Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 15 - 15 agosto 1901

RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 299 concorrenza diverrà. acuta, ma i produttori inglesi con• tano di poter vincere. E se pme essi avessero torto, e l'acciaio e il ferro americani fossero mono cari, allora si avrebbero a migliori condizioni i materiali por fabbricare macchine e navi, e il doverli importare non preoccuperebbe l'Inghilterra, come non la preoccupa il dover importare il grano. La distruzione della produzione del ferro sarebbe un danno pel' i prnduttori individualmente, non per la nazione. Intiere industrie scompaiono, percl1è non più necessarie. Si può prevedere il giorno nel quale non si produrranno macchi11e a, vapore, come oggi non si p1·oducono più carrozze da posta. Proibire l'importazione dell'acciaio americano in Inghilterra, per preservare la produzione indigena, sarebbe appena meno sciocco che proibire l'introduzione del motore elettrico, per salnue la produzione delle macchine a vapore. Mr. Flint prevede che la concorrenza americana distruggerà l'un ramo dopo l'a,ltro della industria inglese fino ad estinguerla. -;\fa l'assurdo di questa snpposiziono sta nel fatto che l'America pnò importare in Inghilterra, solo pagantlosi in prodotti inglesi, per i prodotti propri. Ciò ci conduce a determinare la questione, come ò regolata in pratica la bilancia del commercio. Le statistiche dimostrano che iu tutti i paesi prosperi e vecchi, le importazioni superano lo esportazioni. Questo eccesso apparente deve spiegarsi, iu primo luogo, con i profitti dei commercianti; e con le spese di trasporto, che ugurano nel valore delle merci importate: una rngione perchò lo iruportazioni inglesi taulo eccedono le esportazioni, è cho l'Inghiltena esercita gran pnrte clell'in<lnstria dei trasporti del mondo. Lu spese di assicurazione anche ingrossano il totale delle importa- :doni inglesi, porchè la maggior parte dolio assicurazioni marine ò in mani inglesi. In ultimo, bisogua cousiclerare l'importantu quc~tione ùel movimento dei capitali. I paesi nnovi souo deui1ori dei paesi vecchi, e l'interesse doi capiLali accresce le esportazioni dei primi nei se,:oudi. !\on soltanto lo ferrovie americane sono state costruito, o le nii nioro americane sono tem1te in opera con <'.tpitali inglesi, nia un gran numoro dei poderi <lell'Ovest degli Stati Uniti sono praticamente in mano dei capitali,sti inglesi. Questo fenomeno nun si ò av,·crtito finora, perchè il ]Jagamento degli interessi, che passavano fra le esportazioni, ern compensato 1fai nuovi capHali presi acredito, ohe aumentavano le importazioni in America. Ora questa non sembra aver più necessità di capitali stra11ieri,e anzi cbo paghi una parte tlei snoi debiti. Quando questi saranno del tutto pagati, le esportazioni amel'icane diminuira.nno senza qauno a.lcnno per gli Stati Uniti. Dal 1854, il Regno Unito ba importato 75,220 mil1oni di dollari di merci, ed lut esportato soltanto 58,650 milioni di dollari. Se questo eccesso fosse un fenomeno dannoso, la ricchezza dell'Inghilterra non anebbe potuto resistere ad esso. Alcuni ritengono che la differenza si paghi in oro, ma l'Inghilterra non produce oro, anzi, dal '58 al '900 le sue importazioni nette di oro sono ammontato a 780 milioni tli dolhiri. La differenza fra importazioni ed esportazioni è quindi tli 17,350 milioni (li dollari, che si Rpiega con le cause innanzi esposte, e che sarebbe stata piì1 che doppia, se in tutto questo periodo l'Inghiltena non avesse continuato a f,ir credito alle altre nf\zioui. Si crede da alcuni cho J'[ughilterra paghi il suo debito vendendo alle altre nazioni i suoi titoli. Ma d è sul mercato inglese, pieBibliotecaGino Bianco tora piuttosto che scarsezza cli capitali, e l'Inghilterra continua a prestarne ad altri paesi. Le statistiche mostrano che, dal 1859-60 al 1899-900, il reddito nazionale è enormemente cresciuto, e che il debito pubblico è stato grandemente ridotto. I redditi delle classi agiate son più che raddoppiati, e le economie delle classi lavot·atrici, per quanto le rappresentino i depositi delle Casse di risparmio, quasi quintuplicate. L'aumento del consumo del the e del caffò mo• stra un elevament,o del livello geuerale cli vita. Conchiudendo, si è chiamata l'Inghilterra un paese vecchio. Ma le nailioni non invecchiano, per quanti anni passino, e per quanto la ricchezza aumenti, finchè nuove generazioni di giovani uomini e di giovani donne potranno prendere il posto dello vecchie. E fra mille anni, l'Inghilterra e gli Stati Uniti avrnnno ancorn. dei giovani e delle fanciulle che potranno combatteru le battaglie industriali, affrontare i nuovi problemi scienti6ci, continuare la razza, o che rider,\nDO di chi parli della decrepitezza <lei loro paese (North Americcrn Redew, -:--Luglio). Prof. Joscph French Johnson : Il commercioconl'estero e la proprietà degli Stati Uniti. - L'articolo di C. R. Flint,, sulla « Situazione e le prospettive del commercio amo• ricauo ", pnbblirato nel numero di marzo della .\"orth Ainerican Review, ò éoruposto di fa,tti esatti, e cli cleclnzioui fallaci. L'esperienza cbo l'A ha degli affari tfa importanza al sno scritto, e ronde necessario, ora cl,c gli Stati Uniti entrano in uua nuova via commerciale, ,ìi mostrare agli nomini di affari degli S. U. gli errori del suo 111oclodi ragio11are. Mr. Flint sn.rehbe da classificarsi frn i sognaci della scuola mercantilista, le cni tlottrinc sulla prosperiti1 uazionnle e sul co111merci o furon distrutte dallo Suiith e dallo Stuart Mili. Egli constata che lo eRportazio1,i dogli Stati Uniti superano lo importazioni, e cho gli S. U. dh·cngouo il principalo produttore cli oro noi 111oudo.8u questi due fatti egli basa le sue pro vision i sulht pro><pcrità americana. Dal fatto c:he l' Americ:1, nell'anno 1900 ha esportato G49 milioni •1i dolln.ri, piì1 che non abbia importato, ~fr. Flint trae la conseguenza che quest,tt omma costituisca il gnadaguo della nazione. i'lia questo dipende da cause ben pitt importanti, come il commercio interno. L'eccl,sso dello importazioni nell'lughilterra, ht Germania e la Franr-ia è dovuto al• l'i11teresse dei capitali da loro investiti in altre nazioni. Dall'esame delle 1·isorse degli S. U., il Flint trae la consoguo11za che l'eccesso dolio esportazioni sulle importazioni andrà crescendo. )fa ciò non può avvenire. - L'America deve esser pagata per lo sue esportazioni o in merci, o in oro; ma, essa è produttrice di oro: dovrà quindi esser pagata in merci, o investire i suoi capitali all'estero. E allora l'interesso cli questi accre• scerà le importazioni. Secondo il Sig. Flint, gli S. U son divennti, a cagione clolla bilancia del commercio, che pende a loro lavoro, creditori degli altri paesi. - i\fa il contrario ò il vero. Gli S. U. prestano capitali all'Europa, soltanto perchè là possono ottenere interessi più alti che nel loro paese, perchè i capitali sono più scarsi, e ciò ha causato l'aumento dello esportazioni. Gli S. U. non sono qnindi creditori per l'eccesso delle esportazioni, ma esportano più di quanto importino, perchè sono croditori. Col tempo, il pagamento 1logli interessi farà. voltar la bilancia, ma non perciò cambierà la posizione degli S. U.

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