316 RIVISTA POPOLARE DI POL.ÌTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI . nazionale e internazionale; negli enti locali organizzare in modo organico la tassazione del prodotto netto di tutte le altre fonti economiche, col sistema dei catasti periodica.men te rivedibili ; degli a,ccertamenti fatti a mezzo di Commissio11i tecniclie locali, e dei contingenti comunali e provinciali, distribuiti su ciascuna specie di fonti produUive entro limiti di legge, a seconda delle circostanze locali. Mirntre così Comuni o Province avrebbero avuto una tassazione uniforme e ben perequata sulla, ricchezza esistente nel loro territorio, lo Stato, accanto all'imposta complementare sull'interesse del capitale e sul profitto dblle grandi industrie, doveva crearsi un istituto di tassazione personale, globale e progressivo, che desse carattere democratico al suo sistema tributario, compensando l'ingiustizia delle imposte indirette: che fosse elastico di fronte alla fi11anza e al paese e che, infine, nell'indifferente trattamento dei redditi fondato sul patrimonio o derivato dal lavoro, avrebbe potuto esser corretto da una sistemazione delle tasse di registro e bollo, e specie dalla progressività dei saggi e dalla difesa contro le evasioni dell'imposta sulla trasmissione gratuita di patrimonio. Questa riforma avrebbe dato il modo di trasformare il dazio consumo e di abolire le tasse perso nali di famiglia e ml valore locativo dei comuni, fonti d'arbitrio che si risolvono in doppia · tassazione e 111 testatici giustamente odiati. Della bontà di questa riforma e della sua immediata attuabilità, io trovai il \;l,'ollemborg c,rnvinto come e più che nel 1899, nel febbraio scorso quando' egli salì al pote1:e. Le esigenze òel mome~to politico gli fecero, consentire la presentazione di provvedimenti parziali, ma subito aveva organizzato lo studio degli elementi neces~ari per la grande riforma: e già quel lavoro era comp_mto, ed erano abbozzate le relazioni parziali e generali che dovevano accompagnare la riforma innanzi al Parlamento .. quando il rifiuto del suo piauo da parte del Consiglio dei ministri, gli fe' dare al paese l'esempio nobilissimo delle sue ,limi..sioni. Assistiamo oggi a due fenomeni della vita politica - triste l'uno e l'itltro lieto - che renderebbero la riforma Wo]Jemborg prov,,idenziale: e cioè le tendenze protezioniste di quei paesi con cui l'Italia deve rinnovare i trattati commerciali, e il movimento delle classi lavor,ttrici _a cui la libertà di organizzazione improvvisamente ndonata, eccita, e fa t),fdite e irresistibili; questi due fenomeni portano, un esito minaccioso alla nostra economia uaziooale, quello rendendo iucerti i mercati esteri, questo impaurendo le nuove iniziative capitalistiche sorte iluraute un J"egime di bassi sahtri e di disorganizzazione operaia. Or non sarebbe provvidenziale una riforma tributaria che colla libertà favorisse lo sviluppo del mercato interno e che consolidasse l'aumento dei salari reali equilibrando il carico tributario senza danno della fonte produttiva? Una riforma sana ed organica come quella progettata dall'on. Wollemborg non è immaturadifrontealla condizione attuale del · paese. Immatura è invece di fronte alla coscienza che dei ver.i interessi del paese ha la cosiddetta classe dirigente, quella che intòna la politica italiana. E il paese dovrà ancora una volta ammo_nirla e ricondurla all'adempimento del suo dovere. (I). (Giornale degli Economisti - 18 Agosto). (I) In proposito alle dimissioni Wollemborg il Gio,..11aledegli Economisti fa nella sua C,·011aca il seguente vivacissimo commento: « Le dimissioni dell'c,n. Wollemborg lo onorano e sono uno schiaffo al ministero. Qual'era il programma fondamentale del ministero ? La riforma tributaria. Quanti ministri banno tenuto fede al pro11:ramma? Uno solo : ]'on. vVollemborg. L'on. Zanardelli vive in una sfera così elevata che quest,:: questioncine finanziarie non lo tangono; !'on. Giolitti si riposa sui suoi allori ; !'on. Prinetti ha da pensare alla Welf-politik: l'on. di B1•_oglinoon è che un contabile : gli altri non guardano al d1 là del loro dicastero. " Conclusione : i fatti sembrano dar ragione agli scettici quando dicevano che la rifo1·ma t:ibutaria era una macchina per volare al potere; La mia fede nell'onestà e serietà del n!ini~tero è molto scossa. Avrei ancora fede se i signori mimstr1 che hanno scartato tutti i progetti \Vollemborg, avessero prOJJOsto,almeno nelle linee fondamentali, altri progetti. Ma non banno mai proposto niente. Scartati i progetti Wollemborg resta il gran nulla, e mi pare che il ministero si BibliotecaGino Bianco La politicaInterna. - Più passa il tempo e si moltiplicano gli scioperi da ogni parte d'Italia, e più o meno rapidamente si compongono, tanto maggiormente l'esperienza dimostra, con l'eloquenza incontestabile dei fatti, quanto grande e inestimabile benefizio sia quello della libertà. Appena il governo ha espresso il ì}roposito di mantenersi affatto neutrale e solamente custode dell'ordine, nelle lotte tra i diversi fattori della produzione, numerosisirne sorsero le cause di conflitto, le quali diedero luogo a molte astensioni collettive dal lavoru; ciò vuol dire che, per un lungo periodo precedente, la politica interna e, a stata condotta in modo che le moltitudini lavoratrici non si arrischhwano nemmeno di manifestare il loro bisogno, di chietlere lenimento alle loro niiserie, perchè i sistemi preventivi che erano adottati tfal governo, e sopratutto l'essere palese che esso inten• deva mettere la forza dello Stato a disposizione 'di una sola delle classi contendenti scoraggi va l'altra da ogni tentativo. , Non occorre nemmeno dire che in mezzo alle centinaia di scioperi, o avvenuti o minacciati, se ne saranno contati di quelli che non avevano ragione d'essere; ma le notizie che si sono raccolte qua e là hanno dimostrato, con sufficiente evidenza, che nella maggior parte dei casi le richieste delle classi lavoratrici, tanto d'operai che d'agricoltori, non erano eccessive, uè i loro lamenti erano mancanti di una base che si deve giudicare giusta. Alcune volte è anche avvenuto che qualche violenza ingiustificata sia stata esercitata dagli scioperanti, ma se si tien conto del numero eccezionale degli scioperi e della loro estensione su una superficie vastissima del paese, non è possibile non riconoscere che le violenze ingiustificate furono proporzionalmente molto in minor numero quest'anno che non sia nel tempo in cui la politica interna era retta con criteri molto diversi dal presente. Quando uscirà la statistica degli scioperi del 1901 (e il ministero dovrebbe cercare che. uscisse al più presto possibile) si 'l"edrà che a paragone del numero de.gli scioperi e della quantità d°egli scioperanti, i disonHni furono in una proporzione molto minore del solito, non ostante che una parie della stampa, per ira politica, e con l'apparenza di dare degli avvertimenti, mettesse le classi la vora,trici sulla via della violenza, e quasi si tramutasse in provocatrice. Noi speriamo che gli avversari stessi traggano dall'esperienza di questo periodo, un insegnamento suffì • ciente per non seguire una via diversa da quella che iu questa questione così delicata e complessa ha seguito !'on. Giolitti, con molta abilità e con una costanza che da lungo tempo non si era abituati a vedere seguìta dai ministri dell'interno. Ma a parte anche questo punto, questo cosiddetto esperimento ci permette di fare altre considerazioni. Anche in Italia, come iu Inghilterra, nel Belgio, in Francia abbiamo a,uto· un periodo in cui sciopero vo• ·leva dire, q nasi ogui volta, disordine e violenza, ma, constatiamolo con compiacenza, fu un periodo che durò m·euo che non durasse negli altri paflsi Forse è percl!è veniamo u1t1mi rn questi conati, nei quali si cerca di assestare i mpporti ka capitale e l:woro, e quindi possiamo fare te5oro dell'e5perienza altrui, ma st,t il fatto che se negli ultimi avvenimenti che si sono svolti iu questi ultimi mesi vi è qualche cosa che sorprnnda, è appunto il VE\dere un'inattesa disciplina manifestarsi specialmente nella moltitudine agricola elle pure era nuova a queste lotte: nonostante le abilissime provocazioni, e le profezie giornaliere di prossimi cataclismi, la condotta degli sciopei·anti fu veramente lodevole. E siccome noi siamo dei pochi con vinti .che, non nonostante i molti errori commessi dai governi, il paese abbia notevolmente migliorato nelle sue condizioni economiche, specie in questi ultimi dieci o dodici anni, dia un gran da fare per risolvere la crisi in modo da allargare il più poasibile la sua maggiorann e restringere il più possibile la riorcna tributaria. Se così è, auguro che il ministero Broglio-Zanardelli venga cacciato il più presto con tanti fischi qnauti cacciarono il ministero Pelloux. « La democrazia italiana farà bene a non dimenticare il W ol• - lemborg, il quale ha nel suo passato un errore (il silenzio sulla Banca Romana) ma ha dato oggi un fiero esempio di onestà sacrificando la vanità di ministro alla coerenza dell'uomo politico ».
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