Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno VII - n. 12 - 30 giugno 1901

228 RIVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI ·,wle colla Francia, che porta la data del 9 aprile 1897, gettava un vero grido cliallarme, e dimostrava che mentre la produzione del vino in Italia tendeva a diminuire, quella della Francia invece tendeva ad aumentare. Le due tendenze vengono chiaramente illustrate. da questi dati che si leggono a pag. 4 di detta Relazione. Produzione del vino Mejia del quinquennio 1882-86 1887-91 18°2-90 In Italia Ettolitri "27 .66 1.517 31.116.799 27.514161 In Francia Ettolitri 35 840.~62 27530 921 38 074.925 Le cifre per gli anni ultimi insegnano che mentre non è aumentata la produzione italiana, è aumentata rapidamente la produzione francese sino ai 67 milioni, che divengono 73 con quelli di Algeria e cli Tunisia, del 19JO. Qualcuno si conforta osservando che l'ultima sia stata una produzione eccezionale ; ma dimentica che l'aumento dal 1891 in poi é stato continuo e regolare e che i nuovi vigneti non sono ancora nella pienezza della loro produzione. Dato e non concesso che la produzione del 1900 sia stata l'effetto di un'annata eccezionalmente favorevole, é innegabile che cli fronte alle due tendenze, se ai nuovi accordi doganali tra l'Italia e la Francia si doveva venire, bisognava ch'essi fossero ·conchiusi sul terreno delJa parita. Invece col trattato del 1800 si stabili che i vini francesi fino a 15 gradi si potessero importare in Italia pagando L. 5,77 all'ettolitro, mentre i vini italiani entrando in Francia dovessero pagare L. 12 fino ai 12_ gradi. Per ogni grado in più dei 12 i nostri vini avrebbero pagato altre L. 1,60 per ettolitro. Così un ettolitro cli vino italiano a 15 gradi auebbe pagato in Francia L. 15,80; un ettolitro di vino francese deJJa stessa alcoolizzazionc in Italia avrebbe pagato L. 5,77. La differenza del trattamento _a nostro danno, apparira più mostruosa quando si riflettera che i vini francesi natlwali a 15 gradi non ci sono, mentre quasi tutti i vini del Mezzogiorno, cui pretendevasi arrecare giovamento, naturalmente hanno più di dodici gradi. Non contento l'on. Luzzatti cli avere trascurato tutti gli elementi di fatto che avrebbe dovuto conoscere da buono cd accorto negoziatore, dette prova di una fenomenale ingenuita accontentandosi delJa promessa verbale fattagli dal governo francese di non aumentare il dazio sul consumo interno. Poteva avere valore la parola data in questo genere cli faccende? Nessuno lo pensa: e non ne ebbe. Sicché, nei principi di quest'anno, con legge apposita il dazio sul consumo interno venne portato a L. 2 per ogni grado in più dei 12, e, come conclusione ultima, si ha che un ettolitro cli vino italiano in Francia viene ora a pagare L. 18 per ettolitro ! I risultati sono stati quali furono previsti : vini italiani in Francia non ne entrarono che in meschina quantita; invece nei primi tre mesi vennero dalla Francia in Genova 36 mila ettoli,tri ; altri 32 mila B ~ttolitri entT·~no a i\ e~sina, Riposto, Catania, Na1 b~ i t I do:Jd l{genna.fara~ aprile; v'erano contratti a me noti per altri 50 mila ettolitri ; altri 16 mila ettolitri sono in dogana e non si lasciarono entrare in seguito al grido di allarme venuto dalla Sicilia ed alla riunione a ìvlontecitorio dei 69 deputati pugliesi e Siciliani, che dettero mandato all'on. Luzzatti - proprio a lui! - di vigilare affinché il governo prendesse dei provvedimenti energici per impedire l'introduzione dei vini francesi in Italia ..... Il pretesto, e voglio anche chiamarlo buona ragione, per respingere i vini francesi, é questo : essi sono artificialmente alcoolizzati. Ma se la Francia non ha vini naturali a 15 gradi ! ma se sinora si erano lasciati entrare colla tariffa cli favore cli L. 5,77 i vini turchi!. .. L'esperienza insegnò qualche cosa e spinse la deputazione e i produttori alla protesta; se ne fece portavoce autorevole l'on. Luzzatti sia per riparare al proprio malfatto, sia per esercitare una rappresaglia contro la Francia ch'era venuta meno alla parola a lui data. La protesta ha avuto la sua sanzione col -voto unanime della Commissione delle Tariffe e dei Trattati che ha stabilito, con interpretazione restrittiva, che l'alcool aggiunto nei vini francesi non li doveva far considerare come naturali, e perciò non ammessibili al regime di favore. La Francia si acconcera a questa decisione ? Io Io ignoro. Certo è che le contestazioni che ci potranno venire da parte della vicina repubblica e le amare disillusioni che hanno subito i produttori italiani sono imputabili alla leggerezza clell'on. prof. Luzzatti nella conclusione dei nuovi acee5rdi del 1899 colla Francia. II Mezzogiorno stia in guardia per Io avvenire e per la rinnovazione dei Trattati coli' Austria-Ungheria, colla Svizzera e colla Germania. Mi creda con ogni· riguardo Torino, 7 giugno· 1901. Caro Colajanni, Suo deo.mo X. Y. Ella, per cortesia amichevole, della quale le esprimo la più viva gratitudine, poiché ricorda la bontà dei cavalieri antiqui, mi manda le bozze di .un articolo della sua Rivista intorno all'accordo commerciale colla Francia, e mi chiede quali rettificazioni voglia fare allo scrittore anonimo. Contro costui nessuna rettificazione desidero, poiché per lungo uso dei negoziati (che ho incominciato sin dal 1869) mi sono vaccinato contro l'ingiuria tecnica, e a obbiezioni ben più serie e gravi ho lasciato che rispondesse la esperienza del tempo. A Lei però, ottimo signore e amico, voglio dire che la Francia, su mia domanda, ha concesso all'Italia di porre sul vino in botti un dazio cli dodici lire all'ettolitro appena sia scaduto, 11el1903, il trattato di commercio dell'Italia coll'Austria-Ungheria, traverso il quale, la Francia gode ora il benefizio della nazione più favorita. Questo dazio normale, che ho immaginato a giusta tutela della enologia paesana, fu gia applicato verso il vino greco e si avrebbe potuto anche porre sul turco ; ed Ella s13 che dalla Grecia e dalla Turchia,,

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