RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 287 Per quello che concerne la politica interna si sa che egli nou UJostrossi feùele i.-lla Libertà che egli aveva difeso tante volte da deputato; e non si mostrò fedele alla Libertà non solo nella circostanza eccezionale del moto dei Ji'asoi, ma anche in tempi normali, quando non potevasi accampare il pretesto dell'interesse supremo della patria e dell'unità. Economicamente fu più disastroso il suo primo ministero anzichè il secondo, che terminò tra le male<lizioni degli italiani, affogato nel sangue di Adua. Il primo ministero, che va dalla morte cli Depretis nel 1887 al 31 gennaio 1891, riusci economicamente disastroso per lo sviluppo enorme che fece prendere alle spese militari. Per la marina e l'esercito le spese ordinarie e straordiuarie nell'esercizio 1883-87 - e l'anno segnava un aumento sui quattro precedenti - erano ammontate a L. 35:J,144, •72; nell'esercizio 1888-89, quello che rappresenta la pienezza del ministero Crispi - arrivarono a L. 553,7i6,986, e discesero soltanto a L. 422,058,200 nell'esercizio successivo, Con ciò si spiega il deficit del Tesoro, cl.te affacciatosi di nuovo nella storia delle finanze italiane, con oltre 57 milioni nell'anno fiscale 1887 88, arrivava alla cifra minacciosa di L. 230,461,086 in quello l 838-89 ! Questo aumento d_i spese militari, che doveva avere come conseguenza necessaria l'aumento di debiti e la ricomparsa paurosa del deficit, intaccavano la finanza ùello Stato; ma la sua politica generale ebbe altra peggiore influenza sulla economia nazionale. Il suo primo ministero - 1887-1891 - pare che abbia avuto un compito solo : quello di provocare Ja guerra colla Francia ; e se alla guena non si venne, certamente ciò si deve alla prudenza degli uomini che avevano in mano la cosa pubblica in Francia, e di Bismark, che spesso agl come una doccia fredda sul bollente ministro italiano. Con ciò non si giustifica il contegno specialmente di una parte della stampa di oltralpi ed anche qualche atto imprudente degli uomini della repubblica, che pareva avessero assunto la missione di bandilletos, che dovevano eccitare il toro colle 1mnture e collo sventolamento delle pezzuole rosse. l\fa tra due nazioni le cui relazioni sono già tese, la prudenza non sarà mai soverchia da entrambi le parti per evitar.e il conflitto armato; e di più deve mostrarne chi è maggiormente convinto che una guerra sarebbe riuscita disastrosa al pl'oprio paese, e che non si può intraprenùerla da soli. Era il caso dell'Italia; la cui politica, perciò, assunse un carattere di provocazione ed impotenza allo stesso tempo, assai penoso. L'impotenza sostanzialmente derivava dal fatto che l'Italia dove,·a contare sul beueplacito dei suoi alleati per venire al casus belli. A lei rimaneva perciò l'odiosità della provocazione; agli alleati, e specialmente a Bismark, la determinazione degli atti, che avrebbero dovuto essere il complemento necessario della prima. Bismark, ad esempio, quando volle provocare la Francia alla guerra col famoso e scellerato incidente di Ems, non dipendeva da nessun altro per arri varo agli estremi. Era noto, anche a Crispi, che l'Italia trovavasi in condizioni affatto diverse; egli era tanto convinto lldla inferiorità uostra che quando si convinse che la FrarJCia voleva impadronirsi hrigantescarnente dell'arsenale della Spezia, non contò nelle proprie forze per respingere l'aggressione, ma invocò l'aiuto immediato dell'Inghilterra. Tunisi, che era per Crispi ed è ancora pel paese, il più doloroso ricordo coutro la Prancia, doveva 11tostrare al primo l'inanità della sua politica. Egli infatti tentò ripetutamente di risollevare la quistione; ma nè BibliotecaGino Bianco la Germania, nè l'Austria vollero saperne di rendersi solidali con noi; nè trovarono migliore accoglienza le proposte che egli fece all'Inghilterra, che si sentiva abbastanza sicura nel l\foditerranep - il famoso e per ironia chiamato nutre nostrum ! - per avere paura di Cartagine, che risorg~va a Biserta, e che sapeva trovare compensi ai brigantaggi altrui, in ogni terra che si poteva impunemente rubare. Questo si ricorda non solo per dimostrare la base falsa dell'azione diplomatica del ministero Crispi, ma sopratutto per veuire alle accennate conseguenze sinistre sulla economia nazionale. La quale non si risentì soltanto per la ripercussione grave delle spese, dei debiti e del defirit dello Stato ; ma anche e più perchè i numerosi incidenti diplomatici, che si sollevarono tra la vicina Repubblica e l'Italia, non potevano permettere e non permisero che si stabilissero le buone relazioni commerciali colla Francia, che ci erano assolutamente indispensabili nel momento in cui a compensare in parte i danni incalcolabili della denunzia del trattato del 1881, mancavano ancora i trattati colla Germania e coll'Austria-Ungheria, che furono l'opera del ministero di Ruclinì. La politica estera del primo ministero Crispi, specialmente la famosa gita a Friedricksruhe, quindi, riuscì disastrosa alla nazione, e fu la causa principale della gravissima crisi economica attraversata da molte regioni del Mezzogiorno - specialmente dalla Sicilia, dalle Puglie, e dalla Sardegna Non occorre lungo discorso sul secondo ministero sorto dalla catastrofe della Banca Romana. Fu accolto da ogni parte della Camera ecl anche nel paese con benevola diffidenza, come si direbbe ora. Si sperava sopratutto nell'autorità di Crispi siciliano per ristabilire l'ordine senza menomare le pubbliche libertà in Sicilia. Invece egli, dopo quindici giorni, abbandona.- vasi pazzamente nelle braccia della più sfrenata reazione, che divenne sistematica dopo l'assassinio di Carnot e l'attentato Lega, colla legge così detta an~ia- . narchica, applicata coi criteri pili decisamente liberticidi, e più tardi colla famosa epurazione · delle li~te elettorali. Gli episodi della quistione morale sopraggiunti dopo, forse esercitarono -una perniciosa influenza sulla guerra d'Africa, ch'ebbe il triste epilogo di Abba Carima. Ma su quella guerra l'ultima parola non è stata detta; forse non si potrà dirla mai: si crede da taluno che in casa Crispi esistano documenti preziosi, che potrebbero gett.nremolta luce sulla medesima. Masi teme che possano esservi dei vampiri che riusciranno a trafugarli nello interesse di altissimi personaggi, che potrebbero esserne compromessi. Abba Carima seppellì politicamente l<,rancesco Crispi, la cui decadenza fisica e intellettuale da quel giorno in poi fu rapida e visibilissima. Se n'ebbero i primi · segni nel primo discorso dopo Amba Alagi. Questi cenni rapidi si devono chiudere con una osservazione che in parte discolpa ed in parte aggrava la responsabilità di lui. A torto si ritiene, tra le classi popolari specialmente, cl1e Crispi sia stato l'autore della Tr-iplice alleanza, della politica coloniale e della politica· doganale iniziatasi colle tariffe generali del 1887. Questi tre grandi avvenimenti, che pesano come nna cappa di piombo snll'Italia, e le cui conseguenze peseranno ar.cora su di essa per lnuga &erie di anni - specialmente i due primi\ - non si devono a lui; egli anzi più volte <la deputato li biasimò severamente. Ma egli ebbe il torto gravissimo, da ministro, cli accentuare il carattere della
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