RIVISTA. POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 409 le brine e le nebbie che s'incaricano di mandare a monte speranze e sogni dai poveri contadini accarezzati al mite sole d'Aprile. ,. Chi volesse darmi del pessimista e dell'esagerato, convien dire che non abbia veduto mai lo sconforto desolato sulle facce deluse dei contadini, abbrutite dal lavoro inumano, nel giorno del raccolto che era giorno di 9-ran festa per i padri Romani e ancora oggi é ragione di baldoria nelle fiorenti colonie ciel Nord; con vien dire che non abbia mai visto lo sguardo disperato del quale il contadino accompa~na lo scomparire del piccolo acervo dal mezzo dell aia e il suo passare nei voraci magazzeni del fittaiolo insaziabile. Per spiegare questo disastroso stato di cose e passarne la responsabilità su chi è vittima cli questo sistema, i nostri borghesi - sempre illuminati e sempre intelligenti! - vanno dicendo che il CQntadino siciliano è un disutilaccio, un buon a nulla, che non sa strappare alla terra tutto quello che si potrebbe, che non si affeziona alla terra che coltiva, che ama la bella (n vita del paese, il tabacco, il gioco e altre ciance consimili. Quando a questi intelligentissimi si fa osservare che il nostro contadino, pur essendo un bue da lavoro, non sfrutta quanto potrebbe la terra, perchè non può coltivarla come dovrebbe, e che di questo fatto la colpa va tQtta a carico di loro ben pensanti; che il contadino non si affeziona alla terra ed ama tornare spesso in paese per la ragione fortissima che non può abituarsi a dormire sotto la pioggia o sopra la neve nè rassegnarsi a lasciar.;;i disfare dalla malaria, e che questo inconveniente ricade tutto sopra di loro intelligentissimi, perché da loro proviene la mancanza assoluta di case coloniche, essi, che nulla sanno trovare - perché nulla c'è - contro queste ragioni inoppugnaoili, se la pigliano tutta col Gov.erno, che las,:1a sguernite le nostre campagne. Come se la sicurezza di esse dipendesse dalTaumen ta to numero dei carabinieri! E sul Governo questi tangheri birbanti appuntano e accentrano tutte le loro ire, mentre non s'accorgono, o - come a me pare più verosimile - accorgendosene non vogliono confessarlo, che tutti questi malanni mettono capo a una piaga gravissima scomparsa dalla fi:i,ccia della terra meno che dal Mezzogiorno d'Italia: il feudalismo, conservatosi nelle nostre beatissime contrade sotto la forma nova ma non meno odiosa del latifondo. Qui va cercata l'origine di tutti i mali nostri, da qui il languire della nostra agricollura, per cui il granaio d'Italia è divenuto la regione meno feconda del Regno; e da esso ha origine la mancanza di pubblica sicurezza e di case coloniche, il disamore alla terra, la pessima coltiyazione e, da ultim_o, - dulcis infundo - lo scellerato sistema del sub-affitto (1).. Ili. Chi si ponesse ad attraversare la Sicilia, invano cercherebbe anche nelle provincie più prospere - Palermo e Trapani - la testiJ!lOnianza di quelia fertilità che gli avevano appresa i giornali di viag_gi i quali ~li avevan fatto credere fosse la Sicilia l'.1<;1dorado a'Italia; al suo occhio, per contrario, si presenterebbero pianure interminabili e deserte, bruciate da un sole di fuoco, nude affatto d'alberi, e a P,erdita d'occhio una casa grande e brutta arieggiante 11più delle volte un convento di frati, qua e là - vera oasi - una povera capanna di paglia : del resto un cielo quasi sempre azzurro e un suolo quasi sempre arsiccio. Il viaggiatore se ne tornerebbe sconcertato lagnandosi d'aver veduto un deserto dove s'aspettava di trovare un giardino. Il proprietario probabilmente non ha mai veduto queste lande interminabili, egli le ha date in affitto a un uomo pratico di tali faccende e molto abile, dal quale ogni quattro mesi riceve una visita gradita e tanto denaro quanto basta per tener carrozza (U Una specie di mezzadria, che però è molto lontana dalla pa• triarcale mezzadria del Nord, si pratica ancora qui nelle piccole proprietà vicine all'abitato, e, quando il proprietario non è un ladro, i contadini ne risentono effetti assai benefici. B1blioteca·G1noBianco · a Palermo; il proprietario non s'immischia d'altro: del resto s'occupa facendo della politica in città, non manç,ando ai ve11.erdidel Signor Prefett,o e a nessuno dei multeplici ricevimenti, che costituiscono il lavoro migliore della nostra arist,1crazia slombata. Al resto pensa il fittaiolo: il quale trova modo di pagare puntualmente il padrone e di arricchire sé stesso spogliando il povero contadino. O come mair A tacere di tant'altre tiranniche maniere di Sl)Oliazione, diciamo solamente di quella che è la più funesta e la più intimamente legata con questo scellerato sistema: la terra'- haud nova loquar - che il fittaiolo paga per 7 al contadino costa 16 o '18: quella che il fittaiolo paga 10 al contadino costa 22 o 24-e talvolta anche di più (1). E' per questo tramite infame che il contadino se ne torna - il più delle volte - a mani v1ìote vittima del più sfacciato sistema camorristico. Per il quale taluni di questi impresari ladri nei piccoli paesi si sono arricchiti per modo da diventare essi stessi padroni di latifondi. Ora, mentre il proprietario poltrisce nei salotti e profonde colle ballerine e colle signore, e il fittaiolo s'ingrassa, chi può essere lo spogliato e il pelato? Il povero con tarlino fa, colle sue braccia, le. spese per tutti. · IV. Come potrebbesi rimediare a tanto inconveniente? I proprietari - si dice - non vogliono noie e fastidi né possono sminuzzare le loro vastissime tenute per affittarle direttamentA, ai contadini. Osserviamo innanzi a tutto che i signori proprietari potrebbero scendere dalle vette del loro Olimpo e fare quello che fanno i fittaioli con loro lievissima fatica e con vantaggio inestimabile dei contadini. Io so di alcuni latifondisti - non aventi altro torto fuori quello di essere molto ricchi - i quali hanno introdotto nelle loro possessioni -il sistema di affitto diretto a condizioni più miti degli altri: e bene i loro contadini si trovano in condizioni migliori di tutti i coltivatori degli altri latifondi. Ma se anche i signori proprietari volessero restare perpetuamente nelle loro beate occupazioni, potr~bbero pagare una persona di loro pienissima fiducia, la quale per conto del proprietario distribuisse le terre a1 contadini a condizioni se non interamente giuste certo più umane di quelle che potrebbero offrire i subaffittanti. Ma i più dei proprietari di grandi tenute né l'una nè l'altra cosa hanno voluto fare, e Dio sia con loro. Ora quale sarebbe stato il compito di tutta la Democrazia in generale e de' socialisti in particolare'? V. Se un male non può abolirsi d'un tratto, é savio consi~lio attenuarne l'intensità. Vedendo, perciò, che il ma1e del latifondo non è di quelli che si curano con un paio d'once d'olio di ricino, avrebbero dovuto i democratici tentare di allieviarne gli effetti disastrosi. I socialisti. specialmente, e8si che si propongono di arrivare alla trasformazione politica traverso alla rivoluzione economica, avrebbero dovuto lavorare ad agguerrire questi diseredati contro la rapacità · degli speculatori, e a farli capaci di sottrarsi alla più vergognosa camorra. Certo sarebbe ingenuo il pretendere che i nostri contadini facessero tutto quello che hanno fatto i contadini del Nord - segnatamente quelli del Mantovano -, né la pasta (i contadini) è cosi docile, nè (1) Senza dire <.be l'assicurazione dei covoni si paga triplicata, come si paga - per diritto acquisito - il campiere, ordinariamente reduce dalle patrie galere, e la messa che un prete va a celebrare tutte le domeniche, e l'interesse ad usura delle sementi adoperate, e senza dire che la misura adoperata dal fittaiolo in estate è assai più capace di quella che aveva adoperata durante l'inverno ! E' doveroso aggiungere che i patti agrari in Sicilia va• riano da una provincia all'al1ra, da un paese all'altro. Non man• cano paesi con patti relativamente equi; e sono quelli per l' appunto che non furono turbati da disordini o da Iacqueries come quelle di Bronte e di Nissoria nel 1860.
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