Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 24 - 30 dicembre 1901

488 R/\'IS'Ì't\ i'Oi'OL\Rli Oi l'OL/TICA, LETT/<:IUì E SCIENZE SOCIALI La Yeemenza, del reslo, non ,·, che eccezionaie nei rli- ~corsi di Joh11 Re<lmond. Egli ci lienc invrce 11llavesle lellera1·ia. Si polrebbe anzi rimprove1·argii spes;o l'abuso dei fiori rellorici e sulla ricerca dell'efTelto. O si è celli o non lo si è: e Redmond ~ ppa1·liene aJ una razza ('Ile ama, quasi quanto la Latina, a sentirsi pa1·larc. F. senza dubbio per questo ;;enere di eloquenza che egli deYc di non esse1·e popolal'e tra gli il'lnndesi l'esidenli a Londra, come lo è John Dillo11,oratore della vecchia scuola. agitalore delle tendenze ult1·a-demagogiche; ma John Re<lrnond ha per sè la tolalità d<:'gli i1-lsndesi di Aincri,·n e della gran nrnggio1·anza degli lrlande~i d'[rlan la. Ma non è soltanto all'insufficenza dei suoi 1·ivali che John Redmond deve l'essei· diventato il leader degli irlandesi; è rhe q11nn<lo,per e.sempio, presenta delle mozioni snlla questione sud africa;1n, rgli sa così bene pro• fittare dell'abisso cho separa le due frazioni del partito libernle, che (; impo~sibilc ai liherali 1·ntlicali non v,,ta,·c i1, ra\'Ore, ai lib,,,.,Jij i111péri·ili~Litli r,c,n l'uLa,·,; cu11tl'c'. e n Lulli e due di rll,11 co:1qwl)t11,·tlc1·~i ir1·11n,·di,·d1iltne1d1:• Juhn l:ed,nond h,, rea!iu!lto 'l'"'"ln ;;i1n,·i,·di p,·odigio: di rendersi simpatico agli ste$si Inglesi delle classi dirigenli. Pe1· lui, 01·mai, que,ti signo1·i p1·cndono sul serio la questione ida11dese.' Cci·Lo essi sono lo11lani di essersi convertiti all'Home Rule, e non vi si convertiranno; essi subiranno pe1·ò la gra11de riforma negnndo le sue legillimità, perché il nuovo metodo che John RedrnonrJ ha adollato pci· difendere la vecchia tesi, li induce 01-a a discuterla posatarnente e cortescmenle. L'Inghilterra è il paese sn,;1·0 della dialettica. Coi g1'111,dgi esti e cogli u1·li di Pa1111ell e Dii 1011,11011si ~ui,·n l'attenzione: discutendo seconrlo i metodi delln genlfl civilr, come John Hedrno11d, si conqui,ta di colpo l'uditorio. (r?.evuc Bteue - 21 rli..:embre). Joaquin Sanche;; clt:: Toca : L'imperialismo politico e l'imperialismofinanziario. - l progressi avvenuti Juranle lo scorso secolo sono i maggiol'i che l'umnnitil abbia vi:;to sinora. Tra i più segnalati devono 1·icordarsi: 1n racililà, rapidità ed economia e grandiositù rlrlla produzione; la superi01·ità negli armamenti. Queste forse sono state le generatrici della ,·ertiginosa Ll'ast'orrnazione del pia11ela, per In quale in meno di mezzo secolo, i mezzi di esistenza dell'umanità intern sono stati più 1·apidamente mutati che i11tutti i secoli precedenti. Da questi tre fattori derivano come risultante irre.sislibile imr,osta al mondo intero, tre realtà altamente trascendenti: la costituzione vertiginosa di giganteschi imperialismi politici; la plutocrazia internazionule ugualmente a forme imperinli; la conversione delle plebi in orga110 di una pubblica opinione sempre più poderosa nella influenza del governo dei popoli, L'imperialismo politico concentratore ·di gigantesche sovranità è quello che più vivamente impressiona. Repubbliche e monarchie, spinte da formidabile forza di espan~ione, sembrano dedite affannosamente a cost1luÌl'- si vastii,simi domini imperiali. Le nuove contese tra nazioni sono lolle di colossi, che pugnano per la supremazia e per la esistenza dappertullo; d'onde i paurosi pericoli che in questa ora della storia minacciano gli Stati importanti. Sono poi pericoli più gravi e più immediati quelli che derivano ai popoli dall'imperialismo finanziario, interno. La rivoluzione del '1789 che credette di fondare le maggiore democrazia conosciuta dalla storia, ha aperto la via al dominio della plutocrazia. I nostri stati sociali coll'appa1·enza di democratizzarsi, si commercializzano, BibliotecaGino Bianco indu:;L1·ializzano e capilnlizzano in molla maggiore propor;\ione. Il capitale ru sempre signo1·e nel mondo; mai, però, ebbe la potenza che oggi l,a. Nell'antica costituzione della società europea, il potere 'del capitale sembrava equilibralo e co11tc11utodalle ·potenze mistiche della relig;one e della polenza naturale della t'o1·za; erano freni: i privilegi del sacerdozio e della milizia, i maggioraschi, la ge,·archin negli uffici pubblici. Quei freni sono scomparsi; le classi mr·lie van110 scompare11do; si polvc1·izza e si r/azio11a la fol'zn delle classi la,·01·aL1·ici. Invece si moltiplicano, si centuplicano i pole1·i del capitale; e mentre le gra,,di i1nprcse moderne dell'indusl1·in e del commercio pongono in balia del ma.:chinismo e delle compagnie enor,ni concentrazioni di mosse proletarie e di classi medie solai·iate; alla loM volta le compagnie e le industrie riipendono dal capitale. Cosi claBsi <liri;,;<!nli.,;tnn11,n, c,·edilo pubblieo. ind11sL1·inp, rolf't:irinto di p1·ofes1'ioni libc,·~ili t: t.li cl:issi ùpi;r,1iè, 1·in1ang1Jn1_, souo,,o~t<'! al v,1.:;;;allng-_:_d;;erl, c.1pitalè: cos·1 del p,11·i,ui go,·,,,·ni di l'ol'lua demc,c,·a1ica ~i ,·a n"r:unrnla11do la triste reputazione di venalità, e tutto si c1·edc sottoposto alle clientele disoneste. Le nazioni sono oggi divenute feudo degli oligarchi dell'imperialismo finanziario. La stampa dovrebbe sembr-are la grande difesa; ma anche di essa si è impadronita la plutocrazifl t1·asformandola nel p1·incipale e più i1·1·esislibi!e istrumento delle sue imprese. La plutoc1•azia è riuscila alla politica estera nuova che si denomina politica delle sfere cl'in(luen::a C', senza ipoc1·isia, delle .sfere di .;;Ji·uttan,ento. La qunle pone tutln la supe1·io1·i1ùdella l'orza a servizio degli affari pai-ticola1·i di stranie1·i rapaci, che p1·etendono che i popoli i quoli accordano lo,·o gene1·osa ospital,tù subisca110 la lo,·o soVl'anit~. Infatti si vedono gli Sta Li p'tì poten Li,:l1e\'engono, come pe1· tacito acco1·do, alle p1·aticlie novissime d'impone uua p1·ivilcgialu p1·olezione i11benefizio delle imprese commen·iali e degli interessi p1·ivati rlei nazionali all'estero. Si abbandona lu 11or,na contenuta nel famoso dispaccio del '18'~8,1·edatto da Palme1·slon, che avvertiva gl'inglesi che se essi hanno col 1ocato capitali in paesi str11nieri lo han fallo nella spe1•an1.a di grandi guadngni, e che quindi dovevano contare coi 1·isclii conseguenti, e che se questi rischi non avevano preveduto dovevano rassegnarsi alla sorte degli speculatori che si sbagliano nei loro calcoli. Oggi, invece, tali criteri che prevalsero sino al principio dell'ultimo terzo del secolo scorso sono abbandonati; gli Stati sono divenuti i protettori della speculazione capitalistica; e la nuova politica si chiama con ipocrita eufemismo: regime della porta aperta; regime che costituisce la denazionalizzazione economica delle nazioni deboli e le sottopone alla . più pericolosa delle soggezioni. (La lectura di Madrid. Novembre). La concentrazione industriale e il socialismo marxista. - È ammesso generalmente che l'industria e il commercio vadbno ogni giorno più concentrandosi. Le piccole e medie case, si dice, scompaiono e sono assorbite dalle gigantesche. Invece di una folla di piccoli filatori se ne vedono di grandissimi; invece di meschine fonderie, si scorgono una vrntina o trentina di società metallurgiche. li ,:omigliante avviene nel comme1·cio. Questi fatti, senza parlare delle cooperative, colpiscono gli occhi : e si conclude che nella società moderna, con le macchine e la divisione del lavoro non vi è più posto che per· le società anonime. Il piccolo e medio industriale è desti-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==