RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCI.ALI Diretto1•e: D.1· NAPOLEONE C.OLAJANNI (Deputato al Parlamento) face ln Roma il I 5 e il 30 d'ogni mese ITALI A: anno lire 6; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8 ; semestre li1e 4,50. Un nuinero separato Oent. 30 AnnoVIII. -:- N. I Abbonainen-to postale Roma,15 Gennaio1902 SO.M:.M:ARIO: Noi: Gli avvenimenti e gli uomini (Il dissidio sociali'sta. - Le carte di Crispi. Per la verià storica e per la educazione politica. - I funerali della Triplice allea11=:_a). - I.a Rivista: L' astrazione repubblicana e la vitali ti della monarchia. - Dott. G. Uriganti: Il primo messaggio presidenziale di Roosevelt. - B1•uno l!~ranchi: Il risveglio italiano e la questione meridionale. - Dott. Antonio Sergi: Intorno al fenomeno o-eniale. - Enrico Grimaldi; Letteratura d'erudizione. - Prof. Mario Pilo: Stelloncini letterari. - Sperimentalismopolitico sociale (Nel regno della morte). - Rivistadelle Riviste: Gli Stati Uniti potenza coloniale (Reuue des Deux Mondes). - Il Chili e la sua vertenza coli'Argentina (Nuova .Antologia). - La crisi con la Germania e i suoi resultati (Fortnig/Jt)' Review). - I cinesi e l' « Exclusion Act » (Nort/JA111erica11Review). - La maximite (New England Magazine). - Recensioni. - Illustrazionni el testo. GLI AVVENIMENTI E GLI UOMINI* Il dissidio socialista. - L'avvenimento, di cui non ci sfuggi l'importanza e la eslensionc sin da quando Filippo Turali cominciò la sua vigorosa campagna contro i cosi del Li anarcoidi, in pochi mesi si é svollo con una. certa rapidi Làe con una nettezza di co·ntorni, che esclude qualunque dubbio. È innegabile che nel parlito socialisla le due tendenze, che esistono in Francia e in Germania, si sono delineate in llalia, assumendo forme drammatiche, impersonale come sonci in Turati e Ferri. Nè le due tendenze si sono delineate in un giorno, né si rivelarono· improvvise. Quella di Turati é stata elaborata per otfo lunghi anni; gl'incidenti locali e le rivalità personali la precipilarono. La tendenza di Ferri si può considerare come un prodoUo di reazione alla evoluzione del primo; essa va contro a tutte le anliche convinzioni scìenlifiche d .il deputato di Ravcnn.a - dato che egli abbia avute erl. abbia delle convin::ioni/ •. -; ma é una ·tendenza rivoiuzionaria che gli venne imposta dalla sfrenala, dalla ciarlatanesca passione della popolarità, che non si prevede dove potrà condurlo. Tutte le nostre simpatie e non da oggi, - lo avvertario i lettori, che potessero scorgere nella nostra manifestazione un'influenza delle ullirne polemiche e degli ullirni inciden li padamentari - sono per la tendenza Turati e pel suo metodo; la sua é la tendenza che abbiamo sempre noi sostenuto; il suo metodo é quello che da molti anni abbiamo adottato. _Sulla slra da, su cui egli si é messo, io abbiamo preceduto da gran tempo; adesso non possiamo che compiacerci sinceramente della evouzione compiula, che l'eletto di Milano ha sug;{ellato fieramente e nobilmente respingendo il mandato. Altri compiono una evoluzione realmente o apparentemente regressiva per acquistare un seggio a Montecitorio; Turati ha provato iuminosamonte che la sua (*) Per assoluta mancanza di spazio fumino costretti a sospendere questa rubrica negli ultimi numeri della Rivista. Oggi siamo lieti d1 riprenderla, e speriamo di continuarJa sempre. N. d. R. Bibljoteca Gino Bianco condotta é disinteres11ata uscendo dal Parlamento. In ciò sta la nobillà dell'tillo, che rimarrà co111eun esempio di sana e virile educazioue politica. Aggiungiamo, i11fi11ec,he se Turati insistedse maggiormente sull'ideale politico repubblicano noi ci troveremmo co11 lui in pieno e completo accordo. L'avvenuta secessione segna la fine prossima del partito socialista italiano f Cosi sperano e dkono i r,onservalori ed anche qualche liberale. Ma sono sper·anze assolutamente infondate, che non hanno ragione di essere. Noi non comprendiamo, perciò, gli sforzi straordinari e la preoccupazione dell'Avanti! nel negare _la esistenza delle due tendenze; possiamo anche aggiungere che nel gruppo parlamentare socialista la grande maggioranza, da Costa a Prampolini a Bissolati. sta con Turati. Questo é vero, però: che le forme date alla distinzione tra le due tendenze dalla ciarlataneria seducentissima di Ferri, renderà difficile la posizione elettorale di parecchi deputati socialisti; poiché la eloquenza infiammata ed infiammante del depulato di Ravenna é fatta apposta per trovare seguito eutusiastico tra masse incolle e desiose di rapido migliorameuto. Il pericolo elettorale non potrà essere scongiurato se non quando gli altri deputati coraggiosamente imiteranno il Turati e chiameranno: pane il pane e ciarlata.no il ciarlatano. Ciò facendo essi non provvederebbero soltanto ai casi propri. ma contribuirehbero a preservare il paese da sorprese dolorose. ¾- I.e carte di Crispi. Per la verità storica e per la educazione politica. - I giornali hanno annunziato che in seguito alla insistenza della Principessa di Linguaglossa, figlia ed erede di Francesco Crispi, nel volere assistere alla lettura delle carte e dei documenti esistenti nell'arohivio dell'ex Presidente, ed alla opposizione irremovibile degli esecutori tesla men tari - senat. Damiani, Palumbo-Cardella e avv. Giampietro - il nolaio Palma non osò rimuovere i suggelli apposti illegitlimamente nella
498 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE J;; SCIENZE SOCJA.Ll stanza del defunto uomo di Stalo, perché a lui non era dato definire le controversie di sì alla importanza insorte, e rinviò le parli ali' udienza del giorno 20 gennaio del Tribunale di Napoli. Questa la semplice nota di cronaca ch'è stata preceduta e seguita da vivaci discussioni e da proposte che rappresentano il massimo dell'aberrazione morale e della sfacciataggine politica. Sentiamo il dovere d'intrattenercene. Anzilulto vediamo che cosa può contenere l'archivio e il diario di Francesco C1·ispi, ch'è tra le carte suggellale arbitrariamente dal governo italiano. L0 Note, documenti ed osservazioni sul periodo rivolw;ionario e formativo dell'unità d'Italia. Meriti e demeriti dei nostri uomini politici dalle carte di Francesco Ci-ispi verrebbero meglio lumeggiati. Sappiamo, ad esempio, che é interessantissima la corrispondenza di Crisp con Giuseppe Mazzini, che dal primo viene chiamato il Santo, e trallato sempre con una specie di venerazione. 2.0 Gran parte degli elementi dell'Archivio triennale di Carlo Cattaneo. Se il grande lombardo abbia ceduto gr_aluitamento o abbia semplicemente venduto le sue cHle a Francesco Crispi,- per noi è cosa di secondaria :mporlanza. Certo é che i documenti e le osservazioni di Cattaneo passarono nello mani di Crispi per essere pubblicali; ed ha ragione da vendere A. Ghisle1•i d'insistei-e su di ciò nell' ltalia del Popolo, sebbene da parte autorevole ci si assicuri non esservi ·alcun c!té relativo all'Archivio Triennale, ma solo la corrisr.ondenza intima ed un opera inedita. Que,;lo si presumerehb~ col lume deHa semplice logica; questo risulta all'evidenza dalle lettere e dalle dichiarazioni del grande federalista, che organizzò a vittoria delle cinque giornate e che fu tanto odialo dai Sabaudi. L'obbligo della pubblicazione assunse C,·ispi; quell'obbligo non possono cancellare i suoi esecutori testamentari. Se Io cancellassero commetterebbero una infamia. 3.0 Documeati interessantissimi sui costumi politici ... e morali italiani relativi ai periodi nei q1tali Crispi fu al gooerno. Dalla pubblicazione si vedrebbe che molte fame sono usurpate, e che alcuni di coloro che oggi vogliono seppelliti o dislrutli ad ogni costo il diario e le parte di Crispi, in nome dell'interesse supremo della pa- .tria, questo sostengono egoisticamente per salvare la propria reputazione. 4°. Documenti attinenti alla politica estera, alla Triplice allean.a ecc. ecc. Chi non vede la necessità pel popolo italiano di conoscere certi retroscena che concernono quella politica estera che rappresenta il suo maggiore disastro economico? 5.0 Documenti che spiegano come e percluJ Crispi inuugurò e prosegui la reazione in Sicilia. Crispi era uomo debole e subiva l'influenza di persone che a lui sembravano devote o che gli appari vano sinceri patrioti. Il diario e i documenti ci direbbero come avvenne il rapido mutamento lra il prog,·amma esposto a Colajanni nella notte del 30 Dicembre 1893 e la reazione iniziata il 3 Gennaio collo stato d'assedio e coll'arresto di De Felice e compagni. 6.0 Documenti sulla rottura delle rela;:ioni commerciali colla Francia. L'on. Mirabelli in un articolo interessante ha messo in sodo nell'Educazione politica la responsabilità di Crispi da un lato e quella delle istituzioni monarchiche dall'altro in quell'infausto avvenimeuto. Ma Crispi aveva scarse cognizioni economiche, e i documenti ci farebbero conoscere, forse, quali uomini lo ispirarono e consigliarono. 7.0 Infine i documenti 1·elcdioialla misteriosa guerra BibliotecaGinoBianco { di Africa. Già l'on.• ColaJanni nell'articolo dedicato a Crispi (N. 0 del 15 Agosto 1901 -della Rivista popolare) aveva accennato alla esistenza di documenti compromettenti augusti personaggi. Chi può ancora dubitaref A chi volesse avere in proposito mag~iori informazioni raccomandiamo la lettura del libro di StiP,lmann su Francesco Crispi (London, Graut Richards 1899 'pag. 212, 215, 216, 217). Con la libertà di stampa che godiamo in Italia, il Fisco non ci permetterebbe nemmeno di riprodurre qualche brano. Su questo proposito riescono di singolare importanza queste esplicite dichiarazioni di Primo Levi, che fu per lunghi anni direttore della Rij'o1·ma, che amò, e ne fu riamato sinceramente, Francesco Crispi, e che fu sollo Crispi capo dell'Ufficio coloniale al ministero degli affari esteri. Il Levi, adunque, senza tema di smentitci, nella Rivista Moderna che egli dirige, afferma esplicitamente: « nessuna responsabilità diretta ed indiretta per tutla « la campagna d'Africa, e specialmente per la giornata « d'Adua, può essere fatta ricadere su Francesco Crispi; « nes.una accusa d'imprevidenza può essere a France- « sco Crispi equamente rivolta; « se nel governo vi fu allora insufficienza, non tanto « di apprestamenti militari, quanto di criterii direttivi, « la ragione di tale insufficienza non é menoma mente « derivata da Francesco Crispi; « delle cause e delle conseguenze della giornata d « Adua, che non fu il disastro peggiore, Francesco Cri- « spi è innocente nella più larga misura compatibi•Je con « le sue funzioni di presidente del Consiglio dei mini;;tri « di un governo costituzionale, in un paese parlamentare». Queste dicniarazioni coincidono a capello e vengono completale da ciò che l'avvocato Paratore, intimissimo di Crispi, scrive in un'articolo del Tag di Berlino che ha fallo il giro non solo della stampa italiana, ma anche europea. Ecco le sue precise parole: « C'è Adua però. Ma l'impresa Africana resta ancora « un rnislero, ed é assai amaro constatare la facile ac- « quiescenza del popolo italiano. Le rivelazioni del " Pun- « golo parlamentare ,, hanno turbato gli amici di Crispi, « e qualcuno ha osalo anche smentire. Ebbene gli amici « di Cl'ispi sa11110che le lettere esistono. Gli ,.miei di « Crispi si ripetono da due, da tre anni, i particolari « della tragedia africana, senza avere il coraggio di le- « var la voce. E ancora viva la persona che andò a Mas- « saua incaricala dal presidente dei minisLr-i per inda- « gare su Barattieri! È ancora viva la persona le cui « parole Crispi ripeteva al re: Maestà, dicono che io cio- « glio la mia Lissa ed il mio Persano! C'è qualcuno che « ha dovuto sfogliare i verbali dei Consigli dei ministri! « C'è il marchese Di Rudini, il quale può affermare che « il re, per ben cinque giorni, non volle ricevere il mi- « nistro il quale gli portava la pace firmala con Menelik!. .• « Ma tutti costoro oggi tacciono, quando ancora Adua, « come una maledizione sanguinosa, si lancia sulla tom- « ha dell'Apostolo. Crispi si sacrificò e tacque: per lo stes- « so re non conservò -rancore. Solo, avvenuto il regici- « dio di Monza, avendogli una rivista tedesca chiesto un « articolo, ebbe uno scatto: Non posso sc1·ivere di Um- « berta I» Difronte a questa massa enorme, colossaie, di documenti, e di notizie e di ricordi personali c'è stato un pubblicista che ha fatto questa semplice e strabiliante proposta : bruciamo tutto I Questa sola proposta dovrebbe essere considerata come una istigazione a commettere un reato. Gli esecutori testamentari di Francesco Crispi pare che non arrivino alla proposta dell'auto dafo, degno dei peg-
RIVISTA POPOLARE DÌ POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALJ 499 giori tempi dell'Inquisizione, e moralmente peggiore dell'atto di fanatismo del musulmano Osman; ma ad ogni modo sembrano decisi a non voler pubblicare ciò che intai-esserebbe maggiormente alla verità storica e alla vita politica italiana; tanto che essi vogliono sinanco impedire alla Principessa di Linguaglossa di prendere visione di ciò che contiene il diario e l'archivio di suo padre ... (1). Ciò è semplicemente scellerato; ed é da deplorarsi vivamente che il governo agisca in .guisa da incoraggiare il senatore Damiani a perseverare nella via in cui si é messo. Crediamo utile per il momento di non allontanarci dalla semplice esposizione dei fatti e non toccare certi dietrosccna, certi palesi sgomenti, certe minacce che si mormorano e s'intravvedono di questi giorni. Di fronte a tale condotta il nostro Paratore indignato na scritto nell'accennato articolo : « Riprovevole, innanzi all'illegittimo intervento dello La guerra al Transwaal. Raccomando alla Sie-nora il nostro guanto « Guerra al Transwaal ». E' propr10 un articolo di durata senza limiti. (Rire di Parigi). 1· « Stato, é l'acquiscenza di coloro cui Crispi affidò il suo "' patrimonio intellettuale. Non dovrebbero essi lasciar « sola una giovane donna a difendere il padre dalla vio- « lenza dello Stato, il quale si riassume nell'interesse di « pubbliche e private persone. Furono alcuni amici di « Crispi, che, riunitisi a Roma mentre il vecchio ago- « nizzava, spinsero il Governo ad intervenire coll'appo- « sizione dei suggelli, quando la famiglia aveva già di- « chiarato che, essendovi un assente, i suggelli sarebbe- « ro stati apposti ». Da parte nostra, non possiamo tacere che la figliuola di Crispi ha intrapreso opera coraggiosa. Essa fa il suo dovere di figliuola : e se questo dovere compirà pieno, nessun dubbio che la figura della giovane signora, risoluta e ferma, innanzi alla debolezza, alla disonestà, alla (i) Secondo Il Roma e il Mattino di Napoli anche il Senatore Damiani; fatta una sapiente cernita, vorrebbe una parziale distruzione. Noi vorremmo sperare in una smentita den· esecutore testamentario; ma temiamo molto che non verrà. BibliotecaGino Bianco violenza degli altri, renderà meno impuro il concetto che i contemporanei hanno sull'ambiente dome.stico di Francesco Crispi. Noi ci associamo interamente alle accennate parole del nostro amico, e l'onorevole Colajanni, sicuro d'interpretare la coscienza pubblica italiana che ha sete, che ha bisogno assoluto di luce, ha mandato una interrogazione al Presidente del Consiglio, il cui svolgimento sicuramente susciterà mollo interesse. I fnnerali della Triplice alleanza. - Le dichiazioni dell' on. Prinetti sulle aspirazioni dell'Italia verso la Tripolitania; il discorso di Capo d'anno di Barrère ambasciatore della repubblica francese presso il governo d'Italia; le dichiarazioni ultime del Cancelliere tedesco Von Biilow, hanno messo in chiaro che l'Italia é sulla via di una riconciliazione completa colla Duplice e che la Triplice è agonizzante; anzi il discorso Von Biilow é stato considerato addirittura come il suo brill~nte elogio funebre. Noi siamo lietissimi dell'avvenimento tanto atteso, tanto desiderato; e troviamo argomento di compiaciL'Europa e la China. I nobili ospiti europei hanno finalmente lasciata la mia tasa. Contiamo ora le posate per vedere quante ne mancano. (Novoié Vremia di Pietroburgo). mento nel malumore della stampa inglese, che non guarda di buon occhio il riavvieinamento franco-italiano che rappresenta una possibile minaccia pel predominio britannico nel Mediterraneo. Lo ricordino bene i nostri amici: il mare nostrum non è attualmente un lago francese, come vanno ancora predicando alcuni gallofobi in ritardo, ma è un lago inglese: l'Inghilterra ne ha in mano le estremità - Gibilterra e Suez; l'Inghilterra ne possiede i punti strategici i più importanti - Malta e Cipro. Sarebbe tempo che il Mediterraneo divenisse un lago neolatino, in attesa del giorno in cui possa divenire tramite di commerci e di scambi pacifici tra i popoli tutti, che si potrebbero dare la mano in questo bacino in cui si svolsero le più grandi civiltà. Però il lieto evento non ci lascia del tutto tranquilli. L' amicizia tra Francia e Italia si vorre~be cementare colla conquista della Tripolitania che ci procurerà nuove amarezze, nuovi sacrifizi e nuovi disinganni. I funerali della Triplice si vorrebbero rendere solenni con un mutamento rapido nella politica nostra che dovrebbe essere coronata da una guerra coli' Austria: e sarebbe guerra cui si vorrebbero dare le parvenze popolari e nazionali, e invece non avrebbe altro scopo che di rendere un servizio al militarismo.
500 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI roslre aulo1·ev0li infor,nazioni ci aulo1 i1,za110a leme,·e tulio ciò; e noi compiamo il noslro do1·e,·e mette11do in sull'avviso gli amici e la democrazia lulla. Noi. A chi piace LA RIVISTAPOPOLARE, a ch'i, tli-vide in varte o in tittto le sue idee, -il 1niyli,rw nwrlo positi-1:o pc1• te.-;ti- 'l'IIOnia1•le la simpatiu è: 1. paywre PUN1.'UAL'JJIBNTE l'ablwnmuento nnticiputo; 2. pMcu·1•m·e NUO Vl ABBONA.1'1 CH.E PAGH.LNO AN1.'ICIPA1.'1. 1 pl'em,i che lrt BI V1 S 1'A rlà, twnto nl :nwi abbonuti dw a <:olfn-o che ne 1woc11,- rmio, lu 1•e1ula.no Q U ...l ~L GBA'l'Ul 1.'A. ~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ti!),-tç. L'ASTRAZIONEREPUBBLlCANA E LA •· VITALITA' DELLAMONARCHIA Il Gioniolc d'Italia, u,el n. 0 del 28 Dicembre 1901 ri;;,pose cortesemente e con una Gerta abilità alla nostra Polemica coi mouarchici (15 Dicembre) in un articolo il cui titolo, tla noi accettato lascia intenLlere qual~ sia il pensie1'0 che lo informa. Pei nostri avversari la repubblica è una astrazione, e la monarchia in Italia è vitale pt!rchè risponde a tutte le e-dgenze G0i biso;;ni delia nazione. Rispondiamo serenamente, protestando ,:oltanto contro l'accusa del tutto ingiusta che ci venne fatta: di avere 1ireferito divagare, e di avere portato la quistione in un campp del tutto astr·atto e metafisico. Nulla di più inesatto. Quanti ci conoscono S'.tnno che noi siamo partigiani di un realismo brutale, arido. tutto materiato di fatti e che ci procurò la fama di empirici, alla quale teniamo molto. Odiamo la metafisir,a, e nessuno ci ha mai rirnproYerato di divagare nelle polemiche numerose che abbiamo avuto in otto anni, con amici e con avversari. Quelle che al Giornate d'Italia sembrano astrazioni, invece non sono che induzioni da.i fatti, dalla storia, dalla esperienza sociale. Si ripete l'accusa ai repubblicani di promettere cosa non vera quando parlano di una integ1·ale ed effettiva sovranità popolar·e r,olla repubblica. Ma le nostre precedenti, esplicite dichiarazioni ci dispensano d'insistere su questa vera divagazione BibliotecaGinoBianco dei nostri aYversari. I quali chiamati da noi a giustificare sper:mentalmente l'audace asserzione loro, cioè che l'approssimazione alla sovranità vopolare sta maggiore colla monarchia anzichè · colta 1·epubbtica, ci scaraventano addo~so, in aria tli trionfo, la costituzione della repul>bl iGa francese del 2J Giugno 1793. • Vedete! ci dicono. La • più democratica di tutte le costituzioni riuscì • al governo del terrore e al dispotismo più re- « roce. » Qui l'astrazione raggiunge gli estremi limiti dell'inverosimile, e si confonde, ce lo perdonino i nostri avversari, coll'assurdo. A nessuno era mai ven'uto in mente tli giudicare quel la 1:ostituzione, astraendo dal la succes- ~ione degli avvenimenti e dalle cit'G0stanze eccE:- zionalissime nelle quali sorse. vi,se e mori. Senza ricorrere a Blanc, Thiers, Tocqueville, Michelet ec., clie per un vet·so o per un altro possono essere sospettati di parzialità, noi invocheremo la testi moni,rnza di uno scrittore che certamente sar;'t <.;aro ai nostri avversari: ad Ippulito Taine. Questi terminò la grande opera sulle Origini della Fra;tcia contemporanea, con uno spirito assai di,·eeso da quello in cul l'aveva co1ninGiata. I suoi ultimi Yolumi, speGialm,,nte quelli cons:1crati ai Giacobini. al Terrore. al Direlto,•io, sono ili un pessimis11w insu 1 iera~ile ed insuperato; le tinte a1loper,1te nel descri,·ere g:li uomini della rivoluzione sono ne,-issirne; ra cun~ 111eticolPsa, straordinaria nel mettere in evirlenn tntti gli · episodi laitli della rivoluzione e dei suoi. protagonisti, lasniando nell'ombra tutto ciò elle costituiva una attenuante, una giustificazionP-, e t.alora anche ima glorilkazione dell'uno e degli altri, dette alla sua opera in ultimo una impronta di denigrazione sistematica, di vera calunnia contin w,ta. Eppure noi che non amiamn i gi11cobini, ed odiamo addirittura Giù Ghe si chiama giaeobinismo, siamo disposti ad accettare per Yeri, esatti e giusti tutti i giudizi di Taine su quel terribile e grandi0so periodo storico. Ci i mi tino nell'arrendevolezza i nostri avversari, e riconoscano che il Taine scrisse un prologo alla grande tragedia, che porta il nome tli Ancien Règime. Ora basta leggere, anche es,endo animati 1lal più vivo e sincero pregiudizio monarchico, le pagine immortali consacrate rla Taine al I' Ancicn Ri>ginie - che concordano sostanzialmente con quelle elle vi dedicò un altro grande storico, che non era un sanculotto: il Tocqueville per essere trascinati irresistibilmente a conchiudere che la Costituzione del 1793 e il Terrore furono il prodotto logico, neces~ario del governo che sino al 1789 aveva fatto la miseria e il disonore della Francia. L'analisi storica rigorosa autorizza questa sola e rigida eone] usione: paeecchi secoli di monarchia riuscirono, e non potevano non riuscire,, alla grande cr.tastrofe iniziatasi colla presa della Bastiglia e terminatasi a Sedan, attraverso a Waterloo. E tutte le brutture, tutti i difetti della presente repubblica francese - che si riassumono
RJV!S1'A POPOLARE DI POl!TJèA, LÈTTERE B SCIE'N2ESòCIAU 501 in due mo:;trno:;i.b:i:militarismo e gesuitismo - , sono la conseguenza fatale della triste eredità lasciata alla Francia 1lell' Ancie,i Règime e dall'Impero. • I nostri avversari che dovevano dimostrarci.: -poter dare la 11ionarchia una approssima::ione massima alla sovranità popolare, preferirono ricordarci invece un momento ecceziomde cli una repubblica, che della sovraniU popolare ci venne segnalata come la negazione. Noi senza discutere se realmente ciù fosse - e potremmo negarlo - per costringerli a non divagare concediamo ciò clte essi desiderano. Ma li invitiamo, in nome Edoard,o prega. - Ti pres-o, mio Dio, di far terminare questa infausta guerra, e d1 distruggere quei pochi Boeri che sono d'inciampo alle mie pacifì.che intenzioni. (Lustige Bltitter di Berlino). della realtà e della esegesi storica, a rammentare la genesi cli quella negazione; e in attesa cli quella dimostrazione, che non è venuta, e non· verrà, presentiamo a loro un caso concreto e reale di massima approssimazione alla sovranità popolare sin oggi insuperata: la repubblica elvetica. E non vale la pena di discuter~ l' ipotesi azzardata dall'articolista del Gior,iate d'Italia sulla maggiore facilità di contenere un uomo solo pazzo o criminale nella monarchia anzichè una 1nassa altrettanto folle o crimiJ1ale nella repubblica. Dove la massa è folle o cl'iminale non è possibile nè la monarchia limitata, nè la repubblica; si va all'anarchia o al dispotismo - anzi si va al diBibliotecaGinoBianco :,;potismo attraverso all'anarchia. In quanto alla esistenza di un re pazzo o delinquente avvertiamo il nostro contraddittore che disgraziatamente non si tratta d'ipotesi; ma di tristissime realtà. Nella storia sono numerosi i casi di Re pazzi o cri.mi- .nali; noi si.amo curiosissimi di conoscere qua.li m.e.zzi (ocili furono adoperati per eliminarli - se, come e quando riuscirono ad eliminarli. Con ciò siamo condotti a rispondere al Gi'ornaie d'Italia, che desidera conoscere: per quale cagione il Capo dello Stato, che sia eletto per quattro o sette anni deve essere più utile e più giusto del Re, che succede pe1· eredità o dura a vita. Veramente i termini del paragone non sono stati posti da noi nel modo in cui li presenta il nostro contraddittore; potrem~o esimerci, perciò, dal riLo stato dell'Europa nel 1902. Il risultato della pace armata europea. (Postillon di Monaco). spondere come non Ila risposto esso stesso a tutte qnelle osservazioni nostre, che gli sono riuscite ostiche; e tanto più potremmo esimerci dal rispondere, in quanto che non troviamo difficoltà a riconoscer·e che c'è stato nella monarchia un Marco Aurelio e nella repubblica un Rosas o qualche altro peggiore. L'utilità e la superiorità ciel capo elettivo dello Stato e per la breve durata dei poteri, viene irrefragabilmente dimostrata sotto l'aspetto, per cosi dire, negativo. In quanto al danno dell'eredità non ha bisogno di lunga dimostrazione. Citammo Marco Aurelio come modello di Re giusto ed utile. Ebbene: i sue~ cessori. furono mostri - e lo furono pure i suece ·sori di Augusto. Ma il principio dell'eredità, non ostante che fossero tali, assicurò a loro il su-
-502 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI •premo potere; e, benchè mostri, ressero lo Stato sino a tanto che la morie o la rfroluzioiir• non li eliminò. Ecco i due soli ed unici mezzi, che il Giornale d'Italia crede facili per eliminare un Re pazzo o delinquente. E non teniamo conto dei casi della Baviera, dove una dinastia di pazz~, C'he ti~. niscono misteriosamente o vivono rinchiusi in una specie di manicomio straordinario, serve a meraviglia, a dimostrare che cosa valga il principio dell'eredità. In quanto alla durala si può essere altrettanto rapidi. Basta ricordare Giorgio HL e i suoi quaranta e più anni di regno. Rimandiamo alla storia ed anche alla biografia di Guglielmo Pitt chi volesse conoscere quale e quanta inf1uenza abbia esercitata sulla politica esterna e<l interna dell'Inghilterra - benchè ivi Yigesse l'ideale delle monarchie limitate. Non si trovò alcun mezzo nè facile, nè di/Tlcile per eliminarlo. Quando Bresci assassinò Umberto [ vi fu una esplosione di indignazione monarchica che !'on. Pantano con~iderù giustamente come una ~peq1lazione sul delitto. Ma appena sbollita quella indignazione ... a. freddo avv-ennero da parte dei moparchici, e specialmente dei conservatori, delle manifestazioni caratteristiche che costituiscono la migliore prçva contro la monarchi.a. Sicuro. I conservatori - Zanartlel I i ancora non era stato chiamato alla Presidenza del Consiglio!! - videro nel successore Vittorio Emanuele •If( un Re che poteva e doveva rialzare le sorti del bt Monarchia. Molti giornali con un senso cli solli.evo esclamarono: Finalmente al Quirinale c'è..... un uorno! Queste manifestazioni furono r'iassunte con una certa brutalità cli forma in un articolo di Bolton King, un amico dell'_ltalia e,l un sincero monarchico, che venne riprodotto in altra rubrica ùella Rivista nel N. del 31 Dicembre scorso. E Re Umberto non era affatto un re pazzo o criminale ... Fu credu·.tosolamente dai monarchici troppo fiacco..... Quanto veramente facili i mezzi di eliminazione di un capo dello Stato inutile o ingiusto in una repubblica! Sarà difficile in un paese ordinato e civile - e sinora di questi esempi conc1·eti non 110 ne ebbero nè in Isvizzera, nè in Francia., nè negli Stati Uniti: ci troviamo semplicemente sul terreno dell9 ipotesi - che un pazzo, un imbecille o un cleiinquente venga scelto come capo dello Stato; ma se ciò avvenisse, nel.la peggiore delle ipotesi, per eliminarlo non ci :;arebbe bi- :sogno nè di aspettare la morte naturale, nè ......; nè· si dovrebbe ricorrere alla suprema ratio: alla rivoluzione. Basterebbe aspettare la fine della durata dei suoi poteri : un anno, quattro anni, sette anni come nella meno repubblicana delle repubbliche, che non fu mai e non è il nostro ideale. Durante questo tempo le Camere hanno modo di neutraHzzare nelle -forme più legali l'azione del Capo dello Stato. In Francia si è anche trovato modo di accorciare la durata di quei poteri senza ricorrere alla violenza - BibliotecaGinoBianco all'assassinio o alla rivoluzione - come insegnano le dimis~ioni di llfac-Mahon e di GL'évy. Perciò rimaniamo davvero sbalorditi di fronte a (]uesta asserzion!:l assolutamente campata in aria del Gio,·nale d' llalia, che, con un tratto di penna cancellando la storia, dice: i meto_di e i mezzi dellrr evoluzione pacifica non hanno niente a cl1e ('r1,•p colla 1·epubblico. La verità è completamente diversa: l'evoluzione pacifica continuata ed ininterrotta non è possibile che nella repubblica. Nella monarchia s'impone la violenza - l'assassinio o la rivoluzione - appena lo Stato viene nelle mani ùi un imbecille, rli un pazzo o di un delinquente. * * * ll Gior,wle d' llolia fa· sfoggio di positivismo e di aborrimento dalle astrazioni e dalla metafisica r1uando ci chiama a discutere sulle origini e sulla funzione della Monarchia in Italia. i'ìoi non abbiamo alcuna paura a discutere su questo terreno, r1uantunque convinti della inferiorità cui ci condanna non la Storia, ma il Fisco. « Usciamo dal campo delle astrazioni e 4elle ipotesi - « esso esclama - e guardiamo al fatto storico e concreto. « La monarchia é stata in Italia una necessità pe1· la « unità nazionale, perché oltre ad aver fatto tacere le « tendenze politicamente autonomiste degli antichi Stati « italiani, ha contemperale ed integrate insieme, in quello « che avevano di immediatamente utile, le due correnti « principali, la popolare e l'autoritaria, che avevano lacc vorato ciascuna a suo modo e per suo conto a fon- " dare l'unità nazionale. Lo stesso Mazzini, quando vide « il necessario corso degli eventi, subordinò, mentre Ga- « ribaldi era in Sicilia e e Napoli, la forma di Stato allri <' unità che la monarchia rendeva possibile e garantiva. » Questo invito rappresenta una imprudenza. Ricondurci alle origini della unità d'Italia vuol dire ricordare agli smemorati che avessero dimentica,_to o agli ignoranti che non avessero niai saputo: da un lato la magnanimità e la generosità dei repubblicani; dall'altro l'egoismo e la grettezza dei monarchici. I repubblicani come Mazzini e Garibaldi pur di fare l'Italia sacrificarono ogni loro ideale e dettero la più severa lezione a Carlo Alberto, che nella sua grande ifoliaiiità non volle correre in aiuto di Milano combattente nelle Cint1ue giornate, se prima non veniva proclamata l'annessione al Piemonte. Del resto necessità storiche perpetue non esistono; se 1'u necessità ieri la monarchia per formare l'unità d'Italia, potrebbe essere domani una necessitit la repubblica per mantener la stessa unità. Grave e difficile esame è, poì, quello, di cui si spiccia in poche parole Il Giornale d'Italia, sulla azione della monarchia; e se ne spiccia allegramente invocando l'autorità .. di Colajanni. A lui fa dire che la monarchia è più adatta e più utile della repubblica a salvaguardai·e i diritti" nazionali e a p,·omuovere e a garantire lo svolgimento del be,iessere e della civiltà. Come, quando e dove l'on. Colajanni ciò abbia detto non sappiamo; noi che lo conosciamo più da vicino sappiamo invece che egli sostenne se111preclte la repubblica fede-
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 503 sale sarebbe stata più utile e più adatta all'Italia. Ciò egli ha sostenuto i.n parecclri libri, in centinaia di articoli, e i.n diversi discorsi pronunziati alla Camera. Ci.ò che egli. ha d_ettoe scritto negli ultimi anni, e c•.hepuò far comodo ai suoi avversari politici., non sarà negato e ce ne occuperemo. Ad ogni ·modo i gi.udizì degli. uomini valgono poco di fronte ai fatti. Che cosa dicono i fatti 1 A noi. non è concessa tutta la libertà di. esporli e di commentarli; ma anche navigando l.ra gli. scogli, che il Fisco fa spuntare nel mare libero della discussione, cercheremo di essere chiari e convincenti. Premettiamo che nel modo com'è posta la quistione dal nostro contrad cl ittore non abbi.amo bisogno di occuparci di una pregiudi7.iale che si po- -fohn Hull (esasperato). Ec~@come si continua a dipingirmi ; ei,pure io non mi riconosco! (Punch di Londra). · trebbe sollevare e che si è sollevata spesso; e cioè che il bene o il male non sono imputabili. alla monarchia in quanto questo regi.me è imperniato nell'azione del Capo dello Stato ereditario e inamovibile; ma ai rapprnsentanti del popolo. al Parlamento e ai ministeri che ne sono l'espressione. Se la pregiudiziale venisse accampata la esamineremmo. Ora non è il caso, poicllè il Giornate ll' Ilatia il bene o il male parn voglia attribui.rio alla monarchia e alla repubblica considerate come forme di governo antagonistiche. Del resto questo è il giudizio d'insieme che danno i popoli e la storia; i quali non sottilizzando e non distinguendo le responsabilit.'1, dei singoli elementi di una organizzazione politica, male giuclicano in blocco,- perehè nella realtà le ·azioni e le reazioni tra questi singoli elementi sono tali e BibliotecaGinoBianco tante clte non è possibile il processo d'isolame·nto. In forza di talEJ criterio è avvenuto che re buoni, o non peggiori dei predecessori, come Carlo r, Giacomo IL Luigi XVI, hanno pagato per colpe e per responsabilità non proprie. E a ta}e savio e sperimentale criterio ispiravasi Vittorio Emmanuele II. quando disse che i popoli giudica,w le isliluzio,ii in ragione dei benefizi, che toro procura,w. Come giudicare la monarchia italiana pre·ndendo per norma un tale criterio ? Senza scendere ai dettagli; senza rimontare ad Aspromonte e Fantina, alla civiltà militaresca imposta alla Sicilia e al Mezzogiorno appena proclamata l'Unità; senza ricordare il servilismo verso l'Impero francese colle sue disastrose conseguenze: le giornate di Settembre 1864 in Torino , la guerra del 1866, la clemonstration sainglante, Torre Malimberti, il . I .... /;.--_,,....,, ... w . . '~~/J ~~. Illusioni! Povera gente! S'immaginano di trascinare il mostro, mentre é il mostro che trascina loro verso l'ignoto. (Fischietto di Torino). bollo Msoì.1orevoledel Leboeuf sulla cessione del Veneto, le pubblicazioni di Lamarmora, Usedom e Bernharcli, JYientana, etc.: l'azione umiliante incerta e dannosa clifronte al Papato - non è certa• mente merito della monarchia se non è avvenuta la conciliazione tra Quirinale eVaticano-, sulla orientazione antinazionale ed antieconomica della politica nostra dopo la proclamazione della repubblica in Francia e che ci condusse alla Triplice Alleanza e alle pazze spese militari, sulla politica coloniale che ci spinse a Dogali e ad Adua -, sulla quistio,ie morate e consecutivo scioglimento della Camera, sulle repressioni feroci del 1898, sul periodo Pelloux ec..: senza parlare e senza insi.Stere su tutto ciò; noi ci limiteremo a chiedere: ·come si sta in quanto a benessere; da quali benefizi si può essere indotti a giudicare favorevolmen.te··_le presenti italiche istituzioni 1 La risposta altra volta - nello scorso anno :se male non ricordiamo - la dette argutamente 'un modesto giorna!e di provincia, La Nuovà. Sarclegna, che riprodusse alcuni elot1uentissimi brani di alcuni documenti, ai quali nè It Giornale d'..Jtat(a,
504 IUVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOC!All nè altri monarchici oseranno negare autorevolezza: dei discorsi inaugurali delle sessioni parlamentari pronunziati per quarant'anni da Vittorio Emmanuele II e da Umberto I... In tutti quei discorsi si constatava: la mancanza di giustizia, il p1·0fonclo e gene,~ole malessere economico, la necflssità di ui·genti pro1;vedimenti, Dove trovare una migliore e più autorevole documentazione del giurlizio assolutamente contrario a quello enunziato dai nostri avversari? A tutto questo aggiungeremo un ultima considerazione. Si giustifica la monarchia principalmente in nome dell'unità .. Ebbene l'unitù per ef-- sere cosa viva, vera e proficua non dev'essere soltanto materiale e a base di compressione; ma volontaria e morale. Sotto questo aspetto colla •parola di Bonghi e di altri abbiamo dimostrato che il sentimento unitario è in ribasso; e del fenomeno si ha un indice patente e interessante nell'aggravato dissidio tra Nord e Sud, che non si elimina nè colle frasi ampollose, nè colle buone intenzioni. DunqueL Il malessere ~conomico in Italia è in diminur.ione da qualche anno; ci sono in/lici innegabili del miglioramento. Noi non vogliamo negarlo perchè non siamo settari e le convinzioni po1itiche non ci fanno velo alla mente e non ci rendono pessimisti contro la realtà. Non siamo pessimisti per sistema politico; politicamente, se fossimo dei disonesti capaci di ne- . gare la verità, non avremmo interesse ad esserli. Il miglioramento attuale, che ci auguriamo di vedere continuato ed accentuato, per essere valutato al giusto dev'essere messo in rapporto: 1• colla somma dei sacrifizi passati; 2° col miglioramento raggiunto dagli altri popoli; 3n coi fattori principali, che l'hanno determinato. · · l° A niuno verrà in mente di negare che ci sia sproporzione enorme tra i sacrifizi compiuti dalla nazione per quarant'anni e la situazione presente, specialmente dal punto di vista della finanza dello Stato. Certamente la nazione meritava sorte migliore; e migliore e più presto l'avrebbe avuta se diversa fosse stata la politica generale, cui si accennò fugacemente. Non ostante gli enormi sar.rifizi fatti, la monarchia non riuscì a debellare le due maggiori vergogne d'Italia. 2° Il miglioramento nostro è ben poca cosa messo al paragone con quello degli altri popoE, ottenuto più rapidamente e con· minori sacrificii. Al disotto di noi forse c'è la Spagna; la quale ha subito una vera catastrofe colla guerra di Cuba, ha commesso gli stessi errori nostri, ed ha ordinamenti politici disadatti alle proprie con• dizioni ed alle proprie tradizioni.... precisamente come l'Italia. 3° I fattori principali dell'attuale nostro miglioramento, come rilevò l'on. Colajanni iniziando BibliotecaGinoBianco la discussione sui Provvedimenti finanziari il giorno 19 Dicembre 190!, sono estrinseci all'ltalia, e di essi non ha alcun merito lo Stato. Uno è rappresentato dal-miglioramento straordinario degli altri popoli, che ha sospinto a. centinaia di migliaia gli stranieri in casa nostra, lasciando per lo meno da tre a quattrocento miJ.ioni all'anno. L'altro è una conseguenza diretta del nostro malessere economico e morale, ed è rappresentato da quei trecentomila italiani, che emigrano all'estero, e mandano o portano in Italia altri tre o quattrocento milioni all'anno. Da queste premesse risulta: o che il miglioramento è avvenuto non ostante la monarchia; o che questa ci ha dato il meno che ci poteva dare. . . . Un ultimo punto da discutere. Il Giorn(lle d'Italia scrive: Lo stesso Colajanni dovè dichiarare due o tre anni addietro, che la repubblica oggi in Italia sarebbe un disastro per le conseguenze a cui menerebbe e che si risolverebbe in danno della libertà e delle conquiste civili della nazione. Le precise parole del Colajanni si trovano nell'articolo; Ancora eletta Sinistra (Riv. Pop. 30 Settembre 1899) e vanno integrate con tutto ciù che serve a far conoscere il suo intimo pensiero. Ecco' il brano che suggerì la citazione del diario monarchico: • Conséio dei risultati che la tattica · « liberale inglese ha dato, e <lei vantaggi che al- • l'Inghilterra ha assicurato il metodo evolutivo, « non esitai a dire in Parlamento e fuori - sol- • levando un certo scandalo tra amici ed avver- " sari - che in Inghilterra non sentirei il biso- << gno cli dichiararmi repubblicano. Lo sento in • Italia perché trovo tanto diversi -e tanto peggio- • ri i monarchici liberali e pseudo conservator.i. • Aggiungo ancora· che, a mio avviso, mancano • sino a questo momento quelle condizioni che la • storia ha creato in Inghilterra, e che sono indi- • spensabili per la evoluzione lenta e pacifica po- • litica e sociale. • L'azione cosciente e intelligente, ferma e co- • raggiosa dei monarchici liberali avrebbe potuto • creare tali condizioni; le vicende del nostro ri- • sorgimento', l'origine plebisèitaria della nostra • monarchia avrebbero potuto e dovuto facilitare • tale compito altissimo. Ma disgraziatamente i • nostri monarchici pel passato non si mostrarono • nè liberali, nè intelligenti, nè preveggenti; quan- • do vollero esserlo mancarono di energia e fini- « rono sempre col chiarirsi infetti dalla tabe ma- « ledetta del servilismo, che li trascinò alla co- • stante ed esclusiva preoccupazione degli inte- « ressi della dinastia. C'è da rammaricarsene vi- • vamente; e me ne dolgo profondamente io, re- • pubblicano, perchè temo che la follia reaziona- • ria, l'inettitudine e l'incoscienza dei cosidetti li- • berali condurranno il paese ad una situazione •catastrofica.Ora la catastrofe rivoluzionaria non ◄ ·◄
R!VlSTA POPOLARE DI I'OLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 505 • mi seduce, andte ammettendo la migliore delle •soluzioni: il trionfo delle idee repubblicane: Non • mi seduce affatto perchè ho la profonda con vin- • zione che la -repubblica in Italia, oggi come oggi, • riuscirebbe assai peggiore di quella francese: non • sarebbe duratura e preparerebbe una reazione « sfrenata, "· Il giudizio sereno di Colajanni, adunque, da un lato suonava condanna esplicita della monarchia perchè per lo appunto questa non aveva ·sa,puto creare le condizioni necessarie per la pacifica e lenta evoluzione politil;a e sociale; dall'altrn riaffermava quella preferenza pel metodo evolutivo ch'egli ha seguito sin da q uan<lo cominciò a collaborare con Alberto Mario e con Arcangelo G llisleri nella Rivista repubblicana (1878) prima, e immediatamente dopo nella Leun llella democrazia; e quel giudizio è per lo appunto la quintessenza di quelli insegnamenti e cli quelle luminose dimostrazioni fatte dal baia'rdo della· democrazia, e intese a provare la scarsa vitalità e il poco frutto delle repubbliche nate precocemente e in malo modo. Quel giudizio non si può, senza rinnegare la più elementare buona feLle, invoc;are a difesa della monarchia, e serve invec;e a dimostrare quanto poca sia l'accortezza del Gio, ·nate rt'Jtalia, che osa meravigliarsi dell'evoluzionismo dei repubblicani, ed afferma che repubblica ed e• voluzione siano termini contraclclittori. LA RIVl:STA. Gli abbonati che invieran,w subito alt' Amministra~ione eletta Ri \'ista Popolare l' imprwto dell'abbonamento seaclutv e lire una e cinquanta rù..:eoeranno,franco di porto, il volume Per l'economia nazionale e pel da.zio sul g1·ano, pubblicato il mese scorso dall' on. Dott. Napoleone Colaja,l,ni. ILPRJMMOESSAGGIO. PRESIDENZIALE di Roosevelt * New-York, 7 Dice111br~•1\!01. Onorevole Dott. Colajanni, Il messaggio tanto atteso é stato finalmente pubblicalo. È un documento di quasi ventiduemila parole, dicono i giornali che le hanno contale, ed è il più lungo messaggio che mai presidente degli Stati Unili abbia mandato al Congresso. Tratta molte e i:variate questioni: uella presente vi accennerò solo quelle che possano presentare un C':wtoinleresse per i non americani. Esso, dunque, comincia con un elogio molto studiato del presidente Mac Kinley, il qual•l viene descritto come il più scrupolo•o dei presidc11t\ più dell'istesso Lincoln, (') Per ragioni <la noi uc,n dipendenti, questa cor1·ispou<lenza non poté <!ssere p11bbli-::;;l,n1el N. del :11 DicPmh,·e scorso. ,'la sic_comele quislioai. cl,e vi ~0110 l1·atlale rinrnngono <li at1ualitii. noi la pubblichiamo oggi. (! . ù. H..) Biblioteca Gino Bianco uell' int.erpret11re e rappresentare i desideri del popolo ben pensante. Riconosce che il colpo che soppresse Mac Kinley non fu diretto all'individuo, ma al simbolo di governo e discredita, senz'argomenti, la teoria che l'omicidio politico rappresenti una protesta conti·o le disuguaglianze .:lell'ordine sociale. Ritiene essere l'anarchico americano più pericoloso di Lutti gli altri, perché rappresenta la depravazione del criminale al massimo grado. La causa della criminalità di lui, dice, sta nella sua stessa passione pel male e nella condotta di qutlli che con gli sci·itti e con la parola lo spiogono al male. E dice: Egli (l'anarchico) in nessun senso, in nessuna forma, in nessuna via ò il prodot:o delle condizioni sociali, salvo nella maniera che il grassatore viene prodotto dal fatto che un uomo inerme si trova per avventura possessore di una borsa. A dimosfrare completamente la sua competenza in queslioni di scienza criminale, Roosevelt suggerisce al Congresso i rimedi conLro l'anarchia, e raccomanda ciò che i giornali capitalisti più accaniti hanno denunziato per liberticida e impralicabile. Vorrebbe deportati Lutti quelli che si trovino in possesw di idee anarchiche, vorrebbe una legislazione internazionale che trattasse l'anarchia come la pirateria e il commercio degli schiavi. Raccomanda che il Congresso faccia delle leggi capaci di prevenire l'importazione di anarchici, di persone che professano principii ostili ad ogni governo, di persone che giustificano l'assassinio dei rappresentanti l'autorità. Evidentemente i p~imi sd essere compresi sotto <juesl'ullima classe di « criminali » dovrebbero essere i delegati apostolici e i gesuiti, che in fatto di omicidio politico ne sanno forse più degli stessi ana1·chici.. Dice di non temere l'anarchia, e poi aggiunge che nèl caso che gli anarchici diventassero uua seria minaccia per le istituzioni americane, essi sarebbero senz'altro soppressi, e soppressi sarebbero i simpatizzanti « attivi e pass1v1 ». Parlando del!' immigrazione, completa i suoi concetti sulla profilassi dell'anarchia, e comincia col!' indicare il buon immigrante nella ·persona di chi alleva i figli al rispetto della leg.;e e al timore di Dio (God fearin,q). In questo Roosevelt. non si mostra da meno deg_li,altri capitalisti: vuole il rispetto della legislazione di classe corroborato dal timore, non mai abbastanza commendato, delle fiamme eterne. Vonebbe un servizio segrelo all'estero in modo da poler escludere con cognizione di causa gli affiliati a società anarchiche, le persone di basse tendenze morali o di reputazione stomachevole (unscwourg). Che paradiso sarebbe per la polizia italiana! Mentre il presidente dimostra, o finge di dimostrare tanta preoccupazione pel pericolo rosso, la stampa dopo la morle di Mac Kinley si mostrò, in massima, confidente èhe barriera dell'anarchin sia la libertà (1). (I) Appena pubblicato il messaggio, sono piovuti negli uffici del Congresso un gran numero di progetti centro gli anarchici. Il senatore \\"est, fra gli altri, vorrebbe un'isola, da esgere sottoposta alla giurisrlizione degli S. U., nella quale fouero deportati gli anarchici di tutti i paesi, Il senatore' na dato delle interviste sul soggetto; però non dice se sia stato in Italia a studi~re l'istituzione del domicilio coatto, Un giornale conservatore fra i conservatori, il .\". Y. San, mette in ri<licolo il bitl in un articolo editoriale (6 Dic. 1901), intitolato C'Ontioe ironia: Anarchy Jslancl. L'articolo tinisce cosi: • A seconda stanno le cose, il soggetto adatto per la deportazione potrebbè essere identificato, nel maggior numero dei casi. solo con la sua stessa confessione o con nn processo basato ,m informazioni e s,,spetti. Quanti confesserebbero1 Fino a che p11n1.o ,i potrebbe dipend~re su ioformazioui e sos[Jetli I ()ua~i tutto il N. ùi Dicc111b,,,, dell:t .Vol'lh 1\mel'iectn Jlcoieu; è consacrato alla discus~ione d,,i progetti anti-anarchici.
506 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI . E il linciaggio? Non una parola su (]UesL'argomento. La pratica criminosa non é diretta contro "il capitalismo, e perciò Roo:;evelt non ha .!lentito la necessità di occuparsene. *** Risoluto il problema d~lla criminalità, Roosevelt si volge toto col'de al problema economico-finanziario e sociale. Si congratula con la nazione per gli ultimi cinque anni di prosperità, della quale rende grazie al Signore, e dice che essa non può essere frutto solo di leggi, per quanto sia ~acile abbastanza di disl ruggerla con leggi cattive. Questo ha tutta l'apparenza di un fervorino politico: Iddio ci manda l'abbondanza dal cielo per suo buon volere, i repubblicani la conservano in terra con la loro sapienza, i democratici la distruggerebbero inesorabilmente con la loro insipienza. Più tardi, parlando delle tariffe, dice che « primo requisito della prosperità presente ,, é la protezione. li presidente continua affermando la sua coscienza individualista in due elaborati periodi, e quindi enuncia la convinzione che negli ultimi cinquant'anni si siano andati sviluppando dei problemi socia!i, che a noi spetta di studiare e risolvere. Per conto suo li comincia a studiare e risolvere con l'affermare che « la creazione delle grandi corporazioni (trusts) non sia dovuta alle tariffe doganali né ad altra azione 1 di governo, ma a cause naturali nel mondo degli affari, operanti in altre contrade come in America. » In un paese povero le tariffe protettive ce1·to non basterebbero a produrre i trusts, ma date le condizioni economiche degli S. U. l'azione delle tariffe é uno stimolo verso la ·grande capitalizzazione, per quanto esse possano anche non essere una condizione .-;ine qua non. Havemeyer depose dinanzi all'U. S. Inclu.-;tl'iatCommission che« la tariffa é madre dei tmsts :. e che• egli non avrebbe rischiato i suoi averi nell'organizzare l'American Suga,' Refining Co. (I), di cui é presidente, se avesse avuto a temere una seria concorrenza estera. Le carni refrigerate del Beef Trust si vendono a più buon mercato sulla piazza di Londra che su <1uelladi Nev- York, malgrado le maggiori spese del viaggio transoceanico. Che cosa se non le tariffe permettono ad Armour & Co. di vendere in America ad alt.o profitto e disporre del surplus nei mercati esteri a p1·ezzi di concorrenza? È ben vero però che oggi molti dei trnsts, la cui organizzazione fu stimolata dalle tariffe, potrebbero fare a meno di esse, avendo acquistato uno sviluppo economico tale da potersi disfare di qualsiasi competitore più debole. Roosevelt continua; Non é vero che, mentre· il ricco é diventato più ricco, il povero sia diventato più povero; al co,ntrario mai prima d'ora il salariato, l'agricoltore, il piccolo commerciante hanno goduto di maggiore prosperità che in America e al tempo presente. . Queste sono questioni troppo complicate pet· poter esser risolute con una semplice affermazione data invece di argomenti (2). In ogni caso Roosevelt ritiene che la (1) Questa compagnia, generalmente detta Sugat' T1'ust, secondo i dati di Jenks, c;ontrolla il 90 Oro-della produzione dello. zucchero negli Stati Uniti. (2) Riporto quello che il Prof. Jenks, meabro della U. S. Industrial Commission dice nel suo libro, The Trust Problem: " L'esperienza sembra di dimostrare che i frust.-;, non appena. formati, aumentano il salario clei loro impiegati, quantunque più tardi un certo numero cli questi siano posti fuori di occupazione di tanto in tanto, arbitrariamente in apparenza, per la repentina chiusura di una parte delle officine, mentre quelle restate in operazione sono spinte a proclnrre in ragion'l della loro rnasBibliotecaGino Bianco ostilitù del pubblico verso i trusts sia ingiusta: ri('onosce però che essi, qualche volta, presentino dei g1·avi inconvenienti, come la sopra-capitalizzazione (watered stock) e raccomanda la pubblicità come correttivo, quasi che una compagnia avente delle tendenze criminose non possa presentare dei libri falsi al pubblico indiscreto, lasciando in casa di uno dei direttori i libri Yeri. , È caratteristico di Roosevelt che parlando di sopracapitalizzazione, la quale é evidentemente una frode contro i piccoli azionisti che non hanno le mani in pasta, e contro i consumatori insieme, non usa la parola « criminalità »; eppure dove mai sarebbe più indicata? Non un accenno al pericolo che le grandi corporazioni capitaliste rappresentano politicamente (1). Sarebbe stata imprudenza imperdonabile o troppa ingenuità per un politician come Roosevelt: egli ~a troppo bene che tutta la macchina governativa é mossa da e per le combinazioni capitaliste. • Con la pubblicità Roosevelt si aspetta di prendere due colombi ad una fava: assicurare gli azionisti minori della rettitudine delle operazioni, e dar agio allo Stato di im-. porre )e tasse, « che possono solo essere determinate, dopo ottenuta la pubblicità, per via di legge. » Oggi i trusts, in_fatto di tasse, fanno il loro comodo. Consiglia la creazione della carica di Segretario · di Commercio e l'emanazione di un corpo di leggi nazionali (invee~ delle statali che oggi esistono) per meglio esercitare la vigilanza dei trusts. Fra le funzioni assegnate al Segretario di Commercio vi sarebbe quella di « scrupolosamente salvaguardare i diritti di chi lavora. pel salario e del capitalista insieme ». Il Segretario dovrebbe allche attendere ali' applicazione del!'Interstate Commerce Act, legge che, emanata nel 1887 per regolare gli esercizi ferroviari, ebbe la sventura di nascere morta. La commissione creata per applicarla, si é limitata a mandare dei rapporti annuali messi su con i dati forniti dalla gentilezza delle compagnie interessale, e intanto le tariffe di favore sono state sempre praticate a discapito dei piccoli industrianti, m~ntre impiegati e passeggieri sono stati uccisi con uno spaventoso crescendo, fino a sorpassare i quarantamila l'anno scorso! Ora Roosevelt raccomanda che la legge sia modificata e applicata in modo che le ferrovie rispondano al concetto di utilità publilica; previene però il Congresso dall'usare troppo zelo, in quanto che « nessuna cosa potrebbe essere più pazza che la promulgazione di leggi, le quali senza necessità inceppassern lo sviluppo e le operazioni di queste agenzie di commercio ». Intanto sima efficienza (p,g. 171), cosi~chè la produzioue non diminuisce con la diminuzione delle braccia. « La Standard Oil Co. { Trust del petrolio) ha recentemPute aumentali i salari del 40 010; bisogna però notare che i divideu1i dell'annata sono stati del 40 Ol , (pag. 173). « Il lavoratore, come consumatore, dà in.Jietro a chi lo impiega una buona parte di ciò che ha ricevuto in aumento di salario, a causa dell'aumentato costo delle necessità .. , (pag. 1,9). Nell'introduzione al libro, Jenks dichiara che le vedute che ivi esprime sono state raccolte nelle investigazioni della Commissipne; ·ma che questa non ne è responsabile, essendo esse l'opinione di persone responsabili, direttamente o indircltamente connesse con le corporazioni su cui si investigò. (1) JE".\K8, I. C.: « Alcune delle co1·ptrazioni più vaste, dicono gli uomini d'affari, mettono da pa1·te per tale uso (fondo di corruzione pei legislatori) somme c0osiderevoli, da esse1·c calcolate fr-a le spese di esercizio (pa~. 191). « M,·. llav•rneyer testimoniò dinanzi ad un comitato del Congresso che 1'.Amcl'ican Sugcir Rejìning Co. conl.ribui in alcuni Stati al fondo per la campagna repubblicana, in alt.ri a quello del partito democratico, essendo sua intenzione , i restar<' in nrmonia col potere dominante in ciascuno Stato » (pag. WZ).
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