Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 13 - 15 luglio 1901

RlVlSTA POPOLAUE DI 1-'ULJTICA LETTERE E sci.:. .'\'ZESOClA.Ll 251 Ma poi, ma assaliamolo dunque una IJuona volta ,di fronte questo magno argomento della disoccupazione e vediamo, quanto esso valga. Il libero scambio, Ella dice, accreSCfl la disoccupazione, perché sulle terre, onde esso caccia la granicoltura, non é possibile coltivare alcun altro prodotto; perché non v'hanno più derrate agrarie esportabili, perché su tutte e nel mondo intero, o all'incirca, incombe l'inesorabile barriera dei dazi protettori. Veramente l'osservazione mi sembra eccessiva; perché v'hanno parecchi prodotti nostri, dm l'estero accoglie ed accogliera sempre con giubilo; e ad ogni giorno s'accrescono ; e lo sanno, acl es. i buoni Pugliesi, i quali da parecchio tempo non veggono più una pesca e veggono rarefarsi §lnche di consumo nazionale, e precisamente grano, poiché non avremo più bi'>ogno di ottenere il grano straniero esportando merci, o moneta. E in realtà, ove tali condizioni estreme si avverassero, l'abrogazione del dazio non avrebbe più alcuna influenza disastrosa sulla nostra granicoltura, la quale conserverebbe necessariamente le sue precedenti dimensioni. Perché di qui non si esce: se gli stranieri ci mandano il loro grano, é perché vogliono ottenere in cambio qualche prodotto. Dunque, se noi non abbiamo alcun prodotto da offrir loro in cambio, essi tralasceranno di spedirci il loro grano; e quindi, nonostante il liI ,ero scamhio, noi potremo produrre quella stessa quantità rl grano, che producevasi sotto il regime l'uva, perché i proprietari si .affrettano a porla· in- giulebbe~ per inviarlo in Francia e in Inghilterra. Una parte delle.i10stre terre a grani potrebbe dunque convertirsi alla produzione di frutta ed agrumi; un'altra parte potrebbe dedicarsi a pascolo, no~ già ben inteso quel pascolo l)rado o di steppa, che attrista la campagna rom~na e che Ella mi sembra in qualche punto confondere colla pasto- 'rizia intensiva e migliorante (pag. 147); un'altra parte potrebbe convertirsi in vigneti - i quali esigono maggior mano d'opera che la granicoltura e perciò, !unge dall'accrescere la disoccupazione, varrebbero a mitigarla. Ma quand'anche tutto questo non fosse, -quando proprio non esistesse alcun pro• dotto agrario, che potesse esportarsi, forOspitiFrancesi -·- protettore. Dunque anche in tali condizioni, che sono le più favorevoli alla tesi avversaria , il libero scambio non accrescerebbe per nulla la disoccupazione. Queste linee, scritte currenti calamo e senza alcuna pretensione cli rigore scientifico, raccomando alla cli Lei benevola ed imparziale attenzione. Ben so ch'io combatto senza alcuna speranza di vedere avverati i miei voti e che i dazi sui grani rimarranno, per lunghi e lunghi anni an,:ora, parte integrante della nostra legislazione finanziaria, ad illustrazione massima e gloria perenne del tanto aborrito ed altrettanto praticato materialismo storico. Ma se queste linee valessero almeno a farla du- ....... E se, sul campo delronore, dovessimoancora incontrarci questo simpaticoavversario, speriamo allora che la guerra riesca soddisfazionedi entrambe le parti !. . . . . con bitare della esattezcon za delle di Lei vedute; se Ella fosse tratto dallà mia parola a ricondursi a quella sana e limpida dottrina se che il capitale ed il lavoro distratti dalla granicoltura rimarrebbero forzatamente privi cl'impiego? Ma niente affatto; perché essi potrebbero perfettamente impiegarsi nelle manifatture, o in altre produzioni agricole. E se anche di queste gli stranieri ne avessero a sufficienza? In tal caso, taluno dirà, dovrà spedirsi moneta, onde il nostro stoclc metallico verrà esaurito; e sarà questo un altro bel risultato del liberismo. Ma una bilancia permanentemente sfavorevole, rispondo, è affatto impossibile; poiché lo stesso deprezzamento di tutte le merci, che ne deriva, rende tosto o tardi esportabili alcune nostre merci, che per lo innanzi non lo erano, e ciò arresta d'un tratto il deflusso del metallo prezioso. Ma e se proprio gli stranieri non vorranno più alcuna delle nostre merci? Ebbene in tal caso produrremo merci Biblioteca Gino Bianco (.fiistige Blatter di Berlino) della libertà: commerciale, di cui in altri tempi Ella fu campione e decoro - vedrei coronato il mio intervento nel dibattito dal ·più lieto ed ambito fra i successi. Comunque, mi sarà sempre cara questa occasione, che mi ha consentito di intrattenermi anche una volta con Lei, egregio amico, di cui tanto apprezzo il nobile ingegno e la gagliarda combattività, e di professarmele con grande e vera stima. Dev.mo ACHILLE LORIA Pm· la. solitn 11uincan.c,idi spazio siamo costretti a 1·in- ·vùire la pubblicazione clei segueni'i articoli: G. Novicow: La politica astratta; CammilloVaccaro : L'istruzione elementaro in Italia; AmedeoMorandotti: Richter; etc.

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