480 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI • E sarebbe stato forse in questa sconfitta un < trionfo del 'sentimento umano, nel quale avremmo « sentito più vicina a noi l'anima grande contri- « stata, ma Giovanni Bovio ha forse temuto di « attenuare la sublimità d'atteggiamento con cui « egli aveva concepito Socrate, e il dramma che • incominciava è svanito •. Noi crediamo che il rimpianto di Leandro sia ingiustificato. Si può discutere il concètto informatore di tutta l'opera; si può non volei' sentire parlare rl i teatro di idee; ma dato l'austero disegno che il Bovio aveva prP.fisso al s11Olavoro, doveva, necessariamente asLenersi da ogni effetto del genere di quello invocato. Da quanto abbiamo detto ben si comprende che i.l dramma di G. Bovi.o non contiene lo sYolgimento di un fatto il. cui racconto pnssa intere~- sare. Più che nella rico;;tru,1ione rli YÌCP.nde <:rc,- riche. esso consiste nella rievocazione, in un (lato ambiente intellr-ttuale, di date persone in conflitto per il loro vario modo di intendere i più alti problemi della vita intor,10 ai quali eternamente si eserciterà lo spirito umano. Più specialmente consiste nella raffigurazione dello stato d'animo del giusto Socrate di fronte alle stolte persecuzioni che la sublime sua predicazione gli aveva fruttato. Nelle prime scene il poeta Terpneo e l'etéra Teodata, con linguaggio ispirato e vibrante di neofiti, difendono l'opera e la persona di Socrate contro Licone e Meleto che il grande filosofo hanno denunziato ali' Arconte come « introd'/.,ttore di nuovi Dei e corruttore della gioventù ». In questo primo dibattito si determinano con preciso disegno le persone dei due accusatori. Lieone è un malvagio, invidioso, nemico di novità per interesse personale. Meleto è più umano, .quasi simpatico. Egli per la cultura intenderebbe forse la predicazione di Socrate, ma, per la fiacchezza della fibra, dubita e si adagia piuttosto al comodo andazzo della tradizione. Prima ancora che apparisca sulla scena, dal contrastar appassionato di Teodata, Terpne9, Licone e Meleto si determina nelle sue caratteristiche, la grande e mite anima di Socrate. Ma quando egli finalmente apparisce e comincia a muoversi ed a parlare con quel suo fare bonario, sempre tra l'astratto ed il faceto, lo spettatore dimentica la finzione scenica e sente di trovarsi dinanzi ad una persona viva. - L'interesse è sempre crescente, e con l'interesse il più squisito godimento intellettuale che arriva al sommo nella scena tra Socrate ed Eutifrone. Questo punto merita di essere illustrato col ricordo di un po' d'antefatto: Un giorno nelle terre dl Cherecrate padre di Eutifrone, un mezzaiuolo preso dal vino e andato in collera, scanna uno de' servi. Il padrone, legato l'omicida per i piedi e per le mani, lo gitta in una fossa e manda a dimandare all'Esegeta che cosa convenga fare. Durante il tempo che si aBibliotecaGino Bianco spetta la risposta, lo sciagurato prigioniero è la- ~ciato languire fino a che muore di freddo, <li fame e del)a legatura delle catene. Tl figlio Eutifrone,occupato tutto l[uanto dalle leggende religiose che formano il culto della sua patria, imbevuto dei pregiudizi socia! i che ne derivano, denuncia suo padre come reo di omicidio colla sicnrn coscienza che il suo atto è santo e pio. Socrate incontra Eutifrone nel portico del Re, quando l'altro sta per presentarsi all'Arconte, quale accusatore di suo parl re. Dell'incontro, tutto si rallegea il Maestt'O, perncchè ha finalmente tr<wato su la sua strada un uomo il quale è tanto sicU!'O<liconoscere quel che è pio e quel ch'è santo e tanto presume della sua scienza, da tenere una condotta mai prima sentita o veduta P, co,d mntraria alla rornune. Chi sa rhP. nnn sin, .\:!;1':•.11r,l,re.nL11r:l l1e1 lni in1p:u·a1'G c0(];..;::1,a scien,m ria Fut.it'rour ,~ ,11-ee 111odo rii mo~tc:1.ra poi a' suoi accusatori che egli non sente alrrirnemi del piissimo Eutifrone ! E appunto per impararla, Socrate stringe l'interlocutore cli interrogazioni pressanti; ma, ahimè, l'edificio che Eutifrone credeva di tempra adamantina, crolla a poco a poco mi-,eramente sotto i colpi della famosa asserita ignoi·an:.a con la quale, come è noto, Socr,,te dissimulava la sua prol'oncla ironia e la invincibile dialettica. A questa scena in cui è delineata la personalit;ì, intellettuale di Socrate in modo idealmente ed esteticamente magistrale segue lJuella con la famiglia: Santippe la moghe, Lamptocle ed I(ì.- crate i figliuoli, nella quale pi.ù specialmente cam• peggia la sua personalità morale. Uno dei cardi.ni dell'insegnamento soceatico era che • La sapienza cleve essere cognizione essenzialmente attiva per praticare la vir-tù; e elle nel praticare la virtù consiste Lavei·a felicità. • Inoltre che « Riconoscei·e i nostri doveri ecl operare in confei·mi·tà di tale riconoscimento è per l'uom,o l'uso più degno delle sue facoltà, e il benessere più prezioso ch'eg'i possa clesiclerare. Ed ecco Socrate nel dramma di G. Bovio, con fermezza incrollabile non mai disgiunta, per altro, dalla più serena bonarietà, applicare ptaticamente questi suoi principì di fronte alla minacc'ia riel giudizio, ed alle seduzioni dell'affetto dei suoi Vorrebbero ottenere costoro che almeno egli si difendesse accortamente e r.emano invece che il peggiore accusatore di Socrate debba essere Socrate stesso incapace a dissimulare una sola delle idee nelle quali crede risieda il vero ed il giusto. Infatti quando la garrula Santippe; dopo aver ricordato al marito che la violenza dei nemici, l'invidia degli antagonisti, la paura dei potenti,· la codardia dei mo!ti, l'indifferenza dell'universale faranno peso sopra uno dei piattelli della bilancia con la quale dovrà essere giudicato; gli chiede : - Che cosa tu contrapporrai nell'altro piattello? Socrate si strappa un capello, lo mostra a Santippe e sorridendo risponde: - Questo capello che il pensiero ha imbiancato!
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