RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SÒCIALJ 377 rare per la cillà, si chiamano colo ii) _sono obbligali a chiedere la mano d'opera siciliana. Fssi vorrebbero colonizzare con lavoratori francesi, ma sia perchè il lavoralore in Francia è ben retribuito e quindi non ha intenzioni emigralive, sia perchè gli riesce difficile anzi pericolosa l'acclimatazione in Tunisia, i capilalisli sono obbligati ad adoperare braccia ilaliane a lavoro giornaliero e non veramente colonizzatore. o a seguire le orme degli indolenti latifondisti indigeni che lasciano inerte una infinita estensione di e,nchir (feudi) cedendo una minima parte a contadini arabi a I<hammes, contralto colonico, predominante lra gli arabi, sul quale l'agricoltore che colti\'a coll'intera sua famiglia per tullo l'anno un campo deve poi al raccolto contentarsi del quinto del prodollo. Epperò traversando le sterminate campagne della Tunisia si offrono allo sguardo dell'osservatore innumerevoli enchir che non hanno ancor ricevuto il bacio fecondo del solerte agricoltore. li govérno francese, ispirandosi all'esempio del Ca:1adà, ove chi è padrone del suolo mantiene la sua preponderanza, viene acquistando terreni. Sapendo, per esempio, che la tenuta di lliorrwghia di 400J ettari, lontana circa 20 km. da Tunisi stava per essere acquistata da una società siciliana, l'ha acquistala per cederla unicamente a proprietarii francesi, che non po,sono rivendere prima che scorra un quinquennio dalla compra. E quindi la maggior parle di terreni di tal natura giacciono incolti. E' vero che alcuni proprietari francesi, scevri da chauwinismi coloniali si servono con molla soddisfazione della mano d'opera siciliana, e fanno coltivare coi sistemi più evoluti di cultura le loro tenute, ma non ispirali alla vera forma di colonizzazione che risulta dall'accordo durevole, dall'armonia feconda tra capitale e lavoro. ** • Un tentativo serio di colonizzazione s'è inizialo dalla società Canino, Saporito, Navi ed altri soci. Essi hanno acquistalo da due anni una estensione di terreno di 3600 ettari a Bords-el-Arnri, che giace a venliquallro chilometri da Tunisi. Ivi nel cuore della lenula sorge un vastissimo edifizio, dove accanto alle bianche cupole arabe, sorgono i nuovi magazzini, costruiti dalla società siciliana. Hanno un'altra tenuta a Grombalin, ad una quarantina di chilometri da Tunisi presso Djebel-Hessos (montagna di piombo), così chiamata per le miniere di questo metallo di cui sono gravide le viscere del monte. L'ultima ferma e di '15UU ellari, sita a Santa Maria del Sit presso Zagonan. I contralti colonici adoperali dalla società sono di quallro specie. Dapprima s'incominciò a cedere i terreni per la coltivazione del grano, della vite, per l'arboricoltura a <;Onlratti ventennali. La società pagava il viaggio per ogni contadino e per la sua famiglia Poi gli prestava un franco al giorno di soccorso per un homestead di 5 ettari, finché la terra non cominciava a p1·odurre. Il prestito si riteneva appresso dalla produzione. Queslo conlrallo colonico non è stato seguito da buon successo. Il povero contadino, dopo venti anni di assiduo ed amorevole lavoro, smuulo dall'usura, avrebbe dovuto abbandonare quel lembo di lerra, da lui resa feconda. Di questi contralti ne rimangono pochi. Molli contadini lasciarono i lavori in asso ed abbandonarono la società. Un'altra contralto colonico diffusissimo in Tunisia . è quello d'enzel o d'enfiteusi, pel qtJale si cede il terreno coll'obbligo di pagare uu canone annuo, rilevabile pagando '16 volle il .prezzo del canone. BibliotecaGinoBianco L'ultimo conlrallo colonico è quello della cessione a mezzadria tunisina. La socieU. dà degli anticipi per la semina, per la piantagione e per la coltura. A capo di tre anni si divide per metà il terreno coltivato, tra la società e il contadino. È il sistema più razionale e conveniente pe1· la· società e pel contadino, che, senza subire il dissanguamento d~ll'usura, dopo tre anni si trova padrone di buona parte del terreno da lui amorevolmente coltivalo. * . •· È da augurarsi infine che l'iniziativa feconda di questa società agricola siciliana, sfrondala da.i difetti, proprii dei nostri capitalisti, segni un risveglio della colonia agricola in Tunisia, cd incoraggi altre m1Z1aLive, che qui troverebbero rnslo campo di esplicazione, in questa terra ricca di tesori tellurici, cha possono alimentare copiosamente infinite e va1·ie industrie. Epperò non è inopportuno osservare che per lo sviluppo inteo-rale della colonia italo-francese è necessario che ~a Francia superi· quella fase coloniale che allraversa, per la quale Olindo Malagodi osserva (1) che l'impero coloniale france~e appare come un fantasma fra il passato e l'avvenire: una cosa del passato che male sopravviene o una cosa dell'avvenire che non è riuscita ancora ad entrare in vita. Ed alle vecchie concezioni chauvinislù:he e milita1·i di nazionalismo nella sua forma primitiva, im adronendosi delle ricchezze dei vinti o nella forma raffinala applicando ai paesi vinti alte tariffa prolezionisle, sollenlriuo quei principii di solidarietà internazionale, pei quali, in rispello alle leggi di natura il capitale in armonia col lavoro, da qualunque partti venga, si avvii solidamente allo sviluppo .coloniale di. questa regione, destinala a diventa.re la più fiorente delle colonie nord africane. E finisco con le auree parole che Paolo Leroy Beaulieu rivolge come severo monilo alla sua Francia: Il fauf donc nous a'tendre a ce que l'elemenl italien conserve la supériorité num~rique en Tunisie. Ce n'est pas un signe avant-coureur de cata~lrophes: si nous y prenons avec habililé, il n'en résultera pour nous aucun dange,· serieuse. GASPARE N1COTRI. I bilaneci i remUconti (lelSlotato Menzogne ·convenzionali parlamentari. Fra quelle alle quali rendono omaggio continuo le nostre assemblee parlamentari ve n'hanno alcune le quali 11fuggono - per il modo con cui sono radicate ed inveterate - non solo a coloro i quali vivono fuori del Parlamento, ma alla gran parte <lei legislatori stessi. Sono menzogne, apparentemente d'un ordini inferiore, gretto, formale e che pure involgono delle alte que11lionidi moralita pubblica e privata e che portano danni d'un'entita considerevoli11sima. La più alta funzione delle Camere é quella di discutere ed approvare i bilanci e i rendiconti, in quanto, con questi atti, si traccia tutta la via. che deve seguire la vita dello Stato: ora, per la poca preparai:ione e competenza dei deputati e dei senatori, per la neces!!lita di dibattere lungamente e conlim1amer~- te quistioni che dovrebbero gia da tempo essere risolte e non ammettere più di~cussione, come quella della liberta nelle sue va.rie manifestazioni, il bilan- (1) Imperialismo - Olindo l\lalagodi.
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