Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 23 - 15 dicembre 1901

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZÈ SOCIAll 459 LA QUARTA ESPOSIZIONE DI VENEZIA 1j" (TERZA VISITA). Il ,reris1110 Ht~lla fi~·urc, - Il ,,cris,uo 1u!I pa.esaggio - •~~t glitcica - l~a. scoltura ,,crish, e l'idcalisi.a. Del MORELLI e dellt1 sua collezione individuale non parlerò: di lui si è scritto molto, e a proposito di alLre precedenli esposizioni, e di quesla, e della sua morte recen!e e deplorala; d'altra par-Le.egli già apparleneva alla sL01·iadell'arle, nella quale il suo posto, eminente, era già da anni fissalo: e le esposizioni debbono essere per la slo1·ia da farsi, o da rifarsi, come nel caso del Fonlanesi, non per la storia fatta ed unive1·salmente acceLLata. Nè pal'lo di ARISTIDE SARTORIO,che ha pure magnifici sludi, perché di essi non avrei che a ripetere quello che dissi di altre sue simili cose nelle biennali passate (« Pensiero llaliano », « Gazzella letteraria», « Rivista moderna », « Humanité Nouvelle»); e cos·1 di vari alt1·i, anche eccellenLi, ma che qui, ora, non ci dicono nulla di nuovo e di singolare. Mi fermerò invece, per una l'apida rassegna della pittura di figura ·inspirata alla diretta realtà e fedele alla tecnica posi Livista, alla ricca mostra gene1·ale di LUIGI N9No: nella quale il posto d'onore è dato, e ben giustamente, fra le altre due dozzine di sue tele simpalicissime, al Refugium peccatorum, che è pur la più grande per dimensioni: c'è Lutto il sentimento dell'ora vespertina, del luogo solitario, della fede accorata che trae la povera popolana ai piedi della Madonna marmorea lungo il ma1·e; e c' é un vero miracolo di pro;;peltiva geometrica e aerea, un rilievo addirittura stereoscopico nella balaustrata di pietra, nelle slatue, nella figura umana genuflessa e abbattuta, nella « riva» che s'allontana e si perde nell'ambra vaporosa del crepuscolo. Inferiore assai, nella tecnica, mi è sempre parso il FATTORI: ma trovo di lui, a questa esposizione, un'opera che per l'enorme terribilità del soggetto tragicamente grottesco, resa con una singolare austerilà di forma, son certo di non dimenticare mai più. E' uri pastello, , non grande, dal titolo semplice: ll dimenticato, e rappresenta, stramazzato sull'orlo d'uno stagno, morto, col cranio spaccato, un soldato di cavalleria: attorno per la tetraggine desolata della brughiera, non un'anima umana; solo, una frotta di majali accorre, attratta dall'odore del° sangue, verso il cadavere, ed uno già fruga con l'avido grugno nelle cervella miste alla terra ed al fango ... E lascio qualche altra sua cosa men singolare, perchè mi Larda di giungere al gran quadro di LIONELLOBALESTRmRr, allo slupendo Beethoven, che trionfava l'anno passato a Parigi, e che dovrebbe dovuto essere qui il clou della mostra. L'autore di « In attesa della gloria» e di ~ La morte di Mimì », ci conduce ancora una volta fra i pallidi eroi della soffitta, glorifica nel nuovo quadro un a lLro momento della « Vie de Bohéme », proclama, più alta che mai, la regale sovranità dello spidto, a mez~o appunto dello squallore voluLo della miseria. Il quadro, con le figure grandi al vero, va visto da lontano; meglio, attraverso i cortinaggi della porLiera, dalla sala seguenLe: allora, profilati e staccati dalle belle luci tangenti, i mesti personaggi di quella scena mirabile balzano fuor dalla tela vivi e moventi; la piccola stanza fredda ed oscura si dilata e si affonda; e per poco non BibliotecaGino Bianco udiamo noi pure vibrar dalle corde del pianoforte quasi perduto nell'ombra, gemere dall'archetto del violino con Lanta passione suonato dall'uomo dalla vecchia zimarra che ci volge le spalle, la divina « Sonata a KreuLzer » o la prodigiosa « Nona Sinfonia »: tanta è l'inLensiLà con cui l'ascoltano il giovane freddoloso, dal bavero alzato, che s'accovaccia accigliato in primo piano sulla dura cassapanca; la pallida bionda in gonnella rossa ed in corpo celeste, che sì dolcemente e mestamente si stringe a lui, con gli occhioni intenti e con l'anima rapiLa; e quell'altro, che si concentra, chino, con la faccia tra le palme ed i gomiti sulle ginocchia; e l'ultimo, in piedi, appoggiato al muro, immobile e immemorP, a capo basso, con le mani nelle tasche ... Sola, nell'angolo, sembra pensare ancora alle miserie della vita volgare la piccola stufa di ferro, dalle sottili fessure rosse nel bujo, su cui bolle e fuma l'ignobile pentolino della minestra ... • * • E, già che sono a parlar di pittura di figura, voglio dii· qui degli altri figurisLi che m'hanno colpito di più. Il primo posto spetLa quest'anno, senz' altro, alla De. relitta di BERTAvVEGMANNl,a più poderosa pittrice che io mi conosca: la povera bimba, seduta immobile sul mul'Ìcciolo, è assolutamente viva; il visino patito campeggia terribilmrnLe espressivo sul fondo oscnro; e negli occhi spalancati, e nei pugnetti chiusi, e nelle gambine scarne, e nella pelle anemica, e nei cenci pieni di Loppe,.e nelle scarpe sfasciale, si legge un'infinita e rassegnata tristezza, una lunga storia di dolori e di stenti, un destino tragico d'avvilimento e di fame; lungo il muro, si disegr.a stecchita, ispida, secca, una simbolica pianta di ca1•do. E nulla, proprio nulla, è in que;;ta esposizione di tecnicamenLe più accurato e perfetto, nulla di spiritualmente più comunicativo ed ammonitore. Un'altra bimba, una bimba strana .ed affascinante, è l'Angelica di JuANA ROMANI,che passa, avvolta in un ricco pivinle di broccato, recando una pisside misteriosa nelle manine sottili, e si volge a fissarvi coi grandi occhi nel'i enigmatici, a turbarvi col suo lungo faccino bruno dalla bocca piccolissima e rossa, tra le dense chiome spioventi. E poi, molti ritratLi; ma, anche tra i buoni, pochi che valgano e dicano più d'una buona fotografia. Segnalo, senza descriverli, quelli del TAVERNIER,del KAULBACH, dello ZmGLER, del SELVATrco; e, nelle due salette del Bianco e Nero (piene di studi e disegni a matita ed a penna, a carbone ed a sepia, punte secche, acqueforti, litografie, incisioni, anche a tutt'altri colori, o ripassate ad acquarello o a pastello) gli eccellenti riLratLi, le figure, gli animali, del GRAF, del KALLllfORGENd,el NoRDHAGEN, del Mu.LLER, del PETERS, del MACCHIATI. • * • E siamo al paesaggio: al paesaggio verista, questa volta: il che non vuol dir fotografico, né impersonale, nè privo di .stile, quantunque non sia, almeno ostentatamente, stilizzalo, né stravaga:-ite, né fantastico. Tali i Pini di Gotlande, e più ancora Estate in Isvezia, di GoT'I'l-'RID KALLSTENIUs, magnifiche boscaglie emananLi ancor quasi i lol'o umidi e freschi profumi; e il Benaco marino di VINCENZODE STEFANI; e i sei quadretti di Lurar CmALIVA,squisiti di dolcezza e di poesia; e quelli del POLLONJmAe del PETITt; e l'azzurro ·e lunare Notturno del SACUERI;e i meridionali, un po' chiassosi, un po' violenti, un po' superficiali, ma piLLori sinceri e

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