Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 15 - 15 agosto 1901

RIVISTA POPOLARE Dl POLlTlCA LETTERE E SCIENZE SOCIA.LI 295 ugualmente pre··iosi: il primo per l'anno scolastico '95-'96, dovuto all'agile penna del Direttore Generale, C')mm. F. Torraca (1); e il secondo più ricco, per l'ar.no '97-'98,· firmato dal Capo Divisione,.commend_atore V. Ra_va (2). . I due estensori non si nascondono il marcio - quantunque il tono elegiaco, adoperato nel fare i rilievi, tradisca in loro la poca fiducia che cioè lo Stato militarista possa e voglia occuparsene per davvero. Il Torraca scrive : « ... con<iiderare animosamente la verita, ancor che triste e dolorosa, é forte stimolo a desiderare e a volere attuati assai diversi ideali ». E riferisce come, anche considerando bastevole un solo triennio di scuola pei futuri giurati, dei 2,475,910 obbligati nel '95-'96, non meno degli 8 decimi (e perché non 9 come gia verificasi• in Germania?), dovrebbero frequentare !a scoletta e giungere d certificato di proscioglimento. Invece nemmeno per quel po' che vale, la nostra scoletta, é sfruttata. Si oppongono le aule scolastiche dichiarate dagli Ispettori addirittura pessime in ('97-'98) ben 11,045 scuole ; gli arredamenti ed il materiale didattico inadatto ed ·insufficiente in ben 7[10 di tutte le scuole; la poverta dei Comuni, la sordidezza malevola delle classi dirigenti ; la condizione morale e materiale degli insegnanti, l'indigenza e la conseguente ignoranza delle famiglie, e tocca via. Gl'insegnanti, in tutto, ('97-'98) 50,435, vengono classificati così: ottimi 7,735, buoni 21,367, medioeri 17,876, ineapaei 3,080. (Non sono classificati 377 insegnanti di scuole irregolari). Essi erano nel '95-'96: maestri 19,376, maestre 30,720 = in tutto 50,084 '97-'98: )) 18,587, » 31,848= » 50,435 Diff. in meno 789, in più 1,128, in più 351 Questo quadretto insegna subito che i mae5tri, potendo, al contrario delle maestre, procurarsi un'occupazione più proficua, disertano volentieri la scuola, se una forte vocazione non ve li ha spinti'ed inchiollati. Vero : la professione di maestro é nobilissima : ma non é meno vero che l'abnegazione, l'eroismo sono funzioni eccezionali, di natura loro intermittenti, mentre il maestro dev'essere costantemente sereno e contento del suo stato, affine di poter vincere l'invito imperioso che, per la legge del minimo mezzo gli viene da altri impieghi più lucrosi, siano pur meno nobili. ( Primum vivere ...) In !svizzera, dove gl'insegnanti hanno uno stipendio oscillante tra le lire 1,700 (Turgovia) e le 3782 (Basilea), le proporzioni sul sess') degli educatori si rovesciano : vi sono 2 [ 3 maschi ed 1(3 femmine (3). Le stesse considerazioni potrebbero farsi per altri paesi, come per l'Inghilterra, dove il maestro, potendo raggiungere le L. 7,500 ed anche, se Direttore a Londra, le L. 10,000 - non diserta la scuola (4). ( I) Supplemento al N. 4 del /Jollettino Ufficiale, Anno X.XIV, Voi. 11, 29 nov. 1897, pag. 260. (2) « L'Istruzione elementare nell'anno scolastico 1897-98 ». Relazione a S. E. il Ministro, 1900, pag. 706. (3) V. DE D0M1N1c1s - Annata pedagogica, 1899-1900, Milano. (4) In nno studio di Angelo De Angeli, comparso nel Risveglio Educativo, di quest'anno, trovo tra altro, che il maestrn inglese, lasciando soIP.75 lire annuali per anni 20, liquida una pensione di lire I, 150. O come va 1 - Si gii-a l'ingenua domanda all"italiana amministraz one del Monte delle Pensioni pei maestri - la quale, con quasi 82 milioni di fondoe il 9 °r 0 sugli stipendi, liquida le grasse pensioni di 27 centesimi al giorno, di cui ebbe a trattare nel suo recente splendido discorso parlamentare !'on. Credaro. BibliotecaGino B,anco Rigeneratori della scuola italiana dovreboero essere i giovani maestri. Ma questi, appena fatte le prime armi - e spesso a 700 lire ! - ne restano insanabilmente disgustati e, meno i pochi maestri-apostoli, cercano altra occupazione (1). Quelli poi che, per manco di forze od altra ragione, non possono liberarsen~, fanno la scuola alla diavola, coll'orologio in mano, ed appena fuori, pensano ad altro. Scrive il Torraca (pag. 25): « Non di rado il maestro é spinto dal bisogno a dare ad altro lavoro parte del suo tempo e dei suoi pensieri. Abbiamo maestri commessi di compagnie di assicurazione, mercanti di seme da bachi, sensali, organisti, fattori cli campagna, segretari comunali ( « vera piaga dell'istruzione i maestri segretai:i ! » esclama un ispettore), farmacisti. » E conclude: « ... chi avrà il coraggio di biasimarlo, perché, dopo le ore della scuola, tenti ogni mezzo cli accrescere onestamente le L. 1,84 giornaliere che la scuola gli assicura. » Nessuno che abbia cuore e buon senso, rispondiamo noi. Ma intanto quel maestro si mal pagato e così distratto, sarà l'educatore, il pioniere di civilta di cui si blatera nell'ora dei brindisi bugiardi dai gaudenti ? - Certamente che no. E allora dàlli alla scuola che non educa. A pag. CXXIX della Relazione Rava trovo scritto: « La metropoli lombarda spende ogni anno circa tre milioni cli lire per l'educazione del popolo : « l'onere é' grave » ma (nota giustamente l'ispettore) « chi vuole il fine deve volere anche i mezzi ». In proporzione, in tutta l'Italia, andrebbero spesi trecento milioni per l'istruzione popolare e non se ne spendono che sessanta: un quinto: Il Relatore pel bilancio della P; I. riferì come i comuni, che, nell'83, spendevano 43 milioni; (chi sa con quali strappi alla legge !) nel '95 ne spesero 60. La gran mercè, se proprio in quel frattempo van compresi i leggeri miglioramenti agli stipendi di fame dei maestri - 11 aprile 1886 - e la promessa dei sessenni I Poteva aggiungere, l'on. Donati, anche che lo Stato se ne interessa molto di più. Infatti, dei tre milioni promessi come suo concorso ai comuni poveri, in esecuzione alla legge 11 aprile 1886, si ridusse a darne 1.698.488,92 nel 1896-1897 e 1.582.111,08 nel 1897-1898. In Inghilterra, dove pure l'iniziativa privata creò un tessuto miracoloso di scuole e dove i Comitati scolastici (school boards) possono perfino imporre delle speciali tasse ai cittadini - lo Stato cominciò il 1833 col votare un sussidio di 20.000 sterline e ne elargisce ora annualmente ben 120 milioni. Se c'è della differenza I La legge 15 luglio 1877 sancisce pei bimbi l'obbligo di frequentare la scuola dai 6 ai 9 anni. Quest'obbligo, prodotto d'importazione meccanica, rimase, presso noi un'astrazione innocua, e proprio non valeva la pena che scrittori come Cesare Cantù ne scrivessero come cli vessazione malvagia contro la liberta ... cattolica. L'on. Gallo ebbe a scrivere che « se si tracciassero sopra un globo terrestre le linee isotermiche della civilta e quelle dell'obbligo scola: stico, le une si sopraporrebbero perfettamente alle altre ». Infatti, tale obbligo vige in tutti gli stati che sono alla testa della civilta, non solo, ma dura dap- (1) li Ravà nella sua Relazione (pag. CXX VIII) : « il compito nostro dev'essere quello di dare alla C'arriera del maestro quell'attrattiva e quel prestigio che ora per i più dei nostri giovani purtroppo non ha. »

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