Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 24 - 30 dicembre 1901

478 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI non può essere attribuita ad alcuna cosa detta o scritta contro di Lui. L'assassino parlò con simpatia della sua vittima e disse che e(J'li l'uccise non perchè aborri va l'uomo, ma sola:ente perchè, essendo opposto ai Go-. verni d'ogni genere, vedeva in Mac Kinley rappresentata la formola dell'Autorità borghese. Coloro che sono occupati nel preparar progetti restrittivi Sfl,nnoche il loro lavorio non riuscirà a diradare le tenebre che offuscano la vista dell'assassino politico, ma denunziano la libertà di parola perchè desiderano che il pubblico non venga a conoscenza delle loro azioni riprovevoli o criminose. Ve ne sono altri, e sono i pochi onesti, che denunziano la libertà di parola, perchè, nella loro gìusta indignazione, capiscono che essa è diventata un abuso, straripando dai limiti concessi dalla legge. È tempo ornai che i cittadini amanti della libertà protestino contro la minacciata soppressione della libertà di parola. La guerra deve essere contro l' anarchia, non contro il sacrosanto diritto della parola, che dovrebbe essere intangibile per tutti. · L'anarchia è un JJrodotto europeo e si sviluppa maggiormente dove ·1a libertà di parola e la libertà di stampa sono più limitate. Non commettiamo l'errore di minare le nostee libere istituzioni, sotto la sciocca illusione di lavorare a difenderle. La libertà di parola e la libertà di stampa sono essenziali al funzionamento del libero Governo. Nessun uomo, nella vita pubblica, può obbiettare alla pubblicazione del vero, come nessun uomo, nella vita pubblica, può ritenersi permanentemente danneggiato dalla pubblicazione del falso. È evidente invero, che più di quello che dovrebbe esser permesso, si stampa oggidì da pubblicisti stipendiati e senza coscienza. Lasciamo però che la pubblica opinione corregga il male, il che sarà più effettivo della promulgazione di qualunque legge, e sarà esente dai pericoli che accompagnano anche le leggi buone. Se un giornale offende senza ragione un oppositore politico, trascendendo dal compito e dal diritto suo, rifiutate l'abbonamento ed insegnate allo scrittore di condurre il suo giornale su linee e programmi rispettabili. · Vi è un senso di giustizia nel cuore umano e colui che lo viola lo fa a tutto suo rischio e pericolo. Questo senso di giustizia si risolve alla · fine nel beneficio e nell'apoteosi della persona che si intendeva di offendere o di danneggiare. Le presenti leggi contro l'assassinio ed il libello sono del tutto sufficienti. Lasciamo il resto al salutare sentimento pubblico che .è superiore alla legge. Se abbiamo un obbligo da compiere, esso è solamente quello di aiutare la formazione ed il libero corso di questo sentimento. BibliotecaGinoBianco Tutto il resto è opera disonesta, se non è veggio e noi dobbiamo cercae di astenercene, per l'umanità, vee la giustizia, per noi stessi. WILLIA~l JENXIXGS BRYAN. (I) L 'Ignoranf e aZC'z'a".:'Zaìano Ritornato da Roma in Napoli il giorno 20 Dicembre vi trovai l'ultimo numero della Lotta di Classe (12 Dicembre) con un articolo di c. t. che mi riguarda {Gli e,·oici ftu·or•i di N. Colajanni). Koto la data della lettura pe,·chè il ciarlatano (dimenticando anche che una Rivista quindicinale non può tener conto di ciò che si pubblica uno o due giorni prima, special,nente quando chi la dirio•e vive lontano dal luogo della sua pubbli- o . cazione) potrebbe accusarmi di lunga pre111ecl1tazione risponclendogl i dopo diciotto giorni. Il ciarlatano fa la storia della polemica nostra con una buona fede, di cui arrossirebbe padre Loriquet; e sorvola, con una sveltezza degna del clown più illustre, sul fondo della quistione del tanto peggio, tanto meglio. Non me ne sorprendo: che cosa poteva fare quel povero diavolaccio messo colle spalle al ,muro com'era stato da un ignorante, in nome di fatti noti anche alle pietre delle strade cli Milano? Nè egli si scagiona seriamente dall'accusa cli f'unambol ism > politico - come poteva farlo -essendo troppo fresco il ricordo di una sua disgraziata polemica colla Propaganda di Napoli? Non potendo rispondere con fatti veri e con argomentazioni solide, mi 1·iclàla patente di asino, infiorata di diverse in olenze: e conchiude gettandomi la camicia di fo,·za clel suo pe1·fello disprezzo. Nulla di più ameno. Sono stato onorato dal disp1·ezzo di molti; il disprnzzo cli un anonimo ciarlatano non potrebbe che farmi ridere. Anonimo 1 Oh! no. Filippo Turati e Vittorio Gottardi in una postilla mi fanno sapere che c. t. è Claudio Treves. Alla buon ora: la conoscenza dell'autore del calunnioso articolo della Lotta di Classe, cui risposi nella Rivista del 30 Novembre, m'illumina. Claudio Treves aveva lavorato per sette anni intorno ad un attacco contro di me; in sette anni. adunque, la bile concentrata aveva avuto tempo d'inacetirsi, e non poteva che riuscire alla ignobile espettorazione del 9 Novembre. Spiego l'indovinello. Nel 1898 Claudio T1·eves divenne collaboratore della Rivista Popolare. Ci fu uno scambio cli lettere coetesi, anche affettuose. Ad un certo punto l'ammirazione di Claudio Tre- (1) Bryan, i lettori lo ricorderanno, fu il candidato dei democratici nell'ultima lotta presidenziale, La sua parola nel momento in cui si discutono varie proposte cli resLrizione della libertà di stampa e di parola ba uo grande valore. N. d. R.

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