282 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI del Nord. I sentimenti benevoli verso di lui non vennero espressi soltanto da volgari, che ricercavano un suo sorriso compiacente per abiettezza d'anima o per miseria intellettuale. Lo ammirarono gli uomini più ominenti nelle lettere, nella scienza, nei commerci, nella politica. Ne nomino un solo: Giosuè Carducci. Se Crispi fosse stato un semplice ambizioso volgare, un politico esclusivamente disoo11sto, di fronte al fenomeno sopraccennato si sarebbe costretti ad una conclusione assai grave: l'Italia tutta sarebbe stata sua complice, sua ispiratrice; il pervertimento e l"aberrazioue sarebbero stati cronici in tutto il paese; le responsabilità del, l'uomo sarebbero diminuite enormomente, perchò l'uomo stesso sarebbe stato il prodotto genuino o schietto cli tutto l'ambiente. Ancora. Le colpe, gra.i o lievi, di Francesco Crispi, e,·ano già note da tempo - l'apostasia politica, la trigamia, la corruzione ecc. - e coloro che furono tra gli elementi democratici i suoi più inesorabili accusatori, serbarono con lui sino al 189-1 rapporti in timi, cordiali; lo chiamarono amico, e da amico lo trattarono. 'rra tutti basta ricordare Felice Cavallotti; il quale avrebbe voluto sino all' nltimo risparmiargli nella vecchiaia • sono sue testuali parole - il disonore e l'amarezza, che gli dovevano venire dalla lettera <igli onesti, pubblicata soltanto quando una stampa sozza ed impudente cominciò a trattare il poeta ed il politico della democrazia da volgare calunniatore. .. • • A spiegare la vita, gli errori, le benemerenze, i pregi, i difetti di Francesco Crispi bisognerebbe delinearne il temperamento e il carattere; e per far ciò occorrerebbe finissima attitudine all'osservazione psicologica e lunga intimità. Non posso lusingarmi di possedere la prima; non ebbi la seconda: lo relazioni dirette avute con lui furono brevi e in condizioni tali che potevano lasciare adito al sospetto che egli si sia rivelato diverso da quello ch'era realmente. Comunque, dirò, con sincerità, quale l'impressione ohe in me si formò da tali brevi relazioni. Dirò anzitutto dei modi este1'iori nel trattare con coloro che l'avvicinavano. Furono artisticamente descritti in una. intervista celebre da Saint Cère del Figaro, e per parte mia sembrommi che la conversazione tra il reporter francese, certamente non benevolo e non ben predisposto in suo favore, e Francesco Crispi possa 0011siderarsj come una specie di cinematografia morale perfettissima; e quanti lo conobbero più da vicino riconoscono che tale egli era quale lo descrive il Saint Cère. In questi modi esteriori si trova perciò la ragione della forte simpatia ch'egli ispirava. Quella espansività tutti scatti, e tutt,i fatta di scariche nervose, condita da una certa franchezza, per così dire esplosiva, finiva coll'esercitare una irresistibile attrazione. La simpatia cresceva in coloro che ne conoscevano la grande sobrietà e la grande laboriosità; pochi uomini, iofatt,i, ebbero così scarso numero di bisogni da soclùisfare, e pochissimi tra i politici ebbero delle abitudini cli lavoro così intenso e così continuato sino agli ultimi anni di vita sua. Non fu un vero oratore; ma fu sempre ascoltato con attenzione della Camera, perchè i suoi discorsi si rassomiglilwano perfettamente ai modi descritti dal Saint Cère. Parlava disadorno ed a scatti; 111ale sue parole erano incisive, e talora lasciavano il segno indelebile nell'animo di coloro contro i quali erano dirette, e daYano una impressione di lucidità rarissima, che conduceva e trascinava. Biblioteca Gino Bianco La conversazione intima confermava l'impressione che poteva riceversi dalle manifestazioni pubbliche - scritti e discorsi - sulle qualità intellettuali e sulla coltura. La rapidità della percezione e dell'azione consecutiva, altrettanto rapida, erano tra le migliori sue doti di uomo di stato, che talora gli nocquero e lo indussero ad atti ed a giudiz'ì per lo meno precipitosi. Intellettualmente era tra gli uomini superiori; ma la sua. coltura, come è stato tanto osservato, anche dagli apologisti erasi arrestata alla rivoluzione francese, alla storia politica delr!nghilterra, che egli sposso citava a sproposito, alla storia parlamentare ed alle rivoluzioni d'Italia. Eccelleva nella conoscenza del diritto pubblico siciliano. La mancanza assoluta di coltura moderna - delle scienze naturali e sopratutto della economia e delle scienze sociali, gli nocque oltremodo e ne faceva di lui un politico sbagliato ed un contraddittore infelice. Quali sono i tempi moderni e quali i problemi che vi si agitano, egli perciò non potè con1prendere mai chiaramente; e quando ne parlava o ne scriveva, senza la correzione aruorevole di qualcuno che gli §!Java ,~cino, ascoltandolo o leggendolo, si rimaneva o mortificati della sua ignoranza, o indignati per quella che sembrava malafede, rua che realmente quasi sempre era il prodotto della prima. Questa ignoranza apparve manifesta anche ai suoi ammiratori del tempo, ogni volta che s'intrattenne di socialismo, di anarchia, di movimento economico e sociale contemporaneo - e specialmente durante le discussioni sul moto dei Fasci in Sicilia e sulla legge antianarchica del 189-1. E chi non ricorda la fatuità colla quale annunziava la concessione da fa:re ai contadini di Sicilia - di quelle tene che egli diceva prornesse dagli irnarcbici, La impressionabilità sua e certe fissazioni, di cni si dirà, talora lo resero di una credulitù, infantile, che non faceva onore all'accortezza e alla penetrazione di un uomo cli Stato. Egli, ad esempio, prestò fede completa a quella grottesca denunzia, che rimase celebre sotto il nome di documento fir·matissimo, e che fo da me smaschemto in piena Camera per quello che era: per uno scellerato tentiiti vo di sod.disfare una passione erotica, servendosi di un volgare per qua.ntò iniquo tranello; e credet.to sinceramento in quel ridicolo trattato cli Bisacq,1ino, cbe si diceva anche sottoscritto da me, da. De Felice e da un granduca di Russia, e secondo il quale l'isola si sarebbe staccata dal Regno mercè l'aiuto francese, e colhi concessione di qualche porto al colosso moscovita. Jl tessuto di sciocche invenzioni denunziato corno un trattato formale dal povero delegato di Bisacquino venne creduto sul serio da un Sottoprefetto, che fece sorridere l'on. Giolitti, ma che allarmò, come la rivelazione di un reale pericolo per l'uuità d'Italia, l'on. Crispi. Egli prestò fede intera a questo trattato, di una piramidale inverosimiglianza, perchè appariva che ci fosse lo zampino della Fran.Clia._Un. leguo di guerra della Repubblica - l'Hironclelte, se non erro - non era stato visto frequentemente vicino alle coste di Sicilia e far\'j di notte dello misteriose proiezioni di luce elettrica 'I Ciò bastò alla sua eccitabile im1uaginazione per far dare corpo alle ombre. La Repubblica francestJ era divenuta il suo caiwhemar; egli era sinceramente convinto che la vicina nazione premeditava una aggressione contro l'Italia, perciò ritenne verissimo il progetto del governo francese d'impadronirsi con un colpo di ruano ùell'Arsenale della Spezia. D'onde l'invio improvviso della squadra inglese agli ordini dell'ammiraglio }fowet nel
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