RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 449 enor111entènte sulla econo:rnia nazionale e sulla finanza dello Stato. Avrei commesso una grande iniquità, un vero delitto di lesa patria, se mi fossi indugiato a deplorare le colpe e gli errori del mezzogiorno e della mia natia Sicilia senza segnalare quelle del settentrione. Non solo; ma avrei anche col mio mendacio, col mio servilismo o colla mia volontaria amnesia fatta cosa dannosa alla collettività italiana. incoraggiando quasi i disonesti e i prepotenti del nord a perseverare nel loro malefizio. * * * Chi mi accusa di avere espresso il pensiero di avviare per legge il grande commercio di Genova nel porto di Napoli certamente non intese o fraintese le parole da me pronunziate. Riferii i dati statistici sul tonnellaggio delle merci imbarcate e sbarcate nel porto Genova e in altri del regno , non per pretendere stupidamente che lo Stato deviasse il movimento commerciale da uno ad un altro sito; ma per somministrare qualche indice della ricchezza cli Genova e di quella di Napoli; e aggiunsi i dati sulle caldaie a vapore, sui depositi, sulla distribuzione della rendita ecc. Era necessario conoscere questi indici della ricchezza nelle diverse reg·ioni per potere :meglio apprezzare la distribuzione del carico tributario nelle stesse regioni. Ma era utile, era opportuno, era patriottico fare questi conti? Fu l'On. Luzzatti il primo a dire, e dopo alcuni giornalisti hanno ripetuto, che questa computisteria era inutile, inopportuna, antivatriottica. Se così fosse - ed io mi permetto di essere di contrario parere in questi tempi di materialismo storico - il malo esempio non venne da me. Furono i ·settentrionali, appena compiuta l'unità, a fare i conti nel 1863;continuarono a farli .sino al 1886; li ripresero nel 1896..... Dunque sarebbe lecito fare i conti a proprio vantaggio ai settentrionali; ma sarebbe proibito ai meridionali di rifarli per vedere se ci sono stati degli errori più o meno logismografici a proprio danno! Ma chi non vede la enormità scellerata di que- :sta pretesa, che stabilirebbe due pesi e due misure: una pel Nord e l'altra pel Sud ? Questa pretesa può essere accampata soltanto ùa chi si crede superiore per diritto di natura, se non per diritto divino; questa pretesa non può giustificarsi dai superiori se non nei loro rapporti con schiavi, con servi, con uomini inferiori. E qualche cosa cli tale pretesa trapela nella strana, nella incredibile argomentazione di certi giornali settentrionali. Essi hanno osservato che non è il modo più adatto di ottenere ciò che il Sud chiede attaccando il Nord. No o signori! Se nulla si deve al Sud, nulla gli si deve dare. Il Mezzogiorno non chiede elemosina o filantropia; domanda giustizia. Se la merita e se la si negasse in nome della forza e contro il diritto, certamente si arriverebbe al maggiore disastro nazionale. Alla forza si contrapporrebbe la forza. Chi vuole essere più giusto ed anche più accorto, come il Capitan Fracassa, soggiunge: « se « ci sono dei lavori da fare e li faremo, dei de- • biti da sistemare e li sistemeremo, perchè lo • dobbiamo fare e la ragione e il cuore comandano 1< ugualmente che si faccia. Ma dal 1860, non esi- « stono più il Settentrione e il Mezzogiorno ». Fu questa anche la chiusa eloquente di Giuseppe Zanardelli nel discorso del giorno 13. Ma la risposta a queste dichiarazioni, che movono da sentimenti nobilissimi 1 sta nel fatto che tutto ciò Bib~iotecaGino Bianco che si deve fai·e - e non si tratta di sole strade e di soli debiti da fare e da sistemare - non si è fatto sinora, tanto che sono ancora di at.tualitél le parole di Camillo Cavour pronunziate quai·ant'anni fa e rievocate nel 1901da Cappelli a Bari e da Luzzatti a Montecitorio. Il mio discorso, quindi, non fu in ritardo doloroso rispetto alla gloriosa data del 1860; ma è perfettamente tempestivo e dice ai dormienti: sarebbe tempo che alle ]Htrole seguissero i fatti! * * * Eccomi al punto più delicato. Si nega la opportunità del mio discorso-requisitoria dal lato morale perchè nessuno attaccò mai il mezzogiorno. « Chi ha mai in questa Camera alla quale par- • lava l'on. Colajanni iniziata una infame campa- • gna di denigrazione contro il sud ? Perchè fos- • se giusta la ritorsione tentata dall'on. Colajan- • ni, bisognava che qualche tristo regionalista • avesse proclamata la schifosa calunnia che nel • Nord tutto è mondo e puro, e tutto nel Sud è « bruttura e vergogna». Cosi Il Capitan Fracassa; così, supergiù, parecchi altri giornali; così alcuni ottimi deputati del Settentrione in amichevoli e onesti colloqui con me. Intendiamoci su questo punto. Da Govone a Gabelli; da Gabelli, a Ferri cioè dal 1862 al 1901 potrei divertirmi a trovare giudizi schifosi e calunniosi, più o meno espliciti, pronunziati nella Camera dei Deputati. Ma vi rinunzio. Si deve, però, ricordare che i sentimenti dei settentrionali non si rivelano in tutta la loro nudità nell'Aula del Parlamento, nel momento delle solenni discussioni ; ma nei corridoi, dove con espansione e con sincerità si dice quello che si pensa. E la sincerità è stata massima nei giornali. Ora è cosa utile ed opportuna lasciar formare un ambiente ostile ad una parte della nazione - quasi una metà - senza mettere a nudo la realtài E' cosa prudente il far sì che si crei e s' ingigantisca un dissidio tra il paese e il parlamento, e permettere che nell'uno corra un linguaggi.o in contrasto stridente e quotidiano con quello che si adopera nell'altro? Non lo credo affatto. Perciò portai con franchezza da tutti lodata la questione dai corridoi, dai giornali, dal paese nell'aula di Montecitorio. La mia lotta continuata da anni nei giornali: nelle riviste e nei libri, per ribattere le calunnie non ha avuto la centesima parte della efficacia di quella ottenuta dal mio discorso nella Camera dei Deputati; discorso che ha avuto immediata e larga ripercussione in tutto il paese. Non ripeterò oggi ciò che di calunnioso contro il mezzogiorno e contro la Sicilia si è detto e scritto. Ciòche hanno detto i Govone, i Crovetto, i Gabelli, reazionari, progressisti, repubblicani e socialisti contro i meridionali: l'ho raccolto in Settentrionali e Meridionali (Roma -1.898)P. otrei arricchire la collezione delle insolenze e delle calunnie con ciò che si è detto e scritto dopo; ma basta la sentenza memorabile pronunziata da Enrico Ferri la sera del 14 Dicembre. Egli con voce di Giove tonante, in atteggiamento ultra-guascone sentenziò:" Nel Settentrione « i :t"atti di calll.orra sono casi isolati, e :rn.en.tre nel Mezzogiorno la n1alattia << ha CorIUa inf'ettiva epide:rnica ... illen. • » tre nel Nord son.o eccezioni i centri «: di corruzione, nelle provincie n1eri- « dion.ali sono casi di eccezione i cen- • tri di rettitudine ... Nel Settentrione « vi sono pic~ole oasi d'immoralità; « nel Mezzogiorno vi sono piccole • oasi di moralità. »
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