JUVISTA POl'OL.-lH.I:.' Dl POLITICA LETTEllE 1:,· ~CIESZi;; SOCIALl 289 dei correttivi che lo rendano socialmente profittevole. E uuo di questi correttivi è proprio il buon uso che proprietari ed imprenditori facciano del lucro loro procurato dai dazi protettori, cioè del guadagno eccedente quel profitto normale, che ricaverebbero dalle loro aziende qualora i dazi non esistessero. E che cosa io intenda per tale buon uso l'ho detto nel mio brano citato, al quale buon uso io del resto non contrapporrei mai gli improvvidi e paz-.i scialacqui, che lascio alla pessimistica fantasia del Loria di imputare ai padroni ed imprenditori protetti, potendosi quel lucro destinare anche ad uso per sè non riprovevole, ma non connesso, come io vorrei invece che fosse, all'incremento della produzione e al miglioramento della condizione dei lavoratori. E, caso inaspettato ma vero, ecco che le classi operaie italiane, rurali ed urbane, nel loro rude buon sen;;o, hanno in certo modo confermata la mia previsione ed ac~olto il mio ragionamento. La propaganda per l'abolizione del dazio sul grano le ha lasciate indifferenti : dopo qualche adunanza più o meno spontanea, dopo qualche discorso applaudito da spettatori poco entusiasti, ma che avevano la consegua di applaudire, tutto finì. Invece l'agitazione per ottenere aumenti di salario, ossia una più larga partecipazione al profitto e quindi agli eventuali lucri procurati ai padroni ed imprnnditori dal protezionismo, si è diffus,l in gran parte del paese e si è svolta con una rapidità ed un'intensità tali da darle un carattere quasi rivoluzionario. E così in molle località i lavoratori ottennero ciò che spontaneamente i padroni non avevano conceduto : il che non muta i 1 risultato finale dell'evento. Tornando al punto controverso, noto come il Loria stranamente convertì il mio ragionamento generale in una giustificazione specifica del dazio sul grano. In un sistema di dazi così complesso, com'è il regime doganale protezionista, anche l'accettare (ed io non l'ho fatto) il principio del protezionismo, non implica approvazione del modo concreto, con cui il protezionismo può essere stato applicato presso un dato popolo e tanto meno la giustificazione di ogni singolo dazio. Ed a questo proposito io non vedrei proprio nessuna contraddizione, se un paese, pur accogliendo il protezionismo per date forme di produzione, non lo estendesse a certe altre, o perchè non ne hanno bisogno, o perchè non si crede opportuno favorirle, o perchè ne possono derivare troppo gravi sofferenze a qualche classe di cittadini, o perchè si suppone che il p:-otezionismo per esse cagionerebbe ad altre forme di produzione, più meritevoli di aiuto data la costituzione economica nazionale, un danno maggiore che non sia il vantaggio a quelle procurato. E per tali motivi io mi guarderei bene dall'accusare di mancanza di logica un protezionista, il quale fosse ostile al dazio sul grano. Con quale diritto dunque volle il Loria torcere una mia osservazione generale sul protezioi;iismo in una giustificazione particolare proprio del dazio sul grano ~ Yla ecco che il Loria, dopo aver travisata la mia BibliotecaGino Bianco dichiarazione, le fa seguire questo commento : « Ora, << con tutto il rispetto dovuto all'illustre professore, « a me pare che il suo ragionamento sia affatto e< simile a quello di chi, dovendo giudicare un tagliàc< borse, dices•e: ecco, se egli impiegò il ricavato ,e dal furto nella fondazione di utili industrie od in e< beneficenza, io lo assolvo e lo elogio : ma se in- << vece lo sperperò in gozzoviglie, lo condanno alla e< reclusione. A me sembra che un provvedimento « legislativo debba sempre giudicarsi in base al suo « valore intrinseco, e non già ad una determinata << condotta che potessero eventualmente seguire gli « interessati, successiYamente alla sua introduzione». Osservo di passaggio che è davvero curioso lo scorgere un materialista storico cosi convinto, come il Loria, giustificare la sua critica assomigliando un fatto strettamente economico ad un fatto morale. Ma, di grazia, perchè poi ci ha lasciati in asso, non facendoci la preziosa rirnlazione del criterio per giudtcare il valore intrinseco d'un dazio ? Io non mi curo di dimostrare il valore intrinseco di un dazio doganale, perchè so che ogni dazio, astrattamente considerato, è ingiusto, cagionando sempre a qualche parte della popolazione un danno, a cui neppur sempre si conti·appone un vantaggio per un'altra parte. Quindi mi contento di giudicare un dazio doganale dai suoi effetti, specialmente nel rapporto fra il bene e il male, che esso procura. Ed ecco che proprio il Loria stesso, dimentico delle sue preme~se citate, scrive poco dopo : « No : quand'anche sia « riconosciuto. che il dazio è un·appropriazwne inde- << bita dei proprietari di terre a danno dei consu- << malori, non perciò è detto che il dazio debba ad << ogni costo abrogarsi : poichè potrebbe ben darsi « che t_aleindebita appropriazione fosse la condiàone « sine qua non allo sviluppo normale o fiorente del- « l'industria agricola e più generalmente dell'eco- << nomia nazionale )>. Ora, con tutto il rispetto dovuto all'illustre professore, a me pare che il suo ragionamento, con cui si giustifica un'appropriazione indebita, purché risulti giovevole all'economia nazionale, sia affatto simile a quello di chi, dovendo giudicai-e un tagliaborse, gli dicesse: « ecco, voi meritereste, in linea di stretta giustizia penale, di essere condannato alla reclusione : ma siccome avete rubato per avere i mezzi ài dare sviluppo ad una vostra utile industi-ia, io vi assolvo e Yi elogio ». . Ma, ragionando sul serio, il Loria deve pure ammettere che anche lui, per giudicare del valore intrinseco di un dazio, non sa far altro che scrutarne gli effetti e conchiudere che se questi sono buoni, il dazio sarà legittimo, se cattivi, sarà illegittimo. Ma, allora resta saldissima anche la mia osservazione, che se il protezionismo è per opera dei padroni ed imprenditori accompagnato da benefici effetti sociali, può, dall'aspetto sociale, esser giudicato favorevolmente, osservazione la quale del resto, mi preme ripeterlo, non implica nessuna giustificazione generica del sistema o specifica di qualche _sua parte. ~è mi venga il Loria a dire, come fa nel suo
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