-502 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI •premo potere; e, benchè mostri, ressero lo Stato sino a tanto che la morie o la rfroluzioiir• non li eliminò. Ecco i due soli ed unici mezzi, che il Giornale d'Italia crede facili per eliminare un Re pazzo o delinquente. E non teniamo conto dei casi della Baviera, dove una dinastia di pazz~, C'he ti~. niscono misteriosamente o vivono rinchiusi in una specie di manicomio straordinario, serve a meraviglia, a dimostrare che cosa valga il principio dell'eredità. In quanto alla durala si può essere altrettanto rapidi. Basta ricordare Giorgio HL e i suoi quaranta e più anni di regno. Rimandiamo alla storia ed anche alla biografia di Guglielmo Pitt chi volesse conoscere quale e quanta inf1uenza abbia esercitata sulla politica esterna e<l interna dell'Inghilterra - benchè ivi Yigesse l'ideale delle monarchie limitate. Non si trovò alcun mezzo nè facile, nè di/Tlcile per eliminarlo. Quando Bresci assassinò Umberto [ vi fu una esplosione di indignazione monarchica che !'on. Pantano con~iderù giustamente come una ~peq1lazione sul delitto. Ma appena sbollita quella indignazione ... a. freddo avv-ennero da parte dei moparchici, e specialmente dei conservatori, delle manifestazioni caratteristiche che costituiscono la migliore prçva contro la monarchi.a. Sicuro. I conservatori - Zanartlel I i ancora non era stato chiamato alla Presidenza del Consiglio!! - videro nel successore Vittorio Emanuele •If( un Re che poteva e doveva rialzare le sorti del bt Monarchia. Molti giornali con un senso cli solli.evo esclamarono: Finalmente al Quirinale c'è..... un uorno! Queste manifestazioni furono r'iassunte con una certa brutalità cli forma in un articolo di Bolton King, un amico dell'_ltalia e,l un sincero monarchico, che venne riprodotto in altra rubrica ùella Rivista nel N. del 31 Dicembre scorso. E Re Umberto non era affatto un re pazzo o criminale ... Fu credu·.tosolamente dai monarchici troppo fiacco..... Quanto veramente facili i mezzi di eliminazione di un capo dello Stato inutile o ingiusto in una repubblica! Sarà difficile in un paese ordinato e civile - e sinora di questi esempi conc1·eti non 110 ne ebbero nè in Isvizzera, nè in Francia., nè negli Stati Uniti: ci troviamo semplicemente sul terreno dell9 ipotesi - che un pazzo, un imbecille o un cleiinquente venga scelto come capo dello Stato; ma se ciò avvenisse, nel.la peggiore delle ipotesi, per eliminarlo non ci :;arebbe bi- :sogno nè di aspettare la morte naturale, nè ......; nè· si dovrebbe ricorrere alla suprema ratio: alla rivoluzione. Basterebbe aspettare la fine della durata dei suoi poteri : un anno, quattro anni, sette anni come nella meno repubblicana delle repubbliche, che non fu mai e non è il nostro ideale. Durante questo tempo le Camere hanno modo di neutraHzzare nelle -forme più legali l'azione del Capo dello Stato. In Francia si è anche trovato modo di accorciare la durata di quei poteri senza ricorrere alla violenza - BibliotecaGinoBianco all'assassinio o alla rivoluzione - come insegnano le dimis~ioni di llfac-Mahon e di GL'évy. Perciò rimaniamo davvero sbalorditi di fronte a (]uesta asserzion!:l assolutamente campata in aria del Gio,·nale d' llalia, che, con un tratto di penna cancellando la storia, dice: i meto_di e i mezzi dellrr evoluzione pacifica non hanno niente a cl1e ('r1,•p colla 1·epubblico. La verità è completamente diversa: l'evoluzione pacifica continuata ed ininterrotta non è possibile che nella repubblica. Nella monarchia s'impone la violenza - l'assassinio o la rivoluzione - appena lo Stato viene nelle mani ùi un imbecille, rli un pazzo o di un delinquente. * * * ll Gior,wle d' llolia fa· sfoggio di positivismo e di aborrimento dalle astrazioni e dalla metafisica r1uando ci chiama a discutere sulle origini e sulla funzione della Monarchia in Italia. i'ìoi non abbiamo alcuna paura a discutere su questo terreno, r1uantunque convinti della inferiorità cui ci condanna non la Storia, ma il Fisco. « Usciamo dal campo delle astrazioni e 4elle ipotesi - « esso esclama - e guardiamo al fatto storico e concreto. « La monarchia é stata in Italia una necessità pe1· la « unità nazionale, perché oltre ad aver fatto tacere le « tendenze politicamente autonomiste degli antichi Stati « italiani, ha contemperale ed integrate insieme, in quello « che avevano di immediatamente utile, le due correnti « principali, la popolare e l'autoritaria, che avevano lacc vorato ciascuna a suo modo e per suo conto a fon- " dare l'unità nazionale. Lo stesso Mazzini, quando vide « il necessario corso degli eventi, subordinò, mentre Ga- « ribaldi era in Sicilia e e Napoli, la forma di Stato allri <' unità che la monarchia rendeva possibile e garantiva. » Questo invito rappresenta una imprudenza. Ricondurci alle origini della unità d'Italia vuol dire ricordare agli smemorati che avessero dimentica,_to o agli ignoranti che non avessero niai saputo: da un lato la magnanimità e la generosità dei repubblicani; dall'altro l'egoismo e la grettezza dei monarchici. I repubblicani come Mazzini e Garibaldi pur di fare l'Italia sacrificarono ogni loro ideale e dettero la più severa lezione a Carlo Alberto, che nella sua grande ifoliaiiità non volle correre in aiuto di Milano combattente nelle Cint1ue giornate, se prima non veniva proclamata l'annessione al Piemonte. Del resto necessità storiche perpetue non esistono; se 1'u necessità ieri la monarchia per formare l'unità d'Italia, potrebbe essere domani una necessitit la repubblica per mantener la stessa unità. Grave e difficile esame è, poì, quello, di cui si spiccia in poche parole Il Giornale d'Italia, sulla azione della monarchia; e se ne spiccia allegramente invocando l'autorità .. di Colajanni. A lui fa dire che la monarchia è più adatta e più utile della repubblica a salvaguardai·e i diritti" nazionali e a p,·omuovere e a garantire lo svolgimento del be,iessere e della civiltà. Come, quando e dove l'on. Colajanni ciò abbia detto non sappiamo; noi che lo conosciamo più da vicino sappiamo invece che egli sostenne se111preclte la repubblica fede-
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