Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 14 - 30 luglio 1901

262 RlVI~TA POPOLARE DI POLITICA.LETTERE E SCIENZE SOCIALI « ritt,o degli sfruttati di cercare se c'è sproporzione tra « l'utile netto del monopolista e il loro settimanale. « E quando trovano che i vostri padroni incassano, « dedotte tutte le spese, tanti profitti per uua somma « che varia da 150 a 200 milioni all'anno, allora hanno « diritto di uscire dall'ambiente che li mantiene magri, « e di gridare : ai ladri ! ai ladri ! D. Lo sproloquio fatto in nome della giustizia sociale qui non potrebbe essere più colossale, e giustifica coloro che la democrazia dicono degenerata in demagogia. ~utista stolta pretesa cli commisurare i salari agli utili ·- cioè alle imposte! - dell'azienda dello Stato, fo, il paio con quella che altra volta chiedeva la concessione delle ferrovie ai ferrovieri, colla quale cessione, - sempre in nome della giustizia sociale! - si voleva creare un mostruoso privilegio a beneficio di 100,000 lavoratori a danno di 32 milioni d'italiani, che avevano p:i.gato cinque 1niliardi per costruirle. ln nome di questa logica, più che bislacca, inconcepibile,le guardie di tiuanzaavreb· bero il diritto di avere commisurati i salari alla stregua delle centinaia di milioni che danno le dogane, e tutti gl'impie~ati dei ministeri delle Finanze e del •Tesoro, avrebbero il diritto di avere commisurati i salari in base al miliardo e settecento niilioni all'anno che rendono tutti i dazi e tutte le imposte all'azienda ... dello Stato! La democrazia, in tutte le sue gradazioni, se vuole essere degna di rispetto e di esser discussa sul s~rio, deve protestare contro queste aberrazioni. Filippo Turati nello articolo della Uritica sociale, che viene esaminato in altra parte della Rivista, alludendo agli scioperi in generale, avverte che pel momento al partito .socialista s'impone l'ufficio di moderatote deyli impulsivi, perchè « l'improvviso rallentarsi del giogo, c,b.e aveva e compresso per tanti anni i lavoratori, avrebbe senza « dubbio prodotto un risveglio di agitazioui, uno spes- <I seggiare di scioperi impi:eparati, che doveva urtare « tante pacifiche abitudini e spostare tutti in una volta ( tanti interessi». E continua avvertendo che il governo avrebbe piegato verso la reazione « se il partito << socialista spinto da irnpazieuze bambinesche, t1brici- « cato dalla vittoria, aves~e, pretendendo lauto bottino <t: o anche solo levando troppe strida fatue e sprwalcle, « sgomentat<> quelle forze coadiutrici, senza le quali la « tendenza liberale di governo tosto sarebbe soprat:.. « fatta ». Orn noi dobbiamo constatare che in pratica, dai socialisti e dallo stesso '!'urati, questi savi consigli sono stati spesso dimenticati. Il liuguaggio tenuto dai socialisti nello sciopero degli operai della manifattura dei tabacchi cli Milauo n'è la prova. Noi, oggi come ieri, sentiamo il dovere di levare la voce contro le fadli }tbricicMurc, che potrauuo tern1inare col danno <lii1Ja·hbertà. e tielle chissi lavoratrici. l'. S. - Era scfitto lìuesto asterisco quando due incidenti, che si connett~n'o colla questione degli scioperi, vennero a richiamare la nostra a.ttenz,ione. Vi facciamo brevi commenti senza modificare in alcuna guisa le precedenti 03servazioni. Il primo è grosso e non si possono misurarne adesso le cons(}guenze. Allntliamo al loclo Za,rnrdelli nella con• troversia tra la gente cli mare e gli armatori di GenoYn. Socialisti e repubblicani movono parecchi rimproveri al Presidente del Consiglio, come altri appena accettat,a la proposta cli farla da arbitro avevano giudic,,to come un atto di leggerezza, che esponeva, il governo ad un insuccesso, l'accettazione stessa. Si osserva contro Zauardelli: 1 ° che egli h 1 messo molto tempo ad emettflre il suo giudizio: a WaldeckRousseau erano bastati tre giorni por conoscere i termini della controversia <' dare la sentenza arbitrale. Si arriva quasi a sospettare che il Presidente del Consiglio abbia voluto menare il can per l'aia lLbenefizio degli armatori; 20 che egli ha dato prova di rrrnnde !ngenuità. e cli .ave_re a sna disposizione uua 110lizia metta, se non rmsc1 acl avere sentore, se nou all'ultima ora, della pregiudiziale che sollevarono gli armatori• 3° cito egli ha fatto male a lavarsi le mani come Pi: lato, della grave questione, negando alle Leghe ""eno1·esi il carattere giuridico per esserti rap))resentate di fronte agli armatori, ed accettando, quiudi, le capziose ar""Omentazioni di questi ultimi. 0 Sembra a noi che ci sia del vero nelle due prime ac81 blloteca Gino Bianco cuse. L'on. Zanardelli e la sua polizia in questo caso non smentirono la tradizione sulla oculatezza e sulla sollecitudine delle autorità e dei politici italiani. Non possiamo menar buona fa terza. Forse l'on. Zanarclelli sottillzzò troppo nella• distinzione tra cliritto e fcitto, dimentico che il fatto modifica continuamente il cliritto; e che la distiuzione si regge meno ancora nelle questioni sociali oùierne e di fro11te agli organismi sociali nuovi e iu via, cli fonuazion<>. Cn~diamo, però, cho egli non poteva costringere gli armatori ad accettare come legittimo l'intervento dei rappresentanti delle Leghe. Ed ora~ Il primo tentativo di arbitrato volontario in . un conflitto tra capitale e lavoro è fallito. ìlfa non hanno motivo di rnllegrarseue i cousenatori della vista corta. Il caso prov:L sempre più lit necessità. dell'arbitrato obbligatorio, come cominciano a convincersene in Inghilterra, specialrnl'nte dopo che fallì il grande sciopero dei meccanici. Cade in acconcio, a proposito cli questo sciopero inglese, di rammentare che i padroni e capitalisti inglesi furono af!sai più leali degli armatori genovesi. Quelli, qnando l'ufficio di conciliazione. istituito presso il Boa, cl of :Lmde, propose l'arbitrato lo respinsero brutalmente, ma lealme11te. La malafede clegli armatori genovesi invece è palese. Essi sape\"ano ohe le Leghe tli Genova intendevano trattare nell'iuteresse della gente di mare, e conoscevano i foro rappresentanti nfficialmeute no• minati. Tesero un vero tranello ai lavoratori sollel'ando la ptegiudizialo all'ultima ora. Sngli armatori genovesi, quindi, ricado tutta intiera la responsabilità dell'esito negativo dell'arbitrato. Essi 11ou farebbero male a rammentare che certi errori e certe colpe non si scontano immediatamente; ma si scontano sempre, con ritardo sì, ma con gl'interessi, per cvsì dire, in ragione composta.. La gente <li mare deve nutrire giusto risentimento contro gli armatori che l'hanno turlupinata; ma dove dare tempo al tempo per faro le proprie vendette. Nou si ·ubriachi per gli nlt;imi successi, per l'amor di Dio ! Ecl a questa ubri<icatum. che abbiamo sempre cleplo• rata, si rifel'isce il secondo incidente, cni n,coennammo iu principio di questa notri a9giiintti. Esso consiste in 1m articolo pi<:,no cli fie\·ezza e cli dignità che Pio Schinetti .dedicò ad uu giorualucolo socialista di Genova, la cui ignoranza e villania ci em nota, che velatn.meute l'a1·eva attaccato pei consigli onesti e sinceri dati agli operai genovosi, che con troppa frequenza da qualche tempo in qna si danno agli scioperi. Lo parole del Direttore del Giorncile clel Popolo coufermano ciò che noi abbiamo sempre detto sulla intemperanza e sulla intrnusigemm di certi socialisti; ci apprendono altres\ - e cli ciò siamo lietissimi - che non siamo soli a biasimare la leggerezza colla quale si ricorre allo sciopero, e .che come noi la pensano 11011solo i repubblicani del Giornale clel Popolo, ma anche deputati come Pietro Chiesa e Diuo Rondani, dellit. autenticità delle cui dottrine socialiste nessuno vorrà dubitare. Si può presentare ,rn progetto tli riforma tl'ibntaria sul serio? Quando parve vicina la discussione di quell'aborto di riforma tribut,nria presentato dall'on. Wollemborg, la Rivistci pnbblicò un articolo, che avreblie dovuto richiamare l'attenzione 1lella stampa democratica, e speciahuente <li quell;i. dalle tendenze o dal programma, nettamente foderalista, se questa stampit, per motivi che ci riescono incomprensibili, nou facesse la più sr-rnpolosa cosvirazione del silenzio snllo cose pubblicate da noi. Discntendo d<:,lla rifornie cli 9iganti e clei tcntcitivi à(i nani in quell'articolo (15 maggio 1901) si esponevano le grandi linee della riforma eseguita da, i\liquel in Prussia. e avvertivamo che la cessione ai corpi locali della imposta fondiaria, in Italia pi1i che in Prussia, sarebbe indicata, perchè consentirebbe l'abolizione del dazio di consumo senza ricorrere atl espedienti meschini, inefficaci o ridicoli, e sommi11istrerebhe il mer.zo più ade• guato per riso! vere, senz,t aggravare le esistenti sperequazioni regionali o senza crearne di nuove, il problema del catasto. Sono passati due mesi e mezzi dalla pubblicazione del nostro articolo, duraute i quali le più bizantine discus-

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