RIVISTA POPOLARÈ DI POLJTJCA, LE1""rERE E SCIENZE SOCIALI 435 ,;ovraproduzione nel mercato nazionale. Si presentano quindi le se"uenli questioni : 1°) E' avvenuta la riduzione in quelle classi di prodotti venduti specialmente nei paesi europei, dove si afferma esistere la ostilità ai prodotti amer-icani f 2°) E' generale la ridu1.ione nelle esportazioni, o si limi La essa a qualche particolare classe di prodotti? 3°) I prodotti manifallurali e controllati ,!alle grandi coalizioni industriali - i trusts - hanno sofferta una riduzione minore di quelli p1·odolli da mino1·i industriali'' 4°) E' la riduzione dovuta in qualche grado alla riduzione dei prezzi, o interamente dalla quantità delle merci esportale ? Bisogna, innanzi tutto, notare che siccome le cifre del 1900 includevano Porlo Rico e le isole Havaii, che sono escluse per gli otto mesi del '1901, la vera diminuzione può calcolarsi in 30 e non 36 milioni di dollari. La p1·ima questione è se la riduz:one della esportazione sia generale, o limitata ad alcuni articoli. Nel primo caso bisognerà C.)ncludere che h1 potenza consumatrice del mondo è diminuita, nel secondo bisognerà studiare le condizioni della produzione, i prezzi, la distri1,uzione, il consumo di ciascuna merce, e forse delerm:- nare se· la causa sia generale o locale. Da una tavola di Lulli i prodolli manifallurali, la cui esporlazione superava il milione di dollari, risulta che la diminuzione può considerarsi notevole per t1·e a1ticoli soltanto: rame, 18,649,227 dollari; ferro e acciaio 17,827,830 dollari; petrolio 3,240,200 dollari. Per questo ultimo prodotto, la riduzione è dovuta ad una diminuzione del prezzo, essendo invece aumentala la quantità esportala si può quindi concludere che la riduzione non è dovuta ad un boicottaggio generale, nè ad una generale ridllzione nella esportazione dei rnanufalli, e procedere a studiare le ragioni speciali ai due prodotti in diminuzione. La riduzione nella esportazione dei prodotti in ferro avviene in tulle le categorie, e tanto nei prodotti destinali all'Europa, che in quelli destina Li ad altre parli del mondo : essa non può, 11uindi, esser dovuta ad un boicolla~gio europeo. Si presenta poi ta· questione, se la riduzione nella espo1·tazione non sia yarzialmente dovuta ad una riduzione dei prezzi. Ed i confronto fra i prezzi dei primi otto mesi del 1890, anno di straordinaria attività nella industria del ferro, e 11uelli del periodo corrispondente del 1891,. mostrano che Late è il caso. Infine, le cifre èella esportazione degli altri grandi paesi produttori mostrano che ad eccezione della Germania, anche le loro esportazioni sono diminuite. La eccezione della Germania può dipendere dalla depressione che è stat'a in quel paese per alcuni mesi, e che ha indotto i fabbricanti ad esportare, per liberarsi dei loro prodotti. Tutto ciò conferma il fatto che la diminuzione nella esportazione del ferro non è dovuta a una coalizione europea contro gli S. U., né ad una diminuita popolarità dei prodotti americani. L'altro articolo la cui esportazione è caduta è il rame. Le cifre della esportazione, nei due periodi sopra indicati, mostrano una caduta enorme. [I totale pei primi otto mesi del 1900 è di 57,852,960 dollal'i, e quello dei primi otto mesi dal 1001 di 43,267,01,1. Vi è quindi una caduta dal 25 010 dal valore totale. Non può dirsi che una parte considecevolc di questa diminuzione sia dovuta alla discesa nei prezzi, essendo r1uesti di 16,37 cents nel 1900, e di 16,32 cents nel 1901. Inoltre le cifre della importazione del rame negli altri paesi dimostrano che il totale delle impo1·lazioni è decresciente, meno del totale delle importazioni degli Stati Uniti. E la accresciuta produzione del Giappone, dell'Australia, del Messi.Jo e del Chili, mostrano elle i grandi paesi importato1·i cominciano a p1'ovvedersi altrove. Ciò può spiegarsi col fatto che la cresciuta produzione, negli Stati Uniti e allroYe, ha causala una caduta nei prezzi, maggiore negli altri paesi produttori che negli Stati Uniti. Ciò ha dato origine al crescere delle importazioni di rame negli Stati Unili, le quali sali1·ono a 20,581,117 dollari nel 1901, da 15,489,603 dollari nel 1900, e somme di gran lunga minori negli anni precedenti. Concludendo, lo studio della riduzione nella esportaziene di manufatti americani, può affermarsi: 1 °) che la riduzione si ha quasi soltanto in tre articoli, petrolio, ferro e acciaio, e rame, e che la maggior parte delle altre classi di manufatti continuano a mostrare un sano sviluppo della esportazione. 2°) che la riduzione nel petrolio <, interamente di prezzo, e non di quantità. 3°) che BibliotecaGino Bianco la riduzione nel ferro e nell'acciaio è dovuta parzialmente all'assenza delle cifre delle espol'lazioni a Porto Rico ed alle isole Hawaii, parzialmente ad una caduta nei prezzi, alle vendite fo1·zate della Germania, e ad unn 1·iduzione generale della domanda in tutto il mondo, e niente affatto ad un boicottaggio dei prodotti americani. 4°) che la riduzione nella esportazione del rame e dovuta in un certo grado alla diminuita domanda all'estero, ed in g1·ari parte alla cresciuta produzione, ed ai prezzi diminuiti degli altri paesi produttori. (.Vo,./h Amel'ican Review. - Novembre). Deputato Lui_qi Luccliini: Giustiziaper tutti (A P!'Oposilo di un naooo Codù·e di pl'oceduT'ri penale). - E supe1·- ftuo parlare dell'urgenza di 1·ifo1·mare il nostro Codice di procedura penale. Può esservi dissenso ,;ollanlo circa il metodo e certi crite1·i di di1·ettivi. L'opinione p1·evalente più assennata è che 11011 si possa ~rovvcde1·vi se non ponendo mano a un nuovo Codice. E' tulto l'organismo, lui.lo. il sistema processu11lc che va modificalo e rinnovalo. Qualche riforma parziale sarebbe affatto insufficiente e non potrebbe pi·odurre che disarmonie comJ)licazioni e scompiglio. ' Sien Codici, sien leggi, occorrono soltanto principalmente due cose: che si tratti di lavori maturati con scienza, coscienza e tecnica legislativa, e che siano promossi e condotti innanzi per opera di ministri autorevoli e capaci. Le Commissioni sono, pe1· 1·cgol11u, na superfetazione e spesso nna iattura. Un ministro che vuol compiere sul serio una riforma, deve cominciare a vederci dentro coi propri occhi, elaborare punto per punto la sua legge presentandola alla Camera come cosa sua, accompagnandola nelle vicende parlamentari, con tulln quell'interessamento e quella co$"nizione di causa cho soltanto ne possono assicurare i1 successo. E' quindi facile intendere come io non abbia snlulalo con entusiasmo l'avvento della Commissione istituita dal ministro Finocchiaro Aprile per la riforma del Codice di procedura penale. Facendone parte, per deferenza 11lle sue cortesi premure, e prestandovi per un certo tempo il mio concorso, ebbi a convincermi dell'inanità di codesti lavori collettivi, necessariamente inorg11nici e sprovvisti di quell'armonica unità di ispirazione e di fattura, che deve essere uno dei pregi precipui d'ogni opera legislativa, e specialmente di un Codice. La Commissione, essendo ministro il Bonasi, giunse finalmente, dopo due anni e mezzo di discussioni, molto frammentarie e interrotte. e avendo mutali in parte gli interlocuto1·i, a ultimare il salmo dei suoi « principi >). Succeduto al Bonasi il Gianlurco, egli ordinò la stampa e la pubblicazione dei lavori compiuti, e dispose che ne fosse data comunicazione alle Corti, ai Tribunali, alle Università, ai Consigli dell'ordine e agli studiosi, per avere osservazioni e pareri. E anche questo, a chi ben guardi, e tempo perduto. L'esperienza insegna, in primo luogo, che sono ancor pochi, assai pochi l]Uelli che studiano seriamente in Italia: e per la maggior parte quindi le osservazioni e i pareri richiesti riescono generalmeale alquanto improvvisati. In secondo luogo, per le stesse ragioni, nei collegi che riescono a mettere insieme il chiesto 1·esponso, esso non è generalmente che l'opera personale, ordinariamente abborracciala, di chi fu prescelto e figura quale relatore, nient'altro che relatore di sè stesso. Comunque sia, gli studi e i pareri sui « principt » della Commissione, vennero in copia, e sarà bravo chi vi si 1·accapezzel'à. Giudicando i lavol'i <lolle due Commis ·ioni per un nuovo Codice di Procedura penale, quella del 1893 e quella attuale, tani,o con l'una tanto con l'altra, volendo accordar più o volendo accordar meno alla causa della di fesa, della libertà e dell'innocenza, non si è voluto e non si è saputo, non si vuole o non si sa, che far ope1·a di rabberciamento e di emenda del Codice vigente, conservandone integralmente la compa 0 ine e il sistema, con tulle quelle complicazioni che re11dono tanto incerto, lento e seminato di triboli e di sconfitte il cammino della gi 11slizia italiana. Non è questo il modo per rialzarne le sorti. Non .è che riformando sostanzialmente l'odierna procedura, semplificandone grandemente il meccanismo, rafforzando e ampliando, in giusta misura, la podestà e responsabilità degli organi accusatori, altri-
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