500 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI roslre aulo1·ev0li infor,nazioni ci aulo1 i1,za110a leme,·e tulio ciò; e noi compiamo il noslro do1·e,·e mette11do in sull'avviso gli amici e la democrazia lulla. Noi. A chi piace LA RIVISTAPOPOLARE, a ch'i, tli-vide in varte o in tittto le sue idee, -il 1niyli,rw nwrlo positi-1:o pc1• te.-;ti- 'l'IIOnia1•le la simpatiu è: 1. paywre PUN1.'UAL'JJIBNTE l'ablwnmuento nnticiputo; 2. pMcu·1•m·e NUO Vl ABBONA.1'1 CH.E PAGH.LNO AN1.'ICIPA1.'1. 1 pl'em,i che lrt BI V1 S 1'A rlà, twnto nl :nwi abbonuti dw a <:olfn-o che ne 1woc11,- rmio, lu 1•e1ula.no Q U ...l ~L GBA'l'Ul 1.'A. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ti!),-tç. L'ASTRAZIONEREPUBBLlCANA E LA •· VITALITA' DELLAMONARCHIA Il Gioniolc d'Italia, u,el n. 0 del 28 Dicembre 1901 ri;;,pose cortesemente e con una Gerta abilità alla nostra Polemica coi mouarchici (15 Dicembre) in un articolo il cui titolo, tla noi accettato lascia intenLlere qual~ sia il pensie1'0 che lo informa. Pei nostri avversari la repubblica è una astrazione, e la monarchia in Italia è vitale pt!rchè risponde a tutte le e-dgenze G0i biso;;ni delia nazione. Rispondiamo serenamente, protestando ,:oltanto contro l'accusa del tutto ingiusta che ci venne fatta: di avere 1ireferito divagare, e di avere portato la quistione in un campp del tutto astr·atto e metafisico. Nulla di più inesatto. Quanti ci conoscono S'.tnno che noi siamo partigiani di un realismo brutale, arido. tutto materiato di fatti e che ci procurò la fama di empirici, alla quale teniamo molto. Odiamo la metafisir,a, e nessuno ci ha mai rirnproYerato di divagare nelle polemiche numerose che abbiamo avuto in otto anni, con amici e con avversari. Quelle che al Giornate d'Italia sembrano astrazioni, invece non sono che induzioni da.i fatti, dalla storia, dalla esperienza sociale. Si ripete l'accusa ai repubblicani di promettere cosa non vera quando parlano di una integ1·ale ed effettiva sovranità popolar·e r,olla repubblica. Ma le nostre precedenti, esplicite dichiarazioni ci dispensano d'insistere su questa vera divagazione BibliotecaGinoBianco dei nostri aYversari. I quali chiamati da noi a giustificare sper:mentalmente l'audace asserzione loro, cioè che l'approssimazione alla sovranità vopolare sta maggiore colla monarchia anzichè · colta 1·epubbtica, ci scaraventano addo~so, in aria tli trionfo, la costituzione della repul>bl iGa francese del 2J Giugno 1793. • Vedete! ci dicono. La • più democratica di tutte le costituzioni riuscì • al governo del terrore e al dispotismo più re- « roce. » Qui l'astrazione raggiunge gli estremi limiti dell'inverosimile, e si confonde, ce lo perdonino i nostri avversari, coll'assurdo. A nessuno era mai ven'uto in mente tli giudicare quel la 1:ostituzione, astraendo dal la succes- ~ione degli avvenimenti e dalle cit'G0stanze eccE:- zionalissime nelle quali sorse. vi,se e mori. Senza ricorrere a Blanc, Thiers, Tocqueville, Michelet ec., clie per un vet·so o per un altro possono essere sospettati di parzialità, noi invocheremo la testi moni,rnza di uno scrittore che certamente sar;'t <.;aro ai nostri avversari: ad Ippulito Taine. Questi terminò la grande opera sulle Origini della Fra;tcia contemporanea, con uno spirito assai di,·eeso da quello in cul l'aveva co1ninGiata. I suoi ultimi Yolumi, speGialm,,nte quelli cons:1crati ai Giacobini. al Terrore. al Direlto,•io, sono ili un pessimis11w insu 1 iera~ile ed insuperato; le tinte a1loper,1te nel descri,·ere g:li uomini della rivoluzione sono ne,-issirne; ra cun~ 111eticolPsa, straordinaria nel mettere in evirlenn tntti gli · episodi laitli della rivoluzione e dei suoi. protagonisti, lasniando nell'ombra tutto ciò elle costituiva una attenuante, una giustificazionP-, e t.alora anche ima glorilkazione dell'uno e degli altri, dette alla sua opera in ultimo una impronta di denigrazione sistematica, di vera calunnia contin w,ta. Eppure noi che non amiamn i gi11cobini, ed odiamo addirittura Giù Ghe si chiama giaeobinismo, siamo disposti ad accettare per Yeri, esatti e giusti tutti i giudizi di Taine su quel terribile e grandi0so periodo storico. Ci i mi tino nell'arrendevolezza i nostri avversari, e riconoscano che il Taine scrisse un prologo alla grande tragedia, che porta il nome tli Ancien Règime. Ora basta leggere, anche es,endo animati 1lal più vivo e sincero pregiudizio monarchico, le pagine immortali consacrate rla Taine al I' Ancicn Ri>ginie - che concordano sostanzialmente con quelle elle vi dedicò un altro grande storico, che non era un sanculotto: il Tocqueville per essere trascinati irresistibilmente a conchiudere che la Costituzione del 1793 e il Terrore furono il prodotto logico, neces~ario del governo che sino al 1789 aveva fatto la miseria e il disonore della Francia. L'analisi storica rigorosa autorizza questa sola e rigida eone] usione: paeecchi secoli di monarchia riuscirono, e non potevano non riuscire,, alla grande cr.tastrofe iniziatasi colla presa della Bastiglia e terminatasi a Sedan, attraverso a Waterloo. E tutte le brutture, tutti i difetti della presente repubblica francese - che si riassumono
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