RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTEREESCIENZE SOCIALI Dh•ettm•c: D.1• NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Parlamento) fac e in Roma il 15 e il 3o d ·ogni mese ITALI A: anno lire 6 ; semestre lire 3,50 - EST ERO : anno lire 8; semestre li1e 4,50. Un num.ero separato Cent. 30 AnnoVII. - N. 23 Abbonaillento postale Roma, 15 Dicembre1901 SO~l\.-1:ARIO: AI >!OSTRI LETTORI. - La Hh,lsta: Polemica coi mo:Jarchici. - On. G. novio: Pantano, Colajanni. - On. Dott. Napoleone <.:ola;janni: Dalla scienza alla politica - Prof. I<'. S. Nit.ti: La città di Napoli. - Lo Zotico: Studi politico-sociali sull'[nghilterra. - Indicazioni sui problemi dell'istruzione e della educaz!on~- -_E.~- Long,lha1·t.li: Il partito socialista e la piccola borghesia. - Prof. l\1ar•io Pilo: La quarta esposizione dt _\ ~n~zia (Ier:;_a visilct)- -:- Sperimenlfllismo politico socùilo (Le Loggie Agricole negli Stati Uniti). - Rivista delle R1v1ste: Le preccupaztom e le tendenze della nuova democrazia (1:.'duca:;_iopnoelitirn). - Per l'idea federale (Cultura sociale). - Le azioni delle so.:i-:t:\ anonim~ d~,·ono essere nominative (Economista di Firenze). - Corrente an"lofoba in Germania (Di,, Zcit). - La revision(! del programma di Hainfeld della democrazia sociale tedesca (Die z"':iit) - La criminalità giovanile ( .Arclih•ies d' Anllnopologie cri111i11elle). - La supremazia della donna (Nuova Antologia). - necensioni. - IllustN,zit,ni. A.I :N"OSTRI LETTORI La Rivista Popolare Illustrata entrando fll?ll"S0 a,uw di vita non ha eia fare alcuna dichiarazione sulla linea cli con,clotta che intende seguire. Essa tel'l'à jede all' antico programma politico suo, che si riassnme in questo ideale : repubblica federale. La repubblicaper la Rivista nostra - a parte ciò che cl' intrinseco essa contielle in q11,antoalla giustizia, che deve presiedere nella organizzazione politica -- clev·essere mezzo per raggiungere quest'altissima finalità: la giustizia nella organizzazione economica e sociale. Il 1netocloche propugnerà rimane immutato : l'evolutivo. Il programma politico sarà svolto e sostenuto se,npre senza intransigenza e senza intolleranza in guisa che la sua u.zione possa esplicarsi sempre più utilniente e in maniera tale cla poter accogliere, cla wi lato, tutti gli scritti che si scostano nelle modalità, ma llon nella sostanza ; ecl appoggiare tutte le manifestazioni della vita pubblica, che si svolgono,per così dire collateralmente al nostro programma. La Rivista, ùisomma, intende vivere nel presente e tener conto delle condizioni di fatto, mirando semp1'e all'avvenire ed alla J'ealizzazione dell'ideale. Con questo· programma nni speria,no di non predicare esclusivamente pei convertiti che delle nostre esortazioni e dei nostri conBiglinon hanno bisogno; ma di penetrare tra gli avversari cominciando coll'accaparrarcene la simpatia e la stima per arrivç,re alla loro conversione. Se la Rivista nulla ha da mutare nell'indirizzo politico, è lieta, però, di annunziare ai suoi amici e lettori alcuni miglioramenti che rispondono alla cura costante eh'essa ebbe pel passato : quella di progredire sempre ! È perciò che essa in vista del crescente suo sviluppo, della penetrazione in ogni centro cli cultura e di vita politica, della importanza che ogni giorno più, essa acquista nel campo degli intellettuali, e dello interessamento che alle sue sorti prendono tutte le classi sociali, ha sentito il bisogno cli arricchirsi delle seguenti T'Ubt'Ìchfeisse, che tra loro si. alterneranno: Stelloncini letterari (Prof. MARIO PILO); Biblioteca Gino Bianco Note scientifiche (Prof. G. VAILATI); Vita Municipale (I. Momrrno n' ASARO); Rasseg·na Economica - agraria (D.r A. VACIRCA). Rassegna Econoillica - coD1D1erciale (X. Y.) Le nostre. colonie (SICULUSe, vari corrispondenti dall'Egitto, dalla Tunisia, dagli Stati Uniti, dal Brasile, dall'Argentina, ecc.). In queste rubriche i lettori troveranno notizie, clati statistici, cenni critici, osservazioni e proposte. I singoli argomenti saranno trattati in appositi articoli seconda la loro importanza. Per T'enclerepossibile tutto ciò, senza che la solita tirannia della spazio ci costringa a non mantenere le nostre promesse, a cominciare cla questo numero alla copertina sostituiamo otto · pagine di testo ossia, visto che la copertina clava soltanto una pagine di testo (con le recensioni), sostituiamo: Sette pagine di testo di più Ma questo aumento di pagine, la maggiore e ordinaria collaborazione speciale, la necessaria relativa estensione che prenderanno la rubrica della Rivista delle riviste e le illustrazioni, nonchè tutti i 11iiglioramenti che noi intendiamo via via d'introdurre - se non mancherà l'inte10essamento degli aniici ecl abbonati che per sette anni ormai ci hanno fedelmente seguito - rendono necessaria una notevolissima maggior spesa,-ed è perciò che noi siamo costretti ad aumentare di una lira il nostro abbonamento porta,idolo a SEI LIRE ANNUE e cioè ad una somma che per una rivista cli 28 pagine è la minima che si possa spendere in Italia dove cusì scarso è il numero dei lettori appassionati alla cultura. La Rivista riuscirà completamente gratuita coi premi e colle straordinarie facilitazioni, che può accordare ai propri abbonati e il cui dettaglio trovasi nell'ultima pagina della Rivista. La Dfrer.:ione.
442 RIWSTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI POLEMICA COI MONARCHICI La stampa monarchica di tutte le grnclazioni discute delle scissur·e esistenti nel partito repubbli• cano e delle altre non minori che tf'avagliano Ja un pezzo il paf'tito socialista. . Superfluo avvertire che i monarchici ~ann? attribuito al distacco degli On. Pantano, ColaJanm ecc. Jal grnppo parlamentare repubblicano una portata che non Ila; che venne esci us~ recis~me,~t~ ùalle dichiarazioni esvlicite fatte dai nostri .un 1c1 nella riunione del u ruppo, il giorno 27 novembre, e poscia dalle lettere dirette dall' uno ai propri elettor·i e dall'altro ai colleghi del gl'llp po, e che hanno trovato tanta simpatica accoglienza nel paese - eccettuata, s'intende, la parte elle organizzò il Congresso di Ancona cui fece votare la incompatibiUlà-compatiDile, e l'obbligo della i 'Crizione nei ruoli ùi una sezione del partito per potere far parte dei Gruppo parlamentare repubblicano. l monarchici nella secessione dei nostri amici dal gruppo, per un incidente relativo al inetoclo, non tenendo alcun conto di, tal i ben note ciecostanze, lo ripetiamo, videro adJirittura una conversione al loro partito. Noi non vogliamo seorgere nel giudizio errato una maliziosa premeditazione; siamo anzi con vin ti che esso fu il prodotto cli una ili usione, che a noi non fa dispiacere, perchè in rondo dimostra che gli. avversari sarebbet·o ben lieti di accogliere nel loro seno i nostri amici dissidenti dal Gruppo repubblicano parlamentare. Comunque, benchè non ce ne fosse il preciso bisogno, noi non possiamo lasciare senza tJrotesta, ed esempio, ciò che scrisse il Oapitan F,·acassa (1901. N. 272): « Pantano, Cotajaiini ecc. non ?o- "r;ti'ono subire vincoli di fede e di coe1·enza, inco,icz'liabili cotte condizioni sociali odierne. • La verità è diver;;a, Essi serbano interi i loro vincoli di fede e di coe1·enza coi loro amici; lo affermarono altamente e lo mostreranno coi fatti nello avvenire: come lo dimostrarono coi fatti, e con ogni sorta di sacrifizi, per quarant'anni circa, mentre qualche intransigente e acceso repubblicano <li oggi, da pochi anni milita nelle n9stre fila, e in quelle degli avversari si distinse ... per fatti criminosi (1) Altri monarchici che conoscono meglio i nostri amici, e più li rispettano, la loro secessione commentano diversamente, ma non meno erroneamente. (i) Un disgraziato che ba !atto la voce grossa ad Ancona a~- taccando indecentemente tutto il gruppo parlamentare repubblt• cano fu condannato altra volta per corruzione elettorale. Egli si 1' scagionato obbiettando che all'epoca io cui commise il reato era monarchico ... e adoperava perciò le armi dei monarchici ... ! A questo tale basta l'iscrizione nei ruoli e la presentazione delle ricevute dei 60 centesimi pagati per assumersi il diritto Ji dare lezioni di morale politi~a e di coerenza a Pantano ed a Colajanni. Questo tale fu candidato politico; spera di tornare ad esserlo eri anche di riuscire. Se riuscisse, noi siamo sicuri che la ricevuta dei 60 centesimi non basterebbe a riabilitarlo ed a farlo ammetlere nel Gruppo parlamentare. BibliotecaGinoBianco Prentliamo ad esempio, rt Gio1·1wle d'Jtalia. Esso nel N. del 5 Dicembre intrattenendosi dei dissidi fra i repubblicani e fra i socialisti non sa nascondere la propria contentezza. A richia111arlo alla realtà basterebbe ricordargli che in tutti i partiti, da che mondo è mondo. ci l'urono dis~idi; talora questi costituiscono l'indice di una rigogliosa vitalità. Ma sono proprio i monar:chici che possono rallegrarsi del fuoco che serpeggia in casa altrui q uan• do l'incendio divampa nella propria~ Certamente Pantano e Colajanni dis-;entono su di una semplice quistione cli metodo da Bovio, da l'ellegrini, da Mir:abelli. Ma Sonnino, pu1· essendo un conse1·vatore, Jissente da Di Rudinì, e Luzzatti da entrambi; Laca.va tiene H broncio a Baccelli; San:tr;co ra i dispettucci senili a Zanardelli... Sono di accordo sulla i\fonarcl1ia, come i nostri amici lo sono sulla Repubblica; ma ,lissentono su tutto il contenuto della Monarchia, in misum assai maggiore che nc,n dissentano i repubblicani sul contenuto elle vonebbero dare· alla forma cl i governo da loro vao-heo-o-iata.Perchè i dissidi repubblieani d<èblla- "' 00 t , , no indicare Jebolezza ed anche more vtCma, e debbano indicare f'oeza e lunga vita quelli monarchici noi saremmo curiosi di :apprenderlo dalla bocca dei nostri avversari. I quali, inoltre, rarebbero bene a riflettere che il pubbìico maligno o impertinente spesso dice generati i dissidi mo_narchici da semplici gare ed ambizioni personali, da sfrenato clesid<~riocli potere; moventi insospettabili dai pii'.t fegatosi nostri avversari nei dissidi repubblicani. Poichè con ragione l'on. Barzilai avvertiva che cc l'insegna cl' impossibilismo gover- « nativo dà al pa1·tito repubblicano in mezzo allè « acute competizioni del nostro ambiente pal'la- « mentare una impronta non inefficace e non an- « tipatir,a di serenità ed impersonalità complete, di « assoluto disinteressamento da qualsiasi ambi- << zione. » Guardino all'opera dei repubblicani in Parlamento i nostri avversari, e, se non sono disonesti od imbecilli, riconosceranno che essi in ogni occasione portarono il loro contributo, spessissimo di grande importanza - a convincersene basterebbe ricordare la campagna su la Banca Romana, la legge sul!' Alcool del 1889, quelle recentissime snll'emioTazione e sull'Ufncio del lavoro - ; marimasero ;empre incontaminati dal sospetto della influenza della schermaglia, spesso assai meschina e poco pulita, ver acchiappare un portafogho o un sotto portafoglio. Jt Gior·nale cl' Italia non si limita a prendere atto, compiacendosene, delle nostre dissensioni ma ci giudica, come suol dirsi fr1, merito affermando che la nostra crisi non è derivante da differenze di temperamenti e di vedute, ma che è intrinseca e involge insieme la ctottrùia e l'azione rlet partito repubblicano. « I repubblicani soslengono - esso continua - che incc tanto danno grande importanza alla forma di Stato - se ccdebba essere repubblicana o monarchica - inquanlo
JUVISTA POPOLARE Dl J:>OL!1'ICA, L!i1'Tt::RE E SClÈNZlt SOCIALI 443 o: credono, che solo la repubblica può effettuare la vera « sovranità popolare. « E questa é un'illusione. La sovranità popola1·e, nella ,, sua forma genuina e integrale, non ammette delega- « zioni di potere, non può ammettere un'autorità cen- « trale, che la limiti, ne diriga l'organizzazione e, in « fondo la sovrasli. Una vera e propria sovranità popolare « non si intende e non può essere effettiva, se non abocc !endo ogni potere centrale, ogni forma gerarchica.di poc< led, ogni organizzazione coercitiva, cioè, in sC>stanza « abolendo lo Stato. E questo è il sogno anarchico. La « sia meno capace o meno atta della repubblica a ga- « rantire la rappresentanza e i diritti del popolo. ~ « Si può anzi d-imostrare il contrario, non- ..olo con « l'esempio della repubblica nord-americana e della fran- « cese, ma imaginando un tipo di repubblica anche più « perfello di quello che esiste. » Francamente questo metodo di ragionarn è di un semplicismo desolante, e che non avremmo creduto di vedern adoperato da un giornal.:· fatto con criteri moderni, r. che vorrebbe essere abbeCominchi p1'esto ad esercitarsi! Il 11011110 : Che cosa fai l:ì. ! Il nipote : No11vedi I Faccio la guerra al 'l'ranswaal. « sovranità popolare sarebbe autentica solo nell'anarchia: « se l'anarchi.i fosse possibile, cioè se fosse possibile « una società politica senza coercizione. » « Quando i repubblicani parlano di sovranità popolare, « propongono un problema insolubile se essi intendono « parlare di una genuina e pura sovranità del popolo, « veramente effettiva, integrale e costituita egualitaria- « mente. E se intendono parlare, invece, di un·approssi- « mazione verso una sovranità realmente possibile, in « questo caso non p·ossono dimostrare che la monarchia BibliotecaGino Bianco (Ncue Gluhlichter di Vienna). verato alle sorgenti feconde del positivismo. Certamente due sono le forme di convivenza politica logiche e semplici: l'assolutismo e l'anarchia; tanto sotto un despotct illuminato e onesto e servito da funzionari altrettanto onesti e illuminati; quanto nell'assenza di ogni potere coercitivo conuna società d'angioli intelligentissimi, si potrebbe vivere egualmente come nel migliore dei mondi possibili che potrebbe immaginare e desiderare il Dottor Pan-
444 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI gloss. Ma siccome la realtà è ben diversa dall'astrazione e dai desiùeri, perciò si sono svolte diverse forme di governo, che sono limitazioni all'assoluta sovranità popolare; ma limitazioni rese necessarie dalle imperfezioni della natura umana. 'l'ra queste forme quale si avvicina maggiormente a quello che sarebbe l'ideale; quale limita meno e maggiormente risi1etta la sovranità popolare: la repubblica o la monarchia~ Che possa essere preferibile, sotto questo aspetto, la monarchia con un capo eredttario munito di poteri preponderanti ed esorbitanti - con un capo, che può essere un pazzo, un imbecille, un delinquente e che può vivere quarant'anni e rimanere sempre sacro ed inviolabile - arn:ichè la repubblica nella quale il capo dello Stato viene eletto dal popolo e può durare in carica e può nuocere, se catti\·o, per un anno come in Isvizzera, per quattro come negli Stati Uniti e per sette come in Fmncia; via, è tale asserzione sbalonlitoia, che non dovrebbe essere nemmeno discussa. L'asserzione non regge alla critica semplicemente sii logistica; regge molto meno al la critka I storica, che rappresehta nella scienza politica ciò che lo sperimentalismo, quale lo ha definito Clau· dio Bernarcl, 1\1.ppresenta nelle scienze fisico-naturali. E noi siamo curiosi di apprenùere dai i:.ostri avversari le pl'Ove dimostranti • che la mo- • narchia è più atta e capace della repubblica a « garantire la rappresentanza. e i diritti del po- « polo • ; siamo poi curiosissimi cli conoscere come fa.ranno la prova cogli esempi della repubblica. francese e del la repubblica. nord-americana. Ma terniamo forte che la nostra curiosita rimarra insoddisfatta.. Tacquero gli scrittori della Stampa quanclo colle loro stesse parole cl imostrammo la superiorità incontestabile del sistema presidenziale nord-americano sul regime monarchico-costituzionale. Taceranno gli scrittori del Giorna 'e d'Italia, e non risponderanno al!' invito nostro di documentare le loro audaci affermazioni. I sullodati scrittori, resi arditi dalle nostre dissenzioni, continuando nella manifestazione della loro audacia soggiungono che: ~ l'elezione del capo dello Stato per parte del popolo « divide la nazione in due partiti, e quello che trionfa « cerca d'imporre le sue tendenze, i suoi interessi sopra « e contro dell'altro eh' é stato vinto. Allargate quanto « volete il potere di elezione anche alle cariche minori « dello Stato e voi aumentate e allargate il polere par- « tigiano. In una repubblica ideale, dove sia giunto alla « sua mas8ima potenza questo potere di delegazione da « parte del popolo, si avrebbe effettivamente, il massimo « della partigianeria, e cioè il massimo del dispotismo. « Il Monarca invece non rappresenta una fazione, ma « tutta la Nazione. La sovranità nazionale è, nei fal 1 ,i, « un'espressione più propria nella monarchia che nella « repubblica. » Ma anche queste sono asserzioni campate in aria e che hanno bisogno della prova dei fatti. I _quali dicono che un Re è per tendenza, per iuteBibliotecaGinoBianco resse, per mestiere quasi sempre un conservatol'e. E' Bagehot che non solo lo afferma, ma lo prova. La pretesa imparzialità del Re non è che una leggenda. buona pei gonzi e pei fanciulli delle classi ,elementari. Avvertasi, altresì, cl1e nella monarchia rappresentati ra la lotta dei partiti è condizione- indispensabile di vita e cli retto funzionamento delle istituzioni. I partiti nella monarchia costituzionale ùevono vivere ed agitarsi, nè più, nè meno che nella repubblica.. Il Re sovrapponendosi a loro distruggerebbe l'essenza stessa del la Costituzione; ciò che del resto avviene qua e lei. Ma all'indomani di una lotta, tr'l. partiti diversi l'azione lii quello vittorioso diviene oppri mente maggiormente nella repubblica o nella monarchia 1 Ecco il punto. La sopraffazione illecita, violenta e brutale cli un partito sopra. cli un altrn nella repubblica è un'altra leggenda che forma i I penclant della prim.t In Francia la enorme massa repubblicana non ha pensato mai a sopraffare i legittimisti, gli orleanisti, g:' imperialisti. E sono i partiti più antagonisti al repubblicano. Nel!' America d•~l Norrl, ' dove vige il cosidetto spoil suste1n, non è neppui-e dimostrabile questa sopraffazione tipica. Ivi i vinti di ieri lrnnno tanta potenza. effettiva e tanta libertà da prepararsi alla nuova lotta nello stesso giorno della disfatta. Bryan caduto manda il saluto a Mac Kinley, e annunzia. che spera riuscire nelle prossime elezioni. Croker, parlando in nome della Tammanu Hall all'indomani della vittoria di Seth Low, fa sapere che scenderù di nuovo in campo. Come tutto ciò possa ràssomigliare alla sopraffazione e alla partigianeria. che diminuiscono sempre più la sovranità popolar-e, in verità - e sarà un difetto della nostra mente - noi non riusciamo ad intenderlo, e attendiamo spiegazioni dai nostri aYversari nella speranza che c'illuminino ed anche ci convertono. Lo spoil sustem, del resto, non è una condizione necessaria della repubblica. E' già combattuto dai migliori negli Stati Uniti; non esiste nè in Francia, nè in Jsvizzera., con due tipi diversi di organizzazioni. Per ora rimaniamo fermi nella convinzione, che ci sia.mo formata. in base all'esperienza storicosocia.le, la nostra sola e g-rande guida ed inspiratrice; nella convinzione cioè che nella monarchia. il capo dello Stato anzichè essere l'espressione della sovranità nazionale n' è la più forte e continuata limitazione; che il sovrano anzichè aver cura degli interessi collettivi, a questi antepone quelli della propria dinastia.; che il sQvrano spessissimo, o per demenza. o per malignità, ha provocato disastri colossali al proprio paese ed anche all'umanità, senza e contro il principio della sovranità popolare. Ed è nostra convinzione, derivata dall'esperienza secolare, che per eliminare un cattivo capo dello Stato nella repubblica, non occorra una rivoluzione; questa è indispensabile
► ► RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 445 sotto la monarchia. Tengano conto di questa differenza importantissima i nostri avversari. Con ciò noi non intendiamo lodare o giustificare tutto ciò che di cattivo si opera nelle repubbliche. Tutt'altro. Sanno i nostri avversari che noi poniamo ogni cura nell'additare ai nostri amici italiani il male che deturpa talune repubbliche nell'attuale momento storico. Lo additiamo senza perif'rrLsi,senza veli pietosi, senza eufemismi ipocriti, peechè noi, sperimentalisti per eccellema, ed amatori sino al fanatismo della sincerità, crediamo che si farnbbe opera non solo disonesta, ma anche dannosa nascondendo in tutto o in parte la real tù. Additiamo e stigmatizziamo fieramente la corruzione e la tendenza militarista, che si delinea negli Stati Uniti sopratutto per avvertire chtl la repubblica corrompendosi e decadendo ::;i avvicina e si trasforma sostanzialmente .... in monarchia; e che i repubblicani veri se vogliono veder durare e pro:perare le istituzioni a loro predilette devono tenersi lontani dai difetti, che mettono in pericolo la repubblica negli Stati Uniti. LA RIVISTA. tezza, la combaltiviLà, talvolta l'acredine: era sempr~ in dissidio coi vicini, ma non perdeva mai la linea del parLito c•mservatore, neanco qua11do il suo umore non risparmiava la Cor·te; anzi allora e1·a più conservatore del Re. A Colajanni, versato in altri studii, manca l' attieità del Bonghi e '!uel 1·iso arguto che invitava a ridere: anch'egli non avrù mai pace co' v1crn1, ma non perdel'it mai la lineu democratica, anzi la calcherà più forte, se crescerà il d•ssidio. « Conosco Pantano da quasi quar-ant' anni, da quando - giovanissimi allora - egli portò a me da Lug~no a Trani un incarico di Giuseppe Mazzini. Pantano è essemialmente un uomo di governo, per la prontezza del- !' inluito nelle situazioni diffidli, per la ril-lessione tenace sui problemi urgenti, e per la sufficiente preparazione nelle cose economiche. E f,ure egli sacrificherà il posto che gli sarebbe deslinato da queste altiludini ali' ideale del pa1·tilo. « La fibra virile, il loro gea<lo cospicuo nella politica e nella coltur:i, la coscienza della responsabilità salveranno quesli due uomini dal e< lransfugio )), cioè dalle facili conversioni: essi non potPanno parlare e votare se non come fecero per tanti anni, che sono il loro patrimonio di onore. « lo dunque non chiamo pretesto il loro allontanaRitorno dei contadini dal Congresso di Bologna. Chissil che uou ctteogaoo dai Congressi le grazie chitste invano ai sautuari miracolosi. PER UN GIUDIZIO DI G. BOVIO su Colajanni e Pantano La secessione repubblicana ha provocato una efflorescenza epistolare abbastanza interessante Non possiamo, però, fare a meno di pubblicare la lettera che l' on. Bovio ha mandato ad un giornale di Roma, e che riguarda specialmente gli on. Pantano e Colajanni. La diamo integralmente. « Il gruppo repubbticano allraversa una cLrta crisi. Coloro che, giudicandolo in isfacelo, se ne ra!l':lg1·ano, affrettano il riso e ignorano che i partili, se sono vitali, lasciano, a traverso le crisi, soltanto un po' di scoria. « Io non dubito della buona fede e della le11ltà degli amici nostri allontanatisi dal gruppo, ma due conosco piu intimamente: Colajanni e Pantano. « Conosco il primo da trent'anni, laborioso, sperimeulalisla, impressionabile talvolta, leale e saldo sempre così nelle amicizie come nella fede. A Colajanni accadrà come al Boughi, che era il maggiore umanista del Parlamento, ed aveva degli umanisti della rinascita la svelBibliotecaGino Biar:,co (Uomo di pieil'a di ~Iilauo). mento, forse momentaneo, dal gruppo: non sono uomini da mendicare pretesli: se Yolessero passare, lo farebbero a viso aperto e con parole chiare. Si sono allontanali per loro e< apprezzamenti » intorno a certe deliberazioni del partito che saranno meglio valutale tra poco. L' esempio di Pantano, che mette il mandalo in mano de' suoi elettori, è buono, vo1·rei vederlo imitato in occasioni consimili, e significa che se nel loro giudizio vi è stato alquanto d'impulsivo e di personale, nulla ci può essere di personale nei loro fini. ... « Quanto a me, sono rimasto al mio vecchio posto non solo perché sono « impietrato denLro » - ve ne fan110 fede i miei chiru1•gi - ma anche perchè nessuno vuole e può menomare la mia libertà, senza della quale non saprei pensare e vivere. Chi me ne compenserebbe'? Quando dai fatti risulterà chiaro che ogni idea buona ed attuabile sarà, nelle nostre discussioni, secondata dal!' approvazione concorde, ed ogni proposta cervellotica cadrà sotto il peso della propria insulsaggine: quando snà provato che chi nelle occasioni improvvise o inopinate troverà la parola meglio rispondente alla siluazione, ra\;coglierà erompente da tutti gli animi il consenso: quelli che furono i nostri migliori in tante loti.e comuni, torneranno a noi, ricondotti dal fallo che è più fol'te del sospetto.
446 RIVISTA JJOPOLARE DI l'OLJTJCA, l.E'ITI::RH I!: SCIENZE SOCI1lLI « Conosco da Lroppi anni gli uomini coi qu>1liio 1·eslo, e quelli che si sono allontanati; conosco le lolle che ogni giorno il partito deve sostenere contro vecchi e nuovi avversari; non mi sfugge qualche parte della evoluzione del partito stesso; e mi auguro di poLere più attivamente collaborare e non raccogliere soltanto sulle carte i residui del cervello. « La lettera pubblica che ora leggo, direttami dal Comitato del partito, a cui mando il mio saluto, riconferma la mia opinione. » Alle parole clell' illuste filosofo napoletano noi nulla abbiamo da aggiungere. Noi crediamo che egli abbia, come suol fare sempre, descritti al vivo gli on. Pantano e Colajanni, che devono essergli grati della memoria che serba di loro. Siamo sicuri che se egli avesse meglio riflettuto, e ai loro precedenti e alle loro ultime dichi~razioni, avrebbe escluso nel modo più assoluto il lontanissimo accenno al possibile transfugio. L' on. Bovio che conosce l'uno da trenta e l'altro da quarantanni, e li ha visti sempre eguali, è sicuro che gli on. Colajanni e Pantano ritorneranno al partito perchè il fatto è più forte del sospetto. Questo suo augurio ha bisogno di qualche chiarimento. Se per ritorno al partito egli intende la cooperazione loro nella propagatida e il mantenimento della fede nell'ideale repubblicano, evidentemente non occorre che essi ritornino, peeché dal partito non sono mai usciti. All'on. Bovio, anzi, alla nostra volta augueiamo che gli amici che eimangono al suo fianco possano tenergli buona compagnia per trenta e per quarant'anni, quanta gliene tennero gli on. Colajanni e Pantano. Questi ultirni, evoluzionisti convinti e sinceri, ma che la evo!uzione non confondono colla contemplazione buddistica e coll' inerzia materiale, inoltre si tt'oYeranno, come pel passato, all'avanguardia, se e quando ci sarà da agire. Se poi per ritorno at partito egli intende l'accettazione da parte dei nostri amici dei voLi del Congresso di Ancona, e la organizzazione a base d'iscrizione obbligatoria e di subordinazione alla direzione extra parlamentare del partito, temiamo forte che s' inganni. Ai nostri amici ripugna l'adattarsi ad una incompatibilità, la quale è a scartamento ridotto, come pare si voglia interpretare, e non rappresenta. che una parola inutile; o va peesa nel senso suo vero, e gli on. Colajanni e Pantano la respingono risolutamente. Essi sentono che in Parlamento non possono fare opera negativa o rivo1 uzionaria, ma positiva, educativa ed evolutiva. Sentono altres.i ehe dopo essersi ammessa una pregiudiziale, con significato diverso dal letterale, sarebbe tr0ppo il peoclamare una incompatibitità che deve anche accettarsi con restrizione. Essi, infine, non possono accettare l'ordine del giorno di Ancona, che impone l' antiininisterialis1no sistematico, che va anche al cl i là della tattica del caso per caso consigliata dalla corrente più avanzata dei socialisti. BibliotecaGinoBianco Colle parole : il fatto è più forte del sospetto l' on. Bovio ha voluto fare intendere che alla prova dei fatti si vedrà che i timori d' imposizioni contrarie alla loro coscienza da parie della Direzione extra-parlamentare del Partito sono infondati. Ma l'illustre filosoro amico nostro non si è accorto che l' esperimento è fatto, e che l' avversiÒne alla disciplina rigida e ali' obbedienza cieca agli ordini della Direzione non è aprioristica, ma a posteriori, sperimentale. Abbiamo accennatq già al1' antiministerialismo imposto dal Congeesso di Ancona al gruppo parlamentare eepubblicano; e il voto del Congresso suona biasimo esplicito ai deputati del gruppo, che sinora votarono pel ministero. (1) Ci soeprendiamo poi che egli abbia dimenticato la relazione }vlagri calunniosa verso tanti membri del grnppo parlamentare repubblicano e verso i loro collegi; ul tea papale nella scomunica lanciata contro l' on. Colajanni per avere sostenuto il dazio sul ge,mo. La relazione Mao1•i ha importanza non pel valore <lella peesona, che può esseee grande o piccolo, ma perchè il Congeesso ne rimase implicitamente tanto soddisfatto da scegliere il suo autoee a membro del Comitato direttivo del Partito. Ed a questo proposito, onde dimostrare a quali altre restrizioni va soggetta la tattica adottata dalCongresso e dal Gruppo, ci piace riprodl1rre ciò . che scrive uno dei più onesti, dei più valornsi. dei più antichi repubblicani: « Per i.I fatto puro e • semplice della iscrizione, salva ed intatta la fe• • de nei principi fondamentali, sui quali non vi « può essere discussione, non si può imporre Lia- « gli uni nè accettare dagli altri, senza violazioni « della libertà di pensiero o abdicazioni indigni- « tose, il conformisnio d'idee e di metodi. .Mi • spiego: la disciplina che m' impone la iscri- « zione al Partito, mi fa doveroso di non compiere « atti, sostanzialmente contrarii al principio re- « pubblicano; ma se, acl esempio, il Conoresso cle- « cidesse che il Partito deve seguire la dottrina (i) Perchè non si creda che noi esageriamo le tinte ripreduciamo integralmente l'ordine del giorno: ~ li Congresso, esaminata la situazione politica attuale, afferma che il ministero Zanarc.lelli-Giolitti, col consolidato aumento· delle spese militari, con la permanenza nel suo seno <li ministri comandati,_ con la tattica evid~ntemente adc.lormentatrice delle forze proletarie, nd altro non mira che a prorogare indefinitamente l' attuazione delle sue promesse di sgravi e di riforme tributarie: considerando come ueJ c.leludere le aspett:~tive dei lavoratori del mare nell'arbitrato per lo sciopero di Genova, coi fatti di Berra e di Arcor-,, coi processi di Carloforte, con, le quotidiane e continuate offese ai diritti di riunione e di parola e alla libertà di stampa, col conservare intatte le disposizioni reazionarie della lf'• gislazlone vigente, col non tener conto d<llle stesse deliberazioni della Camera relative ali' abolizione dei Tribunali di guerra e del sequestro prel'entivo in materia di stampa, ha ormai dimostrato come esso, ~neutre lusinga a parole le aspirazioni popolari, non è che un utile stnunento clegl' interessi del privilegio e della reazione istituzionale, delibera che gli organi del partito repubblicano - dal Comitato Cent mle cil gruppo repubblicano, alla sianipa - inforniino lei to,,o a:none politica a crite,·i decisamente aove,•si a 11uelle ~tlu,,i?ni che Ju,•ono lei cctusci principale della disorgani:::.:::azione lette Jòr:::epopolari in Itati,c,.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI « unitaria anzichè la federalista, io credo che do- " vrei e potrei restare ugual mente iscritto itl Par- " tito pur professando e propugnando la dottrina « federalista. Che i> tJtianto dire che il l'art.ito non • può impot·si a meno di non cadere nel dogma- «: tismo e di creare un Sillabo proprio, hn- « porsi a ciò che è pensiero coscienza « scientifica e :filosofica. » C.:osì Gustavo Chiesi nel Giomale clP,l Popolo (2 Dicembre). E ciò che afferma chi più seppe mostrarsi repubblicanamente fiero innanzi al Tribunale mi.litare cli l\Iilano, in sostanza venne detto dai deputati ortodossi nella riunione del u rnppo parlamentare del 27 Novembre e ripetuto nei corridoi. Alla bnon ora l Che cosa rappresenta la disciplina sulle cose non importanti. sulle quistioni secondarie? Una inutilità, un bizantinismo uon meritevole di rssere discusso. 'ti I, ' _, \ ~ I ( ) • €#C u Pei nuovi senatori. Intanto pare che il Senato si disponga a mostrare i (lenti al )1inistero ('). · (Pa '"fltino di Torino). (') Invece non ha mostrato nemmeno la dentiera (N. d. Il.). E sarebbe anche poço serio affermare che la cliHciplina tra repubblicani deve consistere nel cof-Lringere all'accettazione del!' idea fondamentale: l'idea. della repubblica. Intanto è bene aggiungere che questa disciplina e questo sistema che s' impernia nella iscrizione obbligatoria non è semplicemente inutile o ridicola: a (lata ora diventa dannosa. Gua1·date ciò che avviene nelle fila del partito socialista, la cni tattica certi repubblicani si sforzano d'imitare. La disciplina prima ne fece uscire De Felice, cui si deve il trionfo dell'oslru· .z•ione - e se l'avesse intesa ci godremmo ancora il governo del generale Pelloux; - poi venne il caso Barbato, ch'è buono per essere sbatacchiato contro la memoria di Crispi, ma non può adattarsi a rimanere nel Partito;poi venne il momento di Filippo Turati, - cui mandiamo saluti calorosi ed auguri fervidissimi di vederlo ritornato BibliotecaGino Bianco alla Camera; - più tardi sarà l'ora di Bissola.ti, di Prarnpolini .... Fr-ancament~ questa organizzazione del Partito a base d'iscrizione e di ubbidienza ai voti di fanatici o <l'invidio<;i rievoca nella no:;tr,l memoria il ricordo della tirannide e- ::;e1•citata dal Club dei .Jacouins o dei Cordeliers. Dall'an1 ico 1} hi,;Jeri, poi, vorrei:11mo sapere se può immaginare che cosa anebbe pensato Alberto l\fario della discipli,ia e dell'obbligo cli accettare i voti dì un Congresso <li Bramini ... A. chi. ayes- ::-eosato parlargliene avrebbe dato risposta tale da equivalere ad un ealcio o ad una staflilata. A.1bel'to :.fari0 costi tu iva una minoranza assoluta, a<l<ilrittnra microscopica, tra. i repubblicani del suo tempo per il programma e JJer la tattica. Alberto Mario era un ribelle ed uno scomunicato; non accettò mai i voti dei Congressi che contraddicevano alle sue idee; non accetterebbe in Le pregimliziaJi. - Curiosa! I socialisti hanno la pro?rietà colleibiva, i repubblicani la repubblica ... Insomma nell'Estrema sinistra ci sono troppe pregiudiziali. - E nel nostro partito ci son troppi pregiudicati! (Asino cli Roma). g-uisa alcuna quello del Congresso di Ancona Questo abbiamo creduto doveroso di osservare a (fiovanni Bovio, cui gli On. Colajanni e Pantano sono legati da quarant'anni di salda amicizia., che non verrà mai meno per gli attuali dissensi sn di una questione del tutto secondaria, rimanendo ferma ed incr01labile la comunanza dell'ideale. DALLSACIENAZLALPAOLITICA li discorso da me pronunziato nella Camera dei Deputati il giorno 11 corrente ebbe accoglienze non isperate e fu seguito da giustificazioni, che, nemmeno in un momento di ottimismo morboso. sarebbe stato lecito augurare a me stesso. · Non mancarono le critiche, errate quasi tutte; ma - sento il dovere di constatarlo - più che
448 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI inspirate da astio e da li rnre contro la persona, suggerite da timori esagerati sugli effetti antiunitari delle mie parole e dal lodevole proposito ùi fare overa di concordia e di cancellare per quanto più si può le tracce dei dissensi regionali. Sicchè nello insieme io non ho che da rallegrarmi vivamente con me stesso di. avere richiamato l'attenzione degli italiani sul grave problema del dissidio tra nord e sud e che a manifestare la mia soddisfazione e la mia gratitudine alla Camera tutta che accolse con tanta benevola deferenza il mio discorso; ai meridionali che mi mandarono segni innumerevoli del loro gradimento; e ai settentrionali che o lo lodarono - e non furono poi che i deputati del Nord che convennero con me su tutto, toto corde o lo biasimarono con intendimenti nobili ed elevati innanzi ai quali m'inchino. Le critiche mi vennero da non pochi giornali del Settentrione e da qualcuno di Roma; mi vennero da periodici di ogni colore - dal Capi"tan Fracassa, dal Nuovo Fanfulta, dal Popolo Romano, alla Gazzetta di To1•ino, alla Provincia cli Como, al Secolo, ecc. ecc. Ai critici sento il bisosogno di rispondere non per esercitare il diritto della difesa; ma per ottemperare al dovere altissimo di discutere il grave problema. che non è stato posto in un giorno nè da un discorso; e che non troverà - purtroppo! - la sua soluzione nè con altri discorsi, ·nè in 1breve tempo. Occorreranno per la bisogna atti e provvedimenti erncaci e lunga serie di anni. Riassumo le critiche. Si è detto e mi si ò rimproverato: la esagerazione dei dati e delle cil"re; le accuse calunniose contro il nord; la prcte~a sciocca di volere correggere la geografia e di volere portare al Sud i benefizi che la natura w:- cordò al Nord_: la inopportunitù. della re(tui.sitoria perchè nessuno nega al Sud ciò che gli si deve - perché nessuno ha pensato ad attaccarlo, - perché non si può ottenere dal Nord ciò che si chiede accusandolo e calunniandolo; l'opera antipatriottica ed antiunitaria del rinfocolamento dei rancori e degli antagonismi regionali. A tutte queste critiche darò ri:sposta, che mi auguro esauriente. Comincio dalla esagerazione dei dati e del le cifre. Questa critica da nessuno è stata specificata; certamente si ril'erisce alle poche cifre sulla di- ·stribuzione delle imposte nel Sud e nel Nord sperequata colla ricchezza delle stesse regioni in danno ciel Mezzogiorno ed a vantaggio del settentrione; sperequazione aggravata, a mio avviso, dalle conseguenze disastrose pel Sud e per le cl ue maggiori isole della politica doganale e ferroviaria e dalle minori spese che lo Stato vi fa agendovi semplicemente da pompa aspirante e da vero assenteista disastroso. Nulla di più inesatto di questa critica. Una parte dei dati e delle notizie fu da me esposta sin dal 1892 nel discorso sul nuovo catasto pronunziato nella Camera dei deputati; molte altre ne aggiunsi qui stesso in molti articoli (1). Più (i) Ecco quelli che ricordo; Contrasti economici reyionali (Anno il. N. 1.3): Giu,stizia fln de siècle (anno 2. N. 23); Distribuzione regionale della miserici (anno 3. N. !) ; La cleccidenza del sentimento unitario in Italia (anuo 4. N. 20); A proposito di ima storia della finanza italiana (anr.o 4. N. 24); L'c1,Ssenteismodello Stato net Mezzogiorno (anno 5, N. 4): il dissidio tra il Noril e il Sucl (auuo 5, N. 9). BibliotecaGinoBianco tardi vennero: la pubblicazione ufficiale del ministero dei lavori pubblici sulle Spese pei lavori pubbtict in Italia dal 1862 al 1807 e il libro ma. gistrale e documentatissimo di Nitti (No,·cl e Sucl. 'l'orino. Roux. e Viarengo. 1900). Ebbene: molti, moltissimi, e anche autorevoli, s·ino stati quelli che hanno negato l'esattezza di tutti i dati e di tutte le notizie sulle grandi sperequazioni a danno del mezzogiorno nelle imposte e nelle spese ratte dallo Stato; ma nessuno, proprio nessuno, ha dimostrato che quelle cifre e quei dati siano sbagliati l Si faccia tale dimostrazione e, come dichiarai alla Camera, farò ammenda onorevole parziale o totale. . .. Con 111iasumma meraviglia mi sono sentito rimproverare cli avere nel discorso del giorno 11 accusato il Nord cli avere il primato nella delinquenza. Se lo avessi fatto certamente anei daLo una solenne smentita a tutte le :nie non poche pubblicazioni d'indole statistica, che vanno dal 1885 (La clrlinquenza eletta Sicilia e le sue cause) al 1901 (L'omicidio in Ilatia. Nella Rivista penate. nennaio 1901). In tali pubblicazioni ho dimo trato, ciò che del resto tutti sanno, che la deliuq ueuza è maggiore nel mezzogiorno e nelle isole di Sicilia e di Sardegna; ho dimostrato del pari, contro il Perri e la sua s~uola di antropologia criminale, che nel mezzog10rno non prevalgono soltanto i reati contro le 1)ersone, ma anche quelli contro la proprietà. La dimostrazione, infine, ho ripetuto in una memoria che mandai al Congres:so di antropologia criminale di Amsterdam (Settembre 1901) sopra Il Socialismo e la c;•iminatità, e che tra non g11ari pubblicherò in rtalia. Se avessi dato di frego con somma leggerezza a tutte le mie convinzioni scientifiche, si ripetutamente manifestate, non solo avrei audacemente e calunniosamente accusato il settentrione, ma avrei fatto un vero atto di follia. Parlando alla camera il giomo 11 nou nascosi una sola delle colpe e dei difetti del mezzogiorno; non tentai nemmeno cli attenuarli. Dissi che la delinquenza la miseria e l'analfabetismo vi sgno enormi; deplo~ rai il servilismo attuale degli elettori; stigmatizzai fieramente gli eletti, ai quali con pa1·ola rude ricordai che : se volevano essere rispettati doverano renclersi 1•ispettabiti. Se in quel giorno pronunziai, come si disse, una rer1uisitoria - tale requisitoria colpiva principalmente il mezzogiorno! Ma la coscienza, il rispetto della vet·itù m'imponevano d'alLra parte a non tacere <1uali erano le colpe e i difetti del settentt-ione. E in omaggio alla verità dimostrai, con date di fatto inoppugnabili, clte anche nel nord c'erano stati e c'erano grandi ladroni e amministrazioni pubbliclie disoneste e dilapilatrici; e che al nord prevaleva la cosidetta clfJlinquPaza civile - la distinzione dalla cletinquen.ut barbant si deve alla scuola di Enrico Ferri - tutta a base di Crode ~ cli astuzia e cli raggiri: quella ctetinquenza cwitP, che spesso non conduce alla galera, ma ai maggiori onori. I casi enumerati in quel discorso, soltanto da fanatici sino alla paz,,ia o da ignoranti o da superuomini come Enrico Ferri possono essere me ·si in dubbio, attenuati o negati. Qualunque persona onesta e intelligente non può che trovarsi di accuedo con me; e chi11nque non Ila smarrito la rngione dovrà con venire che la delinquenza barbara del mezzogiorno non ha arrecato che il minimo danno allo Stato, mentre quella civile del settentrione ha g-ra-vato
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 449 enor111entènte sulla econo:rnia nazionale e sulla finanza dello Stato. Avrei commesso una grande iniquità, un vero delitto di lesa patria, se mi fossi indugiato a deplorare le colpe e gli errori del mezzogiorno e della mia natia Sicilia senza segnalare quelle del settentrione. Non solo; ma avrei anche col mio mendacio, col mio servilismo o colla mia volontaria amnesia fatta cosa dannosa alla collettività italiana. incoraggiando quasi i disonesti e i prepotenti del nord a perseverare nel loro malefizio. * * * Chi mi accusa di avere espresso il pensiero di avviare per legge il grande commercio di Genova nel porto di Napoli certamente non intese o fraintese le parole da me pronunziate. Riferii i dati statistici sul tonnellaggio delle merci imbarcate e sbarcate nel porto Genova e in altri del regno , non per pretendere stupidamente che lo Stato deviasse il movimento commerciale da uno ad un altro sito; ma per somministrare qualche indice della ricchezza cli Genova e di quella di Napoli; e aggiunsi i dati sulle caldaie a vapore, sui depositi, sulla distribuzione della rendita ecc. Era necessario conoscere questi indici della ricchezza nelle diverse reg·ioni per potere :meglio apprezzare la distribuzione del carico tributario nelle stesse regioni. Ma era utile, era opportuno, era patriottico fare questi conti? Fu l'On. Luzzatti il primo a dire, e dopo alcuni giornalisti hanno ripetuto, che questa computisteria era inutile, inopportuna, antivatriottica. Se così fosse - ed io mi permetto di essere di contrario parere in questi tempi di materialismo storico - il malo esempio non venne da me. Furono i ·settentrionali, appena compiuta l'unità, a fare i conti nel 1863;continuarono a farli .sino al 1886; li ripresero nel 1896..... Dunque sarebbe lecito fare i conti a proprio vantaggio ai settentrionali; ma sarebbe proibito ai meridionali di rifarli per vedere se ci sono stati degli errori più o meno logismografici a proprio danno! Ma chi non vede la enormità scellerata di que- :sta pretesa, che stabilirebbe due pesi e due misure: una pel Nord e l'altra pel Sud ? Questa pretesa può essere accampata soltanto ùa chi si crede superiore per diritto di natura, se non per diritto divino; questa pretesa non può giustificarsi dai superiori se non nei loro rapporti con schiavi, con servi, con uomini inferiori. E qualche cosa cli tale pretesa trapela nella strana, nella incredibile argomentazione di certi giornali settentrionali. Essi hanno osservato che non è il modo più adatto di ottenere ciò che il Sud chiede attaccando il Nord. No o signori! Se nulla si deve al Sud, nulla gli si deve dare. Il Mezzogiorno non chiede elemosina o filantropia; domanda giustizia. Se la merita e se la si negasse in nome della forza e contro il diritto, certamente si arriverebbe al maggiore disastro nazionale. Alla forza si contrapporrebbe la forza. Chi vuole essere più giusto ed anche più accorto, come il Capitan Fracassa, soggiunge: « se « ci sono dei lavori da fare e li faremo, dei de- • biti da sistemare e li sistemeremo, perchè lo • dobbiamo fare e la ragione e il cuore comandano 1< ugualmente che si faccia. Ma dal 1860, non esi- « stono più il Settentrione e il Mezzogiorno ». Fu questa anche la chiusa eloquente di Giuseppe Zanardelli nel discorso del giorno 13. Ma la risposta a queste dichiarazioni, che movono da sentimenti nobilissimi 1 sta nel fatto che tutto ciò Bib~iotecaGino Bianco che si deve fai·e - e non si tratta di sole strade e di soli debiti da fare e da sistemare - non si è fatto sinora, tanto che sono ancora di at.tualitél le parole di Camillo Cavour pronunziate quai·ant'anni fa e rievocate nel 1901da Cappelli a Bari e da Luzzatti a Montecitorio. Il mio discorso, quindi, non fu in ritardo doloroso rispetto alla gloriosa data del 1860; ma è perfettamente tempestivo e dice ai dormienti: sarebbe tempo che alle ]Htrole seguissero i fatti! * * * Eccomi al punto più delicato. Si nega la opportunità del mio discorso-requisitoria dal lato morale perchè nessuno attaccò mai il mezzogiorno. « Chi ha mai in questa Camera alla quale par- • lava l'on. Colajanni iniziata una infame campa- • gna di denigrazione contro il sud ? Perchè fos- • se giusta la ritorsione tentata dall'on. Colajan- • ni, bisognava che qualche tristo regionalista • avesse proclamata la schifosa calunnia che nel • Nord tutto è mondo e puro, e tutto nel Sud è « bruttura e vergogna». Cosi Il Capitan Fracassa; così, supergiù, parecchi altri giornali; così alcuni ottimi deputati del Settentrione in amichevoli e onesti colloqui con me. Intendiamoci su questo punto. Da Govone a Gabelli; da Gabelli, a Ferri cioè dal 1862 al 1901 potrei divertirmi a trovare giudizi schifosi e calunniosi, più o meno espliciti, pronunziati nella Camera dei Deputati. Ma vi rinunzio. Si deve, però, ricordare che i sentimenti dei settentrionali non si rivelano in tutta la loro nudità nell'Aula del Parlamento, nel momento delle solenni discussioni ; ma nei corridoi, dove con espansione e con sincerità si dice quello che si pensa. E la sincerità è stata massima nei giornali. Ora è cosa utile ed opportuna lasciar formare un ambiente ostile ad una parte della nazione - quasi una metà - senza mettere a nudo la realtài E' cosa prudente il far sì che si crei e s' ingigantisca un dissidio tra il paese e il parlamento, e permettere che nell'uno corra un linguaggi.o in contrasto stridente e quotidiano con quello che si adopera nell'altro? Non lo credo affatto. Perciò portai con franchezza da tutti lodata la questione dai corridoi, dai giornali, dal paese nell'aula di Montecitorio. La mia lotta continuata da anni nei giornali: nelle riviste e nei libri, per ribattere le calunnie non ha avuto la centesima parte della efficacia di quella ottenuta dal mio discorso nella Camera dei Deputati; discorso che ha avuto immediata e larga ripercussione in tutto il paese. Non ripeterò oggi ciò che di calunnioso contro il mezzogiorno e contro la Sicilia si è detto e scritto. Ciòche hanno detto i Govone, i Crovetto, i Gabelli, reazionari, progressisti, repubblicani e socialisti contro i meridionali: l'ho raccolto in Settentrionali e Meridionali (Roma -1.898)P. otrei arricchire la collezione delle insolenze e delle calunnie con ciò che si è detto e scritto dopo; ma basta la sentenza memorabile pronunziata da Enrico Ferri la sera del 14 Dicembre. Egli con voce di Giove tonante, in atteggiamento ultra-guascone sentenziò:" Nel Settentrione « i :t"atti di calll.orra sono casi isolati, e :rn.en.tre nel Mezzogiorno la n1alattia << ha CorIUa inf'ettiva epide:rnica ... illen. • » tre nel Nord son.o eccezioni i centri «: di corruzione, nelle provincie n1eri- « dion.ali sono casi di eccezione i cen- • tri di rettitudine ... Nel Settentrione « vi sono pic~ole oasi d'immoralità; « nel Mezzogiorno vi sono piccole • oasi di moralità. »
450 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI Se Enrico Ferri avesse pronunziato le pazze, le calunniose parole in un momento di eccita.mento, di contrasto, quasi a difesa da ingiusto aggressioni si potrebbero trovargli tlelle attenuanti; ma egli non ern stato provocato da nessuno - certamente non da me, che verso di I ui ero stato cortese e deferente oltremisura nell'ultimo discorso; egli parlava calmo, solenne come un Nume dall'Olimpo; egli, padrone come nessun altro, riella parola, lasciava intendere anche ai banchi di Montecitorio che aveva pensato e meditato le parole <.;hepronunziava. E così doYeva essere; non poteva non essere così, perchè quel giudizio corrispondo a quella scienza bastarda coltivata amorevolmente ùa lui e da Lornbroso, o secondo la quale meridionali, siciliani e sardi sono condannati a perpetua inferiorità dal cl ima e dalla razza, cui appartengono! L'on. Ferri, pare che si sia accorto del grave orrore commesso o in nome dell'interesse politico - l'orse anche consigliatovi dai suoi compagni di fede, che si mostrarono, in maggioranza, prol'ondamente addolorati dallo sue calunniose parole - si è affrettato a contraddire la sua scienza. Egli con un'audacia rarissima, appena terminato alla Camern l' increscioso incidente, dovendo andare l'indomani a dare una conferenza in N::i.politelegrafò alla sezione socialista locale: • Il grave in- • cidente parlamentare che la bo1'ghesia e gli uv- « versari tentano svisare, lll.Cntl.·e io ho ac- « cusato le classi dirig;enti delle pro- « vincie 1ueridionali, ùifenùendone i-l pro- • lotariato, rende impossibile la mia venuta do- « mani•. Qui la menzogna assume proporzioni piramidali; e la menzogna, per interesse politico, contraddice le convinzioni scientifiche sue e che si trovano registrate in molte pubbicazioni. A priori, già si potrebbe ammettere che Emico Ferri mtendeva parlare di tu/lo il mezzogiorno e non della sola borghesia, che del resto no.a è tulla corrotta e molto meno tutta delinquente; a meno che egli non venga a dichiararci che i suoi studi l'hanno condotto alla conclusione che borghesia e classi dirigenti appartengano ad una razza inferiore; "il proletariato ad un'altra razza superiore. Il tentativo di mistificazione viene sbugiardato a posteriori dalle circostanze seguenti. Egli aveva già - sfondando porte spalancate I - .stigmatizzato la borghesia che nel mezzogiorno ha in mano i corpi locali; l'aveva fieramente bollata come tanti avevano fatto - e l'ha ricordato opportunamente La Tribuna - prima che egli dì.- venisse deputato e socialista. La Camera sino a tanto che egli si occupò delle classi dirigenti e della borghesia non protestò : circostanza eia segnalare. 1'erminata la parte, che si riferiva alla borghesia e alle classi dirigenti, egli si rivolse proprio a me e cominciò guella terminata colle parole sopra riportate e che riguardano la delinquen::a - 3i badi : la delinquenza - di tutta la popolazione del mezzogiorno. Questa la verità, che non può essere alterata da alcuna audace interpretazione. Le sue parole furono tanto chiare ed esplicite, dette in tale momento e in tali circostanze, che ogni tentativo di interpretazione diversa, equivale al tentatirn di chi volesse convincere altrui che quattro e quattro fanno undici! Epperò provvederebbe meglio àna propria dignità Enrico Ferri insistendo pel significato genuino delle proprie parole e mettendo in perfetta armonia la sua scienza e la sua politica. Biblioteca Gino Bianco . .. E qui mi arresto e non 1liscuto le inesattezze colossali che si sono dette anche in tiuesta occasiane a proposito del mio federalismo; aggiungo solumto elle le calunnie lanciate da Enrico Ferri contro il i\lezzogiorno e contro la Sicilia sono crerlute da persone da lui lliYerse per l'indole e e per la cultura e per il partito politico. Quelle calunnie, subdolamente sussurrate o apertamente proclamate <.;Ontrol'unità della patria, producono ferite assai più insanabili che non siano quelle attribuite alla propaganda fedPralisla, che non si può e non si deve confon1lere con la propaganda separatista. Chi confonde l'una coli' altra o è un d i:-;onc~too è un ignorante. Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Deputalo al Parlamento. AGLI AMICI Chiunque procurerà un nuovo Abbonato,che paghiperò antz"cipatamenle, riceverà in dono, a scelta, una delle seguenti pubblicazioni del-· l' on. Dott. Napoleone Colajanni: Moiivmnents sociciiix en Italie; Irre e spropositi di Oesare Lo1nbroso; Nel 1~egnodella Ma/ia; Gli Uffici del lavoro; Lei Grande Battaglici del lavo1 ro. Ohiunquo procurerà due nuovi Abbonati, e/te paghùio però anticipatamente, riceYera a scelta, tre delle suaccennato pubblicazioni)oppure l' Att1-cive 1 rso la Svizzm"a delt' on. prof. Ettore Ciccotti. LA CITTÀ I)I NAPOLI F1·nncesco S. Nitti ha consacrato alla Citlil di Napoli un libro che l'ultima lunga discussione parlamentare ha reso cli grandissima attualità. (~uesta ultima pubblicazione dell'instancabile pubblicista meridionale, per l'equilibrio e l'euritmia delle parti, per il rigore della 1Jimostrazione, per la sobrieta e per la eleganza dello stile ha un pregio veramente straordinario, e rappt'esenta l'opera che gli fa piu onore tl'a tante vera.mente pregevoli che egli ha pubblicato.
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