RIVISTA POPOL.4RE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 457 proletarie, nel nostro articolo « Lotta di classe o cooperazione di classi?» pubblicato nel numero precedente della Rivista. Del tono cortese ed affettuoso della risposta, e del giudizio benevolo espresso su chi scrive - altamente lusinghiero perché viene da un uomo del valore intellettuale e morale del Merlino - ci corre obbligo, anzitutto, di ringraziare. Il Merlino prende in esame la parte del nostro articolo nella quale, ammesso che possa esservi comunità di interessi e di aspirazioni fra il proletariato e la parte non proletaria della classe lavoratrice - artigiani, piccoli proprietari coltivatori - negavamo che fosse possibile ammettere a far parte e causa comune col Partito Socialista la media e piccola borghesia non lavoratrice. Il Merlino riafferma la sua opinione, divisa dal Sorel e dal Bernstein, che la legge dell'accentramento capitalistico, pur essendo potenzialmente vera, abbia azione tanto lenta, da non poter « assumere le fantasticate proporzioni e determinare la catastrofe dell'ordinamento economico e politico attuale.• Ora, questa insufficienza del processo di accentramento può interpretarsi in due modi: o come impossibilità di determinare da solo, e in maniera automati. ca, la divisione netta della società in pochi ricchissimi e in moltissimi proletari, di qiodo che l'attuazione del socialismo debba avere a base più la coscienza e la volontà umana, che questa condizione estrema dell'ordinamento materiale della produzione e della distribuzione - e tale a noi pare, ad esempio la interpretazione del Bernstein, - o nel senso più largo, che la esistenza delle classi medie e la molteplicità delle imprese produttive renda impossibile la vittoria del proletariato. Nel primo significato, come già accennammo nel nostro precedente articolo, l'affermazione non contrasta in nulla non solo alle finalità socialiste, ma nemmeno alla dottrina stori•:a del socialismo marxista cho ritiene lo stato di coscienza degli uomini il po;tato delle loro materiali condizioni di esistenza, poiché afferma soltanto che uno stato i:neno. co~~ pletamente evoluto del sistema prod~ttivo sia. g1_a sufficiente alla formazione della coscienza socialista nella gran maggioranza degli uomini. Nel secondo significato, l'affermazione, come aragione nota il Kautsky, é assolutar.ner.ite incon~rollabile. È impossibile precisare a priori quando 11 processo di accentramento sia abbastanza progredito per rendere materialmente possibile il socialismo, come, in un ordinamento sociale nel quale la separazione del produttore dagli strumenti di produzione é la regola, non é possibile dalla grandezza numerica delle classi conservatrici - sempre minoranza di fronte alla massa lavoratrice - dedurre la impossibilità della vittoria proletaria. Accettando, quindi, nel suo primo e più limitato significato la affermazione della insufficienza~ della relativa lentezza del processo accentratore, si pone la questione della attitudine del partito socialista, verso le classi non proletarie, le quali non scompaiono né cosi celeramente, né pe1· processo puramente automatico, come prima era credenza generale fra i socialisli. La semplice constatazione della relativa lentezza del processo accentratore é sembrato a taluno giustificazione teorica sufficiente della alleanza dei cosi detti partiti popolari, e del ministerialismo socialista. Ed é parso ad uno scrittore socialista, che assume volentieri il compito di interprete delle sa- /ere carte di restare buon marxista, quando, cacciata fuori dalla pratica del partito l'attitudine essenzialmente rivoluzionaria, é giunto a dimostrare che la formulazione teorica della dottrina dell'accentramento poteva, dopo tutto, restare ancora in piedi! (1) È ev)dente, invece, che una constatazione di tal genere non può essere che il presupposto di un esame dei rapporti d'interessi, concordanti o contrarii, delle classi sociali. È ciò appunto che ha formato l'argomento del nostro primo articolo, e di quello del Merlino. L'insigne scrittore socialista non nega che dei contrasti di interessi fra piccola borghesia e proletariato esistano, ma egli osserva che tali contrasti esistono anche fra le diverse categorie dei lavoratori, e che tanto il proletariato che la piccola e media borghesia sono spinti ad opporsi allo sfruttamento ed alla preponderanza della grande borghesia. Ora, che con trasti di interessi esistano anche fra le diverse categorie di operai, non può negarsi, come non può negarsi che esistano anche fra i singoli lavoratori di una stessa categoria. Ma ciò, come giustamente nota il Kautsky, nella sua risposta al Bernstein, non impedisce che, di fronte alle altre classi, essi aboiano l'identico grande interesse comune da difendere. Tutt'altro é della posizione del proletariato e della piccola e media borghesia di fronte al grande capitalismo. Il proletariato deve difendersi dallo sfruttamento capitalistico, il piccolo capitalista desidera invece conservare le condizioni necessarie perché esso possa continuare a sfruttare. E lo stesso contrasto pone di fronte il proletariato ad ambedue categorie di capitalisti: !On due nemici, che l'uno sia più debole e più infelice dell'altro non indica che sia migliore, nè vi é ragione alcuna per unirsi di preferenza al piccolo capitalista contro il grande, che al grande contro il piccolo. Alleanze momentanee potranno essere utili con l'uno contro l'altro, ma, normalmente, la lotta deve essere menata innanzi contro l'uno e contro l'altro. (2) Ed é chiaro che se il proletariato ha ogni ragione di combattere la piccola, come la grande borghesia, il reddito delle quali si basa egualmente sullo sfruttamento del lavoro, la piccola borghesia, se ha contrasti di interessi con la grande, ne ha anche maggiori con il proletariato. La vittoria della grande industria e del grande commercio é soltanto una possibilita di morte per il piccolo capitalista e il pie- (1) cfr. Luigi Negro. La concentraziono capitalisLica. • Torino . (i) La sostanza dell'al'Licolo è riportata dal Merlino anche nel recentissimo opuscolo, ammirevole per ragionamento serrai~ e lucidissimo: « ColletLivismo, lotta di class~ e ministero. » Firenze, Nerbini, editor~, (2) Il Merlino accomuna il Marx al Turati nel propugnare l'alleanza con la grande contro la piccola borghesia. Ma in realtà la p-,sizione dei due è diversissima. Per il Marx, malgrado possibili occasionali alleanz~, l'azione del partito socialista doveva esser rivolta contrc, tutte le frazioni borghesi. Tale è stata la pratica del partito so- · cia\isLa, e Laleè la opinione sosteuuLadal piùantorevolemarxisla tedesoo, il Kantsky. Conh'o questa vednta, con la loro teoria aell'appoggio alla borghesia liberale, stapno il Bernstein in Germania e, fra i nostri, Filippo Turati. • BibliotecaGinoBianco
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