Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 22 - 30 novembre 1901

432 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI che viene a dimostrare aritmeticamente uno spreco da parte della Mediterranea di 8 mila vagoni, e dà ragione all'alto funzionario dell'autorevole Corriere, che dice, cioé, che in Italia i oagoni non mancano: solamente che in luogo di mandarli a sgombrare il porto di Genova e gli altri scali, alle Società conviene lasciarli inoperosi, affinché il commercio spinga il governo a darne dei nuovi, sempre dei nuovi, onde risparmiare le riparazioni ai vecchi: perché i nuovi li pagano le casse dello Stato, ed i vecchi vengono riparati a spese delle Società. E' molto curioso e significante, vedere un alto ufficiale dello Stato a difendere, con falsi volgarissimi, le società, in continuo attrito d'interessi col governo. · Dai dati sopra esposti scatta notevolissima la precisione delle 200 tonnellate di produzione di movimento merci per ogni 6 mila chilometri di percorso del vacrone, tanto della Mediterranea come della Gottara'o, (i quali ultimi percorsero 18 mila chilometri all'anno) mentre lo spreco dei vagoni in Italia resta precisato, dal confronto con la Gottardo, sia in rapporto alla percorrenza, come in rapporto al prodotto del movimento merci; ufficialmente consentito, in ragione del terzo dei 51 mila che le tre società hanno in dotazione, ossia nel bel numero di 17 mila, per un prezzo di costo di circa 100 milioni, mentre le macchine della Mediterranea rag~iungono un percorso annuo anche maggiore di que1lo della Gottardo, appunto perché sopra di esse occorre il personale. 1 Dico ufficialmente consentito, non a caso, perché il governo avrebbe potuto porre riparo allo sconcio ed alla vercrogna nazionale da parecchi a,mi, ma non l'ha vo1uto, o non l'ha potuto; se per ragioni di alta corruzione· politica, non so. Il fatto si è che non ne fece nulla. Ed ecco perché : · Nel Treno (periodico dei ferrovieri) del 25 Marzo 1899 si legge la seguente prosa che dal governo non si poteva ignorare: « E' dal 1894 che una delle nostre grandi Compa~nie « è in possesso d'un metodo di controllo semplic1ss1mo « da sostituire alla buffonata pastorale dell'appello pe- « riodico. Lo stesso metodo venne pure indicato al go- « verno nel 1890. Per mezzo di questo si segue il va- « gone passo, passo, senza perderlo di vista un minuto, « erigendone una vera contabilità regolare e controlla- « bile sempre. · « Metodo, la cui applicazione non costerebbe nulla (es- « sendo una pura riduzione delle attuali scritturazioni) cc per la Società, le quali anzi risparmierebbero i rap- « porti giornalieri delle stazioni col relativo personale « addetto alla loro cooopilazione. « E per il governo non si tratlerebbe che di modifi- « care il sistema delle statisliche sul percorso, ottenen- « do, con lo stesso lavoro, anche il controllo e, risparcc miando Lulte le altre scritturazioni inerenti alla sor- « veglianza. « Né dalla prima, né dal secondo, nulla venne negato, « ma nulla venne fatto :;. Io conosco il sopraindicato metodo di controllo, e non solo con questo si aniva a poter colpire le giacenze ingiustificate dei vagoni rimasti im.1tilizzati, ma si arriva anche a controllare l'operato delle stazioni nelle manovre per la scomposizione e ricomposizione dei treni, ed a poter colpire matematicamente le neglip;enze sia dei Capi manovra come dei Capi stazione, in modo da evitare per sempre la vergogna tutta italiana dell'ingombro delle stazioni. Studio importantissimo, che avrebbe meritato ben altro guiderdone che quello toccato al. suo autore; che senza ottenere una risposta qualunque, venne confinato ad una specie di domicilio coatto, in posto di punizione, per le solite ragioni di seroizio, unicamente perché non volle credere all'impero della baratteria e della camorra Ma di tutto il malanno non vanno tanto incolpate le società, perciòcche il difetto sta nelle Convenzioni. A norma del contratto, le Società non hanno alcun interesse nell'economia dei vagoni, che deve provvedere il governo; viceversa hanno interesse nella economia del personale. B1bhotecaG.n.oBianco Non fa bisogno di dimostrare che economia di personale significa spreco di materiale. Le nostre Società usano il metodo antidiluviano, e barbaro, di dare ai Capi servizio il servizio che rappresen lano ad una specie di cointeressenza sull'economia generale, senza fissare organici di personale, per modo che resta arbitro il Capo servizio di allargare o restringere il fabbisogno di personale. Interessato nella economia, egli certamente tende sempre a restringere; e quindi ne deriva la scarsità, sia di manovra, come di scaricatori. Chi ci va di mezzo? I vagoni: che non sono scaricati in tempo: e di qui l'ingombro delle stazioni. Si aggiunga a questo, che n0n avendo il personale dirigente interesse alcuno nella economia dei vagoni, e non incorrendo in d,anni per la mancanza di qualsiasi controllo, ha viceversa interesse nello spreco; perciocché corrispondendo questo all'interesse delle ditte e delle imprese bastagi per economia di carri stradali e di scaricatori o caricatori, ne consegue una tacita intesa col personale di Stazione, cominciando dal manovratore per: giungere al Capo servizio dei trasporti e del movìmento, i quali chiudono un occhio o magari tutti e due, per lasciar fare il comodo suo al commercio, ben sapendo che la lor-o tacita quiescenza viene poi compensata con un biglietto di visita involto m un biglietto di banca, d1 taglio più. o meno grosso, a seconda dell'importanza dello scalo e dell'importanza del posto occupalo dall'impiegato. Camorra sfacciata che dura da un trentennio, e che costa alle Società esercenti parecchi milioni all'anno pei;- indenizzi di ritardata resa delle merci, ed al commercio nazionale danni incalcolabili. E se in mezzo a questa baratteria ufficiale e generale si trova qualche cretino che non ne vuol sapere, non si fa che denunciarlo come sooversioo e dichiararlo non in possesso delle attitudini per far carriera. Nessuna meraviglia quindi che un alto fun:1ionario autoriz:.ato dal Ministero sia disceso alla tribuna per difendere la baratteria ufficiale. p AOLO MORBELLI. ~:OCOOOOOOOWWWOWWOOWOOWOOCW;-'WWCC500000WCGCWOX< LA QUARTA ESPOSIZIONE DI VENEZIA (SECONDA VISITA) Gli scozzesi di Venezia e le tecniche confusioulstc. - Idealismo e simbolismo latini. - Il paesaggio stilizzato. - Gonfiature esotiche. - Arte c1·eatt-iee. Una delle novità di questa quarta biennale, è la distribuzione regionale delle opere italiane: essa rende più facile il rilevare, anche altraverso le mutue compenetrazioni e gl'influssi unitari, le peculiari caratteristiche impresse all'arte dei vari nostri paesi, dai climi diversi, dai differenli aspetti, dalle distinte razze locali; ed anche, e con rammarico non scevro d'una buona dose di sdegno, anche, non già le lcgiLtimc cd anzi simpalichc assimilazioni di quelle tendenze dell'arte stnmiera che sono un portato dei tempi nuovi per tulle le genti civli; ma lo grottesche scimmioLtaturc, le servili e puerili ed odiose contraffazioni di quelle loro maniere, legittime forse lassù, ma aberranLi per uoi, e che al vivo, al luminoso, al plastico nostro gemo Ialino ripugnano organicamcnl<', costituzionalmente; e contro le quali, perciò, anche la critica più larga e cosmopoliLicapuò e deve essere senza pietà, e colpire con pugno del pari fermo e pesante amici e nemici, illustri cd oscuri, scolari e maestri. Alludo, e si capisce, parLicolarmenLe alla ultimissima pittura veneta : a CESARELAURENTI,ed al suo dittico, o meglio ai due quadri, di cui egli solo conosce il misterioso legame ideale, psicologico o simbolistico: tre g1·andi ragazzone ignude ma evanescenti che ballano in un pralo; e Lrc altre non men vaporose, ma vestile, per quanlo solamenle delle solite filacce, meditanti melanconiche in una camera di cartapesta, e che fan Parallelo

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