302 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCTALI malignità; ma era necessario spesso di fronte all'insolenza volgare; sarebbe sta,to deplorevole tal'a,ltrn di froute, non alla critica, ma alla insinuazione codarlh ed alla bassa calunnia. La forma mia, poi, sia che lodi o biasimi, attacchi o difenda, è quella che è stata sempre, quella cli nn uomo profondamente sincero in ciò che dice, e che, per smi disgrazia e senza alcuna sua col va, non conosco menomamente il lenocinio della forma che attenua, smussa, o che sembra lisciamento anche quando lascia il seguo si~nguinoso sulla cute altrui. lnf-ine non sar,\ male avvorti1·e che cli fronte ai critici mnici ('!) nna <\erta asprezza cli forma ò ulllaua o si spiega: essi hanuo sensi finissimi per la percezione, se dico, scrivo o faccio cosa che a loro sombra erronea o biasimevole; ma raramente, e pochi, sono quelli che corrono in mio aiuto quando sono iniquamente attaccato dagli altri. Un esempio recente. Or è un anuo feci nella Camera nn discorso onesto e sincero sulla spedizione in Cina, che fu molto lodato ... nei corridoi cli .\Io11tecitorio. Dopo alcuni mesi nei vari Parlamenti di Enropa i rnppresentauti delle val'Ìe gradazioni della democrazia ripeterono le stesse cose da me dette in luglio. I giornali amici li lodarono e li difesero ttttti. Che cosa accadde a me 1 Fni 11rlato i11clccentemeuto e di:sonesta,- JUente mentre parla,vo, sernm che alcuno JI1idifendesse; fni lasciato solo alle prese con un grosso mastino c1ol1a stampa monarchica, senza che i critici <i1nici (?) o i botoletti ringhiosi cli oggi prendessero le mie parti. E uo avrebbero avuto il dovere, se essi avessAro crednto che io avessi sostenuto una causa giusta; se in loro fosso stato (]uel senso della solidarietà, che in me è esuberante, e di cui ho dato numerose prove. Ed ora vengo allo critiche, alle insinuazioui ed alle calunnie pel caso speciale. Innanzi ttttto i miei sinceri ringraziamenti al Secolo ohe discute onestamente o uon scomunica., ed a cui 1·ispouclenì nello suo stesse colon ne; all'Itcilici clcl 1-'opolo, che ha, volnto conoscere tutta la verità prima ili condanmmi; al Giornale del Popolo cli Genon, che ha avuto per me parole confortevoli. Con ciò ho fatto conoscere che la stampa demo,)ratica quotidiamt lrn tenuto verso cli mc (]nel contegno leale e cortese, che rende inco1Uprensibile l' Otitilit,ì, spesso disonesta, dei giornaletti settimanali, in prevalenza pubblicati iu C]_uelMezzogiorno, che ostentò un:t specie di venerazione per Crispi vivo. Xon rivolgo parole cli ringraziamento alla sta111pa, monarchica,, che, dal Veneto, e ·dal Piemonte alla Sicilia, ha avuto parole affettuose per me: non già percltè in me sia scarsa la riconoscenza, ma perchè il presento dibattito è cogli amici, o con quelli elle dovrebbero essere tali. La prima parola ad Alessandro Tasca - a lni, che mi difese strenuamente nel Siciliano uel 189,1; a lui che fece atto cli generosa solidarietà verso di me nel 1899. Egli, come il Secolo rimproverava a certi incoscienti cli Roma, è stato troppo precipitoso nel rimproverarmi errori, che non ho commesso. Ciò che dissi nel Consiglio provinciale di Caltauis setta in riassunto è ciò che sta scritto nella Rivista Popdlctre del 15 agosto; il contenuto' del mio articolo è quasi identico a quello suo della Battaglie, 118 agosto\, I merHi che assegnai a Crispi, in forma più elegante e piit spiccata, glieli assegna Aless11nclro Tasca; i demeriti di C1·ispi, invece, furono cla me con più preci- ~ione esposti e documentati. Notai io, e notò Tasca, che l'esagerazione talora offuscasse anche gli avversil.ri di Crisp;, che per rea~io11c arrivarono a negctrgli qualsicisi merito patriottico (I) Alla quistione nioralo accennai più recisamente io che 'l'asca; e svolgerla piìt ampiamente 11ulla Hici1tn, nella quale me n'ero occupato ce11to volte, ora ingeneroso <li fronte ad nn cacla1·ere: e fn generoso e 01walleresco il silenzio di Tasca. Ma il tlirettore della Battaglici cl1e volle <'Ssere giusto, e non altro, verso cb i appartiene già alla storia, di una (1) Richiamo l'attenzione del lettore sull'art'colo di Ernesto Teodoro Moneta, che riassumo separatamente sotto il titolo : I diritti delta storia.. Bibliotec~ Gino Bianco climenticaur.a 1-a rimproverato: ed egli son sicuro no fanì. ammeJJda, onorevole. Egli tra i meriti cli Crispi non fece cenno della legislazione civile cfol primo ministero, che uou sfuggì ai repubblicani del Giorncile del Popolo, quantunque l:1 trovn,ssero incompleta (e qnale la ll'gisl,izi,,no compiota ?l; che non sfuggì al repubblicano ~leren della Corrisponden:::n rercle che la lodò moltissimo: etl il ~fereu non è somplicenio11te repubblicano, ma anche frnnc<'filo appnssionnti simo! Per parte mia t·ipeto che l'opera legislutiva <lei pri1110 ministero Cri,:pi nell'insieme fu ardita, gnrn<liosa, democr:itica. Aggiungo il ricordo della. giustizia amministrati1·a, allora da Crispi st11bilita, e la fondazion'e dell'ufficio cl'immigrazio110 di J<:llisIsla11d che fu affidato al competentissimo Egisto Rossi. li gi ndizio sintetico cli Tasca sull' « uomo formidabiic » che fu il « mppresentcinte tipico della cleerepita (?) 11uip1ir sempre sfol_qorante coscien:::cincizionalista », tutto sommato, è viù entu~ia~tico del mio! l<:c'è (lell'altro: Alessandro 'J'asca ignora, pcrchè il corrispoDdoute del Giornale cli Sicilia, per moti vi facili a comprendersi l'o1nise, che 11el Consiglio provinciale di Caltanissetta, pnr cornmom0rando Crispi unitario, patriota e legislatore, accennai a colpe ecl errori delle (]u,Lii 11011m'i11trattenevo, perchè a,vrei clovnto anche spesso parlare di me stesso. Non ho ueppuro ragiono di tacere - soobene ciò mi sia stato rimproverato come att,o poco cavalleresco - che rifiutai esplicitamente. per motivi che tutti dovcvnno intenclerc, cli associarmi al telegramma alhi famiglia tli Crispi. Ha torto - e spero che 011ostamente lo coufessor.\ - Alessandro Tasca nel rimproverarmi l°opportnnisnio sentimentale. L'opportunismo, con o ~enza aggotti vo, è parola che non esiste nel mio vocabolario. Egli lo sa. L'opportnnismo coll'aggravante tlella epilessici da se11ilitcì - ecco uno dei tanti fiori rli gentilezza che mi si mandano, o che ho il torto di !'('Spingere - mi rimprovera altro giornaletto, che la dottrina socialista compendia spesso nell'insolenza. Esso pone un dilemm:.i semJJ!icistft: o f11,i ccilnnniatore qucindo _qiudic(ii severamente Crispi; o sono n·n imbecille ndasso. 11 poveraccio sn ppoue che per rendere giust,izia ad un morto, si debba necessariamente rinnegare ciò che se ne scrisse mentre ern vivo, potente e dannoso al paese; il poveraccio non sa che il pass,,,to di nn norno pnò essere assai cliverso rial presento; il poveraccio ignora eh.o la JJSiche nlllaua è cosa complessissima, nella quale il male si puù trova.re commisto in larga od inestricabile misura col bene E potrei farlo ricredere s1t quest' ulti1110 puuto eita.ndogli esemphtri celebri scornpitrRi cli recente. Passo oltre. ., * * Vengo ad altri botoletti repuoblicaui. Essi come se avessi rinnegato la mia fede, come se avessi co111111èssoun gral)(le reato, come se avessi ornato un pericolo por la patria o per la futura ropubblica, chiedono as111aticame11to, con ansia evidentemente artificiosa per simulare l'orrore che non poteva essere sentito: On. Coll~janni, ,; ,,ero 'ì B vero? i'lfa sicnro: è vero, ciò che è vero; cioè ciò che ho detto e scritto. Calmatevi, cari botolctti. Da voi 11011atte11clo alcun sacrifìzio: nemmeno q11ollo che vi giovorobbe: qttello di non scri,·ere delle sciocchezze, nemmeuu quello di attaccare ingiustamenl,<', capricciosamente i vostri migliori amici. ~e sa oualche cosa ltoberto ì\[irabulli ! In (]trnnto a sacri fìc.,re a, me il pri!tcipio etltcimente eclttccitivo che rapprese11t ile nel Me:::Jogiorno per rig1wrcl, -personali •verso 1winini. anche del vnlore mio .. via! rispurmiate al pubblico cl,o possa crepa.re dalle risa. E sentite: qnaudo per la educazione del Mer,zogiorno avrete eletto, fatto e scritto la centcsi nrn parte cli ciò cl1e ho detto, fatt,o e scritto io. da .\.spromonto sino ad oggi, potremo <liscorrerc snl scrio. In questo parole direte elte c'è dello smisurato orgoglio. C'è-. ?l'!a uon pu<Ì non esserci : lo gencr,1, la piccolezr.a altrui. Sentite 11.ncorn: avete al vostro atti,·o una bella campagna,, che non voglio supporre 11<,111mensouggerita dall'invidia dei successi altrui, ma che credo deterrniuata dal sincero amore pel vostro, pel nostro paese - per la cau-,a della pubblica moralità, :\fa in questa c:unpagna iniziat,t contro uu pigmeo
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