Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 16 - 30 agosto 1901

RlVJSTA POPOLARE DI POLJTICA LETTERE E ::,CJENZE SOCIALI 319 all'arancio sn cli un pezzo cli pan?.· Diventati capi squaùra insegnano nel loro dialetto a i nuovi venuti, che seguiranuo la medesima trafila. Tntti q ne lii che fecero fortuna cominciarono così. Nessuno imrnagina come l'America barbara civilizzi i discendenti di Plinio, cli Scipione, cli Virgilio e di Cicerone! Oltre la ;\fadonna e la Lotteria, l'Italiano, fortunatamente, ba un altra adornzione: la Terra. È anzitutto nei sobborghi che questa fede nella, Terra si 1i1ìtuifestn.. Quando una propriet:ì. si mette in vendita, i venditori non contano quasi che sul compratore ita l iauo. E gli appezzamenti di term si trasformano in villaggi, e gli italiani, che dapprima si sottoponevano a tutti i s:1.- crifici, poco a poco, prendono posto uel ricco battaglione degl'italiani considerati, ben vestiti, ben alloggiati, membri di infinite società cli mutno soccorso e manuali, e maneggianti, quasi senza saper scrivere, il registro degli chèques. Jènrouo i francesi che fecero :i,ppello agli svizr.eri e agl'italiani per la colonizzazione agricola. L'iniziativa fu tutta francese, rnà il popolamento e tutto il pro• gresso che porta, sarebbero stati lenti, se gl'italiani 11011avessero portato gli elementi del nmnero e dei bassi Ralari. La loro collaborazione è stata tanto vigorosa che tutti i villaggi che orn110 francesi o svizzeri iu origine souo diventati italiani, tanto che oggi si può dire che essi sieuo padroui di 3[4 delle culture. Restauo ancora immense distese di terra da coltivrtrsi, nir1, il colono francese trova che h1, grande cultura alla molla americana, piì1 industriale che agricola, non è s:1fficicntemente rim uuei·atrice. lfa 1111po' di ragion.e, ma l'italiano non pensa come lui, e continua a selll11mre. Un'altra industria, francese nello origini, ma che tendo a passare interamente nelle mani 1legl'itali:1ni, è l'iudustrià vit,icola, e sopratutto vinicola Essa è concentratà nello provincie di Sau Juan e Menclozà che da solo possono approvvigionare la, Repubblica intiera; e gli itflliaui non hanno fatto che seguire i sentieri aperti !lai francesi. Una sola industria, quella degli 7,uccheri, si è salvata dall'accaparramento degl'itali:111i. Noi potrcrnn passare in rivista tutte le iuclustrie delle città, o noi troveremo dappertutto il medesimo procedere dell'emigrazione italian:\, che rngginnge il risultato cli scor.iggiare gli artigiani, gli operai, i capi-officina francesi, che non volendo ricorrere agli italiani si ritirano o chiudono il loro opificio, Anche il commercio bancario iktliano si allarga, poco a poco, nei quartieri pii, fuori di centro o , i apre dello bottegucce, in cui si possono fare tutto le opor:1zioui di Banca. I piccoli banchieri compra110 l'oro e i biglietti di baDelt italiana portati dai ntiovi venuti; venclono i biglietti di viaggio per que' che ritornano; tutto l'auno staccano clei vaglia su tutte lo città, ituche minuscole, della Penisola: un vero torreu te cli denaro. Gl'italiani che, invocchiàti, tornano in patria 60U0 pochi- I lega.mi che trattengono qtlesti coloni sulht terra straniern souo numerosi. Nessuno è maggiore clell'11,ttaccamento cloi loro figli per il rmese iu cui sono uati. Oltre che lo aspirazioni mercantili hauDo loro atrofizzato i sentimenti estetici, quale traccia rlelle loro ori~ini troverebbero in 1111 pae,;e iu cui il loro parlre ·ern un villano qualunque1 Questo attaccau1onto lo si constatò alla vigilia clell'ultiiua guerra tra l'Argentina e il Cbilì. Se l'emigrazione italiana, differisce cfalla frnticese nel suo lllOclo di operare all'estero, Jinisce JJOrò coll'essere lo stesso assorbita clal paese in cui vive. Emigrati italhini e frnncesi 1lomandano insieme che si barrichino le dogane contro lo concorreuti dei loro paesi d'origine. È facile sin d'ora prevedere che una grande nazione lfttina, clm·ante il presente secolo, cause1·lt al sud del continente americano, i medesi1ni stupori prodotti dalle rar.ze anglo-sassone, al uord, nel secolo passato. Il punto cli partenza è presso a poco lo stesso: la popolazione eguale a quellii che gli Stati-Uniti avevano cento anni or sono. 1uedesirna cost1tuzio11'l politica, (?), il suolo così ricco, il sotto suolo così sconosciuto Quando questo Nuovo ~fondo sar:ì. in pieno sviluppo, noi francesi avremo lo stesso p,lsto che abbiamo agli Stati-Uniti o al Canad:\'/ C'è tempo ancora.per agire e difenderci. (Revuc cle Pctris - 15 :igosto). BibliotecaGino Bianco Ghrétiw Kctrr: IndustriaedAgricoltura (I). C'è nna legge generale, nna legge comune a tutte le epoche agricole, una legge che non dipenderebbe dalle condizioni storiche e passeggere, e la cui azione si fece sentire ,nel passato e si farà continuamente sentire uell'avvenire i Uua legge siffatta esiste ti del'i va dalla stessa natura dell'agricoltura. È la legge che gli economisti inglesi hauno chiamato: legge clel renclimento regressivo o della proclutti vità decrescente. E' la conseguenza natura.le deJle due proprietà particolari <lei suolo eh' è limitato nella sua estensione e nello suo risorse. Il coltivatore nou peftendo aumentare à volo11t:\ il territorio di cui dispone, è forzato a coltivare la stessa terra. Ma il lavoro ripetuto esaurisce la terra, e per comp.ensare questo esaurimento l'uomo è obbligato cli spen darvi nn lavoro snnpre pii'1 considerevole; di prodigarvi cure SYariate - concimazioni, scelta di serneoti, avvicoudamouto ecc. - che clivengouo sempre piì1 co· stose. L'esaurimento clel suolo, la diminuzione della fertilità ò un fatto banale, le cui conseguenze sociali 11011 sono state ben calcolate. La legge della proclnttivit-:ì decrescente venne scoperta cla Tnrgot. Fn Liehig poi clte elette la. ragione chimica della diminuzione grn• duale della fertilità della terra. La leggo della produttività decrescente cli cui la for· muht venne data dagli economisti e la spiegazione !lai chimici costituisce il tratto distintivo dell'agricoltura Da questo fatto derivano logicamente tutte le differenze che esif,touo tra l'industria e l'agricoltura o che pos· 8ono essere ridotto à qnestà espressione semplice: 1wl· l 'inclttstrict l'uomo è il pa1lronc clel s,w l<ivoro, ·11ell'agricoltnra i) lo schinvo clell,i nntura. D'onde cleri vano• lo Sf>guenti differenze tra l'una e l'altra: 1° li lavoro uell'agricoltura è intermittente. L'agricoltorti va ai campi durante certe stagioni, che differi· scouo secondo le condizioni geografiche; durante la sta• gione del lavoro non può lavorare che permettendolo il tempo. Nell'industria si può lavorare continuamente; se s'incout.rano difficoltà, esse derivano dall'organizzozione sociale, cioè dall'uomo stesso. Nell'agricoltura si lavora ,tll'aperto o in spazi vasti; nell'industria in spazi chiusi e limitati. 2.0 L'agricoltura trae poco profi.tto clei principi della clivisione clcl lcivoro e della coopera:i:ione. La caratteri• sticn. della cooperazione non è nella riunione di molto persone insieme; ma nel fatto che molti operai 00111piono le differenti operazioni di un medesimo lavoro. Ecco la vera clivisione del lavoro e la vera coopera• zione. Se molti operai lavorano insieme, ma ciascuuo ripete la, stessa operazione degli ii Itri, non c'è cooperazione nel vero senso della parola. C'è lavoro in comune, lavoro collettivo, c~:e può presentare dei vantflggi soltanto economici. Nell'agricoltura predomina il lavo1·0 collett.ivo; nell'industria la cooperazione. Nell'agricoltura vi sono poche operazioni, che non possano essere compinte dagli sforzi di un solo in cli \'i duo; nella industria là maggior parto dei lavori non si potrebbero compiere senza la cooperazione cli parecchi. 3 ° Il 1nacchinismo attualruente s'introduce, e rapi• da111onte, nell'agricoltura, ma per una necessità economica e non tecnica. Ci serviamo delle falciatrici per• chè l'opera loro riesce pi1t a buon mercato; ma se il lavoro riusnisse ugualmente a buon mercato contit, uere1ilmo ad adoperare la falce, senza che il lavoro agricolo se ne risentisse nella sua qualità. La cosa è diversa nell'industria - acl esempio nella costrnzione di Hn battello a vapore e di una macchina ferroviaria, nella. quale sono indispensabili certe condizioni tecniche. Sopprimeudo le macehine tutti gli oggetti che si fabbricavano antica1uente perderebbero le qualità., che han· no ora acquistato. Le macchine danno vantaggi economici e tecnici. La cooperazione tecnica dell'industria uel• l'agricoltura viene sostituita. d·i.lht cooperazione economivet. Nell'agricoltura non c'è la cooperazione di diversi operai per la produzione cli un solo oggetto, ma la coo- (1) 1~questa la prima parte generale di un arlicolo che nell'originale porla il titolo di: La Fra11co agricole. Lo abbiamo staccato dal resto perchè ci sembra che contenga lo svolgimento limpido di un articolo analogo pubblicato da Lujo Brentano nella Zeit di Vienna e non ben noto in Italia. IJeJ. la differenza tra r'agricoltura e l'industria deriva la maggiorn o minore ,eflicienza per l'arTicchimento dell'una e dell'altra. (N, d. R.)

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