RIVISTPAO·POLAR DI POLITICALETTERE E SCIENZESOCIALI AnnoVII. - N. 20 Ab bonaine n to postale Roma,30 Ottobre190! LA CAMBIALE DELLE RIFORME IL PAESE: Eccellenze, avrei questa cambiale delle riforme economiche ..... - Tranquillizzatevi buon uomo, quanto prima soddisferemo al nostro debito. - Tò? È la stessa risposta che mi sono sentito dare per trent'anni da quei signori che p sono passati ! (Asino di Roma). BibliotecaGino Bianco '
382 RIVISTA POPOLARE DI POLITJCA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI IL SACCHEGGIO DI NAPOLI 'W LaRelaziodnellaCommissido'Innechiesta. « Anima vile ed immonda, canaglia e carogna della peggiore SJ?ecie, impostore della morale, truffatore della giustizia, vilissimo impasto di malvagità ecodardia, scellerato d'uno stampo che fa pensare come tanti migliori di lui siano nelle galere, furfantb matricolato, degno di essere bollato, come una volta si usava, a lettere di fuoco, imprimendogliene sulla spalla il marchio indelebile .•. ». La bava velenosa e il rantolo di rabbia e di follia che crepitano in questo periodo di insulti triviali, lanciati dal Don Marzio a Giuseppe Saredo, ci dicono eloquentemente che la Relazione di Napoli é stata come un vigoroso colpo di scure che é venuto a colpire la velenosa serpe della corruzione. E invano nei suoi contorcimenti schizza il veleno dell'insulto. Il colpo è caduto diritto. E si é udito come il fragore d'un mondo frollo, ròso dalle colpe e insozzato dalle proprie vergogne, che cade infranto dal colpo poderoso. . , , Invano i mastini della « banda malfattrice» che taglieggiò impunemente il patrimonio di Napoli, e ne corruppe ogni forma di vita e di attività, avventano gli ultimi morsi rabbiosi. Voi, Scarfog!io, eroe della mala parola, e voi Turco, della Banca tt.omana, spezzate le vostre penne, più insidiose e perfide del pugn~le, e rientrate nelfombra delle vostre vergogne. E un'ora dolorosa della vita italiana, questa che ci svela tutto il cumulo cl' inganni, •di curruzioni, di infingimen ti che hanno ordito la tela del goyerno amministrativo della nostra più grande città. E un'ora triste, dalla quale guai se non sapreti)o trarre l'ammaestramento per l'avvenire! Guai se non sapremo, dalle colpe e dagli errori pll.ssati, trarre i nuovi fattori di rigenerazione morale! Passa ora, come in un battesimo di sanzione storica, nella serie delle verità indiscutibili l'esistenza dolorosa d'una spaventevole « quistione di Napoli». Per vedere come questa quistione rivesta linee gigantesche, e come essa, .ben lungi dall'aver un interesse strettamente locale, abbia invece ripercussione nella esistenza e nel decoro di tutta la vita pubblica nazionale bisogna dare un rapido sguardo ai risultati della Relazione. E, nella lettura del lavoro lucido e coscienzioso, tagliente come lama e inesorabile come il bisturi del chirurgo, si ha l'impressione forte e violenta che si prova alla lettura d'un romanzo a fosche tinte, che finisca con la ruina del protagonista ordita dalle insidie oblique di personaggi, alterati nelle passioni e nei truci disegni. Qui il protagonista é la più bella e sventurata città d'Italia, e gli uomini, che sono coorti, i quali ne compiono la sua ruina, si aggirarono e si aggirano purtroppo nella realità della vita, ancora forti delle loro ribalderie e corazzati d'un cinismo che vuol parere coraggio o grandezza d'animo ... E questa storia collettiva di sventure cittadine si svolge su di un fnndo, su d'un ambiente, tutto cupo e sconfortante. Eccolo delineato, sulle orme della Commissione, in quattro tratti di penna. Una città, appena sollevata dalla secolare tirannide bo1·bonica, che s'avvia alla nuova vita rappresentativa (1). Le menti incombre dalle tenebre della ignoranza più fitta: lo spirito di associazione sopraffatto dalla tendenza individualista: le ener$ie civili compresse dal dispotismo che assorbe la vita pubblica tutta quanta: la giustizia manomessa dallo arbitrio dell'alto e dai faccendieri nel basso. Già potente l'organizzazione della camorra, e di fronte ad essa la dissoluzione dei sani ceti cittadini non adatti all'esercizio dei nuovi regimi amministrativi. Questa la Napoli del '60 all'esordire del nuovo regno; e questa situazione di cose, projettandosi fino al '71, che (1) Rel. d' Inch. pag. 26, voi. I. BibliotecaGino Bianco rendeva disadatta ad ogni serio rior~anamento della sua vita locale. E mentre in'atti nei primi anni, la impotenza amministrativa derivava dall'incapacità e non dalla corruzione (in questo periodo le elezioni procedevano correttissime) non tardò a manifestarsi una sempre più accentuata tendenza dei partiti al potere verso le locali reti camorristiche. Il partito d'opposizione, infine riuscitosi a consolidare con gli auspidi del Sandonato, del Lazzaro e del Nicotera(i) (oh poesia della pratica come impallidisci anche tu!) trasse vita ed ah mento dalla camorra: alla quale viene ceduto ormai incon1rastato quello scettro che mai, per mutal'e di amministrazione, le fu più ritolto dal '70 al '900. I poteri locali divennero cosi delle intraprese cla sfruttare a vantaggio dei privati. Si formarono i forti nuclei delle clientele, consolidate dal favore e clall'inframettenza che spiegavano una sug~estione psicologica efficace sulla massa elettorale. La quale fini. per tal modo col considerare come migliori 1·appresentanti non più coloro che offrissero mag~iori garanzie di capacità e di probità, ma coloro cne più si prestavano ai favori e alle raccomandazioni. Questa parte della Relazione é per noi alquan t0 lacunaria. Era forse voler troppo che il presidente del Consiglio di Stato insistesse sulla parte che lo Stato appunto ha svolto nel consolidare il regime delle inframmettenze e dell'interposta persona a Kapoli? Pe1·ch$ - questo é convincimento nostro in.:. vin1;ibile - la causa causarum del malgoverno napoletano é da cercare nella complice protezione che lo Stato ha dato alle camerille locali, docili al governo perché questo fosse docile a sua volta al loro imperio locale. E in un altro punto dobbiamo discostarci dalla Relazic,ne Sared9 : là dove dichiara la configurazione delle classi sociali, alle quali si accentra il potere amministrativo. Egli dà una preminenza al ceto borghese, che rappresenta come il fulcro attorno al quale giri la ruota delle vicende napoletane: ma non convaniamo cl1e possa avere appellativo di borghese quella masnada di filibustieri che ha saccheggiato la città d1 Napoli; quella milizia che ha sol curato, per dirla C()n Dante, di mettere in arco. Si tratta cli un vero ceto parassitario, improduttivo insinuatosi, come gli Dei di Epicuro, nei pori della vita napoletana, il quale ha atteso a sostituire la mancanza di un reddito, attinto alle sane fonti del lavoro e dell'attività economica, con un reddito attinto alla violenza, alla routine, all'intrigo, alla frode. Si tratta di un vero fenomeno di parassitismo sociale, che per pote;:e allignare sul trono stesso del pubblico potere ha avuto bisogno di farsi arma della forza brutale, della corruzione, della legge, del pervertimento cl i ogni retta attività pubblica. Le classi produttrici della metropoli meridionale, cosi bene delineate nel forte lavoro del Saredo, sono servite di sgabello al trionfo di queste caste pervertitrici e malversatrici: esse hanno, nella scarsa forza che le oscillanti condizioni ecomiche loro conferiscono, subito l'oltraggio del prepotere cli queste classi viventi appunto sulla rinnovazione del loro reddito produttivo. Noi avremmo sotto tal senso preferito che lavo1 uminosa relazione. che dà tanti esempii di brani veramente profondi insieme e geniali ci avesse fornita un'analisi più accurata della base sociale o della causa organica delle camorre am1t1inistrative napoletane. Ma purtuttavia lo sfondo ciel vasto quadro sociale delineato nell'opera del Sa.redo, si presenta con contorni assai vicini alla realità. La vita che si agita e fermenta in questa situazione d'ambiente riceve lo sviluppo di un complicato intreccio di anomalie, di lotte, di sopraffazioni, di meditati delitti, che con un'infinita catena di responsabilità e di complicità più o meno colpose, avvince, lega, ogni slancio della cittadinanza amministrata, e la prostra nell'inerzia ipnotica che rende possibile, senza contrasto, l'opera del male. Se anche non voleste abbracciare tutta la vasta linea del quadro dell'alterna vicenda, con cui si suc- (1) Ivi pag. 43 Voi. I.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA. LETTERE E SCIENZE SOCIALI 383 cedono al potere le amministrazioni più colpite dal sospetto, e più rose dalla inettitudine, voi potete fermarvi con l'occhio alle ultime fasi di questa vita napoletana, ora arrivata al più morboso marasma, per cui o vi· è la pronta cura o la morte irremissibile. Ed ha l'aria d'una storia pensata da una mente fertile di fantasia anzichè di realita di vicende accadute quella di Napoli ! Ed è forse per questo senso di stupore, che ci prende dinanzi a quest0 rivoltante spettacolo di colossale corruzzione e di depredame1!to organizzato, ~he speculano i prezzolati giornali delle caste colpite, quando gridano ali' inverosimile, quando lanciano l'accusa di visionario al Saredo, quando strillano che la relazione è il prodotto d'una )?assione esaltata e non gia il risultato ponderato d'mdagini serie ed accurate. Sarà forse in ben altri tempi importante assodare il valore intrinseco probativo di questo o quel dettaglio dell'inchiesta; ma la vita che balza fuor da quelld pagine rigeneratrici, risponde purtroppo alla realta scellerata in cui fu piombata una città, tanto nobile quanto infelice, da un manip0lo di banditi civili e di Rocambole in guanti gialli. Vengano q11ei sommi teorici di Diritto pubblico che nel regime rappresentativo videro le colonne d'Ercole dell'evoluzione politica umana, a mirare che cosa possano diventare i congegni dei pubblici persona del Campolattaro, dopo, mal sopportando gli scatti !l. volte fieri e molesti di costui, gli ordisce contro la congiura della sua maggioranza, e lo fa eadere. E chi era costui ? Un politico, un deputato, un uomo che dovea rimanere estraneo alla formazione cli ogni amministrazione. Ma a q uest' eroe spavaldo e prepotente faceva capo una potente organizzazione elettorale, di cui egli disponeva. nel modo più decisivo. In tale stato di cose - perchè non insiste abbastanza la relazione su t'1l punto 't - dovea riuscire esser facile alla consorteria casalina, ultima incarnazione delle precedenti cri :che - or clericali, or moderate, or liberali - alternantisi al Comune, di assoggettare lo Stato alle proprie mire e di comprare il suo com- ·plice silenzio. Lo Stato - la mercè di queste consorterie locali •- avea un feudo elettorale a Napoli su cui poteva con tare come su di una docile l'Tandea di riserva. E l'uomo che imponeva a Napoli le sue amministrazioni patteggiava anche col potere cen tl'ale. Certo non mancavano, nel seno stesso del Consiglio, i generosi slanci di ribellione a questo asservimento pale.se della volonta del Consiglio. Ma tanto era la corruzione diffusa e penetrata fin nel!' intima midolla del corpo comunale che l' istessa minoranza NEI CAlVIPI DEI " BECONCENTRADOS ,, r·· ,.. "·~y .,,..-..._ .-,.,\.:, .. __,. . . S<Jcv,idole reta;;iuni inyle;;i tutto cti bene nei ccunpi dei reco11ce11traclos: i bambint r;iltoewio e corrono i.otto Cocchio so,·,·ùl.cntc dette madri. · (L'assiette au bcurre di Parigi). poteri, e come essi possano essere rivolti non pure ad eludere ed annullare la volonta collettiva cl' un p0polo, ma a t'lglieggiarne le sostanze, a deprimerne le energie, a straziarne le sorti. Perchè qui sono pochi uomini, i quali alla loro -volta si riconoscono in un solo, il Casale, che hanno reso mancipii i poteri comunali al loro arbitrio e a scopi ineon fessa bili. :'\ell anno cli grazia 1896 - (1) dopo un lungo periodo di regime rappresentativo - la volontà elet torale della cittadinanza partenopea s'inchinava dinanzi all'a!'bitrio della triandria Casale-Billi-San Donato. Ad essi, per lungo sistema cli consuetudine, gli aspiranti al Consiglio Comunale dov_eano versare una coroata elettorale di 600 lire. . Un uomo, nel sfstema popolare cli governo, imr,.one alla sua città l'amministrazione che gli ta- .enta. E sceglie il sindaco. Dapprim:i. lo elegge nella (i) Relaz. d' Inch. ~ pag. i15 voi. 1. BibliotecaGinoB,anco .Joltn Unii : Vi ho mcirulato a chiamare, caro genercite, per•essere informato sai i-econcentrados. Generale "'elle,·: John, io sono 1m principiante in confronto a voi! (1) (Life di New-York). (1) Si allude ai campi di reconcentra,dos nell'Africa del Sud nei quali gl'ioglesi hanno superato la ferocia di Weiler a Cuba. N. d. R. del Consiglio non osava attaccare di fronte ed a visiera spiegata l'azione della maggioranza casalina. Per temperamento e forza di carattere. da questo torpore si staccarono invece delle fi~ure nobilissime cli lotta.tori: l'Altobelli, il Gargiulo, ti Salvi, e dopo la ricomposizione consiliare del '98 il solo Sanfelice (1), la voce dei quali pertanto non avea eco che nei ceti ancora sani e coscienti della città. L'Altobelli tenta di portare le armi di guerra nella trincea nemica. Chiede, invoca ed ottiene che una prima inchiesta cli epurazione si inizii, nella parte più guasta dell'organismo municipale, l'organico degl' impiegati. Ma ecco la scena che si svolae. lo vidi - dice l'Altobelli - nella seduta che dovea far assodare la relazione della Commissione d'Inchiesta sugl'1mpiegati che il Casale chiamava. ad audiendum oerbum i suoi fedeli consiglieri e dava loro il motto da dire. Casale non voleva l'epurazione, eh' era il (1) Ivi pag. 143 e segg.
, I 384 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI suicidio suo e di sua gente. E il disegno epuratore del nostro valoroso amico non passò. Con questo episodio si chiude l'amministrazione Campolattaro. Il giorno in cui il Consiglio nominò un nuovo sindaco nella persona del Summonte, esso non faceva che prosternarsi alla volon ta estranea della dittatura della de_putazione politica napoletana. . Il sindaco mfatti era già stato eletto fuori del Consiglio. La scena si svolse in un e,Jupet. Il Summonte. annunciava al Consigliere B. Marciano che . si era deciso ad- accettare il sindacato di Napoli d'accordo col Casale. Al resto avrebbe pensato costui. E tu sindaco infatti pochi giorni dopo. Pare la satira· del sistema rappresentativo di governo, scritta da un novellatore anarchico. Invece é la realtà. E con il docile strumento cli Summonte, un dotto professore di università che mette il suo ingegno pagliettesco a servigio della forza brutale della cricca casalina, la tregenda più inverosimile e purtroppo veridica, di scempii e di frodi amministrativi si tesse con la compiacente passività d'un Consiglio corrotto e inquinato. E la stampa, questa regina della pubblica opinioner Essa patteggia coi difapidatori del. pubblico danaro e impone come prezzo del suo silenzio e del suo appoggio la partecipazione alle ribalderie e al bottino della cricca imperante. E rotolano nel fango, con la pubblicazione dell'Inchìesta 1 le reputazioni di tre giornali: Il Corriere, il Mattino, il D. Marzio~ Ed eccoli mutati in giostra d'insulti triviali e di escandescenze furibonde contro il Saredo. Il quale, come un mito favoloso, ora si dilegua dalla ·scena napoletana, dopo aver strappato dinanzi agli occhi d'un popolo ansioso, il velo ·che copriva l'avida testa di Medusa della corruzzione partenopea. E lasciam.o - clte n' é tempo - la sfera delle impressioni strane e confuse che ci getta nell'animo la Relazione, per passare ad un esame interiore della sua portata e delle principali esposizioni con cui é condotta.· . · * ,.,. Il lavoro della Commissione d' Inchiesta, opera collettiva del Leris, del Rossi, del Sinigaglia, Muscianise, sotto la direzione di Saredo, è come una superba e forte _monografia sulla stori'a amministrativa di Napoli. E un lavoro descrittivo dell' intima e complessa macchina d'una gr:.mcleamministrazione come quella di Napoli, della quale ne rileva gli sviluf pi, gl'inconvenienti, i difetti. giornali - conforme alle loro indole - hanno limitato l'esame della relazione, a ciò che riguarda la istruttoria delle responsabilità dei gruppi e delle persone. Ma: la Commissione cl' Inchiesta non ha voluto limitare entro cosi angusti confini il compito proprio: ed ha recato a compimento un lavoro storico-critico, quale dovrebbe esser fatto per tutte le nostre grandi città. . Non appena infatti la Relazione è risalita alle cagioni che promossero l'Inchiesta, accennando ai meriti di coloro a cui va rivendicato l'onore di aver propugnato il risanamento morale della città, attaccando cli fronte i masnadieri capitanati dal Casale, (e a tal proposito la Relazione (1) tributa lodi ai « giovani ardenti e battaglieri della Propaganda >> e all'on. Colajanni, che cliè come il segnale della lotta, e all'on. De Martino, che in vario senso concorsero a determinare lo scioglimento del paludoso Consiglio casalino ), la relazione si aclclentr~ nel!' esame interiore del meccanismo amministrativo. E comincia dai pubblici uffici, (2) insistendo sull'organico del personale, di cui mostra le successive fasi di riforma. E cosi dopo d'aver fornito al lettore un'idea esatta di tale or~ano amministrativo scende al compito proprio e diretto, del!' assodamento dei vizii, delle illecite ammissioni, del cumulo d' impieghi. I fatti citati sono schiaccianti per l'amministrazione Summonte: i concorsi sono sog?etti al più sfacciato favoritismo, e la pianta dell organico é (1) A pag. 153 e segg. (2J Rela:;;. d'lnch. da pag. 327 in poi, Voi. i e 2. BibliotecaGino Bianco tracciata sulle mire dolose e subdole delle clientele imperanti che nella compra-vendita di impieghi si costituivano le più cospicue entra te. Dopo di avere sollevato questo vaso cli Pandora, cli più loschi baratti, eserciti nella concessione d'impieghi, la Relazione si rivolge ali' esame dei servizi pubblici. Anche qui la Relazione della Commissione ha la andatura rigorosa della monografia storico-critica. Perché invece di arrestarsi alla mera enunciazione delle responsabilità, fà invece la delineazione completa, anatomico-fisiologica dei singoli servizi. Si svela il disordine in cui è tenuto il servizio cli anagrafe, e si mostrano tutte le prntiche amministrative inquinate dalla !'rode. Il servizio cliregistrazione, la tenuta delle partite: tutto é messo a soqquadro. li servizio di leva in abbandono. L'elettorato fatto strumento di successo alla camerilla imperante: la violazione più sfacciata della legge per la compilazione delle 1iste e per la loro revisione. L'istruzione prostituita dalle esigenze di nepotismo, cli protezioni, di lucro. Il servizio della polizia urbana é trascurato perchè le multe di contr:i.vvenzioni e le occupazioni e licenze sono armi cli offesa-e difesa che val~ono validamente a costituire e a man tenere docili le clien~ . tele. L'ufficio tecnico è composto con nomine arbitrarie, perché, nella delicatezza ciel loro ufficio, i membri cli esso debbono essere docili creature nelle mani clegl' inconfessabili interessi che dominano il Comune. Per le grandi convenzioni del servizio tramviario, dell'acquedotto, dell'illuminazione, che costituiscono una trattazione veramente scrupolosa, cliligen te e dettagliata, si mostra la colossale violazione che un . consiglio, più interessato che inesperto, fa degl' interessi della cittadinanza (1), e clall' esame dei doli, delle basse contrattazioni, dei simulati intrighi con cui sorsero queste convenzioni balza spontanea la domanda, f.113rchnéon sia possibile richiedere almeno utilmente agli sperperatori del pubblico denaro le rivalse dei milioni cli cui frodarono scientemente la città ad essi affidata. E giunti, attraverso i due grossi volumi, (la cui materia é peraltro facilmente acquisibile meclian te gl'indici mar~inali che sono apposti analiticamente quasi ad ogni periodo) alla fine cli questa infernale descrizione d'una città depredata e devastata dalla avida e briaca sete di luc.ri da cui è invasata. la cricca spadroneggiante, le pagine in cui Sareclo eletta i rimedii (2) si lasciano leggere con un tristo sorriso cli scetticismo. Sarà certo utile che la Rivista torni di proposito sui provvedimenti concreti formulati dal Saredo per la risoluzione dello squiHbrio finanziario e morale cli Napoli. A questa esposizione succede un mirabile studio sul!' organizzazione finanziario. del Comune che é anche una pregevole monografia di finanza storica, la quale dà un'idea completa della pressione tributaria comunale. Ma ci sia fin d'ora consentito di dire clie la<<quistione di Napoli » si deve risolvere sul terreno delle spontanee energie cittadine. Occorre che in Napoli s1 continui e perseveri in quella diffusione di coscienza politica e cli senso civico, a cui si sono accinti i partiti ~iovani di quel.la città .. Ben dice la R_e: !azione d'Inchiesta: a Napoh non esIStettero part1t1 e programmi, (3) onde mancò il pubblico controllo sugli atti amministrativi. Occorre ridestare le energie delle classi veramente produttrici: il ceto borghese e l'operaio, e dando una esatta coscienza dei propri interessi a tale massa si potrà cominciare quella nuova èra di vita pubblica napoletana, fino ad ieri presagita come una fallace utopia, e che oggi si va affermando per opera dei partiti nuovi. Tutte quelle fazioni parassitarie che si avvicendavano fino ad ieri al potere sotto la subdola etichetta cli liberali e cliclerico-moderati devono essere debellate dalle rideste energie cittadine. Dinanzi ai disastrosi e mancanti risultati clell'Jn. (1) Da pag. 7 a 168 Voi. 2. (2) Ivi pag. 787 Vol. 2. (3ì Pag. 73 Voi. i.
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 385 chiesta Napoli per poter i·isorgere non ha che da divorziare coi vecchi elementi, che la oppressero e la dilapidarono. E l'arena elettorale napoletana questa voi ta ha una piattaforma di programmi e di tendenze che auspicano bene pel suo sperato risorgimento. Da una parte la massa dei clerico-moderati e dei libe1·ali, cioè a dire, i responsabili delle jatture napoletane: dall'altra il fascio democratico e il partito socialista. Dall'una parte la lotta per la riconquista del potere pe1·duto, per reinstaurare il malgoverno dell'ieri, fonte di lucri non sudati; dall'altra la bandiera della resu1·rezione civile della città Noi vorremmo che la cittadinanza napoletana ancora sana e incontaminata si stringesse attorno ai partiti nuovi e immacolati. Vorremmo che la lista democratica, forte di nomi intemerati e di incrollabili coscienze, controllata dal partito repubblicano e dal radicale, ora nascente, riuscisse ad attrarre le forze degli elementi borghesi, commerciali, industriali ecc.: come vorremmo che la lista socialista sapesse conquistarsi a fianco alla maggioranza democratica la minoranza del Consiglio, sorreggendosi alle classi operaie della città. Ma purtroppo Napoli non è ancora matura a questa evoluzione di parUti, :1. cui pertanto tende con forza inesistibile. E questo scope di rigenerazione e di rimutamento alla vita pubblica, sarà solo possibile a Napoli quando il governo rompe1·à ogni solidarietà coi mercenarii del mandato politico. E questo ci pare l'ausilio magLa negazione tli Dio. l,'ombra,dl Gla1lsto11e: Ed io che calunniavo il Re Bomba! giore e il concorso più importante che possa chiedersi dallo Stato a vantaggio di Napoli. E questo Napoli vuole assai più che non il concorso finanziario cosi elaboratamente figurato dal Saredo nella sua Relazione. O ci inO'anniamo, o la questione di Napoli resta fuori di quelle pagine. Il riassestamento delle finanze e il riscatto dei ser.vigi sono dei provvedimenti provvisorii e fors' anco' dannosi finchè un'onda nuova non abbia sottratto dalle mani delle avide clientele i congegni pubblici napoletani. E a far ciò occone una sollevazione della coscienza pubblica, la quale può attendersi soltanto dal lavoro serio e fecondo dei partiti nuovi della città. Questo non poteva dire il presidente del Consiglio di Stato nella sua Relazione la quale purtuttavia resta fiero monumento di nobile e disinteressata professione della verità. Oggi è una Commissione Reale d'Inchiesta che viene a confessare la colpa dello Stato ·nel lasciare preda alle fazioni politiche voraci i centri amministrativi del Sud. Così, senza volerlo, è dall'opera stessa dello Stato, è dalla confessione stessa della classe conservatrice che più suggestivo discende l'ammaestramento della necessità di democratizzare lo Stato, rimutandone le basi. Perchè solo allora la questione di Napoli che è poi la questione di tutti i comuni del Sud, potrà dirsi definitivamente risoluta. Dott. ENRICO LEON,E. BibliotecaGino Bianco TRA DUE FUOCHI (Radicalie Socialisticontroi Repubblicani) ~ Il caso sintetizzato nel titolo di questo articolo, in Italia non è nuovo. Ci fu un tempo in cui Giuseppe Mazzini fu fatto segno ad ogni sorta di caI unnie e di vituperi dai monarchici di ogni ri-' sma, da Bakounine e dai socialisti. Però, siccome ciò che ripetesi nella storia dell'umanità ha ·con sè sempre qualche lato nuovo, che serve a distinguere ed a differenziare gli avvenimenti tra loro; così anche adesso nella convergenza degli attacchi che partono da socialisti e monarchici rad icali contro i repubblicani, c'è l'elemento nuovo, che serve a distinguere il passato dal presente, Una volta, anarchici e socialisti da un lato, e monarchici dall'altro, nel prendere di mira Giuseppe Mazzini partivano da punti opposti. La qualità delle ingiurie e delle calunnie, che si scagliavano contro il grande genovese era sostanzialmente diversa. Gli uni lo chiamavano retrog,·ado, prete, spia; gli altri lo temevano, lo de-, nunziavano e lo perseguitavano come rivoluzioI grancli delinquenti. ,/i:: "}· , .... , Uno almeno (MusolinoJ è ,nesso fuori di circola:::iorre. (Pasquino di Torino). nario. I denigratori si mantenevano tra loro nemi.ci irrèconciliabi li. · Adesso monarchici radicali e socialisti amoreggiano tra loro nella forma più commovente ; si lisciano e si carezzano reciprocamente; ricorrono spesso agli stessi argomenti per combattere i repubblicani e adoperano sinanco le stesse parole di: nuovo conio. oi non esitiamo a dichiarare - perché nostra norma assoluta è la sincerità - che del flirt tra radicali e socialisti noi che ci si.amo visti sempre bersagliati da tutti,abbiamo sentito le punture della invidia. E perché non confessarlo1 Ricordiamo con singolare compiacimento i giorni, che sembrano già tanto lontani - misurando la distanza dall'asprezza delle presenti polemiche-, durante i quali on nous toutoyait anche coi socialisti e coi radicali: i giorni del compagno Pelloux. Perciò proviamo un certo rammarico nel trovarci nuovamente soli nel percorrere l'antica nostra strada. . Dei rapporti cordiali e commoventi .si hanno prove innumerevoli. Basterebbe la collezione dèl.: l'Avanti! da un anno in quà per i socialisti. Dal:.: l'altra parte si hanno le ripetute dichiarazioni dell'on. Sacchi ; il quale non pada o. non scrive di politica senza un sdilinquimento dolcissimo verso
386 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI i socialisti. E nominiamo l'on. Sacch: perchè la maggioranza del gruppo parlamentare radicale è composto di repubblicani larvati non abbastanza radicali. Delle tenerezze dell'on. Sacchi pei socialisti prendiamo l'ultima manifestazione. Leggiamo nella Democrazia di Cremona che un anonimo cortese ci manda segnata in diversi punti (Num. del 12 Ottobr~): « li partito oeramcnte radicale che intende l'utilità as- « soluta del positivismo politico ora completamente li- « bero nella sua azione, divenuto parlito di governo, « può sviluppare tutto un b11ga~lio di rifor·me legislative, « risolvere tutti i più complessi e arditi problemi d' in- « dole sociale ed economica, taluni, i meno, compendiati « nel Patto di Roma, tali altri, i più, nel programma mi- • nimo socialieta : questi integrano quelli. » Questo brano e' insegna che il programmn, radicale comprende ciò che c'è di meglio nel P,ttto di Roma e nel programma minimo dei socialisti. Che cuccagna! E che modestia I E del buono ce n'è meno nel primo ... Se rosse vivo Caval.otti ! Questo primo squisito dolciume lasciato cadere nella bocca dei s0cialisti, concerne le cose. L' organo dell' on. Sacchi non lesina nemmeno verso le persone. Sentite: • Se da questo estremo polo ne"ali vo della pila (i rea- « zionari), percorrendo tulli i fili accumulatori della « grande corrente di vita nazionale, giungiamo ali' altro e polo positivo, troviamo menti eleoate di pensatori, come « Turati, Bissolati e tanti altri valorosi combattenti per « le nuove idealità e cf1e del grande partito operaio che « si sta formando saranno i legittimi capitani, muovere e serrati alle sante rivendicazioni proletarie, seguendola « tattica positivista dall' on. Sacchi strenuamente difesa « anche quando per un momento si senti solo. » Turati e Bisso lati e gli altri valorosi non possono lamentarsi del trattamento avuto; non solo vengono considerati come menti elevate - e pochi, anche tra gli avversari dissentit·anno nel giudizio; - ma vengono designati come i legittimi capitani ecc. ecc. Forse potrebbero fare qualche smorfia vedendosi collocati à la suite del!' on. Sacchi nell' uso della tattica positivista; ma essi sono troppo intelligenti pèr non comprendere che l' estensore dell' articolo della Democrazia, probabilmente avrà sorpassato le intenzioni dell'ispiratore per inconscia suggestione dell'ambiente in cui vive. Il Turati del resio si sentirci. più lusingato degli altri suoi con'lpagni dalle gentilezze dell'on. Sacchi; questi, infatti. ha accettato tout bonnenient le parole da lui inventate. Anche La Democrazia condanna al disprezzo gli anarcoidi .... C'è questa sola differenza: Turati vedeva gli anarcoidi tra i socialisti; Sacchi li scorge tra i socialisti e tra i repubblicani. * * * Radicali veri, alla Sacchi - per distinguerli dai falsi alla Marcora, alla BasetLi, alla Guerci ecc., e socialisti, se si limitassero allo scambio delle cortesie, che non vogliamo nemmeno chiamare adulazioni, non darebbero diritto a lamentarci. Il guaio si è che essi si fanno la corte per potere meglio combattere i repubblicani. 'ella critica dimenticano i fatti, li falsano e in una misura assurda, che rasenta la calunnia; e su per giù adoperano, come abbiamo detto, gli stessi argomenti. li quarto d'ora esige che i repubblicani vengano additati come nemici delle riforme e del metodo positivo; e quando per pudore si è costretti a riconoscere che in Parlamento i repubblicani hanno cooperato al trionfo di alcune riforme, si lascia comprendere che essi ciò fecero per eccezione ed inCO$cientemente. BibfiotecaGinoBianco E' La Democrazia che scrive: « Anche gli studiosi idealisti, che vagheggiano forme « più adalle a popoli liberi, per non frustrarsi in vane « lolle, sull'esempio di Pantano, Socci, Barzilai, Colajanni « ed ~Itri illustri (anarcoidi?) che nel parlamento italiano « legiferano, quasi per Jor.:a d'inerzia dovranno coope- « rare col 101·0 ingegno e colla loro allività personale « al trionfo di quelle moderne riforme, che sono nel « cuore e nella mente di tutti quanti amano sincera- « mente e profondamente il nostro paese. » Ma che forza d'inerzia di Egitto, on. Sacchi! I repubblicani, entrn e ruori il Parlamento, propugnarono con perfetta coscienza le più ampie e radicati riforme; iniziarono certe critiche e certe demo Iizion i, che precedono e rendono necessarfa l'azione positiva; ed anche se non formularono numerosi disegni di legge d'iniziativa parlamentare - destinati quasi s~mpre a naufragare - additarono le grandi linee, e le vie da seguire per risolvere i più complessi ed arditi problemi d'indole politica e soci.aie. Sernm bisogno di andare a pescare nel Patto di Roma o nel Programma minimo dei socialisti, l'on. Sacchi rinfreschi la memoria colla lettura dei discorsi e degli scritti repubblicani, e vedt'.i che essi l1anno sempre coscientemente iniziato e non seguito per forza d'iner::ia. La stessa, identica accusa. formula La lotta di classe di Filippo '!'urati. Discorrnndo di Socialismo e di monarchia in Milano, nello stesso giorno in cui La Democrazi~t ne disçorreva in Cremona (12 ottobl'e) essa dichiara che non è indifferente atte form•> politiche se in qneste si substanziano le pubbliche libertà, e ci tiene a rar sapere ai monarchici del Fan/'ulla che il socialis:110 non è... monarchico. « Bisogna insistere su ciò, essa soggiurì~e, perché è 4< la verità - e va detta ai conservatori, cne paventano « la monarchia Socialista, e va dello ai repubblicani « pregiitdi:ieooli, che tropeo a buon mel'cato si danno « per i soli e veri repubbhcaui ». Con ciò si esce un poco d tll'antica formula negativa: a-monarchico, anti-monarchico, che caratterizzava e caratterizza di nuovo il socialismo italiano a differenza del socialismo tedesco e belga, decisamente repubblicano; e se la formula venisse esplicata meglio. e se i socialisti insistessero nel far sapere che ci tengono ad esse.re repubblicani, i veri radicali rimarrebbero con un palmo di naso; ma molte polemiche astiose cesserebbero tra repubblicani e socialisti e con maggiore armonia essi percorrerebbero l' immenso tratto di strada che hanno a percorrere insieme prima che arrivino al bivio che conduce: da un lato alla proprietà. collettiva e dall'altro alla proprietà. individuale. Forse l'on. Turati o i socialisti italiani verranno a questa più decisa affermazione repubblicana. Con ciò la pace coi repubblicani non sarebbe fatta, a giudicare dal Iinguaggio odierno dei socialisti, che si ostinano a presentare i repubblicani italiani come antiriformisti. La collezione dell'Avanti!, il discorso dell'on. Ferri sulla politica interna in Giugno scorso, e quelli di altri deputati socialisti, gli scritti recenti di Filippo Turati sono tutti impregnati di spirito posit.ivo e di caldo interessamento per le riforme graduali, immediate, senza pregiudizio dello ideale che diremo assoluto ma remoto della propriet.l collettiva. E noi, si sa, che su questo siamo di accordo. Vedremo se la nostra sia una voce isolata; ora preme prendere atto dell'arg ,mentazione socialista su questo terreno; arg0mentazione di cui bisogna prendere nota speciale, perchè su di essa, a nostro avviso, si fonda tutto l'armeggio contro i repubblicani, se non contro _la repubblica, elle
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 387 l'on. Turati non condanna più .... almeno nella Lotta di classe. Egli nel citato articolo <lel settimanale cli Milano imposta bene la quisti0ne, con l'abilità sua che tutti gli riconoscono, quando a dimostrare eh~ I~ forme politiche non gli sono i1uli(fer·enti soggtunge: «. Ma a_ppunl~ per_ciò, quan~o 1~ mo~arcbia é aggre- « dita dai reaz1onar1 e da essi minacciala di abbandono « solto il pretesto che diventa socialista é be11 naturale « che riserbiamo le nostre collere ai reazionari. > Benissimo. Ciò giustifica il ministerialismo att~1c1.lecle_isocialisti; e si sa clte noi non la pensta,110dtversamente. Ma non giustifica affatto la campagna antirepubblicana. La lotta in difesa dello St~tuto Albertino, che fu il grande contenuto dell'ostru~ionismo, non fu combattuta dai soli socialisti. Piaccia o non piaccia ai mistificatori socialisti, che sono capaci di negare la luce del giorno se i suoi raggi possono illuminare chi non è socialista, anima e mente direitiva di quella , lotta fu il repubb!icano Edoardo Pant:-1.no, come propulsore ulti1110e decisivo fu Giuseppe De Felice, che se è ·socialista convinto, non ha falsi pudori e si proclama altresì repubblicano ardente. Da De Andreis a Colajanni, da Uolàjanni a Pozzato, a Uomandini che sono gli ultimi arrivati in Ol'~linedi tempo nel gruppo parlamentare repubbllcano, tutti furono concordi coi radicali e coi socialisti nella difesa dello Statuto. Il "rido più ostile al positivismo odierno fu emesso0 dall' on. Bissolati; i propositi più antipositivi e più avversi ai criteri che manifesta adesso, nelle riunioni della Sala rossa, come egli stesso confessò nella Critica socia1e, furono avanzati .... da Filippo Turati; il grido: Costituente levato da Pantano e rJpetuto da. tutta l'Estrema era costituzionale e ricordava un impegno solenne della monarchia Sabauda. Abbiamo scritto: tutta l'Estrema sinistra fece eco al grido di Pantano; ma dobbiamo còrreggerci. Ci fu un solo membro dell'Estrema, uno solo che non volle sottoscrivere la mozione che doveva presentare il deputato per Terni per la convocazic,ne della Costituente; e questo solo deputato fu l'on. Sacchi. ~gli, ne siamo sicuri, ci sarà grato di ([uesto ncordo, che fa prova della sua grande chiaroveggenza ed avvedutezza. La motivazione giustissima della maggiore ostilità. socialista contro i reazionari monarchici di cui ci siamo occupati non giustificherebi.>e in alcun modo ciò, che contro la verità, scrive la stessa Lotta di classe, cioè Filippo Turati, sul pensiero antiriformista e sul metodo dei repubblicani a rincalzo delle oi.>biezioniclell'on. Sacchi. Gli sforzi ùell'on. rappresentante per Cremona nell' accentuare il suo distacco dai repubblicani, anche a spese delle verità, possono a-Ila fine spiegarsi c<•l proposito deciso di rendere ì~ aule ministeriali sempre più accessibili al suo partito: e noi non esitiamo a confermare ciò elle altra volta abbiamo scritto sulla utilità di un partito radicalP costituzionale t1uale lo intendeva una volta !'on. Sacchi; ma sono addirittura inconcepibili nell' on. rappresentante per Milano che non aspira - e di questo siamo sicurissimi, non ostante le insinuazioni che si lanciano da ogni parte - a rappresentare la parte di Millerand a benefizio della monarchia, quanùo questa non è minacciata nel suo minimo contenuto liberale. Ebbene contro la vel'ità, lo' ripetiamo, l'on. Turati ha scritto : . « Quei repubblicani che si aggrappano corno ostriche « alla famosa pl'e9iudiziale mettendo come provala la « l<;>rosupposizione, che é pure conlraslala dall' espe- ~ r1enza, essere la monarchia incompalibil_e con le riBìb110eca l:i1noB1ancu « fori:ne progressive, e, sostanzialmente e necessaria- « men~e - e sempre - reazionaria-, non possono ac- « cogliere tale concetto e però fanno della caduta della cc monarchia _lacondizione_ sirie qua non di ogni pro- « gresso. _Essi, ne~l~ quesl1one politica, sono quel che « sono g!1_anar_ch1_c1nella qujslione economica; come gli « anarchie~ es_s1dicono: tanto p_eg9io,tanto meglio. La « monarchta liberale é la .peggiore delle monarchie per- « ché la piu difficile ad abbattere. » ' « Q_uìé il nost!'O ?i~senso fondamentale dai repubbliC< cam del\a pregtudiztale - non dai repubblicani che « ~ono tait per un11 profonda aspirazione di giustizia « ideale per cui - non altrimenti di noi- condannano « in principio il privile~io politico ed ereditario senza cc mettere !_'abolizione dt tale privilegio come porro unum « necessarium1 senza farne una condizione assoluta, pre- « cedente ogm loro attività o cooperazione politica alla cc democratizza1.ione degli ordini politici ed ali elevamento « delle clas~i <:1,iseredaleed alle trasformazioni giuridi- « ch_e.e soc18)1 ~·eclamale dal popolo, e che il programma « mm_uno soc1ahsta approvato dal Congre1<s0 di Roma « ha m tre grandi serie elencate, dichiarando il loro rap: « porto di me.uo a fine coll'ultimo ideale socialista. » Noi che abbiamo stima grande per Filippo 'l'ur:1.ti, e che lo amiamo sinceramente, abbiamo letto con vivo rammarico tale brano in così stridente contraddizione colle realtà, le quali egli non può assolutamente ignorare. A lui, sul terreno dei fatti parlamentari, ripetiamo che le riforme immediate e prossime furono invocate e caldeggiate dai deeutati repubblicani e suffragate dal loro voto; a lui ricordiamo, che gli astensionisti repubblicani, i quali della caduta preliminare della monarchia fanno il porro unum necessarium per le riforme, sono una sparutissima minoranza, per quanto in tale minoranza siano uomini che rispettiamo come Giannelli, MorminaPenna, Albani ecc., a lui non dovremmo avere bisogno di rammentare che nel socialismo italiano e in quello internazionale è più vigorosa che non sia tra i repubblicani di casa nostra, la corrente che crede inutili o dannose le riforme; a lui che vive a Milano e che legge l'Italia del Popolo, non dovremmo sentire il bisogno di ricordare che anche il Ghisleri, che sembra attualmente il repub• blicano più intransigente, ha riconfermato, rispondendo a noi, la sua antica fede evoluzionista:, che ne fece uno dei discepoli più sinceri di Alberto Mario; a lui, infine - e ci sembra una vera enormità di vederci a questo costretti - dovrebbe essere assolutamente superfluo ricordare che la formula del tanto peggio, tanto meglio non scaturisce da alcun libro, da alcuna teoria di repubblicani, e che più degli anarchici quella formula è caratteristica - patognomonica, direbbero i medici - del socialismo cosidetto scièntifico: è la logica e necessaria conseguenza della dottrina marxista, è la quintessenza della teoria catastrofica. Il tantissimo peggio, tantissimo meglio, nella sua espressione genuina, si verificherebbe il giorno i.n cui da un lato starebbero un miliardo di proletari, dall' altro un centinaio di proprietari. I socialisti elle vogliono rimanere marxisti e vogliono le riforme fanno salti acrobatici meravigliosi interpretando i loro evangeli. Bernstein che in Germania vuole rivedere la dottrina in senso riformista è avversato e quasi scomunicato dai suoi compagni, ed è rimasto in minoranza anche nel Congresso'di Lubecca, dove il proprio pensiero rimase miseramente soccombente, non ostante che sia stato difeso dalla sua viva voce, che non aveva potuto farsi sentire nei precedenti congressi dei sociaiisti tedeschi. E' veramente cosa ingiustificabile, on. Turati, che voi che tutto ciò non potete ignorare 1 abbiat;e tentato di affibbiare ai eepubblicani, pel solo gusf,odi distinguervi da loro, pur professandovi rep-ubbli-
388 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, .LETTERE E SCIENZE SOCIALI cano, la massima del tanto peggio, tanto me,glio, che è propria, esclusiva, caratteristica del socialismo marxìsta, di cui siete ritenuto - e giustamente - un illustre campione! * * * Ed ora, per chiudere, ritorniamo per un momento all' on. Sacchi. · Se i repubblicani italiani fossero antiriform isti e sistematicamente rivoluzionari; e se d'altra parte i socialisti italiani fossero essenzialmente e necessariamente riformisti noi comprenderemmo perfettamente che egli in nome del metodo positivo, dovrebbe concedere tutte le sue simpatie ai secondi contro i primi. Invece noi abbiamo dimostrato che non esiste alcuna incompatibilità teorica tra la professione dei principi repubblicani e il conseguimento di riforme sotto la monarchia, come non ce n'è stata mai in fatto. Invece, se i socialisti italiani, da qualche tempo - non sono secoli da che Turati aggiungeva le sue vostitle ad uno scritto di Ciccotti, che gli sembrava infetto di socialismo di. Stato! - propugnano le riforme, ciò avviene, se non altrn, contro le loro teorie. Dopo di che è lecito domandarsi: come va elle l'on. Sacchi crede antipositiva l'aspirazione verso la repubblica, cioè verso un ideale che fu cosa reale in Italia - e fu cosa gloriosissima - ed è cosa viva in tanta parte del mondo, ed a quattro passi da casa nostra: in Isviìzera ed i.n Francia, mentre non crede antipositiva l'aspirazione verse, la proprietà collettiva, che - almeno nella forma complessissima dell'attuale fase di evoluzione sociale: il mir, la zadrouga, la dessa ed altre forme di collettivismo agrario non possono servire di mo- . ·dello - non fu mai ne·l mondo, e che i monarchici, dai più reazionari ai più radicali, dichiarano cran-ernent impossibile 1 Come va che l' on. Sacchi si spaventa della pregiudiziale repubblicana e non si spaventa della pregiudizia'le collettivista, che comprende la repubblica col di più di quella baz. zeccola, che si chiama abolizione della proprietà privata1 (1). Mistero l Mistero 1 No. Se l'on. Sacchi fosse un minc-hione qualunque il mistero si spiegherebbe colla sua ignoranza; ma egli tale non è - affatto, affatto - e il mistero si spiega colla soverchia intelligenza, per non dire furberia. Egli sa e crede che il collettivismo se non addirittura impossibile rappresenta un avvenimento remotissimo per confessione di coloro che lo professano - e noi siamo tra quelli che lo riterrebbero assai benefico; egli sa e vede che la repubblica è non solo possibile - non ha contro di sè alcun dato storico o sperimentale - ma anche molto probabile, e che può essere allontanata soltanto dalla sapienza dei governanti. Perciò da buon monarchico - precisamente per non meritare la taccia d'ingratitudine da noi affibbiata ai monarchici, che combattevano i socialisti ainonarchici e non nettamente repubblicani - egli carezza i socialisti e combatte i repubblicani, cioè cerca eliminare il pericolo prossimo-prob~bile, servendosi anche di coloro che rappresentano il pericolo lontanissimo che anche giudica impossibile. Est-ce clair? E' chiarissimo; e confessiamo che la sua è tattica non solo positiva ma anche molto abile. LA RIVISTA. (1) Le parola pregiudiziale adoperata per indicare l'aspirazione verso la repi.:bblica o verso la proprietà collettiva viene qui adoperata, perchè è parola di moda. Esattamente dovrebbe riferirsi soltanto ai repubblicani ed ai socialisti, che non credono nelle pessibilità delle riforme, se prima non venga realizzato il loro ideale, . · BibliotecaGino Bianco I GESUITI ROSSI Così chiama i socialisti di Sassari la valorosa Nuova Sardegna. Disgraziatamente i gesuiti rossi non sono so.Itanto in Sardegna; pullulano anche nel continente. Ce ne dà prova il brano di un discorso di Trestelle-Rerurn Scr-iptor che l'Avanti I - forse nell'assenza di Bissolati - ha fatto suo. Siamo dolenti, per assoluta mancanza di spazio, di non potercene occupare oggi. Saeà pel numero proqsimo. L'ANARCHICA:USE RIMEDI (Giudi;;t norcl-aniericani) Abbiamo atLeso con vera impazienza la North Ameri- . can Revieio la più importante delle riviste transoceaniche - pe1' vedere come vi sa1·ebbe stato trattato il grave problema dell'anarchia, dopo il delitto di Buffdlo. e dopo che dall'Europa erano partiti cosi numerosi ed aul.orevoli eccitamenti alla repressione feroce. La no.stra aspeltativa non fu delusa, e le nostre speranze furono anche sorpassate. Noi speravamo che le menti illuminate d'élila grandsJ repubblica non si sarebbero lasciate ubbriacare dalla paura- e dallo ardente desiderio della vendetta; ma conres;;iamo, che 11oinon speravamo leggervi ciò che abbiamo letto nella North A mer·ican Review di Ottobre sotto la firma di due cittadini amer.cani: Dodd e lohnston. Si poteva sperare che un cittadino degli Stati Uniti scrives,e un artico'o quale lo scrisse il Dodd, ma non era lecito attender.;i tanta elevatezza quanta ce n' è nell'altro del Iohnston. E che il Iohnston l'abbia scritto si arriva ad immaginare perché uomini generosi ed animati dai sensi più puri di umanità ce ne sono dappertutto. L'essenziale sta nel fatto che la più grande rivista del Nord America l'abbia pubblicato ali' indomani dell'assassinio· di Mac Kinley. Nell' articolo di loh11ston c' è qualche errore; e taluno lo abbiamo rilevato con note apposite. Ma ciò eh è straordinario non è semplicemente I' equanimità colla . quale espone le cause dell'anar(shia; ma il linguaggio veramente magnanimo che 11dopera verso l'Europa, <lor.o aYere constatato che il vecchio mondo è il responsabile dello spirito di anarchia che nra percorre il nuovo. Forse qualcuno potrà trovare esagerata la desr,rizione delle miserie italiane; ma di fronte al cittadino americano che corag 0 iosamente e giustamente mette allo stesso livello il delitLo anarchico e il linciaggio· che disonora gli Stati Uniti, noi consigliamo a far lacere ogni patriottica prudfie,.iè. Come italiani, come europei, come uomini mandiamo al lohnston il nostro saluto e la nostra parola di riconoscenza e di ammirazione. LA RIVISTA. Cong-resso ed anarchia: una sugg·estione. - L'opinione pubblica in favore della uniformità legislativa sulle industrie, sul commercio, sui matrimoni e divorzi ecc., ha progredito molto nell'Unione Americana; e in fatti in diversi Stati le leggi provvedono uniformemente su alcune di tali materie. L'uniformità, però è desiderabile e desiderata su di altri argomenti interessantissimi: ad esempio nella legislazione contro l'anarchia. Certamente se le legislature dei singoli Stati avessero dovuto formulare le leggi apposite sotto l'impressione dell'ultimo delitto anarchico si avrebbe avuto una severità uniforme ; ma con pari sicurezza si può affermare che le Corti non avrebbero applicato tali leggi perchè vi avrebbero trovato delle violazioni del principio fondamentale della Costituzione federale sulla libertà di parola, elle
RIVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALI 389 da alcuni viene considerata c·ome la più ;pericolosa. La· difficoltà di ottenere l'uniformità legislativa sopra tale materia induce a proporre un emendamento alla Costituzion~. che· consénta al Congresso di legiferare sopra quelli oggetti ehe attualmente -non può toccare. Ma tali emendamenti -o~_e' diano maggiori poteri. al Congresso, 'Onde ottenere l'unH·ormità legrs1ativa tra gli Stati, ·sono tanto difficili, che io li considero come impossibi:li. Perchè si possa fa:re un emendamento alla Costituzione occorre anzitutto che la propc,sta ottenga la maggioranza di due terzi nel Congresso; dopo, deve essere approvata dalle singole legislature di tre quarti degli -Stati. Considerando eh~ il popolo, almeno in un terzo deg:i Stati, ci tiene aHa propria sovranità, è molto dubbio che sia ac- -0ettato un emendamento alla Costituzione che aumenti il potere federale. Per colpire l'anarchia si suggeri di considerare gli attentati contro la vita del Presidente e di alti'i alti funzionari come tradimento. Ma questo è impossibile senza un emendamento dell-aCostitu- :ziane, la quale nettamente definisce il tradimento: quel delitto che provoca la guerra contro gli Stati Uniti, e dà aiuto ai suoi nemici. Nè si può porre limite alla libertà della parola o della stampa senza un emendamento della Costituzione. Ma fortunatamente non c'è bisogno di arrivare all'uniformità legislativa o agli emendamenti della Costituzione per prendere efficaèi provvedimenti contro gli odiosi delitti degli anarchici. Nel governo degli Stati Uniti c'è un potere adatto per com-, battere gli anarchici. E' debito del potere esecutivo di ogni governo il provvedere alla propria difesa: e l'articolo II, Sezione 3a della Costituzione impone al Presidente,di fare eseguire la legge dadpertutto. Così nel caso del maresciallo Neagle, che in A~osto 1889 uccise il giudice Terry, il giudizio non 1u lasciato al Tribunale dello Stat · perchè il Terry venne considerato come Ufficiale federale La suprema Corte degli Stati Uniti in ex Parte Siebold dichia.rò: dev'essere mantElnuto come principio inconcusso che il Governo degli Stati Uniti deve, per mezzo della forza fisica arloperata dai suoi agenti, esercitare in ogni parte del suolo americano i poteri e le funzioni, che gli appartengono. Ma la di fesa e la protezione di sè stesso non è il principale di quei poteri 1 Così pure nel Ex Parte Royal, la Suprema. Corte federale decise che il -Congresso ha il potere di fare ogni legge necessaria ed adatta per assicurare l'esercizio dei poteri, di cui la Costituzione ha in vestito il governo degli Stati Uniti. Il Congresso quindi ha la fa- <:oltà, se leggi più severe sono necessarie, di rendere punibili r.on la morte gli attentati contro il Presidente o contro gli alti funzionari dello Stato, -e le cospirazioni di simile natura. Può anche pre- -venire la impertazione negli Stati Uniti d,elle persone conosciute come anarchiche e la cui presenza riusci.rebbe pericolosa alla pace ed alla sicurezza. A ciò deve provvedere la legislazione federale e non quella degli Stati; e per riuscirvi non occor- :rono emendamenti alla Costituzione. "' *'* • Sin qui il Dodd, che cerca la puni:i:io:ie sicura e severa; ma non vu·ole uscire in alcun modo dalla Costituzione. Ecco ora la parpla nobile e generosa del Iohnston, •che non verrà mai abbastanza ammirata in Europa. * * * Gli anarchici e il Presidente. - Or è un anno. in uno studio sul nihilismo e l'anarchia feci.la comparazione tra il gra-nde movimento russo -di venti anni fa e l'attuale condizione d'inquietudiBibliotecaGino Bianco ne internazionale che deriva dalla serie di attacchi sensazionali contro capi di Stato, nelle monarchie e nelle repubbliche. I delitti anarchici che si sono seguìti dimostrano che disgraziatamente la rego-. lare progressione nella violenza ·è la conferma della profezia, che venne fatta in quello studio; e cioè: c.he le cause che generano l'anarchia sono in a-qmento e non in diminuzione, e che non si può sperare ragionevolmente nella cessazione dei delitti anarchici. Fra le differenze tra il movimento nihilista e quello anarchico c'è questa: tra i russi c'era abbondanza di forza intellettuale e di cultura~ visibile non solo tra gli scrittori nihilisti come Herzen, Stepniak e Kropotkine (1), ma anche tra gli agenti, come Bakunin, Vera Sassulich, Sofia Perowskaya, Geliaboff ecc. - in contrasto stridente coll'evidente ignoranza e colla povertà intellettuale di Sipido, Bresci, Caserio e Luccheni. · La differenza nelle condizioni intellettuali conduce ad un~ .differenza di metodo e di organizzazione. Ma .Ja mancanza di organizzazione e la povertà intellettuale, rende l'opera degli anarchici più formidabile. E anche più pericolosa per le cause che la generano e la mantengono. Per coloro. che hanno occhi per vedere e non st>mplicemente della collera per denunziare, i terribili delitti dell'anarchia non sono che i segni di condizioni gravissime, condizioni di orribili durezze ~ di oppressioni che fanno soffrire sino a spezzare il cuore; e non è possibile <li non ricercare, con la più paurosa apprensione, ai risultati di quelle condizioni nel futuro ed ancora più ai risultati del grande grido di vendetta ch'è stato provocato dai delitti dell'anarchia. Il primo concetto chiaro sulle cause-dell'anarchia noi lo avremo guardando alla nazionalità dei suoi apostoli militanti. Caserio, Luccheni. Bresci, Sipido - tutti italiani (2) - sono i più disperati figli di una nazione, i cui contadini hanno lungamente sofl:'erto,eche sino a questo momento soffrono smisurate privazioni, esazioni ed oppressioni. Lunga serie di scrittori ci ha descritto con singolare unanimità la degradazione spirituale, morale e materiale dei contadini e degli operai italiani. Si leggano le orribili descrizioni della vita dei contadini che ci ha dato D'Annunzio; si comparino colle macchiette di s-1uallida miseria che Marion Crawford ha inserito incidentalmente tra i magnifici quadri <lei principi e dei grandi del Quirinale e del Vaticano, e si penserà con orrore che venti secoli di Cristianesimo abbiano fatio così · poco per mitigare tante sofferenze nel più vecchio paese cristiano. La vecchia cattiva divisione tra padroni e servi vi continua in questo secolo di liberazione e- di libertà umana per tutti; la terra, madre di tutti e chiamata a: sostenere tutti, vi è monopolizzata con la forza da poche famiglie. Le imposte intanto aggravano la condizione di tutti, anche dei proprietari. Noi siamo abituati allo spettacolo d'italiani immigranti pove!'i, analfabeti, dediti al furto e che tra i loro connazionali sono i più vigorosi. Dagli emigrati possiamo immaginare la condizione di coloro che ì'imangono in patria. L'amore ardente alla madre patria li sospinge al ritorno; ciò che possono fare tanto più facilmente in quanto la miseria generale coi loro risparmi li fa comparire relati vamente ricclù. L'immigrazione ci dà l'immagine dell'asprezza. della lotta per la vita nel vecchio continente. Così (1) Kropotkine è il teorico più autorevole, a•canto a. Réclus, dell'anarchia. N. d. R. (2) Sipido non era jtaliano; ma lo era, pur troppo, Augiolillo che lo scrittore americano h'l dimenticato. N. •· R.
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