284 RIVISTA POPOLARE DI POl.ÌTICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI suo coloro che lo circondavano, e che riuscirono non poche volte a fargli mutare improvvisaruente i propositi, che sembravano più saldi e più irrevocabili. Queste influenze dell'entourage riuscirono perniciose :al paese ed al suo buon nome; man on attenuano la sua respons:.bilità politicn, e morale, poichè su di lui doveva rivers:.rsi la colpa o il merito di essersi circondato di persone, malvagie o buone, che avevano presa sull'animo suo. Quanto scarsa appalesavasi talora la forza della sua volontà egli stesso contribuiva a mettere in evidenza colle dicl1iarazioni spavalde, che facevano credere irremovibile una determinazione, che a breve scadenza Yeniva smentita e contraddetta dai fatti. Ciò si vide, per esempio, in occasione della legge di riforma sulle Opere PLe quando pron'ìinciò minacciose parole di guerra ad oltranza contro il Senato, che ,,oJle sformare le idee sue primitive, che erano giuste ed in formate a sano criterio moderno e liberale. Le apparenze e qualche episodio dettero ~nche alla sua condotta parlamentare un'aria di fierezza e di rigidità, che venne più volte smentita. Certamente, con fierezza e con intenzione determinata, egli provocò la crisi del 31 gennaio 1891, quando stancossi dJJJe crescenti esigenze della Destra e ne]]a posa gladiatoria con la quale affrontò la tempesta, molto artificiosa e teatrale, suscitata dal risveglio delle sante memorie, inspirò simpatie anche in alcuni che dell,!t sua caduta gioirono come di un faustissimo avvenimento. Ciò era in armonia colla fierezza dimostrata nell'esilio anche quando inoltrò domanda al sindaco di Verolego per esservi nominato segretario comnnale, e nei quarant'anni trascorsi dopo il 1860 da deputato e da ministro affrontando impavido avversari numerosi e valorosi, e imponendosi a loro colla esplosioue energica della sua volontà, che traducevasi in parole violenti, in armonia con sentimenti e con passioni altrettanto violento. Iu tali occasioni rivelavasi in lui il Giacobiuo genuino, quale sostanzialmente egli era per tempernmento, per le idee e pei metodi, che adottava quan1lo voleva tradurle in atto. La cedevolezza ed una certa so1iplesse parlamentare in antitesi colla nota del carattere che egli si attribuiva volentieri e molti gli accordavano, mostrò spesso al governo; e ne diè prova sopratutto nel dibattito parlamentare del 1894 sulle proposte finanziarie del Sonnino, quando sconcertò gli avversari prevenendoli con una mossa abile proponente la famosa Co;n1uissione, che doveva proporre le economie. Egli allora salvò Sonnino, e non esitò a confessare a me stesso, che 1,011 credeva affatto alle economie ed alle utilità dell'opera della Commissione, la cui nomina propose per divergere le ire accumulatesi sulla testa del ministro del tesoro. E Sonnino gliene serbò gratitudine, e ne lo ricambiò quando sorse gigantesca la qnistione momle. L'orgoglio era la nota dominante del suo carattere; e non lo nascolie mai. A Petrucelli della Gattina che domandavagli se fosse garibaldino o mazziniano egli rispose : I o sono :Crispi ! Prima di venire al giudizio complessivo ,mll'opera sua politica mi permetto brevi accenni, quali più ampiamente svolsi in due libri - Banche e Parlmnento e Gli .Avvenimenti cli Sicilia e loro emise - ài rnpporti brevi ch'ebbi con lui, e che servono a farlo conoscere. Credo di essere il pubblicista. che per più lungo tempo lo combattè senza tregua e senza posa. Nel Dovere di Q:e11ova,nel Secolo di Milano, nella Biblioteca Gino Bianco Lega e nel Fascio clella Deniocriizia, nella Capitale di Roma, in molte rivisto italiane e straniere - La Nouvelle Remie, Lii Reviie sociiiliste, La Bevne politiqtie et pcirlamentaire di Parigi, Die Zeit di Vienna ecc. lo combattei fieramente dal lato politico e morale (1). Questa mfa costante ostilità che durava da circa ,,enti anni non gl'impedì cli appoggiare calorosament,3 la mia candidatura nel collegio di Caltanissetta e in quello di Sciacca nelle elezioni generali del 1886. Più tardi, anche quando la quistione mornle e la mia fntterna amicizia per Cavallotti tra me e lui avevano scavato un abisso, egli non esitò ad imporre silenzio ad alcuni maldicenti che di me sparlavano in sua presenza. E sì che avevo pubblicato contro cli lui un fierissimo·pa1nphlet: Consnle Orispi! Gli era nota la mia antica avversione; cla ministro, perciò, nel 1890 mi fece combattere aspramente, come non meno aspramente mi fece combattere nel 1895 dopo che mi aveva dato prove cli grande stima, e che si erano mutate in grande ira e in propositi di vendetta per la mia lettera del 23 Dicembre 1894 agli elettori di Castrogiovanni sul Decreto cli proroga del Parlamento. Nei primi due anni di vita parlamentare non ebbi occasione di rivolgergli la parola; nè di attaccarlo. ì\fa quando denunziai le turpituclini della Banca Romana il 20 Dicembre 1892, egli sorse violentissilllo contro di me e in difesa cli Bernardo Tanlongo. Non volli rimpicciolire la grave quistioue in una diatriba personale, ed ,t me che molte cose ignote agli altri conoscevo sui segreti della Banca Romana e eui snoi rapporti con molti uomini politici, bastò il dirgli: Potrei risponden-i inalmnente, ma mc ne cistengoper un rignardo alla vostra età! per imporgli silenzio, producendo una vi va impressione sulla Camera. A poco a poco Crispi si avvicino a me, e finì coll'appoggiarmi contro Giolitti. Ciò servl, nel momento in cui molti mi avevano abbandonato, anche nella Estrema, a mutare i nostri rapporti personali, ch'erano quasi di venuti cordiali sul finire clel 1893, quando la lettura della Relazione clel Comitato dei Sette tra,,olse nella memorabile seduta clel 23 Novembre il ministero Giolitti. Ricevuto l'incarico di formare il nuovo ministero, mi fece conoscere che voleva fare di me un ministro della Monarchia, offerta che 1·espinsi sorridendo: come sa l'amico e collega Guerci. Ma volle con mo un colloquio sulla situazione, e non crerlettj doverlo negare - come non lo negò Cavallotti. - Ebbe luogo nella sua abitazione di via Gregoriana, alla presenza dell'on. Damiani, e rimasi profondamente addolorato della credenza cieca ch'egli aveva in una imminente aggressione da parte della Francia, e della necessità inesorabile per l'Italia di spingere innanzi i propri armamenti. Ciò che mi convinse della sua sincerità nella inguaribile mauìa di persecnzione collettiva e nella megalomanìa. Mi dette in quella occasione alcune spiegazioni sulle cambiali a sua firma presso il Direttore della Banca Nazioni..le, e che egli asserì essere state fatte per sostenere il suo giornale La Rifonna. (1) I miei giudizi furono tanto severi cbe una volta La Revue politique et parlamentaire di cui ero il corrispondente parlamentare ordinario dell'Italia, non volle pubblicarli, ed io rinunziai alla collaborazione dell'autorevole rivista francese. Piu tardi il Direttore Fournier mi dette piena ragione. La mia attiturlin~ verso di lui mi fece anche perdere la Iucrosa corrispondenza dell'Italia al Plata Ji Buenos Ayrea ·
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==