308 RIVlS'IÀ.. POPOLARE DI POLITlGÀ. LETTERE E ~CIÈNZE SOGIALi DomeniMco relli Domenico Morelli é morto la sera. del 13 agosto di quest'anno che ha visto scomparire gli astri maggiori della politica e dell'arte. Io l'avevo per l'ultima volta riveduto qualche mese addietro, nella casa sua, in quell'arioso palazzo di via S. Carlo a Mortelle, odoroso dell'alito fresco d'un bel giardino che gli si addensa appiedi e che mette sulla dolce curva del golfo il vibrato disegno della sua chioma verdeggiante. Da un pezzo il Maestro aveva abbandonato lo studio suo di via Pace, ove i figliuoli troveranno raccolto tutto il tesoro dell'ultima opera sua. E, non potendo più, per l'infermità che lo aggravava, uscir di casa, Egli s'era messo a stare nella sua preferita st&.nzetta, attigua a quella da pranzo. Aveva accanto un mucchietto di libri che di volta in volta le~geva, una tavola sulla quale erano dei disegni, delle scatole per l'acquarello, le sue preferite penne d'oca, i grandi fogli di carta a mano sui quali usava di fermar le sue continue visioni. Le sofferenze fisiche avendogli come inciso sul volto il segno inesorabile del loro passaggio, io rimasi colpito da quei tratti straziati da tanto lunga e spietata infermità. Egli mi stese una mano che pur non tremava, ma ch'era divenuta scarna e sottile. E tuttavia mi parve che gli occhi di lui splendessero sempre di quella fiamma che li animò e li accese o~ni volta che il suo pensiero - con quelle parole ch'.t<;g)i solo sapeva dir del suo tempo e di sé e dell'Arte - traboccò da quell'inquieto suo spirito. .. * * Nessuno dei nostri pittori sincroni è stato davvero più personale di lui. Nessuno, allo stesso tempo, ha conferito all'arte sua quel valore formale che, a parte la concezione, ci ha fatto risovvenire dei coloristi più sapienti e più efficaci. Egli, che è stato un artista completo, non s'é abbandonato agl'impeti soltanto della sua fantasia, ma ha proceduto, nella sua opera tutta quanta, sulla scorta delle più illustri tradizioni e ha ricalcato l'orma dei pittori italiani più vantati dalla buona tradizione. In questo, l'assiduo studio giovanile e certe norme non pedagogiche di quella medesima Accademia, la quale egli appresso scrollò dalle radici, gli hanno singolarmente giovato. Ai suoi tempi di giovinezza quell'Accademia era in fiore: nelle tele di figure ciascun personaggio s'atteggiava; nel paesaggio medesimo di cui l'Haeckert, pittore cesareo, aveva come stabilito il disegno architettato, la verità subiva la vernice retorica. A un tratto que' ceppi furono spezzati. Un'accolta di pittori paesisti, che poi dal Villari fu battezzata col nome di Scuola di Posilipo, consacrò, nei primi ventennii dèl secolo scorso, tutta la sua genialità, tutta la novità della sua tavolozza all'elogio pittoresco della nostra Napoli. Da quella scuola scesero per li rami i fratelli Palizzi: da quella verità, che pur era poetica, attinsero tutte le norme intese a esprimere le cose viste come la loro anima medesima. Cosi la forma manierata clell'Haekert fu repudiata da un'osservazione diretta: cosi un fremito di vita si parti come dagli alberi, dalle piante, da tutta la Natura e raggiunse un'altra arte rappresentativa alla quale la Natura medesima, or così sinceramente espressa, doveva servire da sincero complemento. Cosl, incitato da quelle prime ribellioni della verità, Domenico Morelli potette portare nel suo campo immaginoso e creativo la forma schietta che quello davvero meritava. . Era il tempo degl'lconoclasti, il vero primo quadro del Maestro. Egli appresso non lo repudiò : ma, certamente, se negli anni più vicini a noi avesse dovuto BibliotecaGino Bianco ricomporne le figure e l'aspetto, qualche cosa di accademico che pur vi si esprime sarebbe sparito. Nella scuola e negli studii, nella stessa letteratura, nei primi anni del secolo decimonono l'Accademia aveva avuto una influenza continua: liberarsene così presto non sarebbe stato assai facile. · Ma da quel ribollimento del pensiero suo intento, fantasioso, osservatore, Morelli trasse man mano opera in tutto nuova e palpitante. Vennero prima i quadri cli soggetto storico, come il Tasso ed Eleonora, il Conte di Lar:a, i Vespri Siciliani, e furono capolavori di pittura succosa, a effetti singolari di ombre e di luci, di tenerezze squisite, di colore e di impasto, di disegno magistrale, spiranti, infine, tutta la grande e profonda poesia di chi li aveva concepiti. Poi, in un novello periodo, che é durato fino agli ultimi giorni del Maestro, la leggenda di Cristo lo ha tenuto continuamente raccolto e ha documentato, con tele d'una penetrazione profonda, la sua st-Jconda elezione. Così Egli è stato ben 9.ualcuno. Non ha fatto scuola, poiché la poesia non s'insegna e un palpito non si comunica in lezioni. Guardate l' arte sua: guardate quella degli altri pittori dei quali è stato maestro e vi noterete la singolare differenza. Ha insegnato norme, direi, scolastiche, ha sempre tentato d' indurre a ideali superiori i suoi discepoli, ma tuttavia è rimasto solo, personale, anzi più giovane, sempre più giovane di tutti costoro. * * Nato in Napoli da gente non facoltosa, anzi umile e povera, avviato dalla madre, una pia donna, alle pratiche di chiesa piuttosto che a scuola, rimasto solo con lei fin quasi da bimbo, Domenico Morelli, quando proprio, con dolce violenza, persuase la mamma a non più pretendere che si facesse prete, aveva quindici anni, e s'era nel 1838. Occupata dalle faccende della casa e dalla letteratura tenuta lontana, la buona donna, per la nessuna dimestichezza eh' ella avea avuto con quella, il giovanetto Domenico che, leggendo e scegliendo, cominciava ad attingerne la sua cultura generale e il desiderio di vantaggiarsene, non fu molestato, in nessuna maniera, durante quella verde età sua, dalla sorvegliahza materna. L' ignara madre viae spesso nelle mani del figliuolo, in cui s'accresceva con gli anni simile solitaria e intenta occupazione, libri come quelli del Giusti, del Gioberti, del Manzoni, penetrati in Napoli quasi di sotterfugio e avidamente scorsi da una gioventù assetata di puri e nobili e nuovi insegnamenti e disgustata dall'ozio dello spirito. li governo delle Due Sicilie, 11ospettoso, rigido, assai spesso tiranno, s'adoperava in que' tempi a mantenere a un livello insuperabile così le coscienze come ogni manifestazione dell'intelletto; ma un lievito occulto fermentava anche qui nelle nostre provincie, ove il principio del secolo dovea fatalmente segnare nella storia dell'arte pittorica un rinnovamento benefico. Tuttavia, e proprio a' più ardenti che lo sognavano, le materiali difficoltà per iniziarlo dovevano parer tali da farneli desistere in tutto: chi avesse voluto conoscere le opere nuove degli artisti forestieri, la modernità de' loro criterii, I' impressionante rivelazione della loro tecnica si trovava di fronte alla necessità d'un viaggio ch'era impossibile di presto e pur democraticamente intraprendere. Non più in là di Roma: e con grave spesa di tempo e di danaro. Da Parigi, dal Belgio, da Londra arrivavano qui solamente le stampe di que' dipinti: ma già erano bastevoli per insegnare, se non altro, a mutare di idee. Le poche e piccole somme che potette, in quel tempo, raggranellare il Morelli, spese in libri e in acquisto di stampe. Comprò Byron, la Divina Commedia, l'Ariosto, la Bibbia, e cercò, tra le pagine
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