Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 21 - 15 novembre 1901

408 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI nuovo dicastero, e qui inc~mincia l'.op·era l'egislativa sociale di lui. . . Lo spazi•> non ci consente una minuta esposizione dell'opera legislativa del Nyssens, ma non possiamo tuttavia dispensarci dal toccare bi·evemente qualche puntç, del suo vasto lavoro. Si deve ad Alberto Nyssens la sistemazione definitiva dell'Ispettorato del lavoro, di quest'organo vitale della legislazione sociale, dal cui retto funzionamento dipende l'efficacia d1 ogni disposizione legislativa che, non so - slenuta da un controllo vigile ed intel 1igente, é destinata a rimanere lettera morta. Appartiene pure all'opera legislativa sociale del Nyssens la legge detta dei Règlement d'atelier, presentala alla Camera il· 15 luglio 1895, il cui scopo é di sottrarre l'operaio al1'1)1·bitriodel padrone, mediante l'obbligo fatto a costui dell'affissione delle norme che reP.olano il lavoro dell'opificio. La Camera votò la legge alla unanimiLà, il Senato con soli quattro voti contrari. In tutLe le imprese commerciali e industriali contemplate dalla legge il padrone ha l'obbligo di tenere affisso in un luogo in vista un regolamento che contenga minuLamente esposte le le prescrizioni comuni ad ogni contralto <!i lavoro: durata normale del lavoro, modo di calcolare il salario, giorno del pagamento. Inoltre deve far menzione dei diritti e dover·i del personale di s01·- veglianza, e àel ricorso aperto agli operai per i loro reclami, delle forniture da scontarsi sµl salario, del preavviso di licenziamento, e dei casi in cui il contralto può essere rotto senza preavviso, della natura delle penalità, del lasso delle multe e della loro destinazione, delle misure speciali prese per assicurare la salubrità, la sicurezza, la moralità e la convenienza, e delle prime cur·e dovute agli operai in caso d'infortunio. Prima d'enLrare in vigore ogni nuovo regolamento o qualsiasi modificazione di un regolament,o esistente, deve essern· porla la, mediante affissioni, a conoscenza degli operai, i quali sono ammessi ad esporre le loro osservazi_oni che possono far giungere al capo dell'impresa anche per mezzo dell'ispettore del lavoro e in segreto. La più importante delle leggi sociali dovute al Nyssens è quella sul contratto di lavoro, presentala alla Camera il 9 novembre 1896, e dopo lu11ga discussione e parecchie modificaziQ.ni ac.cettata ad unanimità meno un voto nel 1899. · La legge si divide in sei capitoli, dei quali il primo contiene le disposizioni generali circa le persone che la legge contempla, gli effetti della convenzione e della consuetudine, la prova, la durata massima del contratto, la prescrizione; il secondo contiene l'enumerazione degli obblighi reciproci delle parti, il terzo si occupa delle differenti maniere con cui ha fine il contralto; il quarto riconosce e regola la capacità della donna mal'itata e del minorenne di pattuire la propria prestazione d'opera e disporre del loro salar-io. Della responsabilità padronale sugl'infortuni fece oggetto d'una legge speciale, approvata dalla Camera. La legge Nyssens sopra l'infortuni sul laooro é basata sulla divisione eguale del rischio d'infortunio tra padroni e operai. Ogni accidente che procuri un'invalidità totale o parziale al lavoro per almeno una o due settimane, cade sotto l'applicazione della. legge. La capitalizzazione é imposta al padrone in caso di morte. Il valore dell'indennizzo é cnlcolato secondo l'età della villima. Il Nyssens non poté condurre in porlo le due leggi sul contratto di lavoro e sugl'infortuni, che furono votate dalla Camera dopo che egli aveva abbandonato il Ministero. Nel gennaio del 1899, riaccesasi la questione della rappresentanza proporzionale, il CaJ?Odel Gabinello Smet de Naeyer e il Nyssens, partigiam della riforma, dovettero uscire dal Governo. Nelle elezioni del 1900 l'Associazione conservatrice di Lovanio inserisse il Nyssens fra i suoi candidali; ma egli, trovando un parziale disaccordo fra le sue idee e quelle della maggioranza dei suoi elettori, ricusò l'offerta e si dedicò esclusivamente ai suoi corsi universitari. . Il lavoro eccessivo, l'affalicamenlo intellettuale avevano scossa la sua salute, già di pe1· sé delicata ; e fin da quando stava al Ministero si erano rivelati i primi sintomi della malattia terribile che lo ha condotto a fine .::osi prematura e miseranda, troncando a. soli 46 anni una vita così bella e feconda di bene, tutta spesa per la scienza, per la protezione e l'elevazione degh umili, per la pacificazione sociale. (Cultura 8ociale). .BibliotecaGinoBianco LE CONVULSIONI DEI CONTADINI IN SICILIA I. Dall'irìchiesta diligente e coscienziosa dell'on Sonnino e dagli studi rnulleplici e coraggiosi dell'infaticabile Colajanni, io credo che non si sia più ri-- messo il dito - con visione nella e precisa - sulle piaghe infinite di questa infelicissima terra. Di essa si parlò molto, forse anche troppo, a proposito di Nord e di Sud; ma - meno pochissimi - tutti ne discorsero e ne scrissero quasi sempre a sproposito. Nè la cosa avrebbe potuto andare diversamente, però che i più conoscevano la Sicilia solo per ciò che ne avevano sentito dire, o - nel caso migliore - per averla corsa di volo nell'angusto giro ùi un paio cli settimane per incarico di un qualche giornale lautamente pagatore. Altri, c-!te, per altezza d'ingegno e per conoscenza che avevano intera - o quasi - delle veraci condizioni nostre, avrebbero potuto trattar la questione con coscienza diritta e sicura, furono presso che tutti turbati e fuorviati eia quella congerie di pregiudizii che da anni si accumula ostile sul nostro capo e da passioncelle regionalistiche a mala pena dissimulate, ma balzanti involontarie di tra una bella frase d'un discorso bdllante, di tra una 1·iga sonante d'qna prosa ben lisciata e pettinata. E per questo vizio d'origine clte hanno tutti gli apprezzamenti sulle cose nostre, che taluni hanno veduto nel commovimento odierno, il quale non va - come è sperabile - oltre i limiti d'una breve convulsione, la minaccia terribile del rinnovamento dell'infaustissima epoca dei Fasci. Invece, non si tratta che di sparutissimi gruppi di contadini erranti per le campagne inermi per la massima parte e generalmente pacifici. . Ora -aneliamo a vedere che cosa domandano questi poveri con ladini. 11. La loro domanda non potrehbe essere più giusta e più legittima: essi chiedono il miglioramento dei patti agrari d'oggi, veramente infami e degni d'altri tempi. Essi sono tali che il contadino dopo un raccolto meglio che mediocre rie~ce a fatica a -pagare l'affitto della terra presa a coltivar-e, e si trova costretto, dopo un anno di lavoro gravissimo, a tornarsene colle mani vuote; se poi - cosa non infrequente nelle nostre terre sfruttatissime e coltivate cogli strumenti di Adamo.- il raccolto scende sotto la mediocrità, il contadino, oltre a lasciarci la scarsa produzione, ci rimette le bestie da lavoro e talvolta qualcosa ·d'altro. Allora vende quel po' che ha al sole -- quando l'ha, e fa fagotto per l'America incontro a un ignoto non gravido di liete promesse; quando questo po' di roba non c'è e non si trova chi anticipi il prezzo del biglietto, si va a servire o presso un contadino più fortunato o presso un signore per duecento lire annue, che debbono bastare a una famiglia non di rado numerosa assai. Si dirà che ciò non è sempre vero, che taluni contadini - i migliori - portano ogni anno a casa la loro parte cli ben di dio, la quale, libera di tasse com'è, rappresenta una quota maggiore di quella che è toccata al padrone. Va bene; ciò può anche accadere, quando il raccolto sia straordinariamente copioso. Ma Si rare volte, padre, .-;ene coglie.... ! gli è che ogni anno sono le piogge torrenziali di Maggio o i calori violenti e prematuri di Giugno e vitale problema doganale. N~llo stato attuale d'impreparazione del paese e del governo, noi troviamo savia la proposta del Luizatti di rinviare al 1904 la scadenza dei trattati colle nazioni ce11trali. Ma la Germania pare non voglia saperne! · '· · N, d. R•

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