346 RIVISTA POPOLARE Di POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI primi i cereali, cospicua parte del salario, ne risentono l'effetto meno che non le classi lavorntrici urbane, 0, in genere, industriali, pet le quali, compensate in moneta, il rincarito prezzo del pane rende maggiore la differenza fra il salario nominale e il reale, cosicchè ò balza fuori la tendenza nel loro tenor di vita a peggiorare o si costringe l'industria a pagare salarii più elevati. Questi difetti, chti devono renderci poco entusiasti pel dazio sul grano e spingerci ad affrettare il momento opportuno per la sua abolizione o riduzione a dazio fiscale, non hanno in Italia, nel !)l'esente momento, un'efficacia decisiva a favore di questi provvedimenti. Il primo difetto per poco non si converte in uu pregio. Pur troppo i titoli mobiliari, specialmente cli Stato, attirano sempre gagliardamente i capitali, già distolti dall'agricoltura pur la scarsa rirn unerazione. Noi dobbiamo invece tentare di risospingerli verso quesLa: la costosa opera delle bo.nifiche è tutt'altro che compiuta e vasti territori attendono la loro redenzio~e: se il cla-zio,cagionando aumento nel valore dei terreni, eccita a impiegarvi capitali, sia il benvenuto. D'altra. parte noi dobbiamo cercare in tutti i modi di spezzare i latifondi, una odiosa forma di proprietà im1uobiliare; ma non bisogna credere che la svah1tazionc della proprietà fondiaria possa agevolare quella divisione: il deprezzamento distoglie dagli acquisti, percl1è è segno di scarsi proventi, e la piccola e la media proprietà si formano e si mantengono e procurano l'intensificazione delle colture quando i prezzi sono alti pfo facilmente che non quando sono depressi : l' ho potuto osservare nel mio nativo Monferrato nell'ultimo quarantennio, ove la piccola e la media proprietà crebbero e fiorirono cogli alti prezzi e decaddero rovinosamente coi prezzi bassi. D'altra parte, mentre non sa,ppiamo provvedere energicamente, come è supremo bisogno, a disfare il latifondo, cerchiamo almeno che esso no11 rimanga incolto: e bisogna pur ammettere che la granicoltura è quella che su di esso può farsi piit faci-1mente e meglio Il secondo difetto non è a temersi, perchè il dazio è un provvedimento di Stato, che può temporaneamente togliersi quando diventi dannoso e pericoloso per la massa dei consumatori: lo si fece da noi nei dolorosi giorni del 1898 ed un governo prudente può sempre farlo anche prima che si arrivi a quegli estremi, così rompendo d'un colpo il monopolio. Il terzo difetto è innegabile: ma dal momento che la protezio11e cagiona forti e sicuri guadagni all'industria, è bene che essa sopporti l'onere di più alti salari: d'altra parte, anche dove i lucri loro sono scarsi, i lavoratori urbani e industriali staano in generale mc,glio che non i rurali, perchè, indipendentemente dai salari, godono per l'istruzione, per la beneficenza, per l'igiene, per l'assicurazione, così progredite nelle città e in genere nei centri industriali, molti vantaggi contesi, o conces~i in piccola misura, a questi ultimi. E dall'abolizione ùel dazio sul grano o dalla sua riduzione a dazio fiscale, se puossi sperare giovamento pei lavoratori industriali e in genere pegli urbani, è a temersi una deplorevole incidenza sui salari agricoli là dove, come pure in qualche parte avviene in Italia (e come i lavoratori rurali, forse per evitare di esser pagati con merce scadente o per altri moti vi, che non investigo, mostrano ora di preferire), sono pagati in moneta. E che i bassi prezzi del grano tendano a deprimere i salari agricoli là dove la produzione del grano è la prevalente, fu dimostrato dall'esperienza, iuglese. lu una larga indagine ufficiale sui salari agricoli, che Ella ricorda ma dichiarando di citarla di seconda mano c che io ho invece sottocchio, quella del vVilson Fox (Report on the wages and ·earnings of agricnltural L1bo1trers in the United Kingdoin - Lonllon 1900), a pagine 48-49 i salari sono studiati in relazione col prezzo del grano; or bene il gruppo delle contee dette orientali (E<istern Oonnties) dell'Inghilterra, le quali. come l'autore avverte, eono precipuamente cerealicole, cosiccbè il reddito degli affittavoli vi dipende pure precipuamente dal prezzo del grano, si è riconosciuto, specialmente dal 1885 in poi, che i salari restarono più bassi e che variarono assai piit considerevolmente Bil:fM~ ~~ · èfll3y~fflt';tie_e (Midtand Counties e Soi,thcrn and South- Western Counties) ove si allevano e iugrassano bestiame e pecore, e si ha la, produzione del latte e di altri generi oltre nl grnno. E vorremo noi infliggere questa nuova solfrreuza ai contaùini nostri, · Recentemente si è asserito che coll'impegnarci all'abolizione o ad una forte ridu1ione del dazio sul grano noi potremmo, nella rinnovazione dei trattati cli commercio, ottenere dagli altri contraenti cospicue riduzioni per altri nostri prodotti. Ma è un'illusione in doppio senso : I. perchè tre quarti della nostra esportazione sono assorbiti dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Germania, dall'Austria-Ungheria, dalla Gran Bretagna, clal Belgio <' da altri paesi dai quali non riceviamo (o al più in minime qua,ntità) grano, mentre la nostra importazione del grano viene per cinque sesti dalla Ruruenia e dalla Russia, paesi verso cui abbiamo esport~1zioni insignificanti: cosicchè è fantastico l'asserire, come pure fu fatto recentemente, che ogni quintale di frumento cli più importato sarà pagato cou altrettante nostre esportazioni di. altrn merci o con un aumento nel valore di queste nostre altre merci esportate: è la solita teoria dtigli sbocchi applicata crudamente e fantasticamente, come ha fatto anche il Loria in un lungo braao del suo articolo, scritto con una fede così oLtimistica nel 1ibero scambio, che _io trasecolai leggendolo e che mi fece dubitare se l'autore dell'articolo fosse proprio chi battezzò la costituzione economica odierna un ccliflcio cli infciinie ! :!. perchè la promessa di una riduzione o abolizione del dazio sul grano è l'arma più debole, più imbelle, che si possa adoperare nei negoziati : gli altri contraenti sanno che la nostra produzione interna è cli assai inì"eriorn al bisogno: sanno che siamo consumatori di grano soverchiamente !iVidi: sanno che dobbiamo importare a qualunque prezzo la quantità lleficiente: sanno che la abolizione o riduzione del dazio a,.1menterebbe in piccola proporzione il consumo: e quindi non saranno così ingenui da favorirci con riduzioni di dazì, che farebbero in modo sicuro crei;cere le loro importazioni di derrate nostre, in cambio di una concessione che cagionerebbe per l'importazione nostra di grano da loro proveniente un aumento che non li com penseretbe. Salva dunque un'imprevedibile mutazione nelle condizioni della concorrenza internazionale, la quale risospingi, in alto stabilmente i prezzi del frumento straniero, ed anche ammessa l'ipotesi che il nostro bilancio possa sopportare senza danno l'abolizione del dazio o la sua riduzione a dazio fiscale, l'ora di far o l'utm o l'altra cosa non è ancora suonata. Bisogna attendere: J.0 che l'opera delle bonificl10 sia in gran parte compiuta e si siano moltiplicate le fabbriche cli .macchine rurali e cli concimi chimici; imprese dalle quali non bisogna distogliere ora i capitali, i quali certamente o non vi accorrerebbero o \7 i si rivolgerebbero co11maggiore peritanza ed in minor copia, se si diffondesse il non infondato timore che l'abolizione del dazio o la sua riduzione a dazio fiscale scemerebbe il prezzo del precipuo prodotto dei terreni bonificati e quindi il reddito da essi, e renderebbe i coltivatori o meno volonterosi o meno economicamente capaci di comprare macchine e concimi; . 2.0 che colla cliffLtsinne dell'istruzione agraria, del credito agrario e dei mezzi tecnici perfezionati, si sia veramente trasformata la coltura, intensificando in ispecie quella del grano così da renderci per questa meao tributari dell'estero, al che dovrebbe accou1pagnarsi qualche vigoroso provvedimento per la cliYisione dei latifondi: 3.0 che la ben avviata trasformazione industriale colla più estesa e regolare occupazione e coi pitì alti salari aumenti la potenza consnmatrice delle masse industriali; ed all'i11cremento dei consumi loro e dei consumi urbani in genere contribuirebbe certamente anche la invocata riduzione dei dazi i di consumo: così l'agricoltura sarebbe dall'aun1eutato consumo spinta pi1't energicamente sulla vi11,del perfezionamento per tutti i prodotti alimentari : 4.0 che la perequazione alle vii il carico dell'imposta sulla proprietà fondiaria ; 5.0 che la trnsformaziono agricola cd industriale procedenti di conserva abbiano resa più robusta la no-
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