RTVISTA POPOLARE Dl POLTTICA LETTERE E SCIENZE 5OCTA.Ll 315 frementi come la Francia, l'Inghilterra e l'Italia, é una pura chimera. L'Austria non ha potuto cavarsela nemmeno col solo Lombardo-Veneto. E poi, se i Russi dovranno governare direttament: i sette mi,lionidi chilometri quadrati dell'Europa-0cc1dentale, popolata da 300 milioni di abitanti, occorreranno loro parecchie migliaia di funzionari. Ove ne troveranno tanti capaci ed istruiti? Non é facile amministrare tali folle. Gli Europei l'hanno veduto in China durante questi' due ultimi anni. Essi si sòno dovuti ritirare da questo paese perché hanno capito che, per occuparlo effettivamente sareb!)er~ stati necessari dei milioni di soldati e dei mil1ard1 di lire. Ora i Chinesi sono tutto quello che si può immacrinare di più pacifico e di più paziente sulla terra; mentre che ~!'Inglesi, i 1:edeschi1 g)i.Spa_gnol) e gli altri Europei sono tra I popoli pm ab1tuat1 alla libertà e i più bellicosi del mondo. Affermare che i Russi saranno capaci di governare tutti gli Europei, contro il volere di questi ultimi, é stare nel mondo della luna Si vede dunque che basta guardare le cose soltanto in modo positivo per comprendere che la Russia, anche se volesse, sarebbe ~ssolutamente incapace di conquistare l'Europa e d1 conservarla sotto la sua dominazione .. III. Ma chi dice che la Russia voglia conquistare l'Europa? Quando si é_inteso lo Czar o il s_uoGove~no formulare un tale desiderio, e quando s1 sono viste prendere delle misure per eseguire un tale progetto? Souvarow ha occupato l'Italia nel 1799. Ha egli proclamata l'annessione del regno di Napoli all'impero del suo padrone? Nicolò I é stato il più autoritario e il più reazionario dei sovrani russi, e quando le sue truppe hanno occupata l'Ungheria, ha egli annesso questo regno quasi limitrofo ai suoi sta~i? Non.lo ha invece reso a quello che, secondo lui, er.a 11 sovrano -legittimo, all'imperatore Francesco. Giuseppe? E, al di fuori delle autorità, quando s1 é veduto uno scrittore o uh pubblicista russo, o nichilista, o liberale, o anarchico, o ultraconservatore, o slavofilo, proporre di conquistare l'Europa? li popolo russo non ha il minimo desiderio di fare questa conquista per la più elementare di tutte I: ragioni, perché questo popolo, co'?e tutti gli altri, non ha che una sola preoccupaz10ne : esso vuole essere ben nutrito, ben vestito, ben alloggiato. Esso é sempre nella più spaventevole miseria. Ma sotto le sue mani, nel suo paese, egli possiede le ricchezze naturali straordinarie. li popolo russo non sogna la conquista dell'Europa, perché comprende perfettamente che solo lo sfruttamento delle ricchezz~ di un paese può aumentare il benessere delle classi popolari. Le guerre, anche in apparenza le più fruttifere, non profittano che a delle razze privilegiate. Domandate ad un contadino russo : « vuoi tu ab- « bandonare i tuoi interessi e andare a farti am- « mazzare perché un tchinoonile sia nominato pre- « fetto di Girgenti? » Egli vi risponderà: « No, mille volte no ». Questa prospettiva di un prefetto russo a Girgenti, lo lascerà completamente freddo. Ma dite ad un contadino russo : « Sotto questa tua « terra si é 5COperta una miniera di ferro. Vuoi tu « che questa miniera sia messa in opera e che ti si « paghi un compenso di due franchi per tonnellata? » Egli accetterà con entusiasmo. Ora per fare valere le risorse del loro paese, per non lancruire più nella sordida miseria, i Russi non hanno che un mezzo : Sfruttare le ricch~ze naturali del loro suolo. Perciò occorrono delle conoscenze e dei capitali. Non avendo né le una né gli altri, in Biblioteca Gino Bianco quantità sufficiente, i Russi sono costrétti a procurarsele dall'Europa occidentale; ed é così che fanno ogni anno dei numerosi prestiti. Ora é chiaro che il giorno in cui la Russia dichiarerà la guerra all'Europa intera, questo afflusso di capitali dell'Occidente s'arresterà subito, la produzione russa diminuirà in modo enorme, e la miseria della popolazione aumenterà sensibilmente. Tali sono le realtà concrete e positive. Bisogna avere sempre in vista i fatti materiali quando si parla di politica. Bisogna decidersi ad abbandonare le frasi fatte, che sono state messe in moda ai tempi degli antichi Romani o ai tempi di Macchiavelli. Le cose hanno grandemente cambiato da allora. Gli armamenti e l'organizzazione militare, :senza parlare delle istituzioni sociali, non sono più quel che erano prima. Non si può negare che tutto cambia nel mondo, non si può chiudere gli occhi all'evidenza. Per il professore Catellani e gli spiriti illuminati dell'Occidente, i.I governo russo può essere la cosa più odiosa che si possa immaginare. E' perfettamente ammissibile, e non v'ha niente da obiettare contro ciò; ma bisogna anche non dimenticare che IP idee del governo russo d'oggi non saranno necessariamente le idee del governo russo del domani. In tutti i paesi dell'Europa, occidentale e, si é persino cons)deraio, in certi momenti, l'assolutismo come la forma politica più perfetta, la più utile, la più desiderabile. · Ma sopratutto, vi é questo: per grande che sia l'odio che meriti il governo russo, ciò non impedisce che le realta positive non sieno delle realtà. Ciò non dà il diritto di perdersi nelle nuvole. Quando si parla di politica si deve tenere i piedi in terra e considerare sempre i fenomeni sociali sotto il loi·o aspetto morale e positivo. G. Novicow. A. VVISO A.GLI ABBOlWA.TI Per variazioni di residenza, invio copie arretrate reclami, ecc., gli abbonati debbono unire una fascetta con cuiricevonola « Rivista», indirizzandola al Sig. Gioacchino Montalbano, Viadella Vite, N. 74, Roma. RIVISTADELLERlVISTE C. A. Co,iigliani: La riforma tributarla dell' on. Wollem• borg. - Fin cbl 1899, quando fu presentato il progetto di legge Carmine-Boselli, io ebbi occasione d'intrattenermi coll'on. w· olle1nborg sull'indirizzo che sembrava prevalente nella Camera e nel Paese in lllateria di riforme tributarie. Fin d'allora egli si mostrava con vinto della necessità ùi affrontare di un colpo la riforma tributaria così centrale che locale, e non divideva la .sim• patia generale pei piccoli sgravi che dovevano negli effetti pratici ridnrsi a una disillusione. Egli credeva il hilancio contrale già così forte, da resistere all'urto deUa riforma trihut.aria, e dal miglioramento delle condizioni economiche del Paese prevedeva uno splendido risultato così per la finanza come per l'economia normale. Fin d'allora egli aveva studiato e fissato il piano della riforma organica del nostro sistema tributario. Il rimedio era uno solo: lasciare agli enti locali la tas• sazione reale, fuorchè pel capitale disgiunto dal lavoro, onde non tentare l'uniformità del carico sul saggio dell'interesse, e per le· grandi industrie, specie se costituite in società collettiva, per la loro importanza,
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