Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 13 - 15 luglio 1901

244 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Che cosa ha fatto il cavalleresco imperatore di Germania '1 La diplomazia, la losca megera, lascia assassinare; l'imperatore si è disonorato sino a fare penetrare la sua consorte nel gineceo del Grande assa.ssino; e quest'ultimo gli ha steso la mano e l'ha chiamato amico ufratello ... Tutte le sue ire,~tutta la sua indignazione ha riserbat,o contro i poveri cinesi. Con ragione. Laggiù, nell'Estremo Oriente, egli ha potuto liberamente sfogare I'iudole sua mostrando ,u essere non il croèiato, ma il degno successore dell'imperatore degl Unni... E il Grande assassino continua indisturbato nell'opera sua, sfogando la libidine tra le odalische passate in rassegna dall'imperatore ili Germania, spegnendo la sete nel sangue degli innocenti! Il principe <li Hohenlohe. A Ragatz, in !svizzera, il giorno 6, è morto il Principe Clodoveo Carlo Vittore di Hohenlohe, ex gran cancelliere dell'Impero di Germania. Era nato il 31 marzo 1819 a Rotemburg danna delle fa,miglie piit aristocratiche della Baviera. Entrò al servizio della Prussia nel 1842, e nel 184!) fn mandato a Londra. Deputato dal 1870, prese posto tra i cattolici di Stato ch'erano una gradazione tra i conservato1:i puri e i nazionali liberali. Ambasciatore a Parigi nel 1874, e nel 1885 nominato Statthalter di Alsazia, mostrò uno squisito tatto politico non inasprendo maggiormente i rapporti, in quel periodo molto tesi, tra la Francia e b Germania. Il 26 ottobre 1894, Guglielmo II, non soddisfatto cli Caprivi, chiamava il principe di Hohenlobe a succedergli nel Gran Cancellierato. Anche lui, come il suo predocessore, si mostrò abbastanza equo e sereno di fronte alh1 Democrazia socialista che il pugno cli ferro di Hismarck non aveva che aiutato a sviluppare. La grave età, e forse anche perchè contrnrio alla politica Cinese del sno imperatore, lo decisero nello scorso ottobre 1900 a cedere il posto a Hnlow. UNRAlSPOSTA AISOCIALISTI ff lTALIA La discussione si allarga. Agli Schim·inienti in JJ'aniiglia del collega Ferri, apparsi nel 11. 1639 dell'Avm1ti! è seguita un'arguta confutazione del valoroso Arturo Labriola: cui ha risposto, molto abilmente, l'Avanti! nel n. 1644. E nel dibattito banno interloquito benone il carissimo amico Gustavo Chiesi sul Giornale del Popolo di Genova, ecl uno de' più culti e sereni rappresentanti del partito socialista, su l'Jtalici del Popolo di Milano: Giuseppe Rensi. Altre riviste e gazzette, tra cui fa ]1ibertà di Ravenna, il Pensiero Boinagnolo di Forlì, il Brnscolo di Firenze, la Roma del Popolo ecc., hanno preso parte alla discussione suscitata dal i~erri: e segnatamente in una grande e nobile regione d'Italia, ove le passioni politiche sono più accese, è stato un vero vespaio. Io cercherò di essere sereno ed obbiettivo. * * Credo che il collega Ferri non abbia torto, quando sostiene che i deputati socialisti e l'Estrema non potevano votare contro un Ministero - che nel proletariato italiano, con visione chiara della storia contemporanea, aveva riconosciuto il diritto cli stringersi, associarsi ed B blfotec~inc:;"fn~lagj'à~ec~ndiera del lavoro. Solo, bisogna esser. canti: bisogna che intorno al rispetto per le organizzazioni economiche fiorisca - come ho dichiarato alla Camera nel mio discorso recente su bilancio dell'interno - l'omaggio de' poteri costituiti a quei diritti superiori politici, che SO!lO il fastigio degli Stati civili progrediti: il di1:itto della propaganda, della. riunione, della stampa ecc. La politica di uno Stato moderno dev'essere armonica - perchò anche il progresso delle organizzazioni economiche non si concepisce se non nel trioufo assoluto delle pubblicho libertà. E va. d'incanto che, po~to il dilemma, come lo pone l'amico Labriola, tra la fiera intrm1sigenza di fronte cii partiti monarchici e lei dedizione, il ùubbio non ha nem_ mf\no ragione di affa.;ciarsi: t,rnto più, quando il sistema della fiera intransigenza si poggia su la constatntci impotenzci <leivartiti nioncwchici a fcire sostanefolmente il bene de: paese. ì\la non dedizione vuol essere: e non può chiamarsi dedizione, io crf\clo, il plauso ad una politica - la quale avea dichiarato di dover stare a capo scoperto dinanzi al gran movimento proletario del mondo moderno. ... * * llfa nel dibattito con la Provagancla non voglio metter bocca: e passo a ciò che, pii1 direttamente importa a me - e si riferisce al partito repubblicano d'Italia. Il collega Ferri motte tutti in un fascio quelli, che lo hanno combattuto per l'acrimonia della sua propaganùa in Romagna: ùimenticando che, tra costoro, c'ò do' valentuomini, come il Bovio, il Chiesi, il Corradini, il Ghislori, lo Schinetti ed altri egregi - i quali non si sono già doluti dell'affermazione sua che la dottrina di Giuseppe Jfazzini non s'accordi co' due capisaldi del socialismo scientifico - che per lui, su le tracce di J\fa1·xe di Engels, sono la lotta di classe e la proprietl\ collettiva. No. Di certo, la lotta cli classe e la proprietà collettiva, secondo la concezione marxista, non entrano nel quadrante delln dottrina sociale di Ginseppe Mazzini - il quale, fiu dal 1851, dimostrò che noi non tendiamo a sopprimere, nici 1imiyliorare: non ci trapiantcire l'cittività o i conforti cl' 111w classe in wi'iiltra, nw schiu.clere lei via dell'attività e elci conforti a tiittc le classi - u, nel 1871, sostenne cl.te la proprietà, sebbene mal costituita - perchè l'origine clel riparto att1iale stci gene,·almc11te nella co11qnista, nella violenza, colla quale iii tempi lontani certi 1Jopoli e certe classi invadenti s'impossessarono delle terre e cle-ifnitti cl'mi lavoro non <·ompi'lltoda essi (onde il famoso bisticcio di Lassalle: Eigenthu.m ist Fre,nclenhtmn) : perchè le bcisi del riparto dei friitti cl',m lavoro compito clal proprietario e dall'operaio non sono poste sopra una ginstn ngnaglianzii proporzionata al lavoro stesso : perchè co11fcrencloa chi l'ha cliritti politici e legislativi che mancano all'operaio, tencle cid essere nionopolio cli pochi e inaccessibile ai più : perchè il sistema delle tctsse è mal costituito e te-nde ci mantenere un privilegio di riechczzn nel proprietario, aggravando le classi povere e togliendo loro ogni possibil-itcì di risparmio - non bisogna abolirla, se non si vuol sopprimere u:ncisor9e1itedi ricchez:m, d-i emulazione, cli attività e somigliare al selvaggio che per cogliet·e il frutta troncavci l'cilbe1·0. « Non bisogna abolire la propi'ietà perchè oggi ò di pochi; bisogna aprire la via, perchè i molti possano acquistal'la. "Bisogna richiamarla al principia che la rende legittima - facendo sl che il lavoro solo possa produrla. Bisogna avviare la societ:\ verso basi più eque cli rimunerazione t.fa, il proprietario capitalista e l'operaio. D

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