Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 16 - 30 agosto 1901

ll/V!STA PU1'0L_1Jll:." Dl POLJTJCA Ll:.'TTL'JU:.' L' SCIENZJ:.' SUC!ALl 309 suggestive di que' primi volumi che andavano constituendo la sua biblioteca, l'incitamento e il soggetto. E nella povera casa, ove la madre lo vedeva impallidire e tremare durante le lunghe letture, cosi fu dipinto da prima quel « Saul calmato da David » che pur non bastò ad ottenere al Morelli, il pensionato di Roma. In quelle stesse stanze nude e fredde entrarono a dozzine, e per parecchio tempo, le seggiole che vi trasportavano i loro mercanti, perchè Domenico Morelli ne dipingesse, con battaglie napoleoniche e scenette familiari e puerili, le ornate spalliere! Poi, d'un subito, quell'asilo consapevole di tanta materna dolcezza e di così tormentate illusioni rimase deserto : era morta la buona vecchietta e il fi~liuolo di lei, portandone stampate in cuore la docile immagine e la memoria dolorosa e santa, s'allontanava da quelle mura. " ,. . Uno studio preso in affitto sulla collina di Capodimonte, là dove la pace campagnuola e il poco traffico cit,adino avrebbero sovvenuto alla meditazione di quell'anima agitata, accolse il Morelli come in un solitario rifugio. Egli continuava a frequentare l'Istituto di Belle Arti e talvolta il Ruocco, ch'era stato il suo primo maestro. Ma bisognava pur vivere: l'Istituto nnn era remuneratore se non alla sua maniera e il premio d'una conquista di pensionato d'una difficile e laboriosa consecuzione. Però chi avesse in quel tempo visitato la quasi cenobitica stanzuccia del ~iovane artista, solo al mondo, oramai, co' suoi ideali e con le sue speranze, vi avrebbe ritrovato a un tempo gli studi ch'egli faceva per l'esercizio della sua tecnica, i dipinti che potevano aiutarlo a sbarcare il lunario, e, più. riposti e più gelosamente custoditi, quelli onde s'esprimeva, fantastica e impressinnant~, la sua concezione copiosa. Lo si vide un giorn0, aiutato da un suo compagno fedele, trasportare sulle spalle, da Capodimonte fino ad uno de' più vecchi quartieri della bassa Napoli, una tela, che fece quattro o cinque volte quel viaggio. E qualche biografia del Morelli si giovò d'una circostanza somigliante per dire, tra le altre cose, ch'egli, ne' disastrosi tempi della sua giovinezza, avea pur fatto ìl facchino! l\.rgomenti che formano la parte tenera e teatrale delle narrazioni da giornali illustrati. Quella tela ove Morelli ritraeva la gentile fisonomia d'una sua giovane parente andava e veniva dalla casa di costei, che abitava laggiù a Santa Lucia e di casa non si sarebbe mossa per posare: la modella non ancora esisteva in Napnli, piena anche allora, e specie, di pregiudizi i singolari, alcuni dei quali son tali e quali conservati oggi, ma rivestiti d'ipocrisia civile. D'altra parte chi volesse, per interessare svariatamente i posteri, intessere sulla vita di Domenico Morelli uno de' so-liti romanzi d'avventure di cappa e spada che clilettarono tanto i lettori del De D'ominici, si troverebbe di fronte a troppa semplicità di fatti per non pigliarsi il gusto o la pena d'inventare. Nessun principe travestito si recò mai nello studio del nostrn artista, in nessun duello famoso cadde alcuno per le sue mani, nessuna figlia di re depose un bacio sulla fronte di lui. Una fanciulla ch'era s0rella d'un de' suoi più sinceri erl affettunsi amici, Virginia Villari, si sposò al Morelli nel 1851 e portò al solitario lavoratore il tesoro dd suo affetto profondo ed estimatore, le doti d'un animo eletto, le cure e i cnnsigli d'ul)a mente equilihrata e saggia. Da quel giorno, non mutato, p0ichè l'uomo è sempre rimasto il medesimo, ma sovvenuto, regolato quasi da una vigile devozione, il Morelli affrontò la vita e le sue battaglie con fiducia più alta e con più animoso spirito. Appartengono a questa prima epoca scolastica della produzione morelliana un « Gesù co' fanciulli » (soggetto fornito da' professori dell'Istituto per un BibliotecaGino Bianco concorso di classe) « Davide che canta per calmar la collera di Saulle », « Elia che lascia, salendo al cielo, il mantello a Eliseo», « Dante nel Purgatorio », temi obbligatorii anche questi e similmente offerti a' giovani da' loro esaminatori. Il « Corsaro » del Byron inspira appresso l'innamorato lettor di quelle pagine e gli fa concepire e dipingere in qualche settimana l' « Addio a Medora » e un altro quadro che rappresenta una sosta di pirati greci a una spiaggia e il racconto che fa delle sue prodezze, a un pittore prigioniero, il capo di que' ladri del mare. Seguirono altri quadri di composizione, come quelli della « Regina nello studio di Rubens >>, de' (< Puritani », del « Petrarca e madonna Laura in chiesa», di una « Vergine che addormenta, circondata dagli angeli, il piccoletto Gesù ». E quest'ultima tela, che rappresentò pel Morelli, in quelli anni, il più cospicuo guadagno, fu posta a Gaeta, nelle cappella di casa Pellegrino. Scrivendo di quel tempo e de' suoi compagni di arte Saverio Altamura ricorda qualcuna delle opere che or ho citate e soggiunge che Morelli era dotato di prodigioso istinto pittorico. Egli divinava - seguita a dire - i poeti che ·leggevamo insieme. Si facevano bo:.zetti dalle scene che più ci avevano impressionati e si andava a Cuma ed a Baia ove il Morelli presentiva, come dopo ebbe a dirmi, i suoi studii sulla Palestina, fonte più tardi, delle. sue artistiche inspirazioni. * • • I poeti comprenderanno più d'ogni altro questo poeta le cui luminose immagini furono or tenere ora spaventose: che mise alJa medesima altezza la pietà e l'orrido, che compose la dolcissima scena del Tasso e conferi a. quella degli Ossessi tutto l'orrore di un aspro luoao demoniaco e le ombre tragiche e le luci d'un ~ipinto degno di Goya. Ecco il Cristo deriso, ecco Gesù che parla ai discepoli, ecco La figlia di Giairo, al cui cospetto si turban pittori e poeti. No, davvero, nessuno mai nel nostro secolo ha opposto con più orgnglioso animo e più schiva elezione la sua personalità singolare alle incertezze e. alle volgarità dell'Arte. La figura di Domenico Morelli è di quelle che lasciano, scomparendo, l'impressione d'un vuoto che non cosi presto, non cosi facilmente potrà più esser colmato! s. DI GIACOMO. In camminoper Bisanzio! La guerra africana continua a disonorare l'Inghilterra. Poche spe1·anzo, troppo deboli speranzE:>non ostante qualche brillanto successo, si m1trouo nella vittoria dei Boeri; ma questi, anche soccombeodo, si vendicano terribilmente costringendo la rivale odiataa ricorrere a metodi, che uemmeoo la stessa Ingbilterra aveYa adoperato alla fine del secolo xvm. nel tentare di re-. primero la grande rivoluzione capitanata-da Giorgio Washiugtoo. E sì cl1e allora si adoperarono i cani rlai mercenari de.I Brunswick per dare la caccia n.i ribelli! In uno de uumeri precedenti abbiamo fatto il paragone tr11 i reconce11traclos di Cuba e quelli del Capo; oggi doltbi,~mo constatare; non senza una certa amara voluttà, che la ra::za snperiore dogli anglosassoni ha superato nella, l,>arbarie o nella cn1<lelt,à gli inferiori della Spagna. Il generale ·wcylor quando sentiva che la Perla <lell_eAntille sfuggi va alla madre patria, non fece un proclanrn che ras.;omigliasse a quello di lord . Kitcheuer, che ha suscitato si,rnnco l'indignazione di qualche giornale i111perialista inglese! • Quali pn,mi l'Ingltilturn, accorderà a gnerm finita al feroce geucrnle non si sa; si sa però che l1a dato due milioui e mozzo di lin, a lord Roberts, per la gloria acquistatasi 1wl Trauswaal e uell' Ornngc ... facendosi bn.ttere dai Boeri. -

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