6d incerti; oscillano attorno ai 10 milioni e avrebbero lasciato un vuoto di circa· 1so milioni. Ci si ripete continuamente che la monarchia non preclude la via ad alcuna riforma; ma é innegabile che la intangibilità delle spese militari é connessa alla esistenza Biblioteca Gino Bianco
30 RIVISTA POPOLARE Di POLITJC,, LETTERE E ')CJENZE SOCIALJ delle vigenti istituzioni. Queste, adunque, provano la impossibilità di una grande rifo1·ma tributaria che rappresenti ad un tempo: uno sgravio complessivo del_lapressione tributaria sulla economia nazionale, una migliore distribuzione delle imposte tra le varie classi sociali ed una razionale sistemazione dei tributi locali. Un nuovo partito'? - Ce n'è-abbastanza di partili politici in llali:a e in verità non pare avvertito il bisogno di uno nuovo. Ma non la pensa ugualmente l'avvocato Boninsegni che esaminando la compo1izione e la funzione dei Partiti net/a vita politica d'Italia propone addirittura -la creazione del nuovo, che dovrebbe essere diverso dal railieale e dal socialista, o meglio dovrebbe prendere dall'uno e dall'altro ciò che è pratico, attuabile e si adatta al momento presente della vita italiana. Esso non sarebbe che una imitazione del partito radicale-socialista franc?.se nelle sfomaLure Pelletan-Clemenceau; e di quello fra11cese dovrebbe prendere il nome. Per arrivare a questa conclusione il Boninsegni fa l'analisi dei partili attuali dimostrandone gli error·i di metodo e i difetti di contenuto. Lasciando da parte ciò che egli dice del partito repubblicano, che non conos;e abbastanza ben.e, e che crede tutto compreso nel gruppo che no-i chiamiamo degli anconitani, è notevole la critica che egli fa al programma di Sac::chi, cui rimprovera la deficienza del contenuto economico. Egli vuole darglielo; ma dimentica di farci sapere quale •·esso sarebbe. Male! Apprendiamo soltanto che nel partilo radicalesocialista non potrebbero trovare posto né il Pantaleoni, nò il neo elello De Viti de Marco, che pur sono due valori di primario ordine, poiche il suddetto partito di là da venire dovrebbe essere essenzialmente intcrven- :::ionista. Ma é davvero di là da venfre il partito radicale-sodalista 1 Oh no; come tendena~a almeno esso esiste cd ù precisamente il partilo radicale puro e semplice. Da Sacchi a Pipitone, da . Pennati a Marcora - ad eccezione del Pantaleoni e lln po' del Guerci - i radicali sono interventionisti tutli. Non si spiegherebbero altrimenti i salamelecchi di Sacchi verso il partito socialista; e in questo l'autorevole deputalo di Cremona non incontrò critici ed oppositori. Nò alla semplice simpatia verso il programma minimo dei socialisti il Boninsegni sostituisce qualche cosa di più concreto e di più determinalo. La sua pl'Oposta, quindi, non ci pare che possa incontrare fortuna. E' vero il bisogno di una maggiore determinatezza nel pt'ogr-amma dei partili di governo ; ma non quello di un nuovo partilo. Aoco1•a le carte di Cl'ispi. - Torniamo sull'argomento, e ci torniamo di proposito, per chiarir meglio il pensiero nostro e pet· spiegare chiara la azione della Rivista. Noi abbiamo fatto sempr1:1opera imparziale: avendo per scopo il vero ed il buono, non dimenticando mai le finalità politiche, combattemmo ma non ci facemmo accecare dal fumo della battaglia; non risparmiammo coloro che reputavamo dannosi alla cosa pubblica, ma non negammo mai, per spirito di intransigenza, attenuanti ove esistevano, e degli avversari come i lati negativi così i positivi riconoscemmo. · Ogni lo lta, e la politica in ispecie, solo a pa llo di esser leàle, può condurre ad utili resultati. Cosicché, non aspettammo la morte di Crispi, per riBibliotecaGino Bianco conosce1·e al vecchio _uomo, certe doti, che alll'i ed amici nostri, nel furore della lotta gli negavano. Fummo implacabili quando la folla dei cortigiani volgari ci1·condava, nel giorno del dominio, l'uomo, ci moYe1nmo, l'anima piena di sdegno, quando lo sapemmo solo, agonizzante, nella sua triste casa, vigilata dalle guardie - parlammo di lui quando il telegrafo ce ne annunziò la morte. Scrivemmo, allora, serenamente, pur sapendo che avremmo provocate ire, che ci saremmo procurate - ahi, quante e quali furoeo ! - amarezze. Né allo1·a, nè oggi intendemmo giustificare, e t-anto meno magnificare la politica crispina. Come avremmo potuto negare innanzi ad un uomo il quale, infine, era morto;così sdegnosamente, i ,·ers( che Sully Proudhomme dedicava a Thiers f .... ucacou71des crl'Curs autant qae ses 8e,•oices Hcspiraicnt t'amo1w du pays ! · Tacere poi sarebbe stato lo stesso che A ntow' cln ccula,:wc clcinse,·. Fin l't, però, il nostro còmpito. E l't ci saremmo arrestali. Ad un Lralto, nel grande silenzio che si era fallo, sorse, per la pubblicazione del Pu119olo, il dubbio chP-di qualche colpa il Crispi non fosse moralmente il solo responsabile, e che qualche altra il vecchio minist.ro si fosse addossata per cop1'ire altre pe1·sone. Coloro che avrebbero dovuto render se1·ena la pubblica opinione, invece di togliere ogni nuvola o di tace1·e p1·udenlemente, rispondono col pr-ometlere silenzi eterni arrossati dalla fiamma ed alla figliuola del morto, la quale si presenta per collshorare, alla ricostruzione di un nome, severamente giudicato, dicono: Via da qui! li dubbio, in questo modo si giustifica, diventa gigante, e la questione si fa di pubblico dominio. _ Ma noi non avremmo nemmeno pndalo, se innanzi al desiderio più che nobile, umano della Principessa di Linguaglossa, non avessimo visto Lutti i cosiddetti amici di Crispi, sorgere, unirsi, bruLalmenle, in legione, e mormorare, gridare, minacciare: Nessuno veda quei documenti I Che sciacalli, potessero, nella notte, sbucare dai pubblici e privati cespugli ed agit-arsi attorno al cadavere di Francesco Crispi, prevedevamo. Una giovane signora dice a coloro, cui il padre afTidò la cura del patrimonio intellettuale : - lo voglio guardar nell'anima del mio genitore, io non ho sele di inutili scandali, io voglio pe1·ò senza falsa miser·icordia rivendicare un nome che é anche il mio. Il senatore Damiani risponde: No I Si tratta dunque di una contesa privata, che non giustilica la pubblica discussione - hanno osservato alcuni pt'udenti pubblicisti. Noi abbiamo dimostralo la natu1·a dei documenti che a Villa Lina sono suggellati, ed abbiaiY,o altresì dimostrata la necessilà politica, anzi nazionale, che certi avvenimenti, di cui sino ad oggi la responsabilità é tutta di C:rispi, siano chiariti. Possiamo, quali pubblicisti, disinteressarci della cosiddeLLa pt·ivata contesa 1 Possiamo non guardare con vera ammirazione la aLLiludine fiera e ferma della Pl'incipessa di Linguaglossa '/ Certo, la condizione odierna dei fatti presuppone una pre-a1-i•rne, alla quale già accennammo. _Triste destino, quello di Francesco Cr·ispi 1 Nemmeno dopo la morte i suoi amici mostrano (:o• raggio!
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 31 L'on. di Laurenzana, ad esempio, dovrebbe spiega1·e per •1uale e vera ragione rifiutò il mandato che il Governo aveva affidato a lui insieme col Damiani nella questione Crispi. L'on. Guardasigilli dovrebbe spiegare perché e da chi gli s0n venuli cerli consigli sospeltosi, • che delerminarono ordini telegrafici alla Procura Generale di Napoli. L'on. Presidente del Consiglio dovrebbe spiegare pe1·- chè e con <1ualfondamento presta orecchio alle esagerale paure che gli si esprilllono da persone non degne di fede. L'on. Ministrò dell'inle1·no donebbt· spiegare la ragione ..... giuridica del suo intervento. Il Governo, ipfine, dovrebbe spiegare la ragione, la utilità, la convenienza di una riu!l ione lenula a Roma, ed alla quale parteciparono - o grande miseria! - senatori e deputati crispini presieduti da u11membro del Gabinetto, menl1'e Crispi agonizzava. E non parliamo di tulle le proposte di decreti, di p1·ovvedimenti legislativi, di progeLli di espropriazioni ecc. ecc. Confessiamolo: a~biamo sorriso amaramente pensando che proprio a noi fosse dato il compito di difendere strenuamente la privata proprietà! E' tale la massa dei dubbi, giganti, che il bisogno di luce pubblica è oramai in tutti prepotente, e dichiarazioni precise, nette, alle quali seguano falli si rendono ne-. eessarie Perciò - lo diciamo ancora una volta - la interrogazione dell'On. Coljljanni, la quale, probabilmente, innanzi allo incalzare degli avvenimenti,. sarà trasformata magari in interpellanza. Il dibattito giuridico vogliamo lasciarlo sereno, e non abbiamo espressioni sufficienti per contl annare la sconveniente e falsa trattazione della questione legale, che un ex magistrato, abbastanza avariato, ha osato fare in un giornale politico quotidiano di Napoli. Vogliamo dire questo però: che la coscienza pubblica non si brucia, che il sospetto, se generalmente è peggiore di una certezza dolorosa; in politica é sempre peI"icoloso. Vogliamo affermare que,;lo ancora: che la ingiustizia mossa dalla pau1·a, non por·ta fortuna agli uomini con1e ai popoli. Esisteranno, a Villa Lina, documenti che 1·iguardano il nostro mondo politico-parlamentare: le persone che possono temere, non sono e non debbono l'Ssere numer-ose. 01· bene, tuLla quella falange che la coscienza ha pur·a, deve aver· sete di onestà, deYe volere una epural,ione, - e per questo appunto non può non esser grata ad una giovane donna, che cos·1 fer·ma, ha saputo lottare contro la violenza pubblica e p1·iYata. Resterebbern altr·i pregindizì, figii della ignoranza che impera sovrana fra i nostri politicanti. Erberlo di Bismark pubblica (li Volume 1902) letlere che diplomatici, governanti e sovrani dirigevano al padre, ed anu11nzia un terzo volume ancora più importante. li più grave é questo, che codeste lette,·e, E1'berto di Bismarck rivendico clagli A rchioi della Cancellel'la. Non basla. La sconfitta di Koe11iggraet% nella guerra del 66 aust1·0prussiana era stata attribuila al Maresciallo von Benedek. Il nome del comandante l'esercito austriaco era passato alla storia sotto il peso della fatale giornata. Qualche storico aveva dubitato ed indagato, ma il silenzi o dello apparentemente responsabile rendeva sicuro il giudizio. BibliotecaGino Bianco In questi ultimi mesi è venuto alla luce un volume nel quale é raccolta tutta la corrispondenza del von Bene- <lek,_e da essa resulta chiaramente d1e al disgraziato generale si impose la volontà imperiale. Si afferma che l'imperatore <li Al)stria abhia autorizzata questa pubblicazione'. Ed al101·a? Noi ci auguriamo che la questione nei suoi molteplici lati veuga risoluta come l'onesto ed il giusto richiedono, ma troppa gente gusta giù il calore <:!ellafiamma guizzante, troppa gente vede già carta bruciata, troppa gente è giù pronta a ridurre col piede disonesto cenere i fogli annerrili e raggrinziti dal fuoco.· La mente nostra torna ad Enrico Heine. ì~ poesia: ma il tragico umoI"ista nutriva di tanta amara realtà i suoi rnrsi e la sua esistenza! Nella Prefazione allo Memorie, egli non voleva esecutori, cui affidare i suoi documenti, per non provocare infedeltà e tradimenti. - Ci sono ferite nella mia vita, soggiungeva, dovute alla mano degli amici, più che dei nemici. Il poeta vicino alla morte continuava: « 'La notte è muta: balle la pioggia su i tetti, sibila il « vento di autunno ti la povera stanza dell'ammalato è « deserta, Sulla mia poltrona io giaccio, senza dolori. « Una cara imagine entra pian piano, sen1.a che la « porta si muova, e tu siedi su i guanciali, ai miei piedi. « Poggia la tua bella tesla sulle mie ginocchia ed odi, « senza guardare. « Voglio raccontarti la leggenda della mia vita. « Se qualche gocciolone cade su i Luoi riccioli, sla tr~n- « quilla: non è la pioggia che batte su i letti. Non pian- « gere, stringimi la mano, taci ». E qui una pausa tragica, che solo le fiamme eloquenti, accese da Massimiliano Heine, potrebbero riempire. La cara imagine non aveva potuto impedi1·e la distruzione. Che la figliuola di Crispi sia più fortunata! A lei, al paese lo auguriamo nonostante che voci maligne, le quali traggono forza dal valol'e delle persone sospet 1 ate e dalla somma degli interessi disputati, affermino la scomparsa dei più gravi documenti. L'Imperialismo iog·lese. - Esso percorre la sua china fatale! L'Inghilterra non potendo domHrè i Boeri manifestamente si propone di distruggerli. l campi cli concentra::ione dove si compie lo sterminio dei fan~iulli non bastano; non bastano le vandaliche distruzioni delle fatlol'ie; non bastano gli scontri nei quali i valorosi combattenti per la libertà lasciano la vita: si 1·icorre alle fucilazioni di coloro che vongòno presi prigiouieri, se hanno qualche importanza, sperando cos"i di Lerrorizzare gli altri. Hanno fucilato l'eroico Scheepers, che cadde nelle loro mani, pei·ché ammalato; e fucileranno tra non guarì Kruitzinger. Invano. I Boeri seguitano a combattere; e l'Europa o il mondo civile assistono impassibili alla distruzione di un popolo, che dev'essere trattato brigantescamente solo perché sono 500,000 che combattono pel diritto contro un impero di quattrocento milioni, che combaltP, per la conquista brutale. L'Europa e il mondò civile assisterono con minore indifferenza alla ·strage degli Armeni; e ciò é un segno di viltà. Gli Stati si permisero r1ualche osservazione al grande a~sassino, pe1·ché lo con><iderano come un grande ammalato, perché sanno ch'è debole; ma non fiatano di fronte alla scelleratezza della Grande Brettagna perché
32 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LEITERE E SCIENZE ~OCIALJ sanno ch'essa é polenle. Di fronte a quesla complicilà morale dei governi nell'assassinio premedilato di un piccolo popo"lo eroico, valgono ben poco le proteste e le dimostrazioni dei popoli in favore di Kriiger, e le pelizioni presentate al Preside:1te della Repubblica degli Sta li Uniti. I Boeri avrebbero. potuto trovare saJyezza nel risveglio del senso morale degl'Inglesi; ma questi più che mai sono infaluali per Chamberlain. La fiacca condolta del capo della opposizione, Campbell Bannerman, I' equi- .voca soddisfazione imperialisla di Lord Roseberry non potevano che assicurare la vittoria al disonesto, ma ènergico mercante di Birmingham, nell'ultima discussione nel discorso della Corona. La mozione di b-iasimo di Cowley venne respinta a grande maggioranza, e . su di essa non si poterono accordare, per motivi vari, né i seguaci di Roseberry, che la tro l'aro no troppo seve1•a, né gli irlandesi che la trovarono troppo mite. Avevano ragione questi ultimi. L'imperialismo inglese, come tulti gl' imperialismi che l'hanno precedulo, non conosce altro diritto chcfa disonestà o la violenza. Esso non potrà trovare la propria punizione che nello sfacelo. Auguriamoci che non tardi II Mai·chese lto ha lenuto i posti più alti nelle •istituzioni giapponesi. Egli conta trentatré anni di uffici pubblici; Nominato, nel 1869, sotlo vice-ministro delle finanze, é nel 1873 ministro, egli formò, nel 1895, il suo primo Gabinetto, che durò tre anni. Il secondo ministe1•0 llo durò dal 1892 al '98; il terzo ed il quarto tennero il pole1·e per pochi mesi. Egli é slato presidente della casa imperiale, del consiglio privato, e del Senato. Fu nominato prima conte, e, dopo la guerra con la Cina, marchese. Egli é stato spesso incaricato di missioni all'estero, la piu importante delle quali fu quella di studiare la Costituzione nel 1882. La prese~te é la quinta visita del Marchese all'Europa. La grande opera patrioltica del Marchese Ilo e stala il persuadere il popolo giapponese che il Giap.pone non poteva soltrarsi al dominio europeo che accettando la civiltà occidentale. Cosi lo spirito nazionale é stato utilizzato nelle vie dello sviluppo del paese. La gran difficollà della Coatituzione, a confessione del Marchese stesso, slava nell'assoluta mancanza di pi·ececedenti. Eppure egli, di poco piu di quaranta anni, l'Ìusci a trasformare il Giappone da monarchia assoluta in costiluzionalf', in modo che la sua costiluzionc non ha avuto bisogno, in seguito, di aie.un emendamcnlo. L'esercito e la marina - questa in ispecie - hanno avuta la sua cura costante, ed é merito suo se il Giap- . pone polé battere la Cina complelamenle. Ora le costruzioni navali sono quasì completale, ed il Giappone ha, in conseguenza, una rriarina forte cd omogenea. Il Ma1.•chcsc Ito, il più grande statista del Giappone. - È ora in Inghilterra il Marchese Ho, il quale é senza dubbio il più grande fattore dell'altua le progresso del Giappone, che si manifestò all'Europa nella guerra con la Cina. li Marchese lto è virtualmente il primo ministro giapponese, e la formazione di ogni nuovo Gabinetto è precedula dalla visita di coloro che sono incàricati di formarlo, alla villa del Marchese, ad Oiso. .li Marchese lto ha sempre goduto, e gode, la piena fiIl Marchese Ito Nel 1900 il marchese Ilo fondò l'Associazione Politica Costituzionale, il che fu uno dei passi maggiori della vita polilica del Giappone . Nel manifesto pi·ogramma il ducia dell'Imperatore, il quale pienamente apprezza ciò che deve al suo principale uomo di State_>.Quesli deve, bisogna riconoscerlo, g1·an parle della sua influenza poli(ica all'essere slato il consigliere di confidenza delqmperalore. Nel Giappone un uomo, per quanto grande egli sia, resla sempre agli occhi del popolo, ad infinita distanza del sovrano. Il Marchese Ilo ha avuto dall'Imperatore ogni segno di confidenza e di favore, e perfino il conferimento di onorificenze riservate, pl'ima di lui, esclusivamente ai pcrso!}aggi reali. · Il Marchese Ho può esse1·e paragonato a Bismarck o a Napoleone, ma non vi é nell'Occidenle alcun uomo la cui opera possa eguagliare la sua, come nessuna nazione ha avuto uno sviluppo simile ~ quello del Giappone. 11 Giappone, in lrenla anni, é divenuto il paese più potente dell'Oriente. Ciò si deve in massima parte ·ai Marchese Ilo. Questi nac~rue nel 1841, e nel 1863, in una nave a vela, venne in Inghilterra a studiare. Al suo ritorno in patria, egli preslò grandi servigi al suo paese in occasione del bombardamento d~ Shimoneseki, e, quantunque giovanissimo, fu il vero rappresentante def Giappone n(llle lrallative .con i ministri stra.oieri, BibliotecaGinoBianco Marchese esprimeva la convim:ione che sia grave errore per i partiti di nominare a posli ufficiali i loro partigiani di dubbie tiualilà, e che, essendo la uomina dei ministri riservata al sovrano, i parliti 1:on devono influire sull'esecuzione del loro ufficio da parte di quei loro partigiani, i quali vengano nominali a tali cariche. La villa del marchese Ho ad Oiso é, come le case di quasi lulti i ricchi giapponesi, a mclà europea, ed a mclà indigena. Egli parla benissimo l'inglese, ed é un atleuto lellore delle Rivisle inglesi. Parlando ultimamente del nuovo Giappone, egli espresse la convinzione che esso deve sempre sfo1•zarsi di progredire, ma che tutto ciò che è preso dall'estero deve ricevere la impronta nazionale. Egli rjtiene necessario per la Cina o un imperato1·e forte, o un periodo di disordine, che produca ,,ualche grande uomo di Stalo. II marchese Ho è accompagnato dall'on. K. Tzudwki, vice ministro degli affari esleri, e destinato, pare, ad esser nominalo ambasciatore a Londra. Si sono fatte molte supposizioni sullo scopo del viaggio del Marchese in Eu1·opa, Lanlo più che è noto elio, al suo rilorno, egli sarà di nuovo presidenle dei m1m5lri. Egli viaggia in parte, per ragioni di salute, e m
RIVISTA POPOLA.RE DI POLJTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 33 parle, forse per stringere 1·ela;,.ioni di amieiz:a o di alleanza eou le potenze europee. · · · L'occupazione di Port Ai-thur e di una piccola isola uella Laia di Masamplto, e il sentimento popolarJ, si oppongono ad un'alleanza con la Ru~sia, e quindi con · la F'l'a11cia. E, fra la Ger:maniu e· l'Inghillerra, il Giap - pone p1·cfel'ircbbe questa, a cagione della sua ricchezza e della sua polenza navale. L'lnghilterrr~, secondo gli statisti giapponesi, avrà bisogno p1·esto di. amici1.ie nell'Estremo Oriente, per mantenervi la sua posizione. La visita del Marchese Ilo ,è quindi un avvenimento imporlunte, e forse ancl,e ull' avv,•nimenlo che fa epoca. Il ricevi men lo che l'Inghilterra· for·à· allo statista non dev0 cssel'e menò entusiastico di quelli fatligli _dalla Russia e dalla Germania. Costituirebbe una gran differenza per il mantenimento del prestigio inglese in Oriente, il fallo che re Eduardo VII potesse contare sullJmicizia del marchese Ilo, il qua lo è il più grande uomo del Giappone; cd una delle grandi figu1·e del mondo. NOI Gli abbonati che inoieraruio subito all' Amministrazione della Rivista Popolare l'importo dell'abboname,ito scaduto e lire una e cinquanta riceoeranno,francò cli porto, il oolnme Per l'economia uaziònale e pel dazio sul gi·ano, defl'on. Dott. Napoleone Colajanni. BibliotecaGino Bianco Pe·rlare~enzione ~eIltla' lima alarica Dopoehè per l'opera assidua e felice della Scienza internazionale, l'italiana ben compresa, fu svelato il mistero della causa della malaria e del suo modo di propagarsi; clopocltè l'intenso e silenzioso lavoro della Società per gli studi della malaria ha diagnosticato minutamente questa piaga rter tutte le regioni più infette d'Italia, e ne ha indicati e posti in attività i rimedi preventivi e curativi, è sorta e si è svolta l'azione dal nostro Parlamento che ha dato _agli altri il primo esempio del come, sotto l'egi1a MALARIA W~!IIlflllllill! .. m1n1111J1W..11W~ ll'(lUWWIWl!~M!JCII ANNO1898 0 d, O t 1D ~ .. .S0,1 a 60 . O ..10.1. !O 9., 60.1.,70 0 .. 20,1,,30 !B,, 70,1,,80 "3 .. 30J .. 40 Il!,, 80,1., 90 IIll,,4~1., .SO Il)., 90.1 ,,100 ~IWIICIIW'ICStlabf1&no,u•tlr1KlfWM1.~U)IA1-J! di leggi sanitarie, proteggere la terra, la casa, l'uomo da questo maledetto flagello. li quale (è bene ricordarlo ancora una volt:-\) ci ammazza ogni anno dai 12 ai 15 mila uomini che tutti si potrebbero e dovrebbero salvare, e ne ammorba più di un milione, con quanto danno economico lo si può calcolare solo approssimativamente. Un'occhiata a questa piccola carta d'Italia, dove il grado d'intensità ciel color nero corrisponde alla :a· ria gravezza di questa epidemia, ci dimo~tra le regioni che più aspettano e più abbisognano d1 esser redente, e. fra l'altro, ci dice come il minaccioso problema *
-. 34 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENz_E SOCIALI meridionale sia, come avverte da un pezzo Giustino Fortunato, per grandissima parte il problema stesso délla malaria. Difatti nelle regioni più calde e più nere per malaria domina ad es. il latifondo; e (bisogna dirlo e ripeterlo) questo barbaro sistema di coltura non è già l'effetto- della malavoglia o della cattiveria o del misoneismo dell'uomo, sibbene é purtroppo una delle tante e cosi deleteree conseguenze della malaria. Ora però che .fjn dal 1899 dimostrai, e d'allora in poi fu sempre più confermato come, nei mesi e negli anni più epidemici, artificialmente e facilmente si riesce a preservare dalle febbri chi vive e lavora anche nei luoghi della malaria più micidiale, si può davvero spezzare il latifondo. Prima era questa una - frase, contro la quale io stesso mi ribellai, perché volerla tl'ad urre in azione equivaleva a portare alla morle le vittime innocenti dei lavoratori, àllettati dai fatui miraggi di lauti raccolti. Il nostro Parlamento ha il vanto di non aver allora voluto approvare la pericolosa utopia, e di aver invece subilo seguito, dopo gli ultimi studi, con nobile slancio la via indicata dalla scienza. Cioè dapprima, con la legge 23 Dicembre 1899 sull'esercizio di Stato del chinino, ha volulo di molto ribassare il pre~zo di questo farmaco e garantirne la purezza, la qualità miglio¾e, la buona conservazione e il facile smercio in ogni angolo d'Italia. D<ìpo le incertezze burocratiche per le difficoltà imprevedibili e imprevedute in un sei-vizio così nuovo, dopo le guerre mosse con tutte le armi dagli spacciatori di panacee mirabolanti, e dopo tante vane contese fra ministri e ministeri, è ora di chiedere conto al Governo del perché finalmente non proceda all'esecuzione di questa benefica legge, il cui rilardo arresta disgraziatamente anche l'altra, più benefica ancora, del 2 Novembre 1901, secondo la quale il chinino abbondante e gratuito dai medici comunali deve esser dato agli operai per conto dei padroni; la malaria non curata viene riconosciuta come infortunio sul lavoro e quindi risarcibile in ogni caso di morte per dolosa mancanza di chinino; e i I avoratori di qualsiasi genere, alla dipendenza diretta o indiretta dello Stato (guardie della finanza, delle strade nazionali , provinciali o comuna:li, e delle bonifiche, ferrovieri. operai degli appalti di lavori pubblici} hanno diritto ad a vere nei mesi pericolosi la casa o il ricovero protetto dall 1 ingresso delle pestifere zanz&re. Anzi il Comune di Roma, nel suo regolamento sanitario locale, ha esteso questo nuovo, salutare, principio cli Igiene dalla casa di campagna a tutte le abitazioni e a tutti i ricoveri cieli' Agro Romano. È a sperare che così facciano anche gli altri comuni eh' hanno territori in plaghe malariche; e allora, con tutti questi presidii legislativi, con la persuasione che tocca ai medici diffondere e, coi buoni esempi, far entrar nei costumi, siam certi che si potrà gradatamente giungere a mettere in fuga la secolare pestilenza delle nostre regioni più belle e potenzialmente più ricche. Queste potranno divenire anche le più fertili e le più produttive a patto di dare a chi può lavorarle il modo di potervi rer;tar tutto l'anno. E allora la colonizzazione delle terre malariche, per opera di un contadino come il nostro, che fa miracoli in tutto il mondo, non potrà tardar<'. Bisogna però assicurargli il riparo dagli ~ssaHi dei nE}mici della sua pre7<ioaa s~lutel BibliotecaGino Bianco e con le protezioni, delle case e dei ricoveri e con l'ajuto della cura gratuita pronta ed assidua col chinino, permettergli di vivere e prosperare dove ora ammala e muore. Eceo lo spirito informatore della prjposta di legge d'iniziativa dei collegh1 e mia (1); ecco ora i pochi e singoli articoli: Art. 1. - Ai proprietari di lati fondi, ma11lenuli a collura estensiva, nelle zone di cui all'art. 1 della legge 2 uoYembre 1901, numero 460, è fallo obbligo di costruire, ove manchino o non siano sufficienti le case di abitazione pei conladini a dimora stabile, e i locali di ricovero per quelli a dimora .temporanea, Le uorme igienico-edilii:ie pe1·la costruzione dei nuovi edifizi rurali e per l'ampiamenlo di quelli che già esislono verranno fissate uel regolamento per l'esecuzione della preseute legge. Art. 2. - Ai proprielari che non adempiono l'obb)io-o di cui al precedeute arlicolo verrà espropriata, per puiblica ulilità, alta periferia del latilondo, una parte di t~r_ra, quanta ne b_ast_a a ricoprir-e 1~ spese indispensab1h per le coslruz1om rurah, prescritte nell'articolo p1·ecedenle. La parte espropriata verrà messa all'asta pubb!ica in un-0o più lotti, assegn1rndole un valore in base alla legge 15 gennaio 1885, n. 2892, e, a parità di offerta, potrà sempre assere riacquistata dal proprietario. Dopo terminate le costrutiom predcstle, ogni somma residuale del prezzo dell'espropdazione, coi relalivi frutti legali, verrà restituila al proprielario. Art. 3. - Se l'asta di cui all'articolo precedente andrà deserta per tre volle successi ve, a distanza di un mese l'una dall'alt1·a, lo Slato potrà espropriare una parte di terra, sempre alla periferia del iatifondo, determinando 111 indennità· in base al trihulo fondiario erariale moltiplicalo per 60, e fino alla concorrenza della spesa necessa1·ia per le costl'Uzioni rurali contemplale nella pre$ente legge. · . Le terre dei latifondi, espropriale dallo Slalo, saranno dal Demanio concesse alle Comu'la11zeagricole, alle Cooperative di produzione e di lavoro, alle Colonie agricole sociali, o.Ile Società di bonifica e di colonizzazione. Le concessioni, secondo la natura dei terreni, saranno date in proprietà assoluta gratuitamente o -ad enfiteusi con obbligo di miglioria, e m questo secondo caso ve1Tà pure accordata l'rse111.ioneper 25 anni da ogni imposta fondiaria. Art. 4. - Tutte le operazioni neces,arie per le espropriazioni e per l'esecuzione dei lavori edilizi, di cui ai precedenti articoli, saranno fatte sotto la vigilanza diretta di una Commissione, per ogni Comune composta di un ingegnere del Genio civile, designato dal ministro dei lavori pubblici e di un perito agronomo, designalo dal ministro di agricoltura. Un secondo perilo agronomo, per ogni singolo latifondo, sarà nominato dal proprietario. li servizio di cassa verrà fatto dalla Banca d'Italia e dai Banchi di Napoli e di Sicilia. Arl. 5. - Ai proprielari che coslrull'anno case coloniche per la colonizzazione e per la collura inlensiva del latifondo saranno concessi, per le spe,e di costruzione, mutui di favore, al 3 per cenlo e a scadenza di 30 anni, dagli lslituti aulorizzati all'esercizio del credito agrario e fondiario, dietro cauzione ipotecaria del fondo e con lulte le garenzie dei credili privilegiati per l'esazione dei frutLi annui. Sino alla concorrenza dell'l somma annuale disponibile, di cui al seguenle articolo 10, nella concessione di questi mului saranno preferiti i proprietari meno a~iati. Art. 6. - Quando le case coloniche in numero d1 almeno 3i) vengano a raggrupparsi in modo da formare un villaggio, sarà concesS8 per 25 anni l'esenzione di ogni dazio consumo governativo e di ogni lassa comunale; per ugual periodo di tempo i nuovi fabbricali saranno esenti da ogni imposta, e le induslrie agricole godranno l'esenzione della lassa di ricchezza mobile. I Comuni poi avranno l'obbligo di costruirvi una scuola (t} Proposta di legge d'iniziativa dei Deputali Celti, Fortunato, Perla, Colajanni, Guerci, Majno, Pantano, Socci sulle abitazioni e §qlla, çoloniiiaiiope ctei latifondi nelle zone malariç)l!l
RIVISTA PUPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 35 C!ln alloggio dell'insegnante e di provvedere buon'acqua potabile; e per queste costruzioni godranno a preferenza i benefìcii delle leggi sui mutui di favore per locali scolastici e per opere igieniche. Art. 7. - Tulli gli edifizi contemplati nella presente legge saranno soggetti alle prescrizioni dell'art. 5 della legge 2 novembre 1901 e del relativo regolamento, per la difesa delle case dalla penetrazione degli insetti aerei. ~ Art. - I proventi che a bilancio consuntivo risulteranno dali'applicazione delle leggi 23 dicembre 1900, n. 505, e 2 novembre 1901, saranno destinati per gli scopi di cui agli art. 3 e 5 della presente legge. _ Per gli stessi scopi nel bilancio preventivo del Minislero di agricoltura verrà inscritta la somma annua di un milione di lire col titolo: Concorso dello Stato per la costru;;ione cleifabbricati rurali in luo,qhi cli malaria. Art. 9. - A vigilare l'esecuzione della presente legge provvederanno : a) in ciascuna Provincia una Commissione presiedo la da un giudice di tribunale e composta di un •!onsigliere di prefettura, di un ingegnere del Genio civile, ~ . ~ ~ , ,,. V: ~. Gli esclusi. J~~ ::::.-~ - ---=-· - - ~~ - Lavorale, cari figliuoli, se volete che il Ministro mi nomini « Caoatierc clet Lavoro ». ( Uomo cli pietra di llfilano). di un'ag1·icoltore delegato dal Consiglio provinciale, e del medico provinciale; b) presso il Governo centrale, la Commissione parlamentare di cui all'art. 8 della legge 23 dicembre 1900. Questa Commissione farà una rela:1.ione annuale al Parlamento, pubblicando anche l'elenco nominativo •foi mutui concessi, e il suo parere motivalo. ArL. '10. - La presente legge avrà una esecuzione graduale di cinque in cinque anni, per un raggio rispettivamente di cinque chilometri per quinquennio. a partire dalla periferia dP.i Capoluoghi dei Comuni. Essa avrà vigore eziandio per le terre bonificate o da bonificarsi a spese o col concorso dello Stato. Però nel primo decennio della sua promulgazione avrà vigore soltanto per l'Agro Romano, e a questo scopo saranno utilizzati anche i fondi residuali della legge 8 luglio 1883, n. 176. Art. 11. - Gli atti e contratti dipendenti dall'esecuzione della presente legge sono registrabili col diritto fisso di lire dieci, quando non siano per legge sottoposti ad una tassa minore. Art, 12, - Udito il Consiglio Superiore di sanità, la BibliotecaGino Bianco Comr_nission~t?arl~mentare, di cui al precedente articolo 9, e 11Cons1gho d1Stato, sarà provveduto al regolamento per l'esecuzione della presente legge. Pochissimi commenti agli articoli bastano per renderne ragione e per chiarire qualche dubbio. Coll'art. 1° é sanzionato il principio eh' emana direttamente dalla scienza e dalle precedenti nostre leggi; cioè l'abitazione in campagna malarica è la fortezza ove riparar dalle febbri; petci0 case e ricoveri, nelle plaghe oggi incolte ed inospitali, non dovranno più mancare per ragioni di umanità e cli tornaconto, cioè sia perché risparmieranno tanti mali e tanti dolori, sia perché arricchiranno la terra col sudore, ma non più col sangue dell'uomo che la potrà coltivare. Dove e come abita il contadino nei latifondi malarici d'Italia è stato purtroppo descritto da altri e da me. Nessuno però, che non vede, non può ereStatistiche inutilizzate. I provvedimenti del Governo per combattere la disoccupazione. (Whare Jacob di Stuttgarl). dere ie miserie della vita nella capanna, nella grotta nel diruto abituro in condizioni morali e fisiche peggiori di quelle delle bestie. Gli stranieri giustamente ci rinfacciano èhe l'Italia alle porte di Roma ha scordato la sua missione di civiltà, la ragione stessa della sua venuta in questa metropoli. Indarno Garibaldi come premio delle sue epiche fatiche chiese la bonifica dell'Agro Romano. Allora mancando il fondamento scientifico, l'unico su cui si posson elevare leggi durature, ogni tentativo, anche pieno di buon volere ma non di mezzi bastevoli, riusci inadeguato alle promesse. Oggi però che è risoluto il problema sanitario della malaria non e' è più scusa alla inerzia e all' ,1bban- . dono di tante ricchezze. Ma per avere quanto basta, e non esagerare con pretese '.smodate, si dovranno ben determinare nei gil\sti limiti del puro necessarip
36 RfflS1r\ POPOLllll:.. Di POLITICA .. l.I!"TTl:.RE E SCIENZE SOCJ:\Ll le nnrrne igienico edilizie per la cosll'uzione o per: l'ampliamento degli edifizii ru,·ali. Ai proprietari che obbediranno alla. leg;e sono riservati dei premi. ai contravve11 lol'i del le pene. Comincio da queste che sono precisale negli articoli 2, 3, 4. Sarebbe lungo annoverare le pene sancite dai gove1·ni anche più ~lispotici cpnti-o i prop1·iet:\l'i di terre lasciate incolte. Solo per la campagna Romana bisognerebbe cominciare dagli editti lii Sisto IV, Giulio Il, Clemente VII che ,. fecero autorità ,td ognuno che Jesidernsse collivarù le terre attorno a noma cli cost1'ingcrc coll'aiuto llei tribunali i proprietari a permetterlo; » e, passando attra.ver.,;o il ramoso e giacoliino m0tuprop1·io cli Pio VII, ar1·iva1·e alla misera legge 8 luglio 1883 sul bonificarnonto ,1,g1·.1rio dell'Agro Romano. Tutte queste leggi,anzi quelle antiche mollo più che l'ultima, si basavano sul principio clie lo Sl:-tto Ila il diritto di assoggettare, nell'inte,·esse pub1>lico, la pl'Oprielà a condizioni onerose pel proprietario ,nedesimo. Questo princitJiO venne ammesso infino ai cll nostri da tutti l popoli. Se ne può rintracciare l'applicazione in tutti i codici, e se ne ·propone una assai blanda in questo disegno di legge, col quale si vuol espropriare in una parte periferica clel latij'ond ,, e pereiò senz'alte~arne la compagine, quanto ne IJast,, per far ,;asc o ricoveri che manchino. In !'onclo pe,·ciò si-converte ,in valorn cl·i case e1uelch'è valore cli tet•rn, con la sicura .. prosp0tti, 1a che la casa darà asilo a gente elle ben ricovernta potrà rimanervi a l"al'0ass:li megli) fru•ltifìcat·e la terra. L'espropriazione si es~gui1·à secondo la ,iJen nota legge pet· Napoli, e solo quando questa sarà troppo rimunerativa. e l'ast,t per tale o tale altra ragione rimanesse dese1·ta, ·si' ricorrnrà ad una esprop1·iazione a, L~-:.ssionferiore, nel qual caso il bernanio·se rC'sta padrone delle terre espropriale, le dovrà cedere a scopo cli bonifìca in proprietà as:;olula o ad enfiteusi a società che ci sono e :;i clovnwnno rnrmare per questo utilissimo scopn. I premi ai proprietari sono clie, se essi costruiranno non le case e i ricovel'i proporzionali alla coltu1•a,estensiva, ma case coloniche per la coltura intensiva del latifondo, avranno il rlana1·0 a buo11 prezzo (3 e forse 2 1J2 Orn) onde costruire le loro case; e se queste saranno aggregale in un villaglaggio ag1·icolo godranno tutti i privilegi fìscali e saranno a spese del Comune dohte di ~cuoia e d'acqua potabile. Lasciando altl'0 modalità cli min01· conto, c· è da aggiungere che i bcnefìzi indisculilJili di questa legge si dov1·ebbero estendere grada.t::i.me11te clalla periferia dei centri abitati alle desel'to c:1mpagne limitrofe, è ciò sia per meglio proteggere i centri stessi dalla circostante malaria, sia perchè eh, ur,n zona già salubre ecl abitata si può grado a grado più facilmente procedere avan ti a bonificare quella incolta e malsana. E poichè si deve anche legiferando, batter più che si può la maestra via sperimentale, si propone di mettere a cimento nei primi tempi . (5 o 10 anni1 la nuova legge nell'Agro Romano, dove si è promesso sempre di fare ma non si è fatto nulla o quasi per rimuovere dalle porte della Ca· pitale il danno e la vergogna della barbarie agricola e della schiavitù dell::i.gleba. Per fortuna il loro medesimo intere,se economico srnu,ove e incalza i proprietari in questa lotta conBibliotecaGino Bianco tro là malaria; e poi l'evoluzione dei cliritti di proprietà non può più ammettere che i latifondisti ricavino dalla terra il maggior reddito nettr, possibile coi minor numero di cure o coll'assenteismo, e senza investigare se il genere di coltura. che loro procaccia questo vantaggio dia o no cli che vivel'0 al povero, oppure gli mini o tolga la vita. Le leghe dei contadini èhe pee buona ventura si 01·ganizzano in ti:tta l'Italia già cominciano a chiedern .-1 nelle miglioramenti igienici, e negarli non si potranno meno che mai in questo caso, in cui ogni t;'rnquista sanitaria contro la mals,rnia vuol dire un passo di più nella via della migliore produzione della terra. Le nuove e J?Otenti fo1·ze di associazione daranno anche a quesla legge il miglior sustrato, cioè la persuasione della propn.ganda e il conforto della opinione pubblica, oùcle uscirà quell'insieme di rinnoY,·ti• costumi, senza i quali sono vane le leggi. Certo la nost1·a è una proposta media e modesta, e f-·rse pe1·ciò nvrà contro le due più estreme parti della Camera e del paese. Da un l::.tto i conservatori intransige'nti gride1·anno contro <•gni diminuzione sia pur lieve dei IOl'o diritti feudali, quand'anche la salus pubblica (nel senso vero latino e non in que lo volgare o salutista) lo esige. Dall'altra i cosidctti rivoluzionari p!'oclame1·anno d1e con qualche colpo di magica baccltetta si potrà più presto passare dal lati fondo alla coltura più in tensiva. Noi pe1·ò confidiamo che gli uomini di scienza e di progresso graduale, ma incessante, verso i migliori e immancabili clesti11i dell'Umanità, vorranno riconoscere che in un campo nel quale tutte le più ardite iniziative anche dei governi più assoluti abortirono, questo nostro sarebbe un primo ma sicuro passo in una legislazione più equa della proprietà fondiaria latifondista,· cosi, finora, con trai-ia al bene collettivo. Pror. AXGELO CELLI. Deputalo al Parlamento ~@@@@@@@@@@@@@@@@@@~@@@@ I BORBONI E I SABAUDI (.A. p1•oposito di Carlo All>e1-to) 1j~ Fatta l'unità materiale d'Italia è noto ch'ebbero sorle diver,;a il Nord e il Sml della. penisola che entrarono a comporla; sorte diversa cl1e qui stesso si comi1H;iò e si continuerà ad illustrare in base a dot:urnenti ed a ratti innegabili. Di fronte al giudizio clella storia u fffoiale che a poco a poco si trn.sfonde nelle masse e ne forma la coscienza, b stessa diversifa nella fama toccò alle dinastie italiche t:IIe precedettero l'attuale: ai Borboni si :i.ssegnarnno tutte le infamie - e ne commisero oltre ogni dire-; ai Sabaudi tutte le benemerenze. Si legg;rno le istorie che si ranno correre nelle scuole e si vedrà se ci nesta è affermazione campata in a ria . La Yerità sui Borboni e sui Sabaudi è alqu,rnto diversa eia quella proclamata dagli storici cortigiani; è vero soltanto che gli uni e gli altri hanno sulla coscienza degli errori e delle colpe, da cui non varrebbero a lavarle tutte le acque del Po I:\ del Sebeto,
RIVISTA. POPOLARE DI POLITlCA, LETTEflE E SCIENZE SOCIA.LI 37 Giù nel Regno lletla Ma(i l fo <limostrn.to e pro vato che la piaga cancerosa che tormentò la Sicilia si allargò e dinnne più minacciosa· dOiJOil 1860; giù nell'llalia n'!l 1898 nel c;a1iitolo sui Conf)•onh, c;he nessuno osò confutaee, fu anche dimostrato e provato che la estensione e la !'eroda della repeessione nel 1898 fn maggiore di quelle tanto biasimate e biasimevoli che avvennero nel MezzogiMno d'Italia sotto i Borboni. L;i. rLt:unpa di un frammento di un opera. rP,Lttiv.amento antica - mc,lto vecchia per gl'italiani, che dimenticano i ratti di iel'i - riconfel'ma e illustra a 111eraviglin. gl'insegnamenti G-110 scaturiscono dai due sopraccennati libri dell'b11. Colajanni. Si tratta della ristampa del :r dei Ginque volu- . mi della Slor1:rt clel Piemonte clal I8'/.f a giorni noslJ'i di Angelo Bl'Ofl'erio, che A1·,.::1ngelo GhiSi premetta che l'iniqui.U e la violenza dei go-. vernanti non si mettevano in mostea quando si trattava di affari politici, a salvaguardi.a _del trono; ma ,nell'amministrazione della giustizia l'ini- <tuità eea sistematica in prò dei potenti e dell'aristocrazia, e _in guisa che di giustizi.a non era il caso di parlare quando erano in giuoco interessi, capricci ed atti cli classi privilegiate. Ciò che Brofferio nana: degli atti di una Mar- ·chesa cli anti.ca prosopia e di un Senat,ore di stizzosa fibra contro il com une di Pescetto; delle violenze subite da una cameriera sarniai:da, la Guignet, d,t parte di una nobile Baronessa; del gio- , :vane agiato di .\Ioncal ieri - - col quale si arri va al 1845 - vittima di uno zio impiegato nella po- .lizia, Qi ammoniscono che sotto Carlo A lbel'to la giustizia pei privati non esisteva. ·Beneficenza borghese. - In couesti stivali, c'entra l'acqua da t.utte le pa•ti. Proprio non sono più buoni a nulla. - Allora dalli a un povero. sieri presenta ai lettori della preziosa Bibtiotgca ,·ara sotto questo titolo: I primi quindici anni del Regno di Carlo Alberto (1). Ciò che fosse il Piemonte prima del 1848, e ciò che fu Carlo Alberto nei primi 15 anni del suo regno, non si può intendere se non leggendo tutte le 172 pagine del volumetto nitido ed elegante. Quando si avranno conosciuto i processi polii.ici e le fucilazioni avvenute nel Regno di Sardegna si sarà costretti 3: domandare: per quale singolare vr.ntura non si trovò un Gladstone che proclamasse gove1·1io negazione di 7Jio quello .dei Sabaudi sino al 18481 Calunniamo forse 1 Lasciamolo dire ad Angelo Brofferio, che fu deputato ed oratore celebre, e poscia anche lodato ed accarezzato dalla Corte. (i) Palermo-Milano. Decembre 1901. Remo Sandron edit., L.i,20 BibliotecaGino Bianco (Simplicissimus di Monaco). « Di questi falLi,'dice Brolle,·io, potrei nar-rarne a cc11Li- « naia, ma la penna ricusa l'ingrato uffizio: e basti :.(p. 68). Qualche volta anche i potenti erano puniti. Sentite come lo erano: « li Duchino di Lucca, colonnello di artiglieria, in Pi- « nerolo dava in tutti gli angoli spettacolo di principesca « imper-Linenza ». Un giorno dà un calcio ad un appaltatore di munizioni militari, che ne muore. .: Ril'erito a Corte questo brutto omicidio punivasi il « delinquente ... con poche ore di arresto ,,. G I i eredi ricorrevano al trono per riparazione e indennità. Si rispose minacciando di mandare a Fenestrelle '- una regia galera - l'avvocato che li assisteva. « Cos'1 - soggiunge Brofferio - fu gran ventura elle « tutto finisse con uqa famiglia dereliLta, un impresario « sepolto e un 11vvocalo strapa1.zalo. Per quei tempi vi « era da essere conlenli » (png-, 148 e 149).
38 RIVISTA POPOLARE DI P.OLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Per quei tempi dice Brofferio. Ma quei tempi erano di circa quarant'anni posteriori alla rivoluzione francese; e in pieno secolo XIX in Piemonte, mentre si promulgava un Codice in cui si dichiaravano le leggi penali uguali per tutti, si continuava a distinguere tra nobili e plebei anche nel modo di farli morire: la mannaia era riserbata ai nobili, il capestro pei plebei. Il paragone più istruttivo tra Borboni e Sabaudi tra Carlo Alberto .e Ferdinando II, si può fare sul terreno del reato politico. Notissima ed ampiamente illustrata la ferocia del Re Bomba e dei suoi coadiutori. Molto meno, se non del tutto ignorata, quella del primo Re costituzionale d'Italia e dei suoi Galateri, dei suoi Andreis di Cimella, dei suoi Favergues. Qualche cosa si sa delle fucilazioni di Chambery, di Alessandria, di Genova, che tolsero la vita a Vochieri, Tola, Miglio, Gavotti ecc., dei processi che spinsero Jacopo Ruffini al suicidio, e terminarono colle condanne a morte di Mazzini e di Garibaldi. Ma sono molto meno noti i procedimenti adoperati in tutte le occasioni. Spigoliamo nel libro di Brofferio: ·o: Raccolte a malefica cqngrega le jene di corte pre- « sero a ragionare intorno al modo più acconcio di pre- « valersi delle scoperte improntitudini; e dopo di aver « toccato dell'indole di Carlo Alberto;· si levò un sicario « in berretto da giudice e disse: - A costui é d'uopo o: far gustare il sangue. « Suonò gradito l'orribile consiglio : e nel giorno stes- « so il re fu informato che una grande cospirazione al- " !ignava. nell'esercito per strappargli dal capo la corona. « Furone alterati i fatti, furono esagerati i pericoli, si « frugò in tutte le fibre dell'uomo e del principe per a~- « cendere mortali risentimenti, si denunciò, si menti, si « calunniò, si pose in opera ogni reo maneggio » (pag. 60). « Si fucilava nelle spalle pe1• semplice accusa di non ... « rivelazione. Fu promulgata una legge sopra i libri e i « giornali provenienti dall'estero, in virtù della quale chi « avesse introdotto o soltanto fatto circolare in. Pie- « monte un libro o un giornale contrario ai principi « della monarchia soggiaceva alla pena della galera da « due a cinque anni, e in alcuni casi soggiaceva alla «morte» (pag. 47). Che cosa non si scrisse - e talora si esagerò o si inventò - contro la onnipotenza della polizia sotto i Borboni~ Vediamo cosa era sotto i Sabaudi: « Stando in continuo sospetto di congiure e di rivolle, « sciagurato sospetto con sanguinosi artefizi mantenuto, « Carlo Alberto dovetle collocare la sua maggior fidu- « eia nella polizia. E cosi fu. Ma non gli bastarono le " spie. « Tutta la sua corte fu trasformata in ufficio di poli- « zia. Volle denuncia e denunciatori nel Municipio, nella « Magistratura, nella Milizia, nell'Episcopato, nel!' Ari- « stocrazia, apri persino secrete scale a qualche altro « genere di delegazione che saliva dal trivio; e quelli « che un'ora prima denunciavano erano spesso denun- « ciati un'ora dopo. » « Per tal modo la polizia che già era onnipotente, « come non può a meno di essere nelle assolute mo- « narchie, diventò usurpatrice di tutti gli altri poteri e « si assise fieramente sopra i gradini del trono. ~ BibliotecaGinoBianco « L'inviolabilità del domicilio, il rispetto della fami~lia, « l'intimità degli affetti, la liberlà, l'incolumità, e per- « sino la Jiguilà del nome, persino l'onore della per- « sons, tuLLo insomma ciò che l'uomo ha di più caro e « di più sacro si trovò confidato all'arbitrio di 1·cgii in- « quisitori. Dai casi che ho narrali si è polulo vedere « come fossero rispettate le leggi e come sapessero me- « ritar rispello i tribunali; eppu,·e anche i lribunali fu- « rono sospettati; e sopra i Senatori si posero i Com- « mis5a1·i di Polizia. » « Ne:;sun -mandato di arresto ern 11cccssa1·io p.c1· I 1·a- « durre in carcere un cittadino; lulli avc1·a110 dirilLo di « arrestare. Il Giudice, il Sindaco, il B1·igadicrc dei C:,- • rabinieri, l'Avvocalo fiscale, l'Assesso1·,·, l'I,lrutlorc, il « Comandante, il Vicario ·cd ogni µiccolo agcnle di « Piazza, ogni povero caporale di pallugliP, ogni arciere, « ogni birro, ogni spia ave1·ano aulorilà di mellere le cc mani addosso a qualun'luc onoralo citladino. · « Quando poi si e1·a carceralo, le difficoltà del rilascio « diventavano immense. Pcl' arl'estarc tutti avevano « autorità, per rilasciare nessuno si lrovava compelenle. « Suprema dea dei chiavistelli era sempre la polizia. << Con economici provvedimenti si scioglieva la maggior « parte delle cause Cl'iminali r1uando si traltava di pu- « nire; quando lraltavasi di assolvere la cosa cangiava « d'aspetto: era necessaria una sentenza. » « Quando gli impiegali di Polizia stimavano che. vi « fosse argomento di giudiziale condanna, trasmelLevano « la pratica al Fisco perchè si pronunziasse a· termini « di ragione e di giustizia. Ma per timore che alle « volte la ragione fosse tl'oppo ragionevole e troppo « giusta la giustizia, la Polizia poneva una· nota a' pie' « della lellera di trasmissione, la quale rliceva eosi: « Nel caso che il Magistrato non trovasse bastevoli ar- « gomenti pe,· condannare si custodirà in carcere t'ac- « cusato a disposizione della Polizia. » « E con questa nota il povero accusato non poteva « salvarsi da Scilla senza essere divorato da Cariddi. » « Cosi. frequenti erano i processi di questo genere, e « tanto era terribile la condizione dei carcerati sotto- « posti alla Polizia che diventava carilà nei dif,rnso1·i « non far assolvere gli inquisiti. » « Condannati, resliluivansi dopo breve pena a libertà; cc assolti e1•ano ingoiati dalla Sal'degna. E in questi casi " era pietà il rigore; l'ingiustizia era beneficenza. » « Non tardò ad avvedersi la Polizia di questo mise- « ricordioso ripiego, e il lenore della nota fatale si ri- « formò nel modo seguente: Net caso che il Magistrato « non trovasse indizi sufficienti per condanna ad una « lungapena si custodirà in carcere l'accusato a disposi- « zione della Poti:::ia. Con questa riforma divenne im- « possibile ogni pietosa transazione, e i Magistrati non « ebbero ribrezzo a farsi docili esecutori di polizieschi « ordinamenti. ~ « Non vuolsi tacere a onor del vero che Borio, Pre- « sidente della prima classe criminale nel Senato di To- « rino, quel desso che lamentava l'abolizione della lor- « tura e della ruota, non voli" mai acconsentire all'uf- « fizio di sgherro di polizia. e Pronunziata sentenza di assolutoria, Borio ordinava « subito il rilascio dell'accusato, e cosi adoprò molle « volte ad onta del generale Galaleri che nella divisione « di Alessandria esercitava l'ufficio di pubblico carce- « ratore. » « Ed anche a questo provvide la polizia. Per ol'dine « del Senato il detenuto si rilasciava oggi, per ordine « del Governatore si tornava a carcerare domani; una « sentenza giudiziale lo dichiarava innocente e lo rel l t
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