41:lO RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI forti, pittori dì vocazione, coloristi nati, disegnatori sicuri: come il DE MARIABERGLER, un po' scenografico i I PENNASILICO,FRANCESCOMANCINI,lo scintillante MrGLIARO,il classico Mrc1-IETTI,incuLo e spauracchio degli occullisti e dei mistici della pittura ... Ma un posto a parte va riservato ad ENRICOTHovEz, al critico battagliero e colto, che si rivela ad un tratto pittore con questi suoi singolari Palpiti di primavera: un contemplativo autoritratto, forse, campeggiante sulla pianura lontana e sui verdi colli visti dal!' alto, e sentiti da un temperamento personalissimo, e interpt·elati con una tecnica e con una forma bizzarra forse ma certo sincera, ingenua ma forte, rude ma simpatica : c' é un non so che di poliorama, di scatola di Norimberga, di presepe: ma quel non so che, è proprio quanto in quelle cose ha saputo mellere l'anima vergine e schietta del popolo, lungamente e direttamente nutrila di natura. Infine, e tornando solo per un_ momento alla figura, voglio ancor segnalare Infanzia gioeonda, di GIUSEPPE _ENEA,palermitano, che, confesso, finora non conoscevo, nemmeno di nome : l'ho serbato per ulti1no, perché l' opera sua, pittorica nel processo genetico, é scultoria già nell'effetto visivo : tanto é il prodigio del chiaroscuro, e tanta la potenza del rilievo, che per un bel po' si rimane incerti se si tratti davvero d'. una tela, o non piuttosto di un gesso; e di un bel gesso, s'intende. Abilità puramente sensoria e manuale, dirà qualcuno. E sia pure : ma, oggi, a questi lumi di psicologismo letterario, antipittorico ed antiplastico, va lodata di tutto cuore, accolta con viva fesla, e celebrata con tutte le sette trombe. • •• Ed eccoci, per una quasi insensibile transizione, alla glittica,,a questa quasi pittura, anzi miniatura, scultoria, che fa quest'anno la sua prima comparsa a Venezia. Qui pure, coloro che amano anche nelle arti del disegno « i versi che pensai ma che non scrissi », portano a cielo, sopra ogni altro, Io CHARPENTIER,fra le cui Medaglie e placchette d' argento e di bronzo trovo anch'io più d'un abbozzo geniale davvero: ma abbozzi, e niente più; e, in prevalenza, ancora informi del tutto, quando non sono invece deformi. Bellissimi ritratti a meuw rilievo, completi e perfelli pur nella semplice e rapida plastica onde s'informano, sono in compenso quelli racchiusi nella Cornice di medaglie e placchette di Mrnr·IELCAZIN: ciascuna di quelle fisonomie é un carattere, un'età, un sesso, uno stato sociale, una persona individua, un tipo. E il giusto mezzo fra la disinvoltura eccessiva e nichilista e la meticolosità calligrafica e pedantesca, tengono pure le Medaglie di PATEY, eleganti ed originali, ritratti e ricordi, immagini e allegorie, piccoli monumenti e documenti d'intimi affetti e di fatti pubblici memorandi. E con lui anche il Du Bo1s, con le sue Quattro cornici di placchette e medaglie, in stagno, in bronzo, in argento, esse pure molto espressive nella loro fattura semplice e larga. Ma io preferisco GEORGESLliMAIREcon le sue Diciart"'4. nove placchette e medaglie, condotte ali' ullima perfezione, eppur cos·1 ricche di stile e d'originalità, cosi improntale di naturalezza e cosi feconde di evocazioni; e, quasi, anche il Rornf:, quantunque in Luna di miele, in Ag1·i• eolturà, in La.ooro, e nel!' altra Grande placchetta alle• gorica, ecceda forse in precisione, in minuzie ed in accessori, e riesca quindi un po' freddo e accademico; ma che arte· squisita, che classica armonla di composiBibliotecaGinoBianco zione, che purezza di linee e di forme, che grazia di fi gure, di profili, di atteggiamenti, di gesti, che grandiosità d'ispirazione pur concentrata in questo sottile e paziente lavoro, e che spazio, che aria, cha lontananze, in un palmo di bronzo bianco I Saluto, passando, il FRAMPTON,ed arrivo al mio pt'ediletto Ovrnro YENCESSEed al suo « naturalismo penetrato di spiritualità »: la definizione, certamente sua, riportata dal catalogo, non potrebbe infatti in alcun modo sostituirsi con altra più esatta, da chi volesse costringere in una rapida formula tutto il carattere del suo stile singolarissimo e delicatissimo: la sua Cornice con medaglie e placchette é tutta una collana meravigliosa di visioni e di sogni, ma tutti inspirati alla realtà; o, se si vuole, di esseri e cose, fatti e fenomeni positivi, ma visti attraverso un ricordo ben vivo sempre, ma or• mai}ontano; esatto ancora, ma reso ideale e poe~ico, sottile ed immateriale, dalla lontananza nello spazio e nel tempo, dalla lenta trasformazione da immagine ottica in immagine psichica. Tutto questo ottenuto semplicemente, ingenuamente, con una tecnica attenuata ali' estremo me• diante un rilievo minimo, levigato, appiattito, come di monete consunte dall'uso secolare: come, direi quasi, d' impronte lasciate sur una sostanza ~edevole da ninfe, da fate, da puri spiriti, che s' esprimessero, per farsi capire, per .via di forme terrene, ma investendole tutte d'incanti ineffabili, di reticenze suggestive, di ~fuma ture sovrumane, di accenni vaghi a tutto ciò che il linguaggio delle immagini positive è incapace di dire. • •• E un altro breve passo ci porta ai bassorilievi, almeno a quelli non monumentali, come sono infatti i pochi che adornano la tribuna e la galleria della scultura a questa esposizione. Tra questi, uno solo mi ha colpito e mi si é impresso nella memoria : quello di ALBERTOFERRER, che illustra ed interpreta in bronzo, in modo nuovo ed energico, l'episodio di Paolo e Francesca, e il deliquio di Dante al lor triste racconto : lodo in particolare il rilievo forte e deciso dato al Poeta, il solo essere vivo e corporeo laggiù, in spiccalo contrasto con la visione, più vagamente e sottilmente accennata, delle ombre che passan travolte dal turbo infernale, e di Virgilio medesimo, più rilevato di esse perché più prossimo a Dante, ma infine ombra, per quanto densa, egli pure. Scultura fantastica ancora, ma affatto diversa, son le statue Najadi e L'anima delle ruine, di EMILIO BO1sSEAU, · due piccoli giojelli in marmo e alabastri policromi e pellucidi, con figurine muliebri che pajono vive assolutamente, una alata, assisa pensosa tra veli iridescenti in vetta ad un rudere, due che folleggiano ignude, rosee, molli e flessuose, sopra uno scoglio battuto dal mare: modellazione perfetta, espressione ullima della bellezza muliebre giovane e fresca, da cui l'idealità si sprigiona spontanea come sempre da ogni realtà superiore. E Io stesso ho da dire dell'altro giojello della scultura d'inspirazione trascendentale, la Fragilina d'EMILIO QUADRELLI: sopra un alto piedestallo di bronzo qua lucido e là inverdito, formato da quattro agili steli di giglio, s'eleva il sottil colonnino scanalato di marmo roseo, che porta in cima, gracile e delicata e quasi diafana e spirituale, la piccola bimba ignuda, tutta stretta in un gentile atto pudico, i braccini aderenti al corpo, le ginocchia serrate, la testina inclinata sulla spalluccia magra, gli occhi e la bocca atteggiati a una supplice timi• dezza, e, tra le mani quasi tremanti, una coppa simbolica: qui pure. dalla copia, probabilmente esattissima, d'un modellino reale, l'idealità fiorisce spontanea, da sé, e J
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