Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 23 - 15 dicembre 1901

448 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI inspirate da astio e da li rnre contro la persona, suggerite da timori esagerati sugli effetti antiunitari delle mie parole e dal lodevole proposito ùi fare overa di concordia e di cancellare per quanto più si può le tracce dei dissensi regionali. Sicchè nello insieme io non ho che da rallegrarmi vivamente con me stesso di. avere richiamato l'attenzione degli italiani sul grave problema del dissidio tra nord e sud e che a manifestare la mia soddisfazione e la mia gratitudine alla Camera tutta che accolse con tanta benevola deferenza il mio discorso; ai meridionali che mi mandarono segni innumerevoli del loro gradimento; e ai settentrionali che o lo lodarono - e non furono poi che i deputati del Nord che convennero con me su tutto, toto corde o lo biasimarono con intendimenti nobili ed elevati innanzi ai quali m'inchino. Le critiche mi vennero da non pochi giornali del Settentrione e da qualcuno di Roma; mi vennero da periodici di ogni colore - dal Capi"tan Fracassa, dal Nuovo Fanfulta, dal Popolo Romano, alla Gazzetta di To1•ino, alla Provincia cli Como, al Secolo, ecc. ecc. Ai critici sento il bisosogno di rispondere non per esercitare il diritto della difesa; ma per ottemperare al dovere altissimo di discutere il grave problema. che non è stato posto in un giorno nè da un discorso; e che non troverà - purtroppo! - la sua soluzione nè con altri discorsi, ·nè in 1breve tempo. Occorreranno per la bisogna atti e provvedimenti erncaci e lunga serie di anni. Riassumo le critiche. Si è detto e mi si ò rimproverato: la esagerazione dei dati e delle cil"re; le accuse calunniose contro il nord; la prcte~a sciocca di volere correggere la geografia e di volere portare al Sud i benefizi che la natura w:- cordò al Nord_: la inopportunitù. della re(tui.sitoria perchè nessuno nega al Sud ciò che gli si deve - perché nessuno ha pensato ad attaccarlo, - perché non si può ottenere dal Nord ciò che si chiede accusandolo e calunniandolo; l'opera antipatriottica ed antiunitaria del rinfocolamento dei rancori e degli antagonismi regionali. A tutte queste critiche darò ri:sposta, che mi auguro esauriente. Comincio dalla esagerazione dei dati e del le cifre. Questa critica da nessuno è stata specificata; certamente si ril'erisce alle poche cifre sulla di- ·stribuzione delle imposte nel Sud e nel Nord sperequata colla ricchezza delle stesse regioni in danno ciel Mezzogiorno ed a vantaggio del settentrione; sperequazione aggravata, a mio avviso, dalle conseguenze disastrose pel Sud e per le cl ue maggiori isole della politica doganale e ferroviaria e dalle minori spese che lo Stato vi fa agendovi semplicemente da pompa aspirante e da vero assenteista disastroso. Nulla di più inesatto di questa critica. Una parte dei dati e delle notizie fu da me esposta sin dal 1892 nel discorso sul nuovo catasto pronunziato nella Camera dei deputati; molte altre ne aggiunsi qui stesso in molti articoli (1). Più (i) Ecco quelli che ricordo; Contrasti economici reyionali (Anno il. N. 1.3): Giu,stizia fln de siècle (anno 2. N. 23); Distribuzione regionale della miserici (anno 3. N. !) ; La cleccidenza del sentimento unitario in Italia (anuo 4. N. 20); A proposito di ima storia della finanza italiana (anr.o 4. N. 24); L'c1,Ssenteismodello Stato net Mezzogiorno (anno 5, N. 4): il dissidio tra il Noril e il Sucl (auuo 5, N. 9). BibliotecaGinoBianco tardi vennero: la pubblicazione ufficiale del ministero dei lavori pubblici sulle Spese pei lavori pubbtict in Italia dal 1862 al 1807 e il libro ma. gistrale e documentatissimo di Nitti (No,·cl e Sucl. 'l'orino. Roux. e Viarengo. 1900). Ebbene: molti, moltissimi, e anche autorevoli, s·ino stati quelli che hanno negato l'esattezza di tutti i dati e di tutte le notizie sulle grandi sperequazioni a danno del mezzogiorno nelle imposte e nelle spese ratte dallo Stato; ma nessuno, proprio nessuno, ha dimostrato che quelle cifre e quei dati siano sbagliati l Si faccia tale dimostrazione e, come dichiarai alla Camera, farò ammenda onorevole parziale o totale. . .. Con 111iasumma meraviglia mi sono sentito rimproverare cli avere nel discorso del giorno 11 accusato il Nord cli avere il primato nella delinquenza. Se lo avessi fatto certamente anei daLo una solenne smentita a tutte le :nie non poche pubblicazioni d'indole statistica, che vanno dal 1885 (La clrlinquenza eletta Sicilia e le sue cause) al 1901 (L'omicidio in Ilatia. Nella Rivista penate. nennaio 1901). In tali pubblicazioni ho dimo trato, ciò che del resto tutti sanno, che la deliuq ueuza è maggiore nel mezzogiorno e nelle isole di Sicilia e di Sardegna; ho dimostrato del pari, contro il Perri e la sua s~uola di antropologia criminale, che nel mezzog10rno non prevalgono soltanto i reati contro le 1)ersone, ma anche quelli contro la proprietà. La dimostrazione, infine, ho ripetuto in una memoria che mandai al Congres:so di antropologia criminale di Amsterdam (Settembre 1901) sopra Il Socialismo e la c;•iminatità, e che tra non g11ari pubblicherò in rtalia. Se avessi dato di frego con somma leggerezza a tutte le mie convinzioni scientifiche, si ripetutamente manifestate, non solo avrei audacemente e calunniosamente accusato il settentrione, ma avrei fatto un vero atto di follia. Parlando alla camera il giomo 11 nou nascosi una sola delle colpe e dei difetti del mezzogiorno; non tentai nemmeno cli attenuarli. Dissi che la delinquenza la miseria e l'analfabetismo vi sgno enormi; deplo~ rai il servilismo attuale degli elettori; stigmatizzai fieramente gli eletti, ai quali con pa1·ola rude ricordai che : se volevano essere rispettati doverano renclersi 1•ispettabiti. Se in quel giorno pronunziai, come si disse, una rer1uisitoria - tale requisitoria colpiva principalmente il mezzogiorno! Ma la coscienza, il rispetto della vet·itù m'imponevano d'alLra parte a non tacere <1uali erano le colpe e i difetti del settentt-ione. E in omaggio alla verità dimostrai, con date di fatto inoppugnabili, clte anche nel nord c'erano stati e c'erano grandi ladroni e amministrazioni pubbliclie disoneste e dilapilatrici; e che al nord prevaleva la cosidetta clfJlinquPaza civile - la distinzione dalla cletinquen.ut barbant si deve alla scuola di Enrico Ferri - tutta a base di Crode ~ cli astuzia e cli raggiri: quella ctetinquenza cwitP, che spesso non conduce alla galera, ma ai maggiori onori. I casi enumerati in quel discorso, soltanto da fanatici sino alla paz,,ia o da ignoranti o da superuomini come Enrico Ferri possono essere me ·si in dubbio, attenuati o negati. Qualunque persona onesta e intelligente non può che trovarsi di accuedo con me; e chi11nque non Ila smarrito la rngione dovrà con venire che la delinquenza barbara del mezzogiorno non ha arrecato che il minimo danno allo Stato, mentre quella civile del settentrione ha g-ra-vato

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