458 RIVJSTA POPOLARE DI POLJTICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI colo commerciante, mentre la vittoria socialista è e deve essere, con la fine di ogni sfruttamen Lo,anche la fine di quello della piccola borghesia. La media e la piccola borghesia non lavoratrice hanno quindi molto maggiore affinità con la grande borghesia, che con il proletariato. li Merlino osserva che non é possibile la separazione netta fra piccola borghesia lavoratrice e piccola borghesia non lavorati-ice. Ma ciò non è vero solamente di queste due classi, ma anche di tutte le altre. Così fra la grande e la media, la media e la piccola borghesia, il proletario e il proprietario lavoratore, esistono delle categorie intermedie. li che non ci vieta di considerare queste classi, nel loro insieme, come distinte l'una dall'altra. E la funzione qualitativa della piccola proprietà lavoratrice e della piccola proprietà sfruttatrice é assolutamente diversa. La prima, reso impossibile lo sfruttamento del lavoro umano, ed assicurato ad ognuno· il pieno prodotto del proprio lavoro, potrebbe con - tinuare ad esistere, mentre la seconda perderebbe ogni ragione di esistenza. Il Merlino ripete, nel suo articolo, quanto egli ha già scritto in altre accasioni: cioè, che egli non desidera che la piccola borghesia continui nel su.o sfruttamento del proletariato, ma che 1:1 sua funzione si trasformi, che essa si converta e viva. Ora, noi crediamo alla conversione degli individui, siano anche essi dei peccatori ostinati, ma non crediamo alla conversione delle classi. Queste hanno sempre difeso, e continueranno a clifende1~e,sinché esisteranno, i loro interessi. Né noi vediamo il modo nel quale sarebbe possibile al programma socialista, senza derogare all'intima essenza sua - abolizione di ogni appropriazione dei frutti del lavoro altrui - adattarsi agli interessi della piccola e media borghesia. Il Merlino accenna, nel suo articolo, alla associazione dei piccoli capitalisti e dei piccoli propl'ietari. Ma l'associazione non cambierebbe la natura della loro azienda. Se prima in essa erano impiegati dei salariati, lo saranno anche dopo. E il con trasto fra padrone ed operaio continuerà, dopo come prima. Se l'associazione metterà i piccoli produttori capitalisti in condizioni clilottare con i grandi, non cambierà nulla della loro posizione di fronte ai salariati. Il Merlino, certo, alludendo alla associazione, allude a delle forme diverse dalla capitalistica, nelle quali ai lavoratori sarebbe dato cli associarsi, su piede di eguaglianza, con gli ex padroni. Ma é evidente che ciò non sarebbe altro che una forma di espropriazione dei piccoli borghesi, e cosa, quindi, poco atta a cattivare a chi la proponesse le loro simpatie. La piccola borghesia, come la gl'ande, non teme nel socialismo « la soppressione delle iniziative, dello stimolo al lavoro, l'uniformizzazione assoluta delle condizioni di esistenza, il trionfo della burocrazia, l'ecclissi di ogni idealità,» - la maggior parte delle quali cose dovrebbe far paura egualmen te al proletariato, che pure da gran tempo ha appreso a sorriderne - ma teme una cosa sola: la soppressione del diritto di vive1'e, principalmente o completamente, del lavoro altrui. Né l'esempio di Francia dimostra molto, poiché là si è trattato non di attuare il socialismo, ma cli conservare alcune delle conquiste della civiltà moderna, minacciate dalla casta milita!'esca e clericale. La classe lavoratr'ice, quindi, non può unirsi alla Biblioteca•GinoBianco piccola e media borghesia, per avvicinar la vi Ltorìa a cui è fatalmente destinata. Poiché il vincere è interesse dirotto dei salariati, ed indiretto <li tutti gli altri lavol'atori. Ed é contro gli inte1·essi dello altre classi. Sarebbe solo esciudendo la possibilità della vittoria della classe lavoratrice, da sola, che la unione con altre classi si imporrebbe al Pal'lito Sociali la. E pare che tale sia JR. credenza del Merlino. Egli infatti scrive: « La classe operaia da sola non basta ad abbattere il presente regime. Essa è facilmente fuorviata a fini reazionari, come vediamo oggi appunto in Inghilterra.» L'esempio dell' Ingh1lte1Ta non pare a noi bene scelto, perché là si Lrntta di un proletariato non anco1·a socialista, dal quale pure é partito - nel recente congresso delle Trades Unions - una protesta contro la feroce guerra mossa ai Boeri. Ma chi potrebbe alTermare che il proletariato socialista dell'Europa continentale sia facilmente traviabile a scopi reazionari? Chi, innanzi al fatto che il proletariato é la parte maggiore, o ogni giorno più grande, della popolazione, e che una più gran parte del proletariato diviene ogni giorno socialista, potrebbe negare al partito proletario la possibilità della vittoria? Le vittorie socialiste, succedentisi ogni giorno, suonerebbero solenne smentita. E la vittoria finale appare più vicina e più certa, quando si pensi che la classe lavoratrice LuLta quanta, e non soltanto il proletariato, tende a stringersi sempre più intorno alla bandiera del socialismo. Solo la diffidenza della vittoria potrebbe indurci a domandar l'aiuto cli classi che le loro condizioni rendono a noi naturalmente nemiche. E, o il ten LaLivo cli attirare a noi la piccola e media borghe ia si farebbe, conservando integro il nostro progrnmma, e allora il tentativo sarebbe destinato a fallire miseramente, o si pagherebbe l'aiuto della borghesia, con la rinunzia al programma nostro. Nell'un caso e nell'altro, la vittol'ia del socialismo non sarebbe cli un giorno più vicina. E non é ora, in Italia dove, pur attraverso alcune incertezze e alcuni el'rori, tanto vigore clivita nuova si manifesta, o dove il proletariato nostro delle ofJìcir.e e dei campi dà nuove prove di coscien.za di classe e di resistenza virile, che la parola dello scoraggiamento può essere scritta. E tanto meno da chi, come Saverio Merlino, attraverso lunghi anni di dolori e di lotte, ha nobilmente speso e spende Lutto il suo· pensiero e tutta l'azione sua a servizio della causa del ocialismo. La classe lavoratrice potrà compiere la propl'ia redenzione, e non è necessario né possibile cercare altre forze, le quali l'aiutino nel còmpito che la storia le impone. (1) E. c. LONGOBARDI. (i) Rilc,rneremo sull'argomento dei rapporti fra il prolelarialo e le altre classi, e accenneremo ad alcune altre questioni, come dei metodi di lotta, e dell'influenza delle forme politiche sul movimento proletario, in un op1:scolo di prossima pubblicazione. « Socirilismo teorico epolitica pratica. » Etto1·eCroco, editore. Napoli, Vomero. Nel prossimo numero pubblicheremo un articolo dell'on. Mag·g·iorin.o Ferrari,s: Lo Spirito sociale della riforma a(JiYwia,e un altro di J~ryan, il competitore di :\fac-Kinley nelle ultime elezioni presiclenzial i, su : La libertà cli stampa e di pa, rata negli Stati Unili.
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